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Elogio a : Murubutu | Una voce attraverso storia, filosofia ed emozioni

L’hip hop non è un argomento che tratteremmo normalmente su questo sito ma faremo volentiere una eccezione per uno degli artisti più promettente della scena italiana, ed è particolare anche il musicista che merita questo articolo. Professore di storia e filosofia al Liceo Matilde di Canossa a Reggio Emilia, classe 1975, rapper e fondatore del collettivo La Kattiveria. Alessio Mariani a.k.a. Murubutu.

La sua capacità nello storytelling (il racconto di una storia attraverso una base hip hop) è straordinaria, le storie raccontate sono travolgenti ed è incredibile come tramite le rime Murubutu riesca a farti partecipe delle avventure dei personaggi. Basta premere play per sentirti vicino ad Angelo mentre abbandona il suo corpo e diventa il vento al punto che riesci a sentire la brezza sulla tua pelle , o il senso di malinconia che colpisce il Paolo che realizzerà il desiderio che un po’ tutti noi abbiamo avuto prima o poi, ovvero quello di abbandonare tutto e partire senza meta ma è ancora più assurdo come riesca a catturare anche il sentimento opposto ovvero la paura e il dubbio di lasciare la propria casa tramite la triste vicenda di Claudio sull’Isola Verde che lo ha cresciuto.

Queste vicende catturano sentimenti che poi artisti sono riusciti a trasmettere ma la sua abilità poetica non si limita a questo in quanto Murubutu non si ferma a raccontare storie d’amore senza renderle banali e non si fa problemi a dare un volto umano ai personaggi i quali sono vittime fragili del mondo che li circonda come ci viene ricordato duramente tra le note di I Marinai Tornano Tardi nel quale una donna continua ad attendere il proprio amore nonostante siano già passati 10 anni dalla sua morte in mare, le vicende felici si costruiscono attraverso frammenti tristi che impediscono alla storia di diventare un banalissimo “e vissero felici e contenti” come l’internamento a Buchenwald del partigiano Dino il quale una volta tornato dalla sua amata vivrà insieme a lei nonstante il trauma subito ed insieme vedranno l’italia rinascenere nel Comitatà della Liberazione Nazionale.

Si nota la sua passione per l’istruzione sopratutto nei brani dedicati alla filosofia e alla storia, una nota particolare va fatta per Diogene di Sinope e La Scuola Cinica dove il rapper emiliano si scatena in una sfilza di rime impossibili da eseguire e presenta a sua volta i pensieri e le storie di alcuni dei migliori filosofi ricercatori dell’eudemonismo. Nulla a che vedere con la sua performance dedicata alla scomparsa inspiegata dei soldati di Cambise nel quale si può percepire sin dalle prime rime la lunga marcia dei legionari che svanirono nel nulla durante il loro percorso verso le valli del Nilo.

Mi permetto di prendere un altro paragrafo per esaltare quest’ultima canzone perché secondo me è davvero la sua magnum opus. Il brano racconta la folle ma leggendaria marcia dei 59’000 uomini dell’esercito persiano attraverso il deserto verso la città di Siwa. Il ritmo incalzante risuona come tamburi da guerra che guidano la il passo dei legionari e dei mercenari mentre vengono interrotti dal sibilare del rapper come le brezze del vento che alzano la sabbia rovente e l’uso della “s” non fa altro che rafforzare la calura ardente che colpisce gli uomini strozzati nell’oceano di sabbia senza la possibilità di andare ne avanti ne indietro. I brevi intervalli nei quali il rapper racconta la mistica vicenda danno i dettagli di quella assurda spedizione e basta chiudere gli occhi per vedere gli animali scalciare e liberarsi mentre la sabbia si fa strada nel corpo dei poveri soldati e la disperazione prende il controllo in quello che era il più grande esercito dell’antichità che aveva messo in ginocchio tutti gli altri. E nella spaventosa bufera di sabbia tutti scomparirono nel nulla.

Nel silenzio, che ti incanta, una voce canta stanca

Segue il senso, della sabbia, giunse lento e scaldò l’aria

No, non lo videro

No, non lo udirono

Lui li raggiunse in un soffio ogni corpo svanì

1 commento

  1. Pingback:Murubutu: tra ritmo e letteratura - Lo Sbuffo

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