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Il Culto di Iside a Roma

In età Romana, il culto isiaco (culto per la dea Iside) si diffuse, a più riprese, in tutte le parti dell’impero.
In Italia, il culto della divinità egizia si sviluppò prevalentemente in età imperiale, frutto del contatto diretto tra l’impero e la cultura egizia, ed ebbe una diffusione di gran lunga maggiore rispetto a quello di Dionisio (Bacco) e Cibele (culti di origine Greca, ben più noti e popolari nell’immaginario collettivo).

Iside è considerata la dea della natura, della fecondità, la madre di tutte le cose, la dea universale. Questa divinità fu identificata da numerosi popoli antichi, come spesso accadeva, con nomi diversi. In Grecia ad esempio fu identificata in Era, Demetra, Afrodite, Selene, Io.
Iside, Osiride e il figlio Horus formano la triade suprema della religione egizia (una triade che, secondo alcune letture, può essere idea originaria di quella che sarebbe poi diventata la “trinità” cristiana). Insomma, la figura mitica di Iside (e ciò con cui era identificata più che la divinità stessa) è all’origine di numerosi altri miti, misteri e riti, diffusi in gran parte dei popoli antichi e delle civiltà precristiane.

Fatta questa premessa, molto approssimativa, sulla “storia delle religioni” (se vi interessa la mitologia vi rimando alla pagina Mitologicamente Grivitt se invece amate l’egittologia vi rimando a Djed Medu – Blog di Egittologia) ciò che mi interessava approfondire, è l’impatto culturale che il culto di Iside ha avuto sulla storia Romana (e di conseguenza, su tutto ciò che ne è venuto dopo), e visto che il culto di Iside ha potuto germogliare nella Roma prima repubblicana e poi Imperiale grazie a Cleopatra, che ricordiamo essere una “devota adoratrice del culto di Iside”. Possiamo asserire senza difficoltà che qui si parlerà anche dell’impatto culturale che Cleopatra ebbe su Roma.

Dico “anche” perché in realtà già prima di Cleopatra, tra il 239 ed il 169 a.C. Claudio Ennio per primo, istituì a Roma il culto isiaco, incontrando un grande favore popolare, cosa che suscitò le ire dell’aristocrazia romana ed l’effetto negativo di mobilitare il senato contro il culto isiaco; De facto portando ad una sorta di messa al bando del culto nel 64 a.C, perseguitando eventuali adepti di tale culto. Nonostante ciò il culto di Iside continuò a diffondersi clandestinamente nell’ultima repubblica, qui arriviamo a Giulio Cesare e Marco Antonio.

Come è noto dalla tradizione romana, durante la guerra civile tra Marco Antonio e Ottaviano, per il predominio politico e militare su roma, Marco Antonio, a causa della sua unione con Cleopatra e la vicinanza ai culti orientali (che altro non significa che, Antonio era divenuto un adoratore di Iside) e la conseguente lontananza culturale dalla tradizione romana, fu abbandonato sia dal senato che dall’opinione pubblica, dall’altra parte Otttaviano, professandosi “campione della tradizione Romana” nel rispetto della legge e dei costumi tradizionali, fu legittimato, a livello pubblico e politico, a procedere contro Antonio, in quanto dal 64 a.c. il culto di Iside era “perseguitato e fuori legge”.

Per queste stesse ragioni, già prima dello scontro tra Antonio e Ottaviano, più precisamente con Cesare e Bruto, i cesaricidi furono considerati “Liberatori di Roma”, per vari motivi politici (ben noti e che qui citeremo appena) in quanto assassino di un aspirante Monarca e in quanto, con l’assassinio di Cesare si restituiva Roma alla repubblica, ma fu anche liberatore “culturale” di Roma, in quanto, uccidendo Cesare, amante di Cleopatra, vicino ai culti Orientali e quindi ad Iside.

La persecuzione del culto isiaco tuttavia non sarà permanente, e anzi, con l’avvento di imperatori come Vespasiano, diventerà non solo legittimo, ma anche ufficiale, al punto che l’imperatore stesso farà coniare, nel 71 d.C, una moneta su cui sarà riprodotta su un lato l’immagine di Iside-Sothis a cavallo del cane e circondata da sei stelle. Questa moneta sarà ripresa in età severiana, quando l’imperatore Settimio Severo fece erigere un tempio dedicato ad Iside nel cuore storico di roma, presso il Campo Marzio, sulla cui facciata era raffigurata la moneta coniata dall’imperatore Vespasiano (creando quindi anche un ponte storico e culturale tra i due imperatori, ma questo è un altro discorso).

In conclusione, per gran parte della storia di Roma, il culto di Iside fu professato nell’ombra o alla luce splendente del sole, questo destino fu comune a molti culti religiosi, compreso il cristianesimo che passò dalla persecuzione più dura, al diventare culto imperiale.

Fonti :

F.Dunand. Le cult d’Isis dans lebassin oriental de la Méditerranée.3 voll. Leiden.Brill.
F.Trotta. I culti non greci inepoca sannitica e romana.L’evo antico.Electa.

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