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Flavio Biondo e il Medioevo: alle origini del termine

Il Medioevo. Quante volte sentendo questo termine avete pensato a qualcosa di negativo.
Pensate ad un epoca buia, dominata dalla superstizione, dal potere instabile creatosi con la caduta dell’Impero Romano, orde di barbari che saccheggiavano città e dove la religione era l’unico rifugia per dare un senso a quella vita breve e precaria. Ma soffermiamoci un attimo sul termine Medioevo.

Innanzitutto chi lo ha coniato? In quale circostanza? Erano ragioni valide le sue?

Il termine nasce verso la seconda metà del secolo XV e quindi in ambito umanistico – rinascimentale. Il nome che vi faccio è poco conosciuto. Si tratta di Flavio Biondo storico e umanista italiano del Rinascimento vissuto tra il 1392 e il 1463. 

Biondo è famoso per essere stato il primo ad occuparsi di archeologia. Si è dedicato allo studio delle antiche rovine della città di Roma, dove ha vissuto lavorando come segretario del Vaticano, essendo nato a Forlì. E lo ha fatto sia esaminando l’architettura dei resti degli edifici sia consultando le opere classiche, all’epoca le uniche fonti su cui poter fare affidamento. In base ai suoi studi ha pubblicato un opera enciclopedica in tre volumi tra il 1444 e il 1446, De Roma Instaurata (Roma restaurata) una ricostruzione della topografia romana antica.

Il termine Medio Evo lo troviamo per la prima volta nella sua opera più importante Historiarum, una sorta di storia dell’Europa dal 412 (due anni dopo il Sacco di Roma)fino all’epoca dell’autore.
Biondo usa il termine Medioevo per indicare un arco di tempo (e dico uno e non quello essendo stato usato per la prima volta) che va dalla caduta dell’Impero Romano d’Occidente sino al suo tempo, anche se non specifica bene l’anno di inizio. Ma è probabilmente che la concezione che il Medioevo abbia inizio nel 476 si rifà all’opera di Biondo.

Ora Biondo si rende conto che dopo la caduta dell’Impero Romano, la memoria storica dell’epoca classica era andata perduta. Basti pensare che la zona intorno al Foro Romano si era ridotta ad una rozza campagna piena di catapecchie e maiali. E chiaro che tutto ciò agli occhi di un classicista è segno di barbarie e arretratezza. E quindi che Flavio Biondo avesse una concezione negativa del Medioevo non vi sono dubbi, ed è per questo che si è dedicato allo studio dell’Antica Roma per salvaguardare il patrimonio di quella che fu “La Regina dell’Antichità”.

Biondo ha coniato questo termine dispregiativo per una giusta causa: salvaguardando il patrimonio classico di Roma, egli cercava soprattutto di sensibilizzare i romani a rivivere la loro gloriosa origine, prendendo come esempio politico e militare la Roma pagana (come scrive nella sua opera De Roma Triumphante – I trionfi di Roma) di cui la Roma papale ne era erede dei valori (una concezione un po’ controversa in ambito umanistico – rinascimentale che poneva l’uomo al centro di tutto).
Se quindi, almeno per gli umanisti, il Medioevo è vero che è stata un’epoca buia, dall’altra ha tirato fuori il suo lato positivo più importante, la riscoperta delle opere classiche. Ci sarebbe stato Rinascimento senza Medioevo?

 

Fonti:

Riccardo Fubini, “Flavio Biondo” in Dizionario Biografico degli Italiani, Volume 10, Istituto dell’Enciclopedia Italiana, 1968
Augusto Campana, Ritratto Romagnolo di Biondo Flavio (1963), a cura di M. Lodone, Cesena, Stilgraf, 2016

 

 

 

 

 

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