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Dottrina Monroe di Giacomo Gabellini. Guida alla lettura

Come anticipato sui social qualche settimana fa, l’editore Diarkos mi ha inviato, finalizzata alla produzione di una guida alla lettura, una copia del libro Dottrina Monroe, L’egemonia statunitense sull’emisfero occidentale, di Giacomo Gabellini, con postfazione di Giovanni Armillotta.

Quando ho ricevuto il libro, la prima cosa che ho notato è stata la giovanissima età di Giacomo, classe 85, e la sua attività di “ricercatore indipendente” che è una definizione sempre problematica, perché in quell’indipendenza è i rischi di una deriva poco storico analitica e più propagandistica, sono molto elevati. Il rischio principale, quando ci si imbatte in autori indipendenti (e parlo da autore indipendente) è che questi possano lasciarsi trasportare troppo da una visione soggettiva del mondo e della realtà, andando a costruire una narrazione storica molto di parte.

Mentre mi informavo sul libro e l’autore, ho notato però la postfazione di Giovanni Armillotta che collabora con l’Università di Pisa, e, da ex studente dell’ateneo toscano, che ha ancora contatti con qualche docente, ricercatore e assistenti di ricerca vari, non ci ho pensato due volte, ho fatto una serie di telefonate, ho inviato qualche messaggio, per capire di che persona parlavamo.

Mi sono arrivate risposte positive in merito al lavoro di Armillotta, e questo, per me, è stata una prima garanzia, sapere che la postfazione di questo libro è stata scritta da una persona che, senza giri di parole, sa fare il proprio lavoro di storico, mi ha permesso di affrontare più serenamente la lettura del libro di Gabellini.

Oltre la dottrina Monroe

La prima osservazione che voglio fare è che, visto il titolo, mi aspettavo che il libro avesse come topic principale la Dottrina Monroe, ma non è proprio così, la Dottrina Monroe, è un tema sicuramente centrale, e in un certo senso è il punto di partenza del libro, ma non è l’elemento centrale del libro, poiché Dottrina Monroe è in definitiva una “storia dell’imperialismo americano”.

Avete presente le preoccupazioni accennate poco sopra, a proposito di una narrazione potenzialmente distorta da posizioni e preconcetti soggettivi, che caratterizzano gli autori indipendenti? Ecco, rendendomi conto, con l’introduzione, che che il libro non parlava della Dottrina Monroe, ma di tutt’altra cosa, che si legava alla dottrina Monroe in modo indiretto, la preoccupazione aveva ricominciato a crescere.

In ogni caso, la chiave di lettura del libro, la troviamo nella primissima pagina, prima ancora dell’introduzione, c’è una pagina in cui sono riportate tre citazioni. Una di Simon Bolivar, una di Walter Lippmann ed una di Carl Schmitt. Presentate esattamente in quest’ordine, e su queste citazioni voglio ritornare più tardi, perché, in quanto chiave di lettura del libro, sono fondamentali.

Nella citazione alle pagine di Carl Smith troviamo il cardine del libro. La trasformazione della Dottrina Monroe da strategia difensiva a principio espansionistico, aggressivo e imperialista, degli Stati Uniti, prima sul continente americano e poi nel mondo globale (in parte dopo il 45 e in modo assoluto dopo il 1991).

Questo passaggio, nella prima pagina del libro, ci permette di capire, in modo abbastanza immediato, perché un libro sulla Dottrina Monroe, proclamata nel 1823, quasi due secoli fa, fa da filo conduttore per un saggio che si spinge, praticamente, fino all’altro ieri, arrivando ad affrontare anche i più recenti conflitti che hanno visto l’intervento statunitense (Iraq e Afghanistan).

Struttura del libro

Parliamo del saggio in senso stretto, della sua struttura, della sua organizzazione, del modo in cui è costruito e del linguaggio utilizzato.

Partiamo dall’indice, l’elemento a mio avviso più importante del libro, l’indice è uno strumento fondamentale per la lettura analitica e critica di un libro, e in questo saggio, purtroppo, è data pochissima importanza all’indice che si vede relegato in appendice, nell’ultima pagina, dopo le noti bibliografiche e appena prima di alcuni fogli bianchi.

Indice e capitoli

L’indice passa inosservato, e assume la forma di una mera e banale lista di punti che verranno trattati nel libro, con annesse pagine di riferimento.

In ogni caso, il libro si compone di sette capitoli, più un introduzione, una conclusione e una postfazione.

Sfogliando superficialmente il libro, è difficile, se non impossibile, individuare i vari capitoli, il cui inizio è scarsamente indicato ed è difficile capire se si tratti effettivamente di capitoli o di paragrafi.

Il mio consiglio quindi, prima di iniziare la lettura del libro, munitevi di segnalibri, recatevi nell’indice, individuate l’inizio di ogni capitolo, e marcatelo con un marker adesivo, in questo modo, sarà più facile navigare nel libro.

Restando sui capitoli, il primo capitolo intitolato “Controinsorgenza” è quello più corposo, da solo ricopre quasi un quarto del libro, tuttavia, un capitolo così massiccio, che non è al suo interno articolato in paragrafi e sezioni, è complesso da leggere.

Questo è un elemento che caratterizza tutto il libro, i sette capitoli di cui si compone sono l’unica divisione interna che incontriamo, non ci sono paragrafi ne sottosezioni, solo sette grandi capitoli, che affrontano varie sfaccettature dello stesso tema, che non è la dottrina Monroe ma è l’imperialismo americano.

Il linguaggio del libro

Il linguaggio adottato nel libro non è dei più semplici, ma neanche dei più complessi. L’autore è sovente utilizzare lunghi paragrafi ricchi di subordinate, che possono creare confusione se non si presta particolare attenzione. Nel complesso però, il testo risulta scorrevole e non particolarmente ostico.

Dentro la Dottrina Monroe

Come anticipato, il libro Dottrina Monroe, L’egemonia statunitense sull’emisfero occidentale di Giacomo Gabellini, non è un saggio sulla dottrina Monroe, si tratta in vero di una Storia dell’imperialismo americano che comincia proprio con la dottrina Monroe e si articola per oltre due secoli di storia americana, dove per americana si intende del continente americano.

La prima cosa che leggiamo, aprendo il libro, sono tre citazioni, e di queste, la prima citazione che incontriamo è di Simon Bolivar, per essere più precisi, nella prima pagina del libro leggiamo:

Gli Stati Uniti sembrano destinati dalla Provvidenza a piegare con la fame e la miseria l’America intera in nome della libertà

Simon Bolivar

Queste parole di Bolivar appaiono per la prima volta nel 1815, durante l’esilio del Liberator, in Giamaica, in quella che è nota come “lettera guatemalteca” pubblicata sulla Royal Gazzette di Kingston, ed hanno, per gli studiosi dell’America latina, un valore profetico, non solo perché precedono la stessa dottrina Monroe (risalente al 1823) ma anche perché anticipano, di diversi decenni, quello che sarebbe stato l’imperialismo americano. L’impressione errata che possiamo avere da questa citazione è che, sembra quasi come se Bolivar, più di Monroe, avesse dettato la futura linea d’azione degli Stati Uniti.

Siamo però nel 1815 quando appaiono queste parole, e gli Stati Uniti sono tutt’altro che interessati ad una politica espansionista, stanno ancora facendo i conti con i propri squilibri interni e soprattutto, non è ancora iniziata neanche l’espansione verso ovest. Non c’è nulla, nel 1815, che possa far pensare a degli Stati Uniti imperialisti se non la loro natura totalmente borghese.

Aprire dunque il libro con una citazione a Simon Bolivar che precede la dottrina Monroe, per parlare del futuro imperialismo americano, è a mio avviso, anacronistico. Tuttavia, la presenza di questa citazione, ci aiuta ad individuale gli elementi del libro da cui stare in guardia e prendere con le pinze.

Il libro ha una posizione critica nei confronti dell’imperialismo americano, un criticismo dal quale è bene stare in guardia.

Le tre citazioni presenti nella pagina di apertura, ci forniscono uno sguardo d’insieme, da tre punti di vista diversi, sull’imperialismo americano. Il primo è lo sguardo profetico di un uomo che non ha ancora avuto modo di conoscere effettivamente questo imperialismo, il secondo, è uno sguardo introspettivo, di un giornalista statunitense, con posizioni controverse e critiche nei confronti della politica estera ed interna degli USA, e il terzo, è lo sguardo distaccato ed esterno, di Carl Schmitt, che assiste con i propri occhi alla massima espressione dell’imperialismo americano durante gli anni della guerra fredda.

La questione latino americana e la Dottrina Monroe

Il libro di Gabellini, occupandosi principalmente dell’imperialismo americano, non può fare a meno di guardare, con estrema attenzione, dedicandogli moltissimo spazio, alla questione latino americana. Terreno privilegiato dell’imperialismo formale e informale degli USA.

Il libro guarda con attenzione all’America meridionale e alle compagnie petrolifere, e multinazionali agricole. Guarda allo sfruttamento delle risorse dei paesi latinoamericani a vantaggio degli USA. In particolare guarda al Venezuela e a Cuba.

Fornisce un quadro d’insieme molto ampio, ricco di riferimenti concreti e fonti citate direttamente nel testo, particolare che ammetto di aver apprezzato molto.

Proprio in merito alla questione latinoamericana possiamo osservare da vicino la metamorfosi interna della dottrina Monroe, che, come anticipato da Carl Schmitt nella citazione in apertura al libro, si trasforma, e passa dall’essere una strategia “difensiva” a strumento e principio espansionista soprattutto nel continente americano.

Il mondo latino americano fa da sfondo al libro e all’imperialismo americano ben più delle decisioni prese a Washington e sul campo nelle varie operazioni militari ed economiche. L’America latina è il grande laboratorio dell’imperialismo che avrebbe fornito agli USA gli strumenti e le strategie da adottare anche in Europa, Asia e Africa, per il consolidamento della propria egemonia e, per citare Robert Kagan in Paradiso e Potere, ha permesso agli Stati Uniti di appuntarsi da soli la stella di sceriffo sul petto prima di promuoversi come garanti della sicurezza globale.

Fonti bibliografiche di Dottrina Monroe

Apro un ultima parentesi in merito alle fonti e al loro utilizzo in questo saggio.

Ho apprezzato molto il fatto che la maggior parte di esse venissero citate direttamente nel testo, ma allo stesso tempo, ho faticato molto ad orientarmi nello stesso vista la totale assenza di note bibliografiche.

Purtroppo, quando cita qualcosa o qualcuno, l’autore è molto vago. Le stesse citazioni dirette presenti nella prima pagina del libro, non presentano riferimenti bibliografici diretti.

Come già detto, la prima cosa che leggiamo aprendo il libro è una frase di Simon Bolivar, ma il libro non ci dice dove o quando questa frase è stata pronunciata o scritta. Lo stesso per quanto riguarda la citazione a Lippmann e Schmitt, che incontriamo in apertura, ma di cui non abbiamo riferimenti.

Sappiamo, dalle note bibliografiche, che l’autore ha consultato diversi libri di Schmitt, più precisamente Le categorie del “politico”, Il concetto di impero nel diritto internazionale, terra e mare, teoria del partigiano, dialogo sul potere e stato, grande spazio, nomos. Nei riferimenti bibliografici, in appendice al libro, troviamo citate sei opere di Carl Smith, ma non ci viene detto in che modo, o dove queste opere sono state utilizzate nel libro. Non ci viene detto, a meno che non andiamo a leggere queste opere, la citazione a Schmitt, nella prima pagina, da quale di queste opere è stata presa.

E questo rende estremamente difficile capire se e quanto le varie fonti sono state effettivamente utilizzate, e quanto invece possono essere state decontestualizzate.

Ritorno all’esempio di Simon Bolivar, le cui parole sono effettivamente estrapolate dal contesto e poste in essere in apertura di un libro che affronta un tema estraneo allo stesso bolivar. In altri termini, Bolivar è citato in modo anacronistico per favorire la fruizione di un concetto.

Conclusione

Dottrina Monroe di Giacomo Gabellini è un libro particolare, complesso, interessante, confuso e problematico.

L’autore utilizza un linguaggio semplice e una scrittura fluida, si legge bene e velocemente, e cosa più importante, non richiede particolari conoscenze preliminari.

Si tratta tuttavia di un libro non adatto ad un pubblico generalista, poiché i temi trattati possono condurre a facili fraintendimenti.

L’autore si guarda bene dal dare giudizi affrettati e, a scanso di equivoci, non sembra esserci volontà politica nella narrazione. Il tema trattato è un tema politico, e ciò implica, inevitabilmente, che determinate letture possano in un modo o nell’altro influenzare il giudizio dell’autore, tuttavia, Gabellini si sforza di essere il più possibile oggettivo e superpartes nella ricostruzione degli avvenimenti. Anteponendo una narrazione fattuale a eventuali giudizi di merito e demerito che, fortunatamente, e contro ogni previsione vista la prima impressione data dal libro, sono completamente assenti.

In definitiva, consiglio la lettura, ma raccomandando al lettore di stare sempre in guardia, ma questa è una costante che ogni lettore storico dovrebbe attuare in ogni lettura, fosse anche la società feudale di Marc Bloch

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