Nelle intenzioni del governo giallo-verde sembra esserci un progetto di rinnovamento dell’ordinamento scolastico che prevede l’obbligatorietà dell’educazione civica.
La prima reazione immediata e istintiva a questa notizia è “Bello, finalmente, fantastico, era ora“, poi però ci si ferma a pensare, a riflettere, ed è impossibile non chiedersi “si, ma a quale costo?“
Qualche post fa ho parlato della linea del ministero dell’istruzione in merito di “riforme scolastiche“, ed è una linea a costo zero che mi spaventa, soprattutto in questo caso. Già, perché inserire una nuova materia a costo zero, è impossibile, ci sarà sempre un costo da pagare, e se quel costo non è di natura economica, potrebbe non essere tanto bella come riforma.
L’inserimento di educazione civica nel piano scolastico produce una domanda fondamentale, la cui risposta purtroppo non è 42.
La domanda che dobbiamo porci è, come verrà introdotto questo nuovo insegnamento obbligatorio?
Le possibili risposte sono solo due, o si aggiungono delle nuove ore alla settimana alle ore già previste per la scuola, o queste ore vengono prese ritagliate tra quelle giù presenti e visto che il ministro dell’istruzione non sembra interessato a spendere per la scuola, e che per aggiungere ore bisogna spendere del denaro, temo la strada più probabile sia la seconda.
Nel caso della prima ipotesi c’è poco da dire, le ore aumentano, si spende di più per l’istruzione e la formazione degli studenti e il discorso finisce li.
Il secondo caso, è invece quello più problematico, perché bisogna capire a quale materia toccherà sacrificarsi in favore dell’educazione civica, chi cederà il passo, quella materia inutile che è la storia o quella cosa complicata che è la matematica?
Per quanto mi riguarda l’opzione ideale è quella di aggiungere un ora in più e lasciare invariate le altre, ma dovendo necessariamente sacrificare un ora di una materia, per l’educazione civica, anche se sono cattolico, credo che l’opzione migliore sia quella di eliminare l’ora di religione in favore dell’ora di educazione civica.
Personalmente credo che questa sostituzione sarebbe dovuta avvenire agli albori della repubblica vista la natura laica dello stato italiano, ma non è questo il punto.
Sostituire l’ora di religione con un ora di educazione civica è probabilmente la soluzione più conveniente in tutti i casi, tranne che in uno, quello politico. Mi spiego meglio.
Sostituendo l’ora di Educazione Civica all’ora di religione, si andrebbe a sostituire una materia, che di fatto rappresenta un ora di pausa nella maggior parte delle scuole, un ora in cui la maggior parte degli studenti non fa nulla e non impara nulla, anche perché parliamo di una materia che neanche fa media e il cui voto non è determinante ai fini della promozione, con un ora molto importante nella formazione personale degli studenti, un ora che insegnerebbe agli studenti a stare nel mondo e relazionarsi con gli altri con rispetto, e questo farebbe sicuramente bene agli studenti.
Non apporterebbe modifiche ai tempi scolastici, ne alle ore di lezione o di studio, e, in ultimo, ma non meno importante, sul piano economico, non costerebbe assolutamente nulla, sarebbe una “riforma a costo zero” come piace al ministro Bussetti, l’uomo che non molto tempo fa, parlando di investimenti per la scuola, ha dichiarato “ci si scalda con quello che si ha“.
Sostituire l’ora di religione con l’ora di educazione civica ha inoltre un importante risvolto politico, culturale e sociale, significa rendere realmente laica la scuola, che in uno stato laico dovrebbe essere un meccanismo automatico, ma non stiamo a puntualizzare.
Qui però sorge un problema, laicizzare la scuola significa togliere al cristianesimo romano il primato che oggi ha nelle scuole, significa rendere vane le battaglie per i crocifissi e presepi nelle scuole, in una scuola realmente laica infatti, non ha alcun senso che vi siano affissi o esposti simboli religiosi, e questo indipendentemente dalla tradizione culturale del paese. Il problema però è che questa legge dovrà passare al vaglio di una forza politica come la lega, che ricordiamo, aver fatto propria la battaglie per preservare la presenza di crocifissi e presepi nelle scuole.
Personalmente non riesco a trovare concilianti le due strade, non si può laicizzare la scuola abolendo l’ora di religione e allo stesso tempo battersi perché i crocifissi restino affissi ed esposti nelle scuole.
Da questo punto di vista, togliere l’ora di religione, significa quasi tradire quella parte di elettorato cattolico conquistato sventolando vangeli e rosari. Significa correre un enorme rischio sul piano politico, rischio che può letteralmente costare tanti voti ed è qui che c’è il problema. Non si può avere tutto, o la scuola è laica o non lo è, o lo stato è laico o non lo è, o le ore aumentano o non aumentano, non è possibile restare nel mezzo e non esporsi, e in un ottica di ossequiosa ricerca del consenso da parte delle forze di governo, prendere una posizione, esporsi, significa fare una scelta che inevitabilmente provocherà una perdita di consensi, dall’una o dall’altra parte.
Il motivo per cui dal 1945 ad oggi nessun governo ha tolto l’ora di religione è, in parte perché per oltre quarant’anni i cattolici sono stati al governo con la democrazia cristiana, e in parte perché farlo avrebbe significato, nell’immediato, inimicarsi i cattolici e spingerli a votare per qualcun’altro, e visto che i cattolici sono da sempre una fetta importantissima dell’eletto italiano, rinunciare ai loro voti significa rinunciare a governare.
Tornando alla riforma che in teoria dovrebbe rendere obbligatorio l’insegnamento di educazione civica, come dicevo, questa può essere fatto solo in due modi.
O aumentando le ore e quindi spendere più soldi, o ritagliare un ora in quelle odierne, di fatto togliendo quelle ore ad un altro insegnamento, ad un altra materia. Sul piano scolastico, ragionando in maniera logica, l’unica ora realmente “sacrificabile” è quella di religione, togliere ore a qualsiasi altra materia danneggerebbe gli studenti e visto che, già ora, non sempre si riesce a portare a termine il programma ministeriale, con circa 33 ore in meno in un anno, completare il programma ministeriale diventerà decisamente irrealizzabile.
Lo stesso ministro Bussetti, proprio qualche giorno fa, osservava che, per quanto riguarda la storia, se ne fa troppo poca e la maggior parte degli studenti difficilmente riesce ad arrivare oltre la seconda guerra mondiale, di fatto ignorando completamente tutto ciò che è avvenuto dagli anni cinquanta ad oggi, e questo nonostante il programma ed i manuali, arrivino fino ad oggi.
Con le attuali ore a disposizione, la maggior parte degli studenti riesce a coprire poco più di un terzo dell’intero programma di storia, sottrarre loro da un terzo ad un quinto delle ore, significherebbe far loro un danno enorme, probabilmente non arriverebbero neanche alla seconda guerra mondiale, o peggio, affronterebbero temi come l’avvento dell’unione sovietica, del fascismo e del nazismo, in maniera così superficiale da non riuscirne a comprenderle a pieno, e già oggi, molti studenti (ed ex studenti) hanno le idee parecchio confuse in merito.
Non fraintendetemi, sono assolutamente favorevole all’introduzione dell’educazione civica come materia obbligatoria, è importantissimo che a scuola si imparino i meccanismi di base della democrazia, della repubblica, si impari a conoscere il ruolo ed il valore delle istituzioni, è importantissimo che si studi la costituzione (o almeno i principi fondamentali), ma deve essere fatto bene, deve essere dedicato uno spazio proprio a questo insegnamento. Bisogna investire in questa materia e nella scuola in generale, e ciò che non approvo è l’idea di una “riforma a costo zero” che di fatto cannibalizzerebbe alcune materie per ritagliare uno spazio non sufficiente e non adeguato ad una materia fondamentale per la formazione dei cittadini del domani.
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