Giochi Militari Mondiali di ottobre a Wuhan, possibile punto d'origine della pandemia di coronavirus, ecco la teoria

“che scandalo, la cina ad ottobre ha ospitato i giochi militari tenendo nascosto al mondo che lì c’era il coronavirus”

Virus di cui, in quel momento, neanche la Cina sapeva, visto che è stato identificato a dicembre e che in realtà potrebbe essere entrato in Cina proprio con quei giochi, ipotesi che non è da escludere visto che, ancora oggi, non sappiamo quando sia avvenuto il primo contagio in paesi come gli USA. MA andiamo con ordine.

Cosa dicono i Giornali

Intorno al 7 maggio 2020 sono apparsi in rete, diversi articoli, pubblicati da diversi quotidiani di rilevanza nazionale, in cui si parlava un ipotesi ancora molto acerba, e priva di prove, secondo la quale, già ad ottobre il governo Cinese sapesse del Coronavirus, e, nonostante questa consapevolezza, abbia tenuto comunque a Wuhan la settima edizione dei giochi mondiali militari, tra il 18 ed il 27 ottobre 2019. Si tratta di una sorta di olimpiadi militari, costituite da 28 discipline, inaugurate nel 1995.

Secondo questa teoria, gli oltre 10.000 atleti militari provenienti da tutto il mondo, sarebbero stati esposti al virus e infettati e, a riprova di ciò, le testimonianze di diversi atleti militari e riservisti che hanno partecipato ai giochi che, qualche settimana più tardi, avrebbero denunciato febbre altissima e difficoltà respiratorie, due dei sintomi più noti dell’infezione da coronavirus. Se si prende per vera questa teoria, sarebbero stati proprio i militari di ritorno dalla cina, a fine ottobre/inizio novembre, a diffondere il virus in tutto il mondo.

Questo primo dato trova conferma nello storico delle infezioni identificate fino ad oggi, che vedrebbero proprio a Novembre, i primi casi in europa.

Il principale effetto collaterale di questa teoria è che, nelle ultime settimane, numerosi atleti che hanno partecipato ai giochi sono stati oggetto di minacce di morte, e tra i tanti esempi, spicca particolarmente il caso dell’alteta statunitense Maatje Benassai.

Alcuni degli articoli che hanno riportato questa teoria, sono stati molto cauti, come nel caso dell’articolo pubblicato il 7 Maggio sul sito del Corriere e intitolato “I Giochi Militari di Wuhan a ottobre e il coronavirus: ora il sospetto per tutti quegli atleti malati” in cui Marco Bonarrigo si è limitano a riportare alcune informazioni sulle olimpiadi e l’ipotesi che queste potrebbero essere il punto d’origine dell’epidemia. Altri articoli invece, come quello apparso su Libero Quotidiano, rigorosamente in forma anonima e intitolato “Coronavirus, il primo focolaio ai Giochi Militari di Wuhan? Dalla Svezia le prime conferme“, non lascia troppo spazio a interpretazioni, e mentre il Corriere e Repubblica parlano di ipotesi non ancora comprovate, Libero già emette sentenze, lasciandosi andare ad una vera e propria teorie cospirativa secondo cui, la Cina, era a conoscenza del virus e dei suoi rischi, e nonostante ciò lo avrebbe tenuto nascosto al resto del mondo, permettendo lo svolgimento dei giochi.

Altri giornali on-line e blog vanno però addirittura oltre, arrivando ad ipotizzare che la Cina non solo sapesse, ma avrebbe utilizzato volontariamente i giochi militari per diffondere il virus nel mondo, secondo altre teorie,di segno opposto, i giochi militari avrebbero un ruolo importante nella diffusione del virus, non solo nel mondo, ma anche in Cina, perché sarebbe proprio quello il momento in cui il virus potrebbe essere entrato nella provincia di Hubei, in Cina.

La mia speculazione

Fingiamo allora che la più diffusa di queste teorie sia vera, e che la Cina effettivamente sapesse già tutto ad ottobre e che abbia volutamente tenuto nascosta la scoperta del virus, esponendo gli atleti militari al rischio. Questa teoria potrebbe essere facilmente avallata dal fatto che molti degli atleti che hanno partecipato ai giochi, hanno recentemente dichiarato di aver avuto alcuni dei sintomi dell’infezione da covid alcune settimane dopo il loro ritorno dalla Cina. Va però anche detto che molti di loro si sono rifiutati di fare dei test e tamponi per scoprire se effettivamente erano stati esposti.

C’è però qualcosa che non mi torna in tutto questo.

Se infatti la premessa è che i medici cinesi hanno tenuto tutto nascosto, quando ai primi di Novembre gli atleti che erano stati in Cina per i giochi e che ormai erano tornati da tempo ai propri paesi, hanno segnalato difficoltà respiratorie e febbre alta ai propri medici, come mai i loro medici nei propri paesi non hanno individuato il virus? erano anche loro sotto il controllo del governo cinese, o semplicemente sono stati poco attenti?

Voglio dire, perché a quegli atleti che fino a pochi giorni prima in perfetta forma, e che improvvisamente denunciavano febbre altissima e difficoltà respiratorie, non sono state fatte visite un po’ più accurate?

Va detta anche un altra cosa, durante i giochi quegli atleti sono stati sottoposti a diversi test ed esami, per verificare sia le loro condizioni di salute che la presenza di eventuali sostanze dopanti nel sangue, quei test, anche se non mirati ad identificare la presenza del virus, in teoria avrebbero dovuto rilevare la presenza nel sangue di un virus sconosciuto nell’organismo. Quegli esami rilevano persino la presenza dei farmaci che io prendo per tenere sotto controllo i trigliceridi. Ma assecondiamo ancora la teoria dell’occultamento, e fingiamo che chi ha eseguito i test in Cina abbia volutamente nascosto questa informazione.

La mia domanda non cambia, quando gli atleti hanno manifestato i sintomi, ormai lontani dalla Cina, perché non ci sono state analisi del sangue per individuare le cause di quei sintomi anomali per degli atleti militari?

L’ipotesi

La cosa più plausibile che almeno a me viene da pensare è che quei test non sono stati fatti, molto probabilmente perché i sintomi sono stati erroneamente associati a sintomi influenzali e molto probabilmente gli atleti sono stati curati come se avessero una comune influenza.

Se fosse andata andata realmente così, e credo sia andata effettivamente così, i medici, in tutto il mondo, hanno agito in modo superficiale. Una superficialità certamente dettata dall’ignoranza del virus, e della quale non è assolutamente possibile fare loro una colpa, perché con il senno del poi siamo tutti bravi ad identificare gli errori, ma le cose non vanno giudicate con il senno del poi e quella superficialità è un qualcosa che, a mio avviso, i nostri medici hanno avuto in comune con i propri colleghi cinesi. Hanno agito tutti ignorando l’esistenza di un virus, di cui non se ne conosceva l’esistenza, un virus che è stato identificato per la prima volta a dicembre 2020, quasi due mesi dopo lo svolgimento dei giochi.

Conclusioni

Quello che ci dice questa storia, non è che la Cina ha nascosto qualcosa, quello che ci dice è che dalla Cina agli USA, passando anche per l’Europa, Italia compresa, prima che il virus venisse identificato, nel dicembre 2020, i medici di tutto il mondo si sono comportati con gli infetti come se si trovassero di fronte ad una comune influenza fuori stagione, perché per loro era una comune influenza fuori stagione, e non avevano alcun motivo, ne prova, per pensare potesse essere qualcosa di diverso e più pericoloso. Nessuno ha fa fatto esami del sangue per identificare le cause delle difficoltà respiratorie, perché fino a qualche mese fa, nessun medico avrebbe fatto delle analisi del sangue, per confermare quella che ai suoi occhi era una comune influenza.

Questa storia però ci dice anche altro, ci dice che il primo paese ad aver provato ad andare oltre le apparenze e ad aver provato ad approfondire e identificare le cause di quella strana e anomala influenza, è stata propri la Cina. Quella stessa Cina che, articoli estremamente faziosi e politicamente scorretti, stanno cercando di denigrare, per un mero interesse politico, nel tentativo di scaricare sulla Cina quella che in realtà è una “responsabilità” che accomuna l’intera comunità internazionale, che forse è stata poco attenta, ma è un giudizio questo, che possiamo dare solo con il senno del poi.

La verità è che quando il problema si è manifestato nessuno ci ha fatto realmente caso, e non perché qualcuno avesse interesse nel nasconderlo, ma semplicemente perché non lo abbiamo notato, perché per notarlo era necessario fare un po più di quello che siamo abituati a fare, era necessaria un attenzione superiore a quella ordinaria.

La Cina ha certamente commesso degli errori di valutazione, soprattutto nelle prime fasi dell’epidemia, in particolare quando non sapeva ancora bene con cosa avesse a che fare, e quegli stessi errori sono stati commessi anche fuori dalla Cina, e ben oltre le prime fasi, quando il problema era ormai noto e all’attenzione di tutti, e questo forse rende quegli errori più gravi. Perché la Cina in un certo senso può essere giustificata per non essere intervenuta in tempo, altri paesi, che anche dopo la proclamazione della pandemia, hanno deciso di non fare nulla, non sono perdonabili.

Forse se qualcuno all’inizio di tutto avesse fatto più attenzione alle condizioni di salute di quegli atleti rientrati malati dalla Cina, l’epidemia globale sarebbe stata contenuta, non sarebbe diventata una pandemia, e grazie anche alla complicità dell’inverno, ci avrebbe risparmiato diverse decine di migliaia di morti. Inoltre avremmo identificato il virus molto prima e magari non sarebbe cambiato molto, ma credo che iniziare le ricerche per trovare una cura o un vaccino con quattro mesi d’anticipo, forse, qualche differenza l’avrebbe fatta e certamente ci avrebbe donato un estate più tranquilla e serena.

Ma il dado è tratto, gli errori sono stati commessi, ovunque e da chiunque, le vittime ci sono state e continuano ad esserci, e purtroppo non è possibile tornare in dietro. Ciò che però possiamo fare è cercare di ricostruire tutti i passaggi di questa pandemia, fin dal paziente 0, così da imparare, per il futuro, a non ripetere nuovamente gli stessi errori.

Tra i tanti insegnamenti che questa crisi globale ci lascia, forse uno spicca su tutti gli altri. In futuro dovremmo stare più attenti, e magari, cercare di approfondire e identificare le cause reali di un problema, anche quando non sembra troppo grave, e non limitarci a superficiali diagnosi errate. Del resto, un antico proverbio recita “prevenire è meglio che curare” e nel caso del Coronavirus con il senno del poi, avremmo potuto prevenire la pandemia, ma non siamo stati abbastanza attenti e cauti.

Di Antonio Coppola

Studente di storia contemporanea, geopolitica e relazioni internazionali. Appassionato di musica, tecnologia e interessato ad un po tutto quello che accade nel mondo.

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