Crisi Ucraina. Analisi, commento e verifica delle notizie che arrivano dal “fronte orientale” dell’Europa.
Mese: Febbraio 2022
400 mercenari della Wagner per assassinare Zelensky
Zelensky è diventato, negli ultimi giorni, il fulcro della resistenza antirussa in Ucraina, non solo un presidente, ma un vero leader, che, nonostante il pericolo, continua a mantenere vivo il contatto con il popolo Ucraino. Un patriota che sceglie di restare in prima linea e non fuggire all’estero o di rifugiarsi in un bunker segreto.
Per fiaccare lo spirito Ucraino, l’ho già detto altre volte, la Russia sta cercando in ogni modo di allontanare Zelensky da Kyiv, i negoziati a Gomel avevano principalmente questo intento, che il presidente ucraino è riuscito ad aggirare, inviando al tavolo, i suoi più stretti collaboratori, mentre lui rimaneva a Kyiv, con il suo popolo.
Non sorprende dunque che, quasi contemporaneamente all’inizio delle negoziazioni, secondo quanto riportato dal Times, siano stati avvistati proprio a Kyiv, diversi mercenari della compagnia militare Wagner.
La ChVK Vagner, è una compagnia militare fondata da Dmitrij Utkin, che si ritiene essere di proprietà di Evgenij Prigozin, un oligarca russo fortemente legato a Putin.
Nonostante la Vagner sia una società privata, il NY Times, soprattutto per il ruolo che ha svolto in Siria, ritiene che la compagnia di mercenari operi per conto del ministero della difesa russa. Una sorta di esercito privato, al soldo esclusivo di Putin.
Non è la prima volta che la Vagner interviene in Ucraina, già nel 2014 i suoi mercenari sono stati schierati dal Cremlino al fianco dei separatisti del Donbass, e, secondo voci non verificate, si ipotizza che la Vagner sia l’eminenza grigia alle spalle dei separatisti.
Tornando a Kyiv, verso le 14 (ora italiana) il Times ha riportato l’ingresso, di circa 400 mercenari della Wagner a Kyiv, in abiti civili.
Si ipotizza che il loro intento sia quello di assassinare il presidente Zelensky approfittando delle sue “uscite” pubbliche, facendo passare l’omicidio come una risposta reazionaria di ucraini “stanchi” della pessima gestione della crisi da parte di Zelensky, sfruttando la retorica della mancata volontà del presidente di trovare un accordo con la Russia e dell’incompetenza occidentale (per usare le parole di Donald Trump).
Una strategia semplice e potenzialmente efficace, ma con un risvolto della medaglia.
La morte di Zelensky per mano di un civile “filorusso” potrebbe avere un doppio esito. Da un lato, nelle mire della Russia, far cadere l’uomo simbolo della resistenza e minare le fondamenta stesse del movimento di liberazione dell’Ucraina.
Dall’altro, qualcosa che Putin forse non ha preso in considerazione. L’assassinio di Zelensky potrebbe accrescere enormemente la sua popolarità, creerebbe letteralmente un martire, un eroe che si è sacrificato per il proprio popolo.
Zelensky diventerebbe un nuovo “che guevara”, e nel suo nome, la resistenza Ucraina, potrebbe trovare maggiore forza e vigore.
Inoltre, l’omicidio di un capo di stato “occidentale”, potrebbe inasprire ulteriormente le posizioni degli alleati dell’Ucraina e rappresentare un causus belli estremamente forte, che potrebbe spingere l’Occidente ad intervenire direttamente nel conflitto.
In ogni caso, nel 2004 Francesco Guccini, in Stagioni, cantava “da qualche parte un giorno, dove non si saprà, dove non lo aspettate, il che ritornerà” … che le sue parole siano profetiche e il nuovo “che” sia nato nell’Ucraina occupata dalla Russia?
Le Metamorfosi: Apuleio e la favola di Amore e Psiche | CM
L’autore: Apuleio
Lucio Apuleio Madaurense, nato nel 125 d.C. a Madaura e morto tra il 170 e il 180 d.C. a Cartagine, è stato un noto scrittore, filosofo e retore latino di origini nordafricane. Deve la sua notorietà soprattutto alla sua opera di maggiore successo, Le Metamorfosi (Metamorphoseon libri XI), anche conosciuta come L’asino d’oro (Asinus aureus).
Come spesso accade per gli autori classici greci e latini, la maggior parte delle informazioni su questo autore sono ricavabili proprio da egli stesso e soprattutto dalle sue opere, caratterizzate da una spiccata vena esibizionistica ed egocentrica; tratti propri del suo narcisismo. Provenendo da una famiglia piuttosto agiata potè permettersi un buon livello d’istruzione e viaggi in vari Paesi, tra cui Cartagine dove studiò retorica e grammatica, Atene dove si dedicò alla filosofia platonica, e infine Roma, ove fu conferenziere in età più avanzata.
Il personaggio di Apuleio è inoltre connotato da una fervente nota di fascino e mistero, dovuta al suo spiccato interesse per i culti misterici tipici dell’Oriente che lo portarono a occuparsi anche di magia, pratica che gli costò l’accusa di plagio e cattiva influenza per aver sposato una donna molto più ricca e vecchia di lui, madre del suo compagno di studi Ponziano. L’accusa avrebbe anche riguardato l’omicidio del suo amico, esponendo così Apuleio al rischio della pena capitale. Tuttavia egli ricorse alle sue abili doti di retore, e grazie a una celebre orazione fu assolto.
Non abbiamo molte notizie riguardo gli ultimi anni di vita dello scrittore; si sa per certo che si stabilì definitivamente a Cartagine ottenendo un incarico sacerdotale nei confronti del dio curatore Asclepio. Non avendo ulteriori informazioni sulla sua vita dopo il 170 d.C., la morte è collocabile intorno al 180 d.C. circa.

L’opera: Le Metamorfosi
L’opera che maggiormente giovò alla fama di Apuleio fu proprio Le Metamorfosi (titolo latino Metamorphoseon libri XI), anche nota come L’asino d’oro (Asinus aureus), collocabile intorno al II secolo d.C.. Si tratta dell’unico romanzo latino a noi pervenuto, allo stesso modo del Satyricon, a differenza del quale ci è però giunto interamente.
Le Metamorfosi rappresentano un vero e proprio “giallo letterario” per la narrativa latina, tanto che sono ancora attivi numerosi studi e ricerche per operare una corretta catalogazione del’opera, motivo per cui il genere bibliografico risulta ancora incerto e non del tutto classificabile. Molti sostengono che si tratti di una rielaborazione del testo greco pseudolucianeo (opera spuria di Luciano di Samosata) Lucio o l’asino, dal quale avrebbe differenti alcuni elementi minimi come l’estensione della narrazione e l’introduzione alle novelle.
Si tratta di un’opera piuttosto corposa, suddivisa in undici libri, narrante le diverse peripezie di un certo Lucio che verrà anche trasformato in un asino durante le sue numerose prove e avventure. Tuttavia quella dell’asino è solo una delle molteplici peripezie che il giovane sarà costretto ad affrontare prima di raggiungere il tanto sperato lieto fine, per riacquisire infine le fattezze umane grazie a un culto misterico in onore della dea Iside; la presenza della magia e dei riti misterici rappresentano infatti una costante all’interno degli scritti di Apuleio.
Quella di Lucio rappresenta però solamente la novella principale, da cui prenderanno origine numerose altre avventure, fabule e personaggi secondari che andranno a costituire digressioni e deviazioni dalla trama originale, tra le quali possiamo citare la celebre favola di Amore e Psiche. Si tratta infatti di una fiaba a tutti gli effetti, nonchè diretta debitrice della rinomata fabula milesia, una raccolta di novelle perdute a sfondo erotico scritte da Aristide di Mileto, autore greco. Sono infatti evidenti anche i numerosi riferimenti letterari relativi alla cultura greco-latina, come i vasti paesaggi bucolici, e le tipiche caratteristiche orali che rimandano al genere fiabesco.
L’opera estenderà il suo successo non solo alla contemporaneità dell’autore, ma andrà a influenzare numerosi scritti medievali, come il Decameron (specialmente per l’utilizzo dello schema narrativo “a cornice”), e i romanzi barocchi, tipici del ‘700. Tale favola inoltre, per il suo successo e la sua vena amorosa, influenzerà moltissimo anche il mondo dell’arte e della scultura moderna.

La fiaba: Amore e Psiche
Protagonista dell’intera favola, Psiche rappresenta la più giovane, nonchè più bella, delle tre figlie di un re e una regina che vivevano in una città non ben definita. La vicenda della fanciulla ruota intorno al tema della sua straordinaria bellezza, ammirata da tutti e invidiata persino da Venere in persona, la quale incarica il figlio Cupido di far infatuare la ragazza del più abietto degli uomini. L’incarico non riesce però al dio dell’amore il quale, perdutamente innamorato della bellezza della giovane, la rapisce rinchiudendola in un palazzo incantato e passando con lei solamente le notti, impedendole così di vederlo in volto.
Tuttavia la lontananza della fanciulla dalla sua casa si trasforma rapidamente in nostalgia e Cupido, mosso dall’amore per lei, acconsente a farla incontrare con le sue due sorelle che, invidiose del suo sposo misterioso e del magnifico luogo in cui vive, iniziano a tramare contro di lei convincendola persino a uccidere con un coltello il suo sposo mentre dorme. Psiche, ormai persuasa del fatto che si tratti di un orribile mostro, mette in atto il suo piano; ma quando si rende conto che si tratta proprio del dio dell’amore, sconvolta da tale vista, si punge erroneamente con una delle sue frecce, cadendo in un amore folle e disperato per lui.
A quel punto il dio, deluso dalle intenzioni della ragazza, vola via, trascinando Psiche in una incolmabile tristezza per la perdita del suo amato, che ritorna dalla madre Venere la quale, venuta a conoscenza dell’intera vicenda, s’infuria a tal punto da iniziare a cercare Psiche in ogni luogo possibile. Quando la fanciulla raggiunge infine la dimora di Venere, quest’ultima la tortura senza sosta, sottoponendola a terribili prove dalle quali non si sarebbe mai potuta salvare. Tuttavia Psiche riesce a superare ogni ostacolo grazie a un costante aiuto divino che l’accompagna in ogni prova, e a ricongiungersi infine con il suo amato Cupido, da cui nascerà una bambina chiamata Voluttà.
I personaggi: caratteristiche
PSICHE: Se da un lato la giovane fanciulla incarna l’ingenuità, il candore e l’innocenza, dall’altro Psiche dimostra anche una grande personalità e un enorme coraggio, mosso principalmente dal sentimento amoroso per Cupido; infatti attraverso il loro matrimonio, che inizialmente viene vissuto come una tremenda prigionia, Psiche impara ad amare il suo sposo misterioso, grazie a un sentimento vero e sincero, basato sulla fiducia creatasi tra i due amanti. Psiche è inoltre una duplice vittima, poichè se da una parte sarà corrotta dalle cattiverie delle sue sorelle, dall’altra dovrà sopportare le terribili crudeltà che le saranno inflitte da Venere, sua principale nemica. Tuttavia il riscatto della protagonista è assicurato, e la fanciulla riuscirà a dimostrare il suo valore e a ricongiungersi con il suo amato.
“E fu così che l’ignara Psiche, ferendosi di proposito con la freccia divina, s’innamorò di Amore.”
Le Metamorfosi (libro V, 23)
CUPIDO: Sebbene a primo impatto il giovane dio possa sembrare quasi un ragazzino dai tumultuosi desideri lussuriosi, quello che prova per Psiche è un sentimento sincero, tanto che nell’ultima delle prove affrontate dalla giovane, arriverà addirittura a salvarla, mettendo da parte la delusione che provava nei suoi confronti e riscattandosi da tutte quelle accuse mosse verso di lui da parte dell’adirata madre e delle altre divinità. Tuttavia egli (come in ogni fiaba) dovrebbe incarnare il ruolo del giovane eroe mosso dal sentimento amoroso per la fanciulla; tale ruolo viene completamente ribaltato nel momento in cui sarà la stessa Psiche a superare delle prove difficoltose per il suo amato, indossando così delle “vesti” tipicamente maschili.
“Così Psiche divenne sposa legittima di Cupido; e quando giunge il momento del parto nasce una bambina che noi chiamiamo Voluttà.”
Le Metamorfosi (libro VI, 24)
VENERE: Antagonista principale della vicenda, la dea incarna pienamente il sentimento dell’invidia, trasformatasi poi in una rabbia furente. Venere non riesce infatti ad accettare la bellezza della giovane e, non approvando in nessun modo di dover competere con una mortale, cerca con ogni mezzo possibile di eliminarla. Nonostante le divinità vengano spesso rappresentate come benigne e favorevoli verso gli uomini, altrettante volte esse vengono mosse da sentimenti bassi e riprovevoli, al pari degli esseri umani, come avviene in questo caso. Venere infatti non appare mai caratterizzata da sentimenti amabili e gentili; al contrario la sua cattiveria si evolve in un climax, un crescendo di rabbia e odio verso la protagonista.
“Ma davvero si è innamorato della mia rivale in bellezza, di quella che vorrebbe usurpare il mio nome?”
Le Metamorfosi (libro V, 28)
LE DUE SORELLE: Invidiose e meschine, nonostante occupino un ruolo decisamente marginale all’interno della vicenda, le due sorelle di Psiche (i cui nomi sono sconosciuti) intervengono nella fiaba con una notevole influenza, specialmente nei confronti della protagonista. Esse infatti sono quasi da intendersi come le “sorellastre cattive” invidiose della sorella più piccola, più bella e soprattutto più privilegiata. Saranno infatti proprio le loro malelingue a smuovere l’iniziale stato idilliaco della vicenda, influenzando le idee di Psiche, trascinandola verso il baratro e portando Cupido lontano da lei. Tuttavia il lieto fine, come in ogni favola, trionfa, e le due sorelle avranno la fine che meritano.
“L’ordine fu eseguito all’istante: ma nel viaggio di ritorno le care sorelline, rose dal fiele dell’invidia, cominciarono a parlottare fra loro e a sputare veleno sulla sorella minore.”
Le Metamorfosi (libro V, 9)
Quale futuro per l’Ucraina?
La Russia continua a chiedere al presidente ucraino di lasciare il paese e sedere al tavolo dei negoziati in Bielorussia, alleata della Russia.
Mosca sa perfettamente che, nel momento in cui Zelensky lascerà il paese, lo spirito ucraino verrà piegato e si registrerà nel paese una perdita di fiducia per il presidente che ora è letteralmente in prima linea.
L’obbiettivo di Mosca è chiaro, allontanare Zelensky quel tanto che basta per mettere in ginocchio Kyiv, e con un po’ di fortuna, condurlo in territorio ostile e farlo prigioniero.
Anche se la Bielorussia continua a ribadire che non è coinvolta nel conflitto, perché non ci sono soldati bielorussi in Ucraina, è innegabile che il paese sia alleato e schierato apertamente con la Russia a cui permesso di lasciar transitare e stazionare i propri soldati.
La Bielorussia, al momento, non sta combattendo attivamente, ma sta fornendo supporto logistico alla Russia e, secondo fonti del governo Ucraino, sembra si stia preparando a prendere parte all’offensiva, probabilmente con l’intento di ottenere il controllo di alcune regioni dell’Ucraina una volta terminata la guerra.
Molto probabilmente c’è stato un accordo di ripartizione territoriale dell’Ucraina tra Mosca e Minsk, un accordo che smembra l’Ucraina in diverse parti, alcune di queste, come la Crimea e il Donbass, passeranno sotto il controllo diretto della Russia, altre, è probabile passeranno sotto il controllo della Bielorussia, altre ancora vedranno l’insediamento di governi fantoccio filorussi, e forse, solo la parte più occidentale del paese, circoscritta all’Oblast, che diventerà uno stato a riconoscimento limitato, sotto la protezione dell’ONU, il che, de facto, impedisce allo stato di prendere parte ad alleanze militari ed integrarsi in strutture sovranazionali.
Il destino dell’Ucraina sembra essere già segnato, al momento la via più probabile e plausibile per il paese è uno scenario “balcanico”, ovvero, un evoluzione del conflitto molto simile a quello che abbiamo visto, circa 30 anni fa, coinvolse i territori dell’ex Jugoslavia, in particolare del conflitto in Bosnia.
Anche all’epoca l’ONU si attivò per poi essere fermato dalla Russia, in nome della vicinanza culturale tra il popolo russo e le popolazioni slave dell’area balcanica.
L’Ucraina molto probabilmente, faccio questa previsione sulla fine del conflitto, verrà divisa, seguendo linee di confine che non piaceranno alle popolazioni, spingendo l’acceleratore sulle tensioni etniche e rivalità delle varie popolazioni interne all’ucraina, probabilmente portando all’inizio di futuri conflitti interni alle varie regioni. Soprattutto quelle non militarizzare e occupate militarmente.
UCRAINA: Mosca convoca seduta straordinaria del Consiglio di Sicurezza
Ucraina: La russia convoca una seduta straordinaria del consiglio di sicurezza, per discutere della questione ucraina
Contro ogni previsione e in modo completamente inaspettato, l’ONU entra in gioco sulla questione Ucraina (finalmente) , su richiesta della Russia.
A quanto si legge, la Russia ha chiesto una seduta straordinaria del Consiglio di Sicurezza dell’ONU.
Perché la Russia ha convocato il cds? che, vista l’occupazione illegale della crimea e la presenza di militari russi in diverse regioni dell’ucraina, dovrebbe attivarsi contro la Russia, attivando un embargo totale (come previsto dall’articolo 41 della carta dell’ONU) contro la Russia che sta minacciando l’integrità e la sovranità nazionale dell’Ucraina?
La risposta a queste domande è nella retorica dell’isteria occidentale e la parallela fuga in massa di russofoni dall’Ucraina verso la Russia.
Il Cremlino parla di oltre 60mila rifugiati ucraini in Russia, rifugiati vessati da anni di conflitto interno al paese, che sono ora “esasperati” dalla presenza di militari occidentali nel paese.
Questo mi riporta alla mia teoria, avanzata diverse settimane fa, per cui, sarebbe arrivato il giorno in cui la Russia, avrebbe fatto un passo in avanti nella propria strategia, indicando gli USA come responsabili dei disordini in Ucraina
.La presenza in Ucraina di occidentali è, per la Russia, una minaccia, non solo ai propri confini, ma anche all’integrità della stessa Ucraina, e dunque, possiamo aspettarci che il consiglio di sicurezza delle nazioni unite, si esprimerà a favore dell’ucraina, richiedendo il ritiro delle forze NATO dal paese, o, più probabilmente, con un nulla di fatto dovuto all’attivazione di un veto degli USA che rifiuteranno di lasciare il paese.
Ecco quindi che la retorica dell’Isteria si trasforma in “legittima preoccupazione” della Russia, che sulla carta non ha ancora fatto nulla di male e anzi, ha addirittura convocato una seduta straordinaria del Consiglio di Sicurezza, dando l’idea di una “fiducia” istituzionale nel ruolo pacificatore delle nazioni unite.
Sta per iniziare, come avevo anticipato nel mio articolo del 15 febbraio, una nuova fase nella strategia russa, una fase che, molto probabilmente sarà incentrata sulla retorica dell’imperialismo americano, una retorica che ha il fine ultimo di legittimare l’ingresso nella regione del Donbass di militari Russi, perché il loro sarà un ingresso di carattere “difensivo” al fine di “pacificare” la regione e permettere ai rifugiati Ucraini in Russia, di rientrare nel proprio paese e nelle proprie case, che in questo momento non sono sicure a causa della guerra civile tra una “resistenza” da parte dei separatisti, e occupanti occidentali.
Sintetizzando al massimo quindi, il motivo per cui la Russia ha attivato l’ONU è che vuole rendere “illegittima” la presenza di militari occidentali in Ucraina, e, se dovesse fallire a causa del veto degli USA, potrò parlare di occupazione americana dell’Ucraina orientale.
Bettino Craxi, i suoi ultimi vent’anni, di Umberto Cicconi | Guida alla lettura
Bettino Craxi, i suoi ultimi vent’anni. Una biografia molto intima di Craxi curata da Umberto Cicconi, fotoreporter e caro amico Craxi
Qualche settimana fa, l’editore Diarkos mi ha contattato per la pubblicazione del nuovo libro di Umberto Cicconi, “Bettino Craxi, i suoi ultimi vent’anni“. Si tratta di una biografia di Craxi, scritta da una persona che, al di la delle vicissitudini politiche e storiche, è stato, per lungo tempo “un ombra discreta” dello stesso Craxi, almeno secondo le parole di Vittorio Michele Craxi, meglio noto come Bobo Craxi, figlio secondogenito dell’ex presidente del consiglio, a cui è affidata la prefazione del libro.
Come anticipato su Instagram, quando ho ricevuto il libro, la mia guida non sarà esente da critiche all’opera e anzi, punterò soprattutto la lente sulle problematiche del libro, il cui racconto, senza nulla togliere alle competenze dell’autore, è molto personale e vivido.
Umberto Cicconi non è solo un reporter e fotografo che ha seguito da vicino l’ultimo ventennio di Craxi, ma è anche un amico di famiglia dei Craxi, legato a Bettino di cui è stato fotografo personale e, per ammissione dello stesso Bobo, un caro amico anche dei figli.
Oltre alla prefazione di Bobo Craxi, il libro contiene anche una postfazione a cura di Ananda Craxi, figlia di antonio Craxi, fratello minore di Bettino.
Come Bobo anche Ananda sottolinea la vicinanza di Cicconi a Craxi, e, nella sua postfazione scrive “Cicconi, come lo chiamava lo zio (Bettino) è l’unica persona che io conosca rimasta fedele alla storia della vita di Bettino Crazi. Lui è letteralmente accanto a zio per tutti i sette anni trascorsi ad Hammamet, quando lo Zio era solo ed il mondo gli aveva voltato le spalle”. aggiungendo poi che Cicconi, “si è dimostrato più di un figlio per Bettino, fino alla fine della sua vita.”
Prefazione e postfazione ci mostrano in maniera evidente e inopinabile che vi è un profondo legame umano tra l’autore dell’opera e il soggetto della stessa, tuttavia, la presenza di questi tasselli in apertura e chiusura della biografia, contribuiscono a mettere in guardia il lettore da quell’opera che, come l’ha definita Bobo, non è propriamente un racconto storico di Craxi, quanto più un “lungo omaggio affettuoso” all’uomo e all’amico.
Vi è dunque una profonda onestà intellettuale da parte dell’autore che non nasconde e anzi, tende a sottolineare il proprio affetto all’uomo e la vicinanza alla famiglia Craxi, di cui in un modo o nell’altro è entrato a far parte.
Prima di cominciare con la guida alla lettura voglio segnalarvi un interessante intervista al professor Luigi Musella in cui il nostro collaboratore Sunil Sbalchiero, in cui hanno parlato proprio di Craxi e del PSI.
Chi è Umberto Cicconi
Come anticipato nell’introduzione, Umberto Cicconi è un fotoreporter che ha seguito da vicino le vicende e la storia personale politica di Craxi in qualità di suo fotografo personale e, a partire dalla fine degli anni novanta e primi anni duemila, ha pubblicato diversi libri di carattere biografico e aneddotico legati alla figura di Craxi, e, a ridosso della scomparsa dell’ex leader socialista, nel 2001 pubblica, in collaborazione con la fondazione Craxi, un album fotografico intitolato “Craxi. Una Storia“, ricco di fotografie che raccontano non solo il politico e lo statista, ma anche e soprattutto l’uomo Craxi.
Sulla stessa linea nel 2005, insieme all’editore Sapere 2000 pubblica un libro intitolato “Segreti e Misfatti – Gli ultimi vent’anni con Craxi“, un opera che dal sapore biografico, con prefazione del giornalista Antonio Ghirelli, ricca di aneddoti personali che la critica all’epoca definì come un racconto contenente giudizi, pensieri e ricordi di Craxi.
Al di la del legame personale con Craxi, Cicconi si è occupato anche di altro nella propria carriera, pubblicando numerose fotografie su riviste di attualità e politica come L’Espresso, Panorama, Oggi, e Chi.
Volendo esprimere un giudizio critico su Cicconi, possiamo dire che le sue fotografie, le sue raccolte e le sue mostre fotografiche, hanno raccontato parte della storia quotidiana, politica e non solo, del novecento italiano. E proprio su questo tema si è concentrata una delle sue mostre più importanti, realizzata collaborazione con la Casa del Cinema di Roma, in cui sono state esposte, nel 2010, decine di fotografie dell’Italia dal secondo dopoguerra al boom economico.
Per quanto riguarda la vicinanza di Cicconi alla famiglia Craxi, come anticipato nell’apertura, questa è evidente, la stessa Ananda Craxi, nipote di Bettino, precisa, nella postfazione all’opera che Cicconi, durante gli anni dell’esilio tunisino di Craxi, è rimasto al fianco di Bettino.
La struttura del libro
Chiusa la parentesi sull’autore che, utile per capire meglio quali possono essere i limiti dell’opera, guardiamo ora alla struttura del libro.

La biografia si apre con tre prefazioni, la prima a cura di Bobo Craxi, figlio di Bettino, la seconda, a cura di Giancarlo Governi e la terza a cura di Antonio Ghirelli, già curatore della prefazione di Segreti e Misfatti.
Alle prefazioni, che raccontano il legame dell’autore con il soggetto della biografia, fa seguito il vero corpus narrativo dell’opera, in cui Craxi viene raccontato da diverse angolazioni, con una narrazione trasversale che, attraverso l’uso massiccio di aneddoti, racconta gli ultimi 20 anni della vita di Craxi, dall’esperienza politica degli anni ottanta, fino alla fine dei suoi giorni ad Hammamet.
Seguono poi la postfazione di Ananda Craxi , nipote di Bettino e in fine, ma non meno importante, un capitolo intitolato “Profilo biografico di Bettino Craxi” curato da Angelo Ruggieri, già curatore della biografia di Craxi presente nel primo libro di Cicconi “Segreti e misfatti”.
Quest’ultimo tassello dell’opera si configura come una breve biografia che, in forma cronistica, traccia in modo estremamente puntuale i momenti salienti della vita di Benedetto Craxi, dalla sua nascita a Milano, presso la Clinica di via Macedonio Melloni il 24 febbraio 1934, alle 5 del mattino, passando per le tappe fondamentali della sua carriera politica, fino all’esilio e poi alla morte, avvenuta il 19 gennaio del 2000, alle 16:30.
Ruggiero ci fornisce un autentica crono storia di Craxi, puntuale e fattuale in cui gli avvenimenti che hanno segnato la vita dell’uomo e del politico, vengono esposti in maniera pura, senza alcun tipo di giudizio personale e vizi di forma.
La biografia
Prefazioni, postfazione e biografia finale sono ornamenti fondamentali per comprendere a meglio l’opera, ma la sua vera essenza si riversa nei 21 capitoli curati da Cicconi.
Questi, come anticipato, raccontano circa vent’anni di vita e storia Craxi, in modo trasversale, attraverso un massiccio utilizzo di aneddoti e considerazioni dell’autore.
Ognuno di questi capitoli, proprio per la loro natura trasversale, può essere letto in maniera scollegata da tutti gli altri, il lettore ha quindi la possibilità di soffermarsi su uno o più temi, senza dover necessariamente leggere l’intera opera, io stesso, durante la seconda lettura del libro, ho preferito soffermarmi solo su alcuni capitoli.
Particolarmente toccanti e vividi sono quei capitoli che forniscono una narrazione umana e personale, molto intima per certi versi, come ad esempio il capitolo dedicato alla famiglia Craxi che, da pagina 145 a 152 ci racconta una dimensione di Craxi esterna alle cronache e vicissitudini politiche.
Vi è un passaggio a pagina 149 in cui Cicconi racconta un aneddoto che ha come protagonisti se stesso, Bettino e Anna Maria Moncini, moglie di Craxi.
L’autore racconta di una festa alla quale, tra gli altri era presente l’allora segretario del PSDI Pietro Longo. Terminata la festa, mentre tutti rincasavano Craxi chiese a Cicconi se avesse trovato posto in albergo, Cicconi racconta che durante tutta la serata aveva detto di non aver trovato posto in albergo, allora Craxi, dopo una risata, lo invitò a passare la notte in casa sua e Anna aggiunse che bisognava procurargli anche un pigiama e una camicia per l’indomani, poiché Cicconi non aveva portato con se nulla.
L’aneddoto continua raccontando che, all’indomani mattina, Anna gli portò il caffè in camera.
Questo aneddoto è uno dei tanti che compongono il libro, e tra i tanti mi ha colpito particolarmente per la sua genuinità, è un ricordo personale, molto intimo e in un certo senso dolce che rimarca la già menzionata vicinanza dell’autore alla famiglia Craxi e che, allo stesso tempo, ci racconta l’uomo Craxi e non il politico o lo statista.
Ed è proprio in questo tipo di aneddoti che la biografia acquisisce il proprio valore, unico e inestimabile, poiché ci fornisce un racconto umano, ci racconta le sensazioni e le emozioni di Craxi attraverso la sua vita quotidiana.
In queste pagine non troviamo molto spazio per i grandi momenti politici, troviamo invece l’armonia familiare di un Craxi che si risveglia da una pennichella pomeridiana in una giornata di riposo, di una passeggiata domenicale, di una cena in famiglia, di una colazione veloce, ancora in vestaglia e pigiama.
Troviamo l’intimità e la normalità di uno dei grandi e controversi protagonisti della recente storia italiana.
Se da un lato capitoli come quello sulla famiglia Craxi sono in grado di strappare un sorriso al lettore che immagina il grande statista sporcarsi la camicia con del caffè durante la colazione, altri, come il capitolo dedicato alla parentesi tangentopoli, proiettano l’uomo nel contesto politico dell’Italia dei primi anni novanta, un Italia attraversata da scandali e inchieste giudiziarie che, nella narrazione dell’autore, Craxi visse con grande preoccupazione e solitudine.
Questi capitoli sono a mio avviso i più problematici, proprio per effetto della vicinanza dell’autore al protagonista della biografia, che in un momento storico di grande tensione e incertezza, viene raccontato in modo parziale. L’opera purtroppo, manca di distacco storico e i ricordi personali dell’autore, mettono in secondo piano le problematiche giudiziarie dello statista.
Considerazioni personali sul libro
L’opera in se è molto interessante e fornisce un racconto diverso, un immagine di Craxi che difficilmente troviamo in altre opere e in altre narrazioni. Quello di Cicconi è un racconto molto appassionato e vivido, sicuramente di parte per effetto del suo legame personale con Craxi, ma allo stesso tempo interessante.
Se si tiene a mente questo legame durante la lettura, e l’autore non mancherà di ricordarlo in tutto il corpus narrativo dell’opera, l’esperienza della lettura è sicuramente interessante e appagante.
Il libro è scritto in modo eccellente, la lettura è fluida e il lettore, grazie agli innumerevoli aneddoti è incentivato dalla curiosità ad andare avanti. In altri termini è un libro ben scritto, che si legge bene, in modo fluido, ma, bisogna stare attenti a non cadere nell’illusione.
Cicconi è un amico, quasi un figlio per Craxi, vede se stesso come parte della famiglia Craxi e la stessa famiglia Craxi lo vede e tratta come parte della famiglia e questo conduce al problema dell’imparzialità, che manca in modo assoluto nel libro.
La narrazione non è imparziale e non vuole esserlo, ma questo, per assurdo, non è un problema, non lo è perché l’autore è perfettamente consapevole del suo essere di parte e non lo nasconde ma al contrario lo ribadisce più e più volte nell’opera.
Come scritto da Bobo Craxi nella prima prefazione al libro, “Bettino Craxi, i suoi ultimi vent’anni” è un lungo omaggio affettuoso alla figura di Craxi, ed è esattamente così che deve essere trattato il libro. Come un racconto familiare, come un ricordo dell’uomo al di la della politica e delle vicende giudiziarie e, anche in quei più momenti cupi, l’autore rimane vincolato e fedele all’uomo, all’amico, senza alcuna pretesa di voler fornire una narrazione oggettiva e superpartes.
Se devo esprimere un giudizio complessivo sul libro, direi che alcuni capitoli sono più validi di altri e avrei preferito un libro con qualche capitolo in meno.
Non me ne voglia Cicconi, ma se avesse omesso i capitoli su Tangentopoli, sul primo governo socialista dell’Italia repubblicana e i capitoli sulle vicissitudini giudiziarie, lo avrei apprezzato molto di più.
A tal proposito, consiglio particolarmente la lettura dei capitoli sulla Famiglia Craxi e il capitolo intitolato “padri e figli” e sconsiglio il capitolo “Le Regole ci sono, ma gli arbitri sono di parte”.
Quest’ultimo è forse il capitolo nero del libro, un capitolo a mio avviso totalmente sbagliato, e per certi versi fuori luogo, che non dovrebbe essere presente nel libro, perché racconta un Craxi vittima, puntando il dito, proponendo giudizi, quasi puntando il dito contro la magistratura per aver svelato i misfatti dell’ex presidente del consiglio.
Un capitolo in altri termini vittimista e fazioso, di carattere politico, oltre che polemico, che, a mio avviso stona con i temi e i toni, del resto dell’opera.
Conclusioni
Bettino Craxi, i suoi ultimi vent’anni, è un libro da prendere con le pinze, per una buona lettura dell’opera, il lettore deve essere costantemente attento, per distinguere fatti e considerazioni personali. L’autore non manca di sottolineare la propria vicinanza a Craxi, e, se questa vicinanza nella maggior parte del libro, quando si parla dell’uomo Craxi rappresenta un valore aggiunto, in altre parti del libro, quando si parla del politico e dello statista Craxi, soprattutto in rapporto alle vicende giudiziarie dell’ex primo ministro, rappresentano un forte elemento di criticità che porta l’autore a commentare e raccontare da un punto di vista molto personale, alcuni eventi e avvenimenti storici che invece andrebbero affrontati con un forte distacco emotivo che nell’intera opera manca totalmente.
Ucraina: Via al ritiro delle truppe russe dal Confine. Per Mosca il Ritiro era pianificato da tempo.
Mosca ritira le truppe dal confine ucraino, continuando a parlare di isteria occidentale
Per la Russia sono finite le esercitazioni, non c’è alcun merito dell’occidente nel ritiro delle truppe dal confine con l’Ucraina e continua la retorica dell'”isteria occidentale”.
Ora, la domanda da porsi è, in cosa si stavano “esercitando” accerchiando l’Ucraina?
La risposta più ovvia a questa domanda, che non vedrà mai un ammissione da parte della Russia è che, si stavano esercitando all’invasione dell’Ucraina.
Probabilmente l’intento russo era quello di mettere pressione al paese confidando sul menefreghismo europeo e americano, facendo leva sul proprio Gas Naturale da cui l’Europa è dipendente.
Questa leva però, non ha funzionato, questa volta, grazie all’attivazione di canali alternativi che avrebbero portato Gas in Europa da altre parti del mondo.
Le esercitazioni, che nelle mire del Cremlino, servivano a sondare il terreno in vista di un occupazione su larga scala dell’Ucraina, hanno dato l’esito inverso, ed hanno portato alla Russia un messaggio chiaro, forte e deciso, la Russia, non può invadere ulteriormente e impunemente uno stato sovrano (di cui comunque controlla ancora un importante regione, la Crimea).
Ufficialmente la Russia sta ritirando le proprie truppe, ma, le sta ritirando davvero? Secondo la NATO non è proprio così, ma di questo parleremo più avanti nel post.
Ora però si apre un nuovo scenario.
In Ucraina c’è una forte presenza di militari occidentali, che, ufficialmente sono lì in difesa della sovranità dell’Ucraina su richiesta della stessa Ucraina, ma, allo stesso modo, per le correnti filorusse del paese, possono apparire ed essere raccontate come forze di occupazione.
In altri termini, possiamo aspettarci che, nei prossimi mesi, se i militari occidentali rimarranno nel paese, la Russia, inizierà a raccontare questa versione, probabilmente coadiuvata dalle varie forze filorusse di tutta l’Europa orientale, e delle varie leadership sovraniste (molto vivine a Putin).
La domanda che quindi dobbiamo porci a questo punto è, quanto gli USA rimarranno in Ucraina? e, se l’Ucraina chiederà agli USA di lasciare il paese, lo faranno senza obiettare? o la paura di un invasione russa dell’Ucraina restituirà, agli occhi di molti, l’immagine di un avvenuta invasione americana dell’Ucraina?
Quasi certamente, nei prossimi mesi, sentiremo parlare di imperialismo americano a danno della sovranità Ucraina, da parte di un paese, la Russia, che, fino a ieri, ammassava soldati, e mezzi ai confini dell’Ucraina.
Tornando alla NATO di cui sopra.
La NATO, come anticipato, non è certa dell’effettivo ritiro, o del fatto che il ritiro fosse programmato, e, l’esempio storico della recente crisi in Crimea, in seguito occupata dalla Russia, parla da solo.
Già all’epoca la Russia iniziò delle esercitazioni al confine, per poi ottenere un referendum, privo di alcun valore, in cui la minoranza Russa della regione, richiedeva l’indipendenza della Crimea dall’ucraina e l’annessione alla Russia.
Contestualmente al referendum, ricordiamo, fecero ingresso in Crimea, numerosi uomini armati e mezzi, senza bandiera, che, ufficialmente non erano legati in alcun modo alle forze armate Russe, anche se poi, finita la crisi e ottenuta l’annessione, sulle uniformi di quegli uomini sono magicamente apparse bandiere russe.
Molto probabilmente la Russia intende ripetere la stessa strategia, con una differenza sostanziale rispetto al 2014. All’epoca l’Ucraina venne abbandonata dal resto del mondo, con l’Europa che guardava dall’altra parte e gli USA che guardavano da lontano. Oggi invece, nel paese, c’è una massiccia presenza occidentale e la possibilità che il paese entri a far parte della NATO.
Ucraina nella NATO
Il possibile ingresso dell’Ucraina nella NATO è, senza troppi giri di parole, il fattore scatenante di questa crisi, la Russia, per sua stessa ammissione, non vede di buon occhio l’espansione della NATO ad oriente, e non gradisce un paese NATO ai propri confini, soprattutto se quel paese garantisce alla NATO un accesso secondario al Mar Nero, il cui ingresso è controllato da un altro paese membro dell’alleanza atlantica, la Turchia.
Se dovesse concretizzarsi l’adesione dell’Ucraina al patto atlantico, il potere di negoziazione della Turchia verrebbe meno, e, quel paese strategicamente significativo, che per la propria posizione gode di imponenti scudi diplomatici che gli garantiscono impunità ai propri crimini, si ritroverebbe costretto a dover ammorbidire le proprie posizioni.
Allo stesso tempo però, la Turchia, rappresenta una risorsa fondamentale per l’Europa, sia per quanto riguarda il controllo dei flussi migratori, poiché il paese trattiene gran parte dei migranti della rotta balcanica, sia perché il paese anatolico ospita uno dei principali oleodotti e gasdotti che trasportano gas e petrolio in europa.
La Turchia gioca quindi un ruolo chiave per l’Europa, nel frenare le pressioni Russe, permettendo in parte all’Europa di non piegarsi ai ricatti energetici di Putin, ma questo ha un prezzo, e il prezzo è che ora, la Turchia, se da un lato perde una piccola parte della propria centralità nel controll o del Mar Nero, dall’altra acquisisce centralità e importanza sul piano energetico, diventando potenzialmente uno dei principali interlocutori dell’Europa, per quanto riguarda l’afflusso di idrocarburi e gas naturale.