La Piaga Danzante Del 1518

E’ metà luglio del 1518 nella città di Strasburgo, sembra un altro normalissimo giorno nelle terre del sacro romano impero quando una donna, chiamata Frau Troffea, entra in città ballando senza controllo. Passano un paio di giorni e la donna continua a danzare, nel frattempo sembra che (circa) altre 100 persone siano state prese da questa voglia incontrollabile di danzare. Il comune assolda musicisti per dare loro il ritmo, e ballerini professionisti per mantenerli in piedi. Dopo qualche giorno le persone dal cuore debole iniziano a morire.

Siamo a fine agosto del 1518 e la piaga ha colpito 400 persone. Il comune ha fatto caricare tutti su un vagone e gli ha portati ad un santuario per essere curati. La piaga sembra svanire solo agli inizi di settembre.

Non è la prima volta che una cosa simile capita in Europa. Si sono verificati fino a 10 casi di piaghe danzanti che hanno colpito alcune città del Belgio, del nord est francese e del Lussemburgo. Quello del 1518 è semplicemente la meglio documentata, con una più ricca varietà tra le risorse. Ma se non era di sicuro la prima volta ,fu certamente l’ultima ad accadere in europa.

  • Secondo molti a causare la “Piaga danzante” fu l’ingerimento di ergot, un fungo molto velenoso che causa allucinazioni e spasmi. Alcuni studiosi ritengono che questo fungo venisse usato dai greci durante i misteri eleusini (festività in onore di Demetra) per fare un pane noto come “Kikeon”. Ma, tornando a noi, la possibilità che il fungo potesse essere il “movente” (scusate ma non riuscivo a trattenermi) è improbabile visto che oltre a causare allucinazioni e spasmi, il fungo porta anche a difficoltà nel sistema circolatorio, il che renderebbe difficile la possibilità di movimenti sensati come in una danza.

 

  • Altri invece azzardano l’idea che i danzatori facessero parte di un gruppo eretico, ma anche questa tesi ha dei difetti, infatti i contemporanei erano certi che i ballerini fossero costretti contro il loro volere a muoversi, infatti nei pochi momenti in cui riuscivano a rallentare essi supplicavano aiuto.
    La tesi più plausibile è l’isteria di massa, vedete, nel 1518 i poveri di Strasburgo stavano vivendo una carestia, un’esplosione di malattie ed un allontanamento spirituale su un livello mai visto prima.

 

  • Secondo John Waller autore del libro “A Time to Dance, a Time to Die: The Extraordinary Story of the Dancing Plague of 1518” la spiegazione è lo stato di trance in quanto senza di esso non sarebbero stati in grado di ballare per così tanto tempo. Se poi si considera che lo stress e la fede nella possessione spirituale possono causare lo stato di trance allora la tesi si avvalora di più. Come detto prima, la città soffriva di malattie e di carestia. Sappiamo soprattutto di un santo chiamato St. Vito che aveva il potere di controllare le menti delle persone e costringerle a ballare (la malattia in italia è proprio conosciuta con nome di Ballo di San Vito). Una volta che questa gente inizio a sentire di San Vito cominciarono anche ad essere più vulnerabili allo stato di psicofisco prima descritto. Quindi la malattia viene scatenata solo da disperazione e anche da pia paura. Questa teoria motiva anche la svanimento della piaga, infatti sembra essersi dissolta perché la fede protestante iniziò a prendere il controllo di città come Strasburgo che cacciarono il culto dei santi, dal quale la piaga dipendeva.

Essendo io di origine marocchino, sono cresciuto ascoltando le leggende sul popolo Gnawa. Temuto dai marocchini per via dello loro capacità mistica, che sarebbe in grado tramite la musica dei pripri sintir possano entrare e mandare in trance la gente che li ascolta. Personalmente per quanto io sia ateo tendo comunque a star il più lontano possibile dalla musica degli ex-schiavi subsahariani ma potete tranquillamente vedere gli effetti su diversi video presenti su Youtube.

Bibliografia

John Waller, A Time to Dance, a Time to Die: The Extraordinary Story of the Dancing Plague of 1518 Hardcover, 2008

Elogio a : Murubutu | Una voce attraverso storia, filosofia ed emozioni

L’hip hop non è un argomento che tratteremmo normalmente su questo sito ma faremo volentiere una eccezione per uno degli artisti più promettente della scena italiana, ed è particolare anche il musicista che merita questo articolo. Professore di storia e filosofia al Liceo Matilde di Canossa a Reggio Emilia, classe 1975, rapper e fondatore del collettivo La Kattiveria. Alessio Mariani a.k.a. Murubutu.

La sua capacità nello storytelling (il racconto di una storia attraverso una base hip hop) è straordinaria, le storie raccontate sono travolgenti ed è incredibile come tramite le rime Murubutu riesca a farti partecipe delle avventure dei personaggi. Basta premere play per sentirti vicino ad Angelo mentre abbandona il suo corpo e diventa il vento al punto che riesci a sentire la brezza sulla tua pelle , o il senso di malinconia che colpisce il Paolo che realizzerà il desiderio che un po’ tutti noi abbiamo avuto prima o poi, ovvero quello di abbandonare tutto e partire senza meta ma è ancora più assurdo come riesca a catturare anche il sentimento opposto ovvero la paura e il dubbio di lasciare la propria casa tramite la triste vicenda di Claudio sull’Isola Verde che lo ha cresciuto.

Queste vicende catturano sentimenti che poi artisti sono riusciti a trasmettere ma la sua abilità poetica non si limita a questo in quanto Murubutu non si ferma a raccontare storie d’amore senza renderle banali e non si fa problemi a dare un volto umano ai personaggi i quali sono vittime fragili del mondo che li circonda come ci viene ricordato duramente tra le note di I Marinai Tornano Tardi nel quale una donna continua ad attendere il proprio amore nonostante siano già passati 10 anni dalla sua morte in mare, le vicende felici si costruiscono attraverso frammenti tristi che impediscono alla storia di diventare un banalissimo “e vissero felici e contenti” come l’internamento a Buchenwald del partigiano Dino il quale una volta tornato dalla sua amata vivrà insieme a lei nonstante il trauma subito ed insieme vedranno l’italia rinascenere nel Comitatà della Liberazione Nazionale.

Si nota la sua passione per l’istruzione sopratutto nei brani dedicati alla filosofia e alla storia, una nota particolare va fatta per Diogene di Sinope e La Scuola Cinica dove il rapper emiliano si scatena in una sfilza di rime impossibili da eseguire e presenta a sua volta i pensieri e le storie di alcuni dei migliori filosofi ricercatori dell’eudemonismo. Nulla a che vedere con la sua performance dedicata alla scomparsa inspiegata dei soldati di Cambise nel quale si può percepire sin dalle prime rime la lunga marcia dei legionari che svanirono nel nulla durante il loro percorso verso le valli del Nilo.

Mi permetto di prendere un altro paragrafo per esaltare quest’ultima canzone perché secondo me è davvero la sua magnum opus. Il brano racconta la folle ma leggendaria marcia dei 59’000 uomini dell’esercito persiano attraverso il deserto verso la città di Siwa. Il ritmo incalzante risuona come tamburi da guerra che guidano la il passo dei legionari e dei mercenari mentre vengono interrotti dal sibilare del rapper come le brezze del vento che alzano la sabbia rovente e l’uso della “s” non fa altro che rafforzare la calura ardente che colpisce gli uomini strozzati nell’oceano di sabbia senza la possibilità di andare ne avanti ne indietro. I brevi intervalli nei quali il rapper racconta la mistica vicenda danno i dettagli di quella assurda spedizione e basta chiudere gli occhi per vedere gli animali scalciare e liberarsi mentre la sabbia si fa strada nel corpo dei poveri soldati e la disperazione prende il controllo in quello che era il più grande esercito dell’antichità che aveva messo in ginocchio tutti gli altri. E nella spaventosa bufera di sabbia tutti scomparirono nel nulla.

Nel silenzio, che ti incanta, una voce canta stanca

Segue il senso, della sabbia, giunse lento e scaldò l’aria

No, non lo videro

No, non lo udirono

Lui li raggiunse in un soffio ogni corpo svanì

BARBANERA | Il volto della male

 

L’età dell’oro della pirateria fu una epoca straordinariamente interessante, ricca di personaggi fuori dal comune come il pirata gentiluomo Stede Bonnet, gli sposi Anne Bonnet e Calico Jack o il miglior amico della morte aka Bartholomew Roberts. Ma quando si parla di pirati il nome che esce più naturale è la furia dei mari, Barbanera. Sappiamo tutti quanto era brutale e feroce nei suoi arrembaggi ma cosa è che lo distingueva dagli altri pirati ? Cosa gli permetteva di far arrendere i suoi nemici semplicemente mostrandosi ? Bhè… la sua faccia.

Certo, grazie alle centinaia di trasposizioni cinematografiche e non, ci siamo abituati a vedere Barbanera come una furia con la sciabola sguainata mentre si fa strada sul ponte nemico sferrando fendenti e lacerando carni. Il che non è tanto lontano dalla realtà ma neanche tutto vero, la vita da pirata includeva sempre il combattere ma Barbanera era anche uno stratega.

La Queen’s Anne Revenge (la sua nave) avvistava nemici a km di distanza e si approcciava con una implacabile furia e mentre i capitani del povero mercantile osservavano sul ponte nemico, quello che vedevano era: un uomo alto con una lunga barba nera, con un cappello dal quale penzolavano delle micce che sputavano fumo a palate e scintille come se quello non fosse un essere umano ma un demonio riuscito a risalire i cerchi dell’inferno.

Questa intimidazione mista alla sua capacità di attore riusciva in molti casi a portare ad una resa avversaria nella quale nessun marinaio veniva ferito (nei tra i pirati ne tra i commercianti) e riempiva il suo forziere. Grazie alla sua pianificazione avanzata e alle voci che giravano sul suo conto, la sua fama si estendeva senza controllo con voci infondate che rafforzavano la sua immagine di creatura sovrannaturale.

In realtà Barbanera non era poi così mostruoso, era noto per gli attacchi alle navi negriere e per la quantità di schiavi liberati i quali si univano alla sua ciurma in segno di riconoscimento aumentando le braccia armate a sua disposizione. Ancora più interessante è il fatto che storicamente parlando e con dati alla mano non si ha nessun vero omicidio a suo nome in quanto le navi che sostenevano di essere derubate da parte sua arrivavano si vuote ma con la ciurma intatta.

Questo mito dei mari si spegnerà nella battaglia di Ocracoke Island dove dopo aver mostrato al governatore Maynard quanto fosse veritiera la voce che lo rappresentava come una bestia furibonda perse la vita e la sua testa fu attaccata sulla polena del vessillo governatore.

La morte del corpo però ha permesso la rinascita del mito con i vari avvistamenti delle inspiegabili luci nel mare che verranno chiamate “Luci di Tatch” (dal cognome del pirata), e in assoluto la più macabra che vuole il suo fantasma navigare ancora oggi i mari alla ricerca della sua testa in modo da farsi riconoscera dal suo miglior amico, il diavolo.

Fonte: https://digital.lib.ecu.edu/17001

Cranium 17 – Il primo omicidio della storia

 

Nel nord della Spagna durante una ricerca del 1984, degli archeologi hanno scoperto all’interno di una cava ciò che rimane del teschio di un uomo morto 430’000 anni fa. Il povero cavernicolo, che viene soprannominato Cranium 17, sembra essere stato ucciso intenzionalmente e questo porterebbe a considerarlo il primo caso di omicidio della storia umana.

Gli studiosi rimisero assieme i 52 pezzettini sparsi nella caverna che si trova in fondo ad un pozzo nelle montangne Atapuerca, assieme ai resti di altri 28 uomini di Neanderthal provenienti dal pleistocene, un periodo che va dai 781’000 a 126’000 anni fa.

Cranium 17 ha due fori sulla fronte appena sopra l’occhio sinistro e a prima vista i ricercatori pensarono che i danni fossero stati causati da un trauma qualsiasi data la natura estrema della vita quotidiana di quei tempi, ma per essere più sicuri passarono il teschio all’interno di una analisi al computer scannerizzandolo e passando al modello in 3D in modo da scoprire la traettoria dei colpi, l’angolo della frattura e i dettagli intorno ai fori in modo da capire se si fossero cicatrizza e quindi capire se Cranium 17 fosse sopravvissuto al trauma.

Il cavernicolo non aveva segni di cicatrizzazione e non mostrava danni post mortem quindi è quasi certo -si tratta pur sempre di cose accadute 450’000 anni fa- che fosse morte per via delle ferite. Ma perchè queste ferite non possono essere state causate da un incidente ?

Secondo gli autori gli incidenti si verificano più ai lati del corpo che verso la fronte o comunque verso il volto il quale riceve la maggior parte degli attacchi intenzionali.

Del suo assassino si presume che sia destro, curiosamente molti dei resti nel sito sono di persone destre, i colpi sono stati inflitti con lo stesso strumento ma da angolazioni diverse e il fatto che siano stati causati nella stessa direzione mostrano una chiara volontà omicida.

Se quello che successe a Cranium 17 si dimostrasse vero, questo sarebbe il più antico omicidio della storia dell’umanità a dimostrazione chiara della natura violenta dell’uomo sin dalle sue origini e fino ad oggi. Possiamo solamente immaginare quali furono le cause che portarono alla morte di Cranium 17, ma anche questo è parte del lavoro di uno storico o di un appassionato di storia. Potrebbe essersi trattato di un omicidio senza alcuna motivazione, una cerimonia, una esecuzione pubblica o chi lo sa, forse è il primo omicidio passionale ?

Fonte

http://journals.plos.org/plosone/article?id=10.1371/journal.pone.0126589

 

DARK DISNEY || Massacri, stupri, razzismo e torture nelle più famose fiabe per bambini

Disney è ormai parte dell’infanzia della stragrande maggioranza della popolazione occidentale, grazie ai suoi personaggi e alle sue canzoni abbiamo vissuto la magia dell’animazione. Walt Disney ha sempre preso ispirazione da leggende e folklore di diverse nazioni per scrivere i suoi film, ma ha preferito omettere o modificare alcuni passaggi.

Come mai  ? beh … 

  1. Biancaneve

Il primo lungometraggio di casa Disney è ispirato al racconto dei fratelli Grimm e varia nei seguenti punti:

  •  La Regina Cattiva nella fiaba originale chiede al cacciatore di riportarle il cuore e l’intestino di Biancaneve in modo da poterli mangiare
  •  Il Principe invece di risvegliare la bella Biancaneve con un bacio del vero amore cerca di rubare la bara e portarla via ma durante lo spostamento il cofano cade e con lui anche la bella ragazza che finisce con lo sputare fuori il pezzo di mela avvelenato.
  •  Biancaneve inviterà la Regina al suo matrimonio con il principe ma solo per farla ballare con delle scarpe roventi fino alla morte.

Orribile si ma questo non è nulla in confronto a quello che è Cenerentola.

  1. Cenerentola

I fratelli Grimm devono aver avuto di sicuro una passione per il “gore” o lo splatter perché certe cose sono assolutamente rivoltanti per noi come lo erano secoli fa.

  •  Quando il ciambellano di corte gira per il regno provando la scarpetta, una delle sorellastre verrà spinta dalla matrigna a tagliarsi l’alluce e parte del tallone, cosa che convincerà il principe finché non gli verrà detta la verità da un paio di colombe.
  •  Al matrimonio di Cenerentola invece quelle stesse colombe staccheranno le orbite alle sorellastre.

Yup. Disgustoso. Però siamo ancora agli inizi.

  1. La Bella Addormentata

Okay, nella versione dei fratelli Grimm è una storia normale ma in quella di Giambattista Basile invece le cose prendono una altra piega.

  •  Il principe Filippo trova Aurora addormentata ma invece che svegliarla con il bacio del vero amore decide di avere un rapporto sessuale nel quale la bacia.
  •  Mentre la principessa è addormentata partorisce 2 gemelli e si sveglia solo quando uno dei due succhia via la spina dal suo dito.

Come al solito “Italians do it better”.

  1. Pinocchio

C’è qualcosa che non va con noi italiani, Collodi infatti sembra si sia fatto scappare un po’ troppo la mano nel cercare di avvertire i bambini dei pericoli della disobbedienza.

  •  Appena Geppetto insegna a Pinocchio come camminare, quest’ultimo scappa in città e incontra un carabinieri il quale pensa che Geppetto sia stato violento con il bambino e lo imprigiona per un giorno.
  •  Pinocchio torna a casa del falegname dove viene rimporverato dal Grillo al quale lancia un martello uccidendolo.
  •  Nel finale della storia Pinocchio incontra Lucignolo in versione asino e invece che aiutarlo lo lascia morire nelle mani del contadino

Collodi non sopportava la disobbedienza.

  1. La Sirenetta

Hans Endersen si è fatto prendere un po’ la mano dall’esoterismo.

  • A quanto pare le sirenette non ottengono una vita dopo la morte e quindi Ariel chiede le gambe ad Ursula non solo per poter guadagnare l’amore del principe ma anche nella nella speranza di raggiungere il paradiso.
  • Ogni passo che fa con le nuove gambe la fa soffrire come se camminasse su centinaia di coltelli affilati.
  • Nella fiaba originale non riesce a conquistare il principe, che lei aveva adocchiato nella speranza di baciare ed ottenere una parte della sua anima sempre nella speranza di raggiungere il paradiso.
  • La fiaba finisce con lei si butta in mare suicidandosi ma viene trasformata in una “figlia dell’aria” o da quel che ho capito una brezza marina.

Alla fine nella sua forma gassosa Ariel raggiunge comunque il regno dei cieli quindi è un finale felice no?!

  1. Il Gobbo di Notre Dame

C’è poco da aspettarsi quando l’autore dell’opera è lo stesso de “Les Miserables”, Victor Hugo.

  • Frollo impicca Esmeralda.
  • Quasimodo ammazza Frollo.
  • Il gobbo disperato piange sulla carcassa della zingara e muore di fame.

Siamo alla sesta fiaba e fino a qui il miglior finale riguarda un pesce suicida. Si può solo migliorare no?

7. Red e Toby nemiciamici

  • Toby nel libro ha due 2 compagne e un paio di cuccioli che vengono ammazzati tutti dal cacciatore.
  • Amos nel tentativo di uccidere la volpe dissemina nel bosco diverse trappole ma finisce con l’uccidere animali domestici e pure un bambino.
  • Amos è un alcolizzato.
  • Nel finale la volpe muore esausta nel tentativo di fuggire dall’ex amico, mentre il fedele cane da caccia viene ucciso dal proprio padrone perché nel rifugio per anziani nel quale doveva andare non era permesso l’ingresso agli animali.
  1. Alice nel Paese delle Meraviglie

La fiaba non ha granché di grottesco o spaventoso ma Lewis Caroll era quasi sicuramente un pedofilo e aveva chiesto di avere in matrimonio la piccola Alice Liddell (è esistita per davvero) dai signori Liddell, la bambina a quei tempi aveva 11 anni e sono stati ritrovati diversi disegni fatti dall’autore che rappresentavano bambini nudi. Vorrei ricordarvi che si tratta dell’Era Vittoriana, una epoca in cui i bambini si ritrovavano a fare 12 ore di lavoro e nessuno alzava un dito.

  1. Aladino
  • Il ladruncolo di Agrabah si porta via decine di tesori dalla caverna delle meraviglie e le vende ad un mercante che nella fiaba viene definito “un ebreo più avido e ingannatore di tutti gli altri ebrei”.
  • Aladino rapisce la principessa e il principe a cui era data in sposa tutte le notti e congela quest’ultimo per impedire che si consumi la notte di nozze per poi rimandarli al loro posto il mattino dopo.
  • Jasmine non consente mai nella storia a sposare ne lui ne l’altro principe.

Antisemitismo a parte è una delle storie più belle che abbia letto e ne consiglio la lettura.

  1. Pocahontas

Qui però non si tratta di una opera di finzione ma della vera storia di una donna realmente esistita.

  • John Smith si ferisce e torna in Inghilterra ma i coloni raccontano agli indigeni che è morto in un attacco pirata.
  • Non si ha alcun dato che possa confermare che Pocahontas fosse consenziente al matrimonio con John Rolfe.
  • Una volta portata in inghilterra verrà esibita agli inglesi come simbolo della “Virginia selvaggia ma domata”.

Triste ma vero.

  1. Rapunzel

Si torna ai fratelli Grimm!

  • In una delle versioni minori, Dama Gothel ricopre d’unguento i capelli di Rapunzel e in questo modo fa cadere il principe a terra ammazzandolo e lasciando la principessa intrappolata lì per sempre.
  • In quella originale invece il principe cade su delle spine e diventa cieco mentre la principessa viene cacciata nei boschi, mesi dopo si ritroveranno e le sue lacrime gli ridaranno la vista.
  1. Mulan

Qui la storia rimane sempre la stessa per gran parte ma come al solito è il finale ad avere la svolta dark.

  • Mulan torna a casa per scoprire che tutta la sua famiglia è morta, non le resta che diventare una concubina ma rifiutata questa opzione preferisce suicidarsi con onore.

E qua finisce il nostro viaggio nell’orrore della letteratura. Ho saltato volontariamente alcune storie le quali, pur contenendo qualche elemento dark non le ho considerate abbastanza interessanti.

 

BLACK HISTORY || Quattro secoli di storia, schiavitù, razzismo e lotte per i diritti civili

La storia degli afroamericani è un percorso travagliato e sofferto, marchiato da schiavitù, segregazione e odio razziale, al punto che 400 anni dopo ancora non sono completamente scomparse le cellule del KKK. Ma nonostante tutto questo nel 2008 il sogno del Dottor Martin Luther King Jr si è realizzato, almeno in parte quando è stato eletto il primo presidente di colore della storia. Barack Obama.

Il nostro viaggio comincia intorno al 1500, nelle cuore dell’Africa sub sahariana, attraverso il fumo della guerra cadono centinaia di soldati per via delle dispute territoriali dei re i quali facevano schiavi i prigionieri di guerra, per poi venderli agli europei i quali non si facevano problemi anche a catturare cittadini liberi. Questo portò alla spaventosa tratta degli schiavi che verrà ricordata come “Maafa” nella lingua swahili, ovvero “Disastro” dove il 15% della merce moriva per disidratazione (bevevano solo mezzo litro d’acqua al giorno) o per le condizioni bestiali a cui erano ridotti.

Vista la natura debole degli indios del nuovo mondo davanti alle malattie portate dai colonialisti e dai loro fisici poco inclini al lavoro forzato, i neri si rivelarono la soluzione ideale per le piantagioni. La costa est di ciò che era ancora proprietà della corona britannica pullulavano già di neri, sopratutto nello stato dell Virgina. La merce veniva venduta in aste con prezzi che ora considereremmo ridicoli, come 100 £ (Circa 115 €), che andrebbero riconsiderati vista la qualità della vita di allora. Gli schiavi venivano esaminati dai clienti per controllare la presenza di malattie e lo stato di salute in una sorta di asta dopodiché si passava a firmare il contratto. In tutto questo i neri non capivano realmente quello che stava succedendo vista la differenza linguistica tra loro e i colonialisti.

Alcuni miti da sfatare  su quest’epoca vanno a favore degli schiavisti, ad esempio : non tutti i cittadini del sud possedevano schiavi e quelli che ne possedevano ne avevano un massimo di 5, un numero ridotto di schiavisti si contava anche tra gli indigeni nord americani, il cotone prodotto al sud serviva a soddisfare la richiesta del nord (molto più industrializzato) per fabbricare vestiti che a loro volta sarebbero tornati al sud per coprire quegli schiavi che lo hanno raccolto e la maggior parte degli schiavi rapiti erano uomini.

Il primo caso di schiavo viene registrato nel 1655, un uomo di nome Anthony Johnson (Uomo si colore, di origine angolana ed ex schiavo egli stesso) vince una causa che costringe un certo John Casor a servire legalmente per sempre il proprio padrone. Ironico come entrambi gli individui nella vicenda fossero neri.

Gran parte degli schiavi veniva spediti a lavorare nelle piantagioni di tabacco, zucchero e cotone mentre alcune donne venivano spedite nei bordelli (una prostituta su tre nel far west era una schiava) altri ancora ottenevano ruoli nella cura della casa o come compagni dei propri padroni mentre ad alcuni spettava il ruolo di sovrintendenti delle piantagioni e avevano anche il potere di picchiare altri schiavi se lo ritenevano necessario. Queste condizioni brutali servivano a “deumanizzare” e a far sentire i colonialisti più al sicuro e in pace con la loro coscienza.

Nonostante le atroci sofferenze, la popolazione oppressa si ribellerà più di una volta con estrema rabbia e con ferocia incontrollata. La sommossa più importante fu quella guidata da Nat Turner. Turner era uno predicatore religioso ed uno dei pochi neri a saper leggere (illegale a quei tempi), guidato dalla rabbia passò casa per casa ammazzando tutti i bianchi (donne e bambini compresi) e liberando gli schiavi fino a raggiungere un totale 70 neri liberati e 60 persone uccise, finché la ribellione non fu fermata dalla milizia. Dopo la sua ribellione le condizioni di vita degli schiavi divennero ancora peggiori, per questo molti schiavi non si ribellarono ma combatterono l’oppressione in un altro modo, ovvero rifiutando la disumanizzazione e formando famiglie. Piccoli nuclei famigliari in cui sentirsi al sicuro e fieri, ma anche quelle venivano divise con la vendita dei bambini o dei genitori ad altre piantagioni.

In questa epoca di schiavitù che durerà dal 1641 con la prima legge che permette la proprietà sui neri a Boston fino al 1865 con la dichiarazione di emancipazione post guerra civile. Vivranno personaggi memorabili da entrambe le parti, per citarne alcuni:

Robert E. Lee : Una delle figure chiave della guerra civile americana. Artista della guerra senza precedente e indubbiamente il miglior generale che gli stati confederati abbiano mai visto. La sua figura è diventata leggendaria nel sud degli States ed è apprezzata universalmente da tutti i cittadini i quali dedicano alla memoria del Generale: strade, scuole, statue, canzoni, monumenti ecc.

 

Frederick Douglass : Senza dubbio una delle persone più importanti della storia afroamericana. Dotato di una forza di volontà disarmante, imparò a ridere quasi completamente da solo e fuggì dalla sua condizione di schiavo raggiungendo il nord dove grazie alla sua parlantina convinse ancora di più gli abolizionisti. Il Leone di Anacostia (suo soprannome) riuscì addirittura a candidarsi come vicepresidente e a discutere con Lincoln.

 

Thomas Jefferson : Scienziato, architetto, inventore e terzo presidente degli USA. Illuminista convinto e pensatore brillante, scrisse di suo pugno la dichiarazione d’indipendenza americana guadagnandosi il suo posto tra i padri fondatori e il suo volto scolpito sul monte Rushmore assieme a Roosvelt, Washington e Lincoln. Nonostante questo, continuò a sostenere senza la superiorità dell’uomo caucasico sul “negro” e lotto contro ogni legge abolizionista.

 

Solom Northup : Nato uomo libero, venne ingannato e rapito per essere venduto come schiavo al sud dopo essere picchiato e umiliato fino a rompere la sua volontà, in realtà la sopì mantenendo la sua volontà e il suo spirito di uomo civile finché nel gennaio del 1853 dopo 13 anni come schiavo venne liberato dopo aver mandato di nascosto lettere a sua moglie nel nord. Denunciò i rapitori ma visto che le testimonianze dei neri non contavano se messe contro uomini bianchi quindi rimase senza giustizia.

Gli Stati Uniti erano divisi a causa della questione schiavitù, la tensione raggiunse il picco con la nascita degli Stati Confederati d’America il 1861 dichiararono la secessione dall’Unione e diedero così alla Guerra Civile America. Il conflitto si rivelerà essere il più sanguinoso della storia americana, portando alla morte di 620’000 persone, un numero irraggiungibile neanche unendo i morti sui fronti della prima, seconda guerra mondiale e del Vietnam. La superiorità militare e logistica dell’Unione avrà la meglio e con il passaggio del “tredicesimo emendamento” da parte di Lincoln la schiavitù fu finalmente abolita, ma il sentiero per l’uguaglianza era ancora lunga.

Nel post-guerra la situazione al sud era catastrofica. La povertà era dilagante, la popolazione era demotivata e le città erano ridotte a rovine. In questo macello assurdo gli schiavi appena liberati erano finalmente persone libere ma prive di qualsiasi sostentamento lavorativo, nessuno avrebbe voluto assumere un uomo di colore e trattarlo come un essere umano, e vivevano nel costante terrore del KKK, un neonato movimento dedicato al terrorismo degli ex schiavi. Una pratica diffusa in quell’epoca era il linciaggio pubblico, usando una scusa qualsiasi la popolazione portava la pena di morte ad ogni cittadino afroamericano per poi picchiarlo e impiccarlo, facendosi a volte pure fotografare con il cadavere. Queste immagini raccapriccianti ispireranno Billie Holiday a scrivere “Strange Fruit“, una canzone estremamente controversa che parla di questi strani frutti che penzolano nella brezza del sud.

Come detto prima la strada per l’uguaglianza era ancora lontana, infatti pur essendo riconosciuti come cittadini vi era il problema della segregazione razziale che separava i bianchi dai neri in ogni spazio della vita quotidiana. Bagni, pullman, scuole, chiese. Anche nel nord la segregazione separava la società in due colori. Questo ultimo ostacolo non impedirà alla popolazione nera di ribellarsi formando diversi movimenti per i propri diritti come il NAACP (National Association for the Advancement of Colored People) nel 1909 e il SCLC (Southern Christian Leadership Conference) del dottor Martin Luther King nel 1957.

Il percorso fu bagnata più volte dal sangue, e i martiri furono anche troppi ma alla fine le marce e i boicottaggi ebbero successo con la firma dell’allora presidente Lyndon Johnson sul Voting Right Act i neri ebbero finalmente davvero accesso alle urne. Certo, l’odio rimaneva covato da certe persone, ma quello è inevitabile. Con il passare degli anni la tensione scese e l’idea di uguaglianza inizio a stabilirsi nelle teste di tutti anche grazie a grandi successi come “Indovina chi viene a cena?” che portano per la prima volta un matrimonio inter-razziale sul grande schermo, e a persone come Tommie Smith e John Carlos i quali, una volta ottenuta la medaglia di bronzo e la medaglia d’oro alle Olimpiadi alzarono il pugno (simbolo dell’orgoglio nero) sul podio.

Oggi con l’elezione di un presidente afroamericano la situazione sembra aver raggiunto una fine ma con i recenti atti di Ferguson e la controversa brutalità della polizia nei confronti della gioventù nera sembra fare un passo indietro a questa lunga marcia. Ci sarà mai eguaglianza ? Per quanto tempo “la libertà suonerà” ?

 

Bibliografia e Fonti :

  1.  Lisa A. Lindsay, Il commercio degli schiavi, Il Mulino, 2011 2.
  2. Stefano Luconi, Gli afro-americani. Quattro secoli di storia, CLUEP, 2015 
  3. W.E.B. Dubois, Sulla linea del colore. Razza e democrazia negli Stati Uniti e nel mondo, Il Mulino, 2010
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