Lupin, la serie Netflix con protagonista Omar Sy

Netflix ha presentato una nuova serie, ispirata al personaggio di Arsène Lupin, con protagonista Omar Sy, un attore di colore che è diventato immediatamente oggetto di polemica, in particolare perché Omar Sy non assomiglia minimamente al Lupin che tutti conosciamo, c’è però da chiarire una cosa, la serie Netflix non ha come protagonista Arsène Lupin III come nella serie animata, ha invece come protagonista un Lupin ispirato all’Arsène Lupin creato da Maurice Leblanc, anche se, non si tratta proprio di Arsène Lupin, personaggio con il quale però, ha tantissimo in comune, forse anche più del suo trisavolo nipponico.

Il personaggio di Arsène Lupin, il ladro gentiluomo, da non confondere con Arsène Lupin III protagonista del popolare Manga e ancora più popolare Anime, è stato creato da Maurice Leblanc, uno scrittore francese, nel 1905, ed è un personaggio che, nonostante tutto, è figlio del proprio tempo. Il Lupin di Leblanc è un uomo bianco, di media statura, dall’aspetto comune, che veste alla moda, perché vive tra la fine del XIX e gli inizi del XX secolo, un mondo in cui, alcuni ambienti sociali erano ad uso esclusivo dell’uomo bianco.

La serie Netflix tuttavia, è ambientata in un mondo profondamente diverso, un mondo in cui alcuni ambienti non sono più un esclusiva dell’uomo bianco, e dunque, Lupin può evolvere ed avere qualsiasi aspetto.

Personalmente avrei apprezzato un Lupin dall’aspetto nord africano, magari interpretato da un attore di origini algerine o tunisine, ma di questo parleremo poi.

Chi era Maurice Leblanc

Leblanc era un uomo francese, di astrazione borghese, figlio di un armatore e mercante, le cui idee politiche erano identificabili con il socialismo radicale della Francia dell’epoca, e simpatie anarchiche.

Lupin eredita molte delle proprie idee dal proprio autore, e nei primi racconti pubblicati sulla rivista Je sais tout Lupin fino almeno al 1914, il personaggio di Lupin è molto “anarchico”, poi, durante la grande guerra diventa un fervente patriota. trasformandosi lentamente da Ladro a Detective.

La maggior parte delle avventure di Lupin scritte da Leblanc tra il 1905 ed il 1941 sono ambientate nella francia della Belle époque e fino agli anni venti.

Durante la seconda guerra mondiale Leblanc, in seguito all’occupazione nazista della Francia si trasferisce a Perpignan, dove morì di polmonite nel 1941 e dal 1947 (dopo la fine della guerra) la sua tomba è stata trasferita al cimitero di Montparnasse a Parigi.

Il personaggio di Lupin era considerato all’epoca la controparte francese di Sherlock Holmes con il quale, il ladro francese si “scontra” in una cortometraggio del 1910 intitolato “Arsène Lupin affronte Sherlock Holmes” diretto dal regista Michel Carrè, si tratta della seconda pellicola con protagonista Lupin, mentre il primo adattamento fu “The gentleman Burglar” diretto da Edwin Stratton Porter nel 1909.

L’aspetto di Arsène Lupin riflette l’immagine della Belle époque francese, indossa abiti eleganti, una giacca scura e immancabili sono il cilindro e il monocolo.

Negli anni sono state realizzate innumerevoli opere ispirate al Lupin di Leblanc, tra cui innumerevoli film, serie tv, romanzi, tra cui la serie Lupin in uscita su Netflix a gennaio 2021.

Il Lupin della serie Netflix, con Omar Sy nei panni del ladro gentiluomo è un adattamento in chiave moderna del Lupin originale, che, per onor di cronaca, non ha nulla a che vedere con Lupin III, il Lupin dell’anime che tutti conosciamo e amiamo.

Omar Sy è Lupin ?

Premesso che la serie Lupin di Netflix si ispira al Lupin originale di Leblanc e non al Lupin dell’anime.

Il personaggio di Lupin, così come del suo pronipote Lupin III e a differenza di personaggi simili, come il sopracitato Sherlock Holmes di Doyle, è un personaggio molto comico ed ironico. Le storie di Lupin sono tutte caratterizzate da una forte ironia e sarcasmo. Sul piano fisico ed estetico Leblanc non ha mai fornito una descrizione precisa e dettagliata di Lupin, limitandosi a definirne l’abbigliamento che, nelle opere originali ricalcava la moda e lo stile dell’epoca (fine ottocento inizio novecento), Leblanc ci racconta Lupin come un uomo distinto, di gran classe ed eleganza, con modi estremamente gentili. Dalla mente geniale e il tocco delicato. Di Lupin, Umberto Eco, in Da Superman a Superman ha scritto.

Immagine tradizionale del gran signore in redingote e cappello a cilindro, monocolo e guanti bianchi, che, con gesti quasi impercettibili, nasconde un diamante qui, una collana di perle inestimabile là, ancora una volta uno smeraldo maledetto, il resto sono n ‘ essendo solo feste, balli, baci di mani, porte girevoli dei Grand Hotels. […] Lupin è […] un capobanda che corrompe la selvaggina dal patibolo e, se lo desidera, rapina un castello da cima a fondo nello spazio di una notte.

Umberto Eco, Da Superman a Superman ha detto.

Uno dei motivi ufficiali della scelta di Omar Sy per il personaggio di Lupin, è che si tratta di un popolare attore comico francese la cui comicità è in linea con quella del personaggio.

Questa scelta, già dai primi istanti successivi alla pubblicazione del trailer, ha suscitato non poco scalpore, soprattutto per il colore della pelle si Sy, e confesso, anche io ho pensato “bello il trailer, figo, ma perché ca**o Lupin è di colore?”.

Il Lupin classico di Leblanc riflette l’immagine dell’uomo comune francese, come lo stesso Leblanc ha dichiarato Lupin è l’immagine della Belle èpoque francese, ma, in un riadattamento ambientato 100 anni dopo le storie originali, un Lupin con baffi, monocolo e cilindro, forse sarebbe risultato fuori luogo.

Lupin è costruito in quel modo per un motivo ben preciso, ovvero potere essere invisibile tra la folla, è un uomo che può nascondersi in bella vista, muoversi in una sala durante un gala e trafugare gioielli di ogni tipo senza essere notato, è un uomo che può andare al museo del Louvre da turista ed uscire con la Monna Lisa sotto braccio.

In un adattamento in chiave moderna quindi, Lupin deve rispecchiare l’uomo comune, che si può incontrare per le strade di Parigi, una delle più grandi e caotiche metropoli al mondo, in cui vivono milioni di persone di ogni origine ed etnia, ed, in una città del genere, un uomo dalle fattezze di Omar Sy, può passare facilmente inosservato, travestendosi, come vediamo nel Trailer, da inserviente, o passando per ricco uomo d’affari.

Si tratta quindi di una scelta contestualizzata, inoltre, guardando il trailer, possiamo osservare che Lupin non è Lupin, no è Arsène Lupin, ma qualcuno di esterno che diventa Lupin.

Lupin è quindi una maschera, una delle innumerevoli identità dell’uomo che è legato al Lupin originale in maniera trasversale, non è il trisavolo, come Lupin III della serie animata, non è Arsène Lupin catapultato nel XXI secolo, ma è un qualcuno di esterno che diventa Lupin.

Sul piano estetico e dell’abbigliamento il Lupin della nuova serie Netflix eredita tantissimo dal Lupin originale, anche se a prima vista non sembra.

Il Lupin originale è un uomo alla moda ed indossa sempre il suo immancabile monocolo e cilindro, due accessori d’altri tempi che all’epoca del Lupin originale erano indicativi della moda ed espressione di uno status, oggi questi accessori sono stati sostituiti da altri come un più moderno driving cap, ed uno smartwatch.

My Opinion

Negli ultimi anni, nel mondo del cinema, sono sempre più diffuse scelte come quella fatta da Netflix per Lupin, inserendo personaggi di colore per interpretare personaggi originariamente bianchi. Queste scelte il più delle volte sono oggetto di polemica, e Lupin non fa eccezione. In questo caso, anche non ho ben capito il motivo reale, e la motivazione data da Netflix mi sembra abbastanza superficiale, per quanto la mia prima impressione sia stata dubbiosa, devo ammettere che non mi dispiace poi troppo, anzi.

Come dicevo nel paragrafo precedente, Lupin riflette l’immagine di un epoca, più precisamente l’epoca in cui vive, e deve potersi travestire e adattare alle circostanze. Negli anni 20, Lupin doveva e poteva essere esclusivamente bianco, perché in quel mondo, in quel tempo, una persona di colore, fatte rarissime eccezioni, non avrebbe mai potuto partecipare ad eventi di gala, il Lupin di Leblanc doveva, per forza di cose essere bianco, perché il mondo e la società in erano ambientate le avventure di Lupin imponeva un Lupin bianco. Oggi non è più così.

Oggi Lupin potrebbe appartenere ad una qualsiasi delle etnie che popolano Parigi, ed essere giusto in ogni circostanza.

Volendo quindi rinnovare, in questo senso il personaggio di Lupin, un cambio da uomo bianco ad altro, credo sia una scelta più che sensata. Va inoltre ricordato che, Omar Sy ha origini Senegalesi e il Senegal è un ex colonia francese che, come tutte le ex colonie francesi durante il processo di decolonizzazione, è stata interessata da enormi fenomeni migratori verso la Francia.

Alla luce di ciò, Omar Sy, per quanto mi riguarda, risulta quindi essere una perfetta immagine della Francia odierna e il suo Lupin in questo, è perfettamente in linea con il Lupin originale creato da Maurice Leblanc.

Chi era Irma Grese, la bestia bionda di Belsen?

Irma Grese fu una giovane volontaria tedesca, militante nel Partito Nazista, che, dal 1942 al 1945 lavorò presso diversi campi di concentramento, come guardia carceraria, supervisore e direttrice dei lavori dei prigionieri.

Irma Grese è stata rinominata nei vari campi come La iena di Aushwitz e la Bestia Bionda di Belsen.A norimberga è stata descritta come una donna crudele e sadica, ma personalmente credo che Irma non fosse realmente crudele.

Credo invece che fosse una vittima, in modo diverso, del regime nazista. Cresciuta avvolta dall’odio, si ritrovò a fare da guardia a quelli che gli erano sempre stati raccontati come dei demoni, all’età di appena 19 anni, inoltre era circondata da uomini e donne violente e crudeli, che l’avrebbero mandata via se non fosse stata all’altezza. Irma quindi fu costretta dalla società a diventare una bestia che in realtà non era.

La sua storia ci racconta infatti di una donna che voleva diventare infermiera, che voleva aiutare le persone, ma si ritrovò a distruggerle.

La storia di Irma Grese

L’immagine alla sinistra raffigura un gruppo di donne, processate durante i processi di Norimberga, in uno dei dodici processi minori.

Irma Grese durante i processi di Norimberga
Irma Grese durante i processi di Norimberga

La donna al centro della foto, la numero 9, è Irma Grese, di cui possiamo vedere una foto scattata tra il 1943 ed il 45 mentre era impegnata come guardia volontaria presso un campo di concentramento.

Mi sto documentando sulla storia di questa donna, vi lascio a fine articolo alcuni dei libri che sto leggendo, e degli orrori che produsse, furono terrificanti, Irma era nota nei vari campi con diversi soprannomi tra cui La bestia Bionda di Belsen e La iena di Auschwitz.

Durante i processi è stata descritta come una donna crudele, violenta, che provava piacere e trovava appagamento nelle sofferenze dei prigionieri.

Irma Grese è diventata, per molti, uno dei simboli della crudeltà nazista, ma la sua storia ci rivela altro.I capitoli riguardanti gli anni da volontaria come guardia nei campi di concentramento e sterminio, denotano crudeltà e sadismo, ma siamo sicuri che Irma fosse davvero una donna così sadica?

La gioventù di Irma Grese

Leggendo la sua biografia scopriamo che Irma era figlia di Adolf Grese, militante moderato del partito nazista, e che fin da giovanissima prese parte alla Lega delle ragazze tedesche (associazione di ispirazione Nazional Socialista) secondo quanto riportato dagli storici il padre disapprovava la scelta, anche se, dal 1937 divenne un impiegato del NSDAP.

L’anno seguente, all’età di 15 anni, Irma Grese iniziò a lavorare in un ospedale e provò a diventare infermiera, ma senza successo, secondo le dichiarazioni di Irma ai processi di norimberga Norimberga, a causa della volontà del Comitato del Lavoro che invece la assegnò ad un caseificio di Fürstenberg.

La giovane donna voleva diventare infermiera, ma fu mandata a fare formaggi, decise quindi di provare un altra strada e nel 1942 provò nuovamente a diventare infermiera.

Questa volta la domanda fu accolta e la donna venne inviata come infermiera al campo di concentramento di Ravensbrück, dove, secondo le testimonianze e la documentazione pervenuta ai processi di Norimberga, sembra che Irma non volesse stare e chiese più volte il trasferimento.

Il trasferimento alla fine arrivò, nel 1943, ma non come desiderato.

Il lavoro da guardia nei campi di concentramento

Durante l’anno di permanenza a Ravensbrück, Irma aveva seguito un corso di addestramento come guardia carceraria al cui termine venne inviata ad Auschwitz come aufseherin.

Al termine del 43, Irma venne promossa Supervisore anziano di Auschwitz e sotto il suo controllo c’erano circa 33000 donne ebree.

La gestione crudele del campo portò ad Irma una promozione, e tra gennaio e febbraio del 45 venne trasferita nuovamente a Ravensbrück, secondo le dichiarazioni e fonti ufficiali, per formare le nuove guardie, poi nel marzo dello stesso anno venne inviata al campo di Bergen-Belsen come nuova “Direttrice dei lavori“.

Irma Grese durante l'esecuzione di un prigioniero ebreo
Irma Grese durante l’esecuzione di un prigioniero ebreo

La direzione dei lavori dei prigionieri di Bergen-Belsen fu l’ultima assegnazione di Irma Grese che, il 17 Aprile del 1945 venne catturata dall’esercito Britannico durante la liberazione del campo.

Irma fu uno dei pochi ufficiali a non riuscire a fuggire dal campo, o forse, fu uno degli ufficiali che vennero sacrificati per permettere ad altri di fuggire.

Chi era davvero Irma Grese ?

La storia di Irma ci racconta una devozione letale al NSDAP, Irma fu talmente devota al partito da rinunciare al proprio sogno di diventare infermiera, per diventare una guardia carceraria, passò dal voler salvare vite umane a distruggerle.

Durante il processo di Gerusalemme ad Adolf Eichmann, il nome di Irma Grese apparve diverse volt, e tra i due nazisti venne tracciato un forte parallelismo, l’uomo e la donna erano stati entrambi plagiati dal partito, e se bene non fossero realmente crudeli o malvagi o demoniaci, compirono azioni disumane, perché, come osserva Hannah Arendt, nella Banalità del Male, assolutamente incapaci di mettersi realmente nei panni degli altri.

Per Irma i prigionieri dei campi non erano uomini e donne, ma nemici di tutto ciò in cui credeva, Irma era fermamente convinta che tutto il dolore e la sofferenza del proprio popolo, fosse responsabilità di quelle persone che, segretamente, nell’ombra, cospiravano per togliere a loro, casa e lavoro.

Irma nel, quando iniziò a lavorare nel campo Ravensbrück aveva solo 19 anni, e a 20 anni aveva la responsabilità di controllare più di 30.000 prigioniere.

Come canta Francesco Guccini "a 20 anni si è stupidi davvero, quante balle si ha intesta a quell'età" ed Irma, quando divenne guardia carceraria nel campo di Ravensbrück, aveva proprio 20 anni.

Considerazioni personali su Irma Grese

Quando Irma Grese, la bestia bionda di Belsen, la iena di Auschwitz, venne catturata, nel 1945, aveva solo 23 anni.

La storia, attraverso i processi di Norimberga ha raccontato questa donna come un mostro e le azioni che fece, furono effettivamente mostruose e crudeli, ma furono compiute da quella che era poco più di una ragazzina, plagiata da un sistema di valori che, fin da quando era una bambina, all’età di 10 anni, nel 1933 quando Hitler prese il potere, le aveva sempre detto che quelle persone, gli ebrei e tutti quelli che non erano tedeschi, erano malvagie e pericolose.

Irma è cresciuta avvolta dall’odio e quell’odio l’ha resa un mostro, nonostante il proprio desiderio di aiutare e salvare vite umane.

Irma era convinta, durante il servizio volontario nei diversi campi di concentramento, di fare la cosa giusta, di star aiutando il proprio popolo, il proprio paese e di combattere i nemici della propria nazione, senza però rendersi conto che coloro che torturava quotidianamente, perché di tortura si parla (e di testimonianze ce ne sono tantissime negli atti di Norimberga) erano donne come lei, con un unica differenza, sulla carta non erano tedesche e per questo era stato tolta loro ogni cosa, era stata tolta la casa, il lavoro, la famiglia, il nome, l’umanità.

Irma Grese, lavorando per il Reich, credeva di combattere una cospirazione, senza rendersi conto di far parte della cospirazione messa in atto da una manciata di uomini ambiziosi e realmente crudeli, il cui potere si fondava sull’odio.

Bibliografia consigliata

D. Cesarani, Adolf Eichman
D.Lipstadt, Il Processo di Eichmann
H.Arendt, La banalità del Male
H.Arendt, J.Fest, Eichmann o la banalità del male, intervista, lettere, documenti
R.Jennings, Irma Grese & Auschwitz: Holocaust and the Secrets of the The Blonde Beast
S.T.McRae, Irma Grese: A True Account of the Holocaust’s Deadliest Woman
S.Helm, If This Is A Woman: Inside Ravensbruck: Hitler’s Concentration Camp for Women

Orso Mario Corbino, il liberale che ha “introdotto le pensioni” in italia

Lui è Orso Mario Corbino e probabilmente non avete mai sentito parlare di lui. O, se ne avete sentito parlare, è in merito ad uno scandalo di tangenti che coinvolge la Standard Oil nel 1924.

Orso Corbino è stato un senatore del regno d’Italia durante il regime Fascista, eletto in parlamento per la prima volta nel 1921 e rimasto in carica fino al 1937, anno della sua morte.

Oltre ad essere un Senatore, Corbino, tra il 1921 ed il 1924, fu anche Ministro, prima dell’Istruzione e poi dell’economia nazionale, tuttavia, nonostante fu ministro durante il governo Mussolini I, Corbino non era un fascista, e non lo sarebbe mai stato.

La storia delle pensioni, in italia, è ovviamente molto più ampia di così, e inizia nel 1898 con la fondazione di un istituto che oggi conosciamo con il nome di INPS e che, tra il 1895 e il 1919, consentì ai dipendenti pubblici, su base volontaria, di avere accesso ad un indennità, una somma di denaro mensile versato dallo stato, una volta raggiunta una certa età e l’impossibilità di continuare a lavorare, associabile a quella che oggi chiamiamo pensione.

Posizione politica di Orso Mario Corbino

Orso Corbino era un liberale, un liberale convinto, eletto al senato del regno d’italia nel 1921 tra le fila del Partito Liberale Italiano, il partito della Destra storica, che in quel momento rappresentava tutto ciò che rimaneva dell’eredità di Cavour.

Nel 1921 Ivanoe Bonomi invitò Corbino nella propria squadra di governo, affidandogli il ministero dell’Istruzione, carica che avrebbe ricoperto fino al Febbraio del 22. Come sappiamo, nell’ottobre del 22 ci fu la marcia su Roma, che portò alla nascita del governo Mussolini I e proprio durante questo governo, nel luglio del 1923, in seguito ad un rimpasto di governo Orso Mario Corbino venne invitato, da Mussolini, a ricoprire l’incarico di Ministro dell’Economia Nazionale, andando così a rimpiazzare Teofilo Rossi, liberale Giolittiano che dopo la marcia su roma si era schierato a favore del fascismo.

I motivi per cui Mussolini sostituì Rossi con Corbino sono diversi, tra questi, la grande popolarità di Corbino sia tra i Liberali che i Socialisti, popolarità che quindi permetteva al PNF che governava con appena il 19% dei consensi, di poter legiferare.

Appena insediato al ministero Corbino si fece immediatamente promotore di una proposta di legge, poi diventata legge effettiva con il decreto legge 3184 del 30 dicembre 1923, con cui si rendeva obbligatoria la pensione.

La famosa legge con cui, da anni, i fascisti alimentano il mito di Mussolini e le pensioni. Ecco, quella legge lì, proprio la legge con cui “mussolini” introdusse le pensioni civili. Quella legge è stata proposta da un Liberale, oltre che accademico, che, in vita sua, non avrebbe mai aderito al fascismo e anzi, sarebbe stato uno dei primi senatori ad aderire al movimento antifascista.

La legge sulle pensioni

Questa legge in realtà non fu una creazione originale di Corbino, la legge era stata infatti proposta per la prima volta nel 1919, ma, in seguito al cambio di governo e degli equilibri politici successivi alle elezioni del novembre 1919, la legge aveva subito una brusca interruzione.

Nel febbraio del 1920 Dante Ferraris aveva provato a rilanciare il disegno, e lo stesso fece, nel giugno dello stesso anno il socialista Arturo Labriola, purtroppo però, Liberali e Socialisti avevano visioni diverse e il quadro politico dell’epoca, molto instabile, soprattutto per via dei turbamenti legati al biennio rosso, misero la legge in stasi.

Con le nuove elezioni del 1921 la situazione, almeno all’inizio, non migliorò, i liberali, con Bonomi, sostenuti inizialmente dai popolari ed altri partiti minori, ottennero la guida del governo, ma l’alta instabilità non permise di realizzare granché.

Nell’ottobre del 22, con la marcia su roma e la guida del governo affidata a Mussolini, la situazione migliorò solo di facciata, de facto le commissioni parlamentari produssero pochissimi testi che divennero effettivamente leggi, e i pochi che ci riuscirono, furono realizzati grazie al grande carisma dei promotori e la mobilitazione di tutte le forze politiche.

Orso Mario Corbino, certamente non mancava di carisma, come anticipato, fu invitato al ministero dell’economia nazionale, per la sua grande capacità, dimostrata durante l’esperienza da ministro dell’istruzione, di mettere d’accordo le diverse forze politiche, e trovare un punto di incontro su un terreno comune.

Corbino accettò l’incarico dal luglio del 23 al settembre del 24 fu Ministro dell’economia nazionale.

Corbino e la legge sulle pensioni

L’invito di Mussolini a Corbino non era disinteressato, l’abilità politica del fisico ed il suo carisma erano uno strumento importante e la popolarità di Crobino iniziava a crescere molto rapidamente, anche fuori dagli ambienti politici. Mussolini pensò quindi di legare il nome di Corbino al Fascismo, facendo di lui uno degli uomini chiave della propaganda.

Questo si tradusse in una totale autonomia di Corbino, che poté quindi operare liberamente, sostenuto dal fascismo, dai liberali, dai popolari e dai socialisti.

Grazie a questa libertà Corbino propose un disegno di legge che rendeva obbligatorie le pensioni, il disegno di legge fu il frutto di un compromesso tra le posizioni liberali e quelle dei socialisti sul tema, e ricevette l’approvazione di Mussolini e del fascismo, che vedevano in quella legge una doppia opportunità.

Se la legge fosse stata accolta in modo positivo dagli elettori, sarebbe stata rivendicata, come è stato, come un grande successo del fascismo, se invece sarebbe stata un flop, la responsabilità sarebbe stata scaricata sul promotore, che, non era fascista, rendendola quindi un fallimento di liberali, popolari e socialisti.

La legge venne accolta positivamente, e, anche se promossa da Corbino, la legge non venne mai chiamata con il suo nome, venne invece legata alla propaganda fascista, mentre Corbino, cadde nel dimenticatoio e, dopo le elezioni del 24, pur venendo riconfermato come senatore, il suo nome non figurò più nel roast dei ministri di mussolini.

Corbino e la massoneria

Sull’uscita di scena di Corbino vi sono varie teorie, da un lato alcuni sostenono che l’uomo, durante il proprio mandato ministeriale, abbia intascato una tangente dalla Standard Oil insieme al ministro Gabriele Carnazza, entrambi massoni della Serenissima Gran Loggia d’Italia.

Secondo questa ipotesi, i massoni di Piazza del Gesù sarebbero dietro al delitto Matteotti, il quale sarebbe stato assassinato per coprire le tangenti riscosse dai propri adepti.

Questa ipotesi è tuttavia altamente improbabile, si fonda esclusivamente su incartamenti privati di Mussolini, scagiona Mussolini dal delitto Matteotti, ed incrimina gli unici due ministri, del primo governo Mussolini, non fascisti.

Questa storia presenta molte irregolarità, ed è fin troppo conveniente per Mussolini, autore delle uniche prove a sostegno di questa teoria, prove che sono emerse durante le indagini sul delitto Matteotti.

In ogni caso, uno dei principali sostenitori di questa teoria è il saggista statunitense, ex agente dell’OSS, Peter Tompkins, autore di libri molto popolari come “Dalle carte segrete del Duce”, 2001, la cui autorevolezza storiografica è prossima allo zero, si tratta di libri più inclini alla narrativa che non alla narrazione storica, in cui si elaborano teorie cospirative, estremamente affascinanti, ma non basate sul metodo comparativo.

Se volete leggere qualcosa sul tema della massoneria, vi consiglio il libro La Massoneria, la storia, gli uomini, le idee, a cura di Zeffiro Ciuffoletti e Sergio Moravia

Conclusioni

Orso Mario Corbino è stato un accademico e politico italiano, due volte ministro tra il 1921 ed il 1924, prima come ministro dell’Istruzione, sotto il governo Bonomi e poi ministro dell’economia nazionale sotto il governo Mussolini.

Nonostante Corbino fu ministro nel primo governo di mussolini, il fisico non aderì mai al fascismo e mai ne condivise i valori o gli ideali. Nel 1925 Corbino si unì al movimento antifascista e fu uno dei pochi politici italiani che non si iscrissero mai al Partito.

Corbino fu un uomo molto riservato ed un politico molto carismatico, capace di mettere d’accordo socialisti e liberali, una dote rara che gli permise di portare a compimento un progetto legislativo iniziato nel 1919, creando le pensioni civili.

Un merito incredibile che il fascismo riuscì a strappargli facendolo proprio.

Corbino fu anche al centro di uno scandalo che emerse durante le indagini sul delitto Matteotti, uno scandalo probabilmente costruito ad Hoc da Mussolini per allontanare le indagini dal reale mandante e liberarsi allo stesso tempo di un possibile rivale ed oppositore politico.

La legge Corbino, mai chiamata con questo nome, è stata una delle pochissime leggi, insieme alla Legge Acerbo, ad essere prodotte in italia durante il primo governo Mussolini.

In ogni caso, le pensioni in italia sono un invenzione dei Liberali, rese possibili dal compromesso tra liberali e socialisti e nell’iter legislativo che portò alla creazione della legge 3184 del 30 dicembre 1923, il ruolo di Mussolini e del Fascismo fu assolutamente marginale. La legge venne proposta da un Liberale, venne votata da tutte le forze politiche, e il solo contributo dato dal fascismo alla legge, in fase di scrittura, fu il voto favorevole alle camere, un voto obbligato dal fatto che la legge era stata proposta da un ministro del governo Mussolini I, anche se, quel ministro, non solo non era un Fascista, ma mai lo sarebbe stato.

Quando i bianchi pagavano per colpire bambini di colore alle feste razziste degli USA.

Wisconsin, USA, anno 1942, per promuovere le attività del campo estivo per bambini all’YMCA Camp Minikani, viene stampato un opuscolo, tra le cui pagine figura questa immagine.

Nel cartellone si legge “hit the nigger baby“, si trattava all’epoca di un gioco colto comune nelle fiere americane e alle feste di compleanno e di carnevale, ed è ancora oggi praticato, noto anche come “The Black dodger” o “Hit the Coon“, in cui i giocatori lanciavano oggetti come uova o palle da baseball contro un bersaglio. E, a fare da bersaglio era solitamente un uomo o un bambino di colore.

Il gioco, a quanto risulta, è stato praticato fin dalla fine del XIX secolo e almeno fino agli anni 50 del novecento.
Probabilmente era praticato anche prima, ma a fare da bersaglio erano degli schiavi.

Secondo quanto riportato dal Jim Crow Museum della Ferris State University

“It sounds like a common carnival target game, but there was one unsettling part of the game, namely, the game’s target was a real live human being, a ‘negro’ human being.

Nel luglio del 1948, per celebrare i soldati ritornati dalla guerra in europa, nello stato dell’Indiana, venne organizzata una festa nella città di Brownstown, questo evento venne pubblicizzato con uno striscione in cui c’era scritto

“Make this big week your vacation time — Bring the family — meet old friends — Hit the ‘Nigger Babies’ — Eat Hot Dogs — Join the Fun.

Traduzione: Fai di questa grande settimana il tuo tempo di vacanza – Porta la famiglia- incontra vecchi amici – Colpisci il bambino negro – Mangia Hot Dog – Unisciti al divertimento.

Secondo Franklin Hughes, un collaboratore del Jim Crow Museum ed esperto in media digitali, il gioco ha continuato ad essere praticato anche dopo gli anni 50, con qualche variazione.

In alcuni casi il bersaglio umano è stato sostituito da bersagli in legno, che, in alcuni casi, attiva un meccanismo che fa cadere una persona in una piscina.

In questa versione più civilizzata non si colpisce più una persona, e il soggetto che cade nella vasca d’acqua, oggi è consenziente e spesso pagato, nelle fiere ad esempio, ha osservato Franklin Hughes in un articolo pubblicato nel 2012 su questo tema, a stare seduto su una pedana, protetto da un pannello in plexiglas trasparente, è solitamente un Clown.

Se volete approfondire, vi lascio un articolo di Franklin Hughes dell’ottobre 2012, pubblicato per il Jim Crow Museum of Racist Memorabilia, per la rubrica “la domanda del mese” intitolato “The African Doger“, in cui Hughes risponde alla domanda “Qualcuno mi ha detto che i bianchi pagavano per tirare palle ai neri al circo, è vero?” posta da Stephanie S.

Purtroppo, la sintesi dell’articolo e risposta a questa domanda è “si, e l’hanno fatto almeno fino agli anni 50, poi è diventato illegale”.

Fonti :

F.Hughes, The African Doger, 2012
Snopes, Fact Checks, Was a Violently Racist Carnival Game Once Popular in America?

Apprendistato, una nuova forma di schiavitù per gli ex schiavi americani dopo la guerra di secessione.

Dopo la guerra di secessione americana, c’è stata l’amnistia per tutti i confederati che hanno giurato fedeltà all’unione americana.

Questa è una delle argomentazioni che viene utilizzata più frequentemente per criticare la condanna del fascismo in italia, dopo la seconda guerra mondiale e la fine del regime.

Secondo questa linea di pensiero, in italia avremmo dovuto fare come in america, e non criminalizzare l’ideologia fascista, cosa che ha alimentato, anche negli anni post bellici, ad uno scontro ideologico tra “nostalgici” e antifascisti.

Chi sostiene questa linea di pensiero tende a dimenticare che, la grande amnistia americana, volta a tutelare i grandi proprietari terrieri degli ex stati confederati, è stata pagata in larga parte dalla popolazione “afroamericana” gli ex schiavi affrancati e liberati. Uomini e donne che prima della guerra di secessione non erano considerati uomini, ma animali, delle proprietà.
A questi uomini era stato promesso, durante la guerra, che avrebbero ricevuto, oltre alla libertà, anche delle terre e delle tutele, era stato promesso che sarebbero stati trattati “al pari” dei bianchi.

Poi però, le terre sono state restituite agli ex proprietari schiavisti e gli stati confederati hanno creato leggi come l’apprendistato, che obbligava gli ex schiavi, a lavorare nelle terre degli ex padroni, i quali, si facevano carico della loro “formazione” insegnando loro a fare quei lavori che facevano anche in precedenza come schiavi, dando loro vitto e alloggio. Non erano tenuti a pagarli, perché apprendisti, inoltre, gli ex schiavi, ora apprendisti, non avevano il diritto di rescindere unilateralmente un contratto di apprendistato, ma poteva essere solo il proprietario della terra in cui lavoravano, a consentire loro di terminare l’apprendistato.
In pratica fu dato un nuovo nome alla schiavitù.

Il diritto di voto, ma non al voto

In seguito, il governo federale, forte dei suoi nuovi poteri federali, intervenne con delle “correzioni” assicurando il diritto di voto, ma questo diritto era subordinato all’iscrizione ad un partito, si poteva votare solo per il partito a cui si era iscritti, il voto doveva essere palese (si votava mettendo le schede del partito per cui si votava, nell’apposita anfora in vetro) di fronte ad una commissione che, nella maggior parte dei casi, era formata da uomini armati, con l’intento di intimorire chiunque non votasse per il candidato Democratico (gli ex schiavi, almeno nei primi anni dopo la guerra, erano elettori repubblicani poiché il partito Repubblicano era il partito che aveva promosso la liberazione, mentre il partito democratico era il partito degli schiavisti).

La commissione che vigilava sul voto, aveva anche il compito di contare i voti, e, se bene gli ex schiavi a votare furono in molte migliaia, de facto, negli ex stati confederati, nella maggior parte dei casi, vinsero i democratici, e, secondo i registri ufficiali, al fronte di centinaia di iscritti al partito repubblicano, in città come Jackson (capitale del Mississippi), i democratici vinsero con una percentuale di oltre il 99%.

Situazione che non è cambiata di molto, almeno fino agli anni 60.

Questo cosa ci insegna?

Ci insegna che l’amnistia dei confederati ha premiato i confederati a discapito degli ex schiavi, e delle fasce più povere della popolazione americana.

Creando tensioni e un clima di razzismo, da cui sarebbe nato, all’indomani della fine della guerra, tra gli altri, il Ku Klux Klan.
Fino agli anni 70 del novecento (oltre un secolo dopo la fine della guerra di secessione), gli afroamericani, in tutto il paese vennero sistematicamente assassinati, linciati, discriminati ecc, creando un clima di violenza e odio, ben più ampio, radicato e forte, del clima che in italia ha accompagnato lo scontro tra “nostalgici” e antifascisti.

In conclusione, un amnistia generale dei fascisti, la storia americana ci insegna, non avrebbe creato pace e unità, ma avrebbe semplicemente permesso agli ex fascisti, di acquisire nuovamente le posizioni di rilievo e potere, che avevano prima della guerra e che avevano perso con la fine del regime. Potere che sarebbe stato pagato, in italia, dalle masse popolari e contadine, soprattutto quelle che avevano combattuto il fascismo, ed avrebbero pagato con linciaggi, pestaggi e omicidi, su molto probabilmente, avrebbe indagato.

Detto più semplicemente possibile, in modo che anche i nostalgici possano capirlo.

L’amnistia, che comunque in un certo senso c’è stata visto che non sono stati processati egli incartamenti sono stati abbandonati in un armadietto fino agli anni 90, non avrebbe portato pace, ma solo ulteriore violenza e morte in un paese che aveva sofferto una guerra voluta dal fascismo, e combattuto una guerra civile, iniziata dai fascisti.