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“I resti di Adolf Hitler: analisi biomedica e identificazione definitiva

Nell’ultimo numero del “European Journal of Internal Medicine” è stato pubblicato un articolo molto interessante dal punto di vista storico, intitolato “The remains of Adolf Hitler: A biomedical analysis and definitive identification” per chi non conoscesse l’inglese “I resti di Adolf Hitler: analisi biomedica e identificazione definitiva“, si tratta di uno studio molto interessante, che ha portato all’identificazione di alcuni resti umani, per lo più frammenti dentari, attribuiti ad Adolf Hitler.

Il titolo in questo senso è molto esplicito, si tratta appunto dei risultati di un analisi biomedica su dei resti, attribuiti ad Adolf Hilter, che ne ha confermato l’identificazione, in maniera definitiva. Complottisti e cospirazionisti a parte, ora siamo certi che quei denti appartenenti ad un cranio semi carbonizzato, ritrovato nel bunker di Berlino nel 1945, appartengono effettivamente ad Adolf Hitler.

Lo studio, è stato è in primis uno studio medico molto complesso, ma ha anche un valore storico, e il fatto che sia durato più di un anno, ci conferma che è stato uno studio molto completo, ovviamente questo studio non si è limitato ad un ulteriore identificazione di quei resti, cioè, potevano anche farlo, potevano fermarsi alla pura identificazione e risparmiarsi eventuali complicazioni di sorta, ma in quel caso sarebbe stata una ricerca molto misera, soprattutto perché nel 2017/2018 la scienza medica e in particolare l’odontoiatria, in questo caso l’odontoiatria forense e l’antropologia forense, è molto più avanzata rispetto al 1945/46, ma anche rispetto agli anni 90 è molto più avanzata e dispone di strumenti molto più precisi, e uno studio su quei denti, uno studio di quei resti, può darci molte informazioni sulla vita e sulla morte del soggetto, informazioni che in passato era impossibile ottenere, tra cui appunto, la possibilità di identificarne in maniera ancora più precisa l’appartenenza.

Quei resti sono stati attribuiti ad Hitler già negli anni 40/50 e negli anni a venire, numerosi studi ne hanno confermato l’appartenenza al Fuhrer, ma le precedenti identificazioni erano, diciamo così, parziali, nel senso che fino a questo momento, non eravamo assolutamente certi che appartenessero ad Hitler, c’è sempre stato un margine d’errore, che, anche se minimo, non dava la certezza assoluta.

Con questo studio le cose sono leggermente cambiate in positive, abbiamo di fatto un accuratezza maggiore rispetto al passato, il margine d’errore si è assottigliato tantissimo, e questo significa che ora ci sono più o meno il 99,999% di possibilità che quei resti appartenessero effettivamente ad Hitler e lo 0,001% che invece appartenessero al suo clone… opzione che per quanto mi riguarda, mi sentirei di escludere, perché dai, un clone di Hitelr nel 45, non diciamo… baggianate… un clone di Hitler che aveva una struttura dentale perfettamente identica a quella che il Fuhrer aveva nel 1944, e ci tengo a sottolineare che siamo in possesso di cartelle cliniche di Hitler in cui, tra i vari documenti, figurano anche alcune lastre dentarie risalenti al 1944 che, da diversi decenni, sappiamo coincidere con i resti ritrovati, se pure con un leggero margine d’errore dovuto per lo più alla bassa risoluzione delle lastre. Ma, andando oltre, stando ai risultati delle analisi antropologica effettuate, sappiamo che quei resti trovati nel 1945 e nel 1946, ovvero frammenti di cranio e pezzi dentali, provengono molto probabilmente dallo stesso individui la cui morfologia del cranio è compatibile con quella di un individuo adulto, ma mettiamo un’attimo da parte i frammenti di cranio e soffermiamoci sulle mascelle.

Per quanto riguarda gli elementi delle mascelle (osso, denti e protesi), confronto con i dati dell’autopsia ufficiale presenti negli archivi russi e le radiografie ufficiali di Adolf Hitler, presenti queste negli archivi statunitensi, e aggiungendo alla comparazione altri dati storici pervenute da entrambe le parti, abbiamo abbastanza elementi di prova  per effettuare l’identificazione di quei resti ed attribuirli definitivamente all’ex capo nazista, Adolf Hitler.

Nello studio però emerge effettivamente un dubbio riguardante la causa della morte del soggetto, questo dubbio è legato ad un frammento di cranio (la cui appartenenza al momento non è nota, in parole povere non sappiamo di chi è quel pezzo di cranio), ed è per questo che abbiamo messo da parte i frammenti di cranio, questo frammento ha, come anche per i denti, una morfologia compatibile con quella di un individuo adulto, ma di cui non è possibile stabilirne il sesso, perché appunto un frammento parziale di cranio, e che sarebbe irrilevante se non fosse che quel frammento presenta un’uscita peri-mortem (ovvero in prossimità del momento della morte) all’altezza dell’osso parietale sinistro e questa uscita peri-mortem è interessante perché compatibile con un foro di proiettile, che potrebbe essere in qualche modo la causa della morte, mettendo così in discussione la teoria del suicidio di Hitler.

In questo momento stiamo cercando di capire a chi appartiene effettivamente quel frammento di cranio, perché la sua identificazione è importantissima per chiarire cosa è successo nel bunker di Berlino, stiamo procedendo soprattutto con esami esami del DNA e tentando di ricostruire il cranio usando altri frammenti presenti, ma questa è una strada molto impervia e complicata, soprattutto perché mancano molti frammenti ed è un po’ come realizzare un puzzle molto complesso, di migliaia di pezzi, ma disponiamo soltanto di una manciata di pezzi.

Quel frammento in ogni caso è importantissimo perché se effettivamente dovesse essere identificato come parte del cranio di Hitler, allora quel foro di proiettile rimettere sul tavolo della discussione la teoria dell’avvelenamento, e soprattutto metterebbe in discussione l’autopsia originale, d’altra parte, se non dovesse essere un frammento del cranio di Hitler, questa scoperta aprirebbe nuove indagini, in primis sull’appartenenza del cranio di provenienza, perché è importante capire di chi è quel frammento di cranio, e in secondo luogo, sul perché questa persona è stata assassinata con un colpo di pistola alla testa, nel bunker di Berlino a ancora, chi è stato ad esplodere quel proiettile letale e perché.

Tornando a quello che sappiamo, la cosa più interessante dello studio sulle mascelle e sui denti, è che, purtroppo, non essendoci più molti elementi organici su cui lavorare, non ci è possibile stabilire se l’avvelenamento è stato effettivamente la causa della morte e di certo un frammento di cranio con un foro di proiettile non aiuta molto la solidità di questa teoria, che comunque, al momento, rimane la teoria più valida, supportata da altri elementi storici e medici, presenti negli archivi russi e statunitensi, tra cui, su tutti, la prima autopsia che, se bene molto primitiva e sicuramente meno accurata di un autopsia contemporanea, a meno che il medico legale che l’ha eseguita non fosse ubriaco o cieco, credo avrebbe notato un foro di proiettile nella testa di Hitler.

Ed è proprio questo il problema, il fatto che oggi, abbiamo soltanto pochi frammenti dei resti di Hitler, e che questi frammenti si siano mischiati a resti di altre persone, a causa di alcuni problemi organizzativi e il fatto che, la maggior parte dei resti di Hitler siano andati perduti/distrutti perché comunque sono passati più di settant’anni e la guerra fredda unita al tentativo di distruggere ogni traccia materiale di Hitler per evitare che potessero sorgere dei santuari in sua memoria, non è stata certamente d’aiuto, ma soprattutto, il fatto che siano passati più di settant’anni dalla sua morte, rende particolarmente difficile, oggi, capire esattamente quali siano le cause effettive della morte e ricostruire cosa è successo nei suoi attimi di vita.

Stando allo studio comunque, una cosa è certa, Hitler era un uomo, e fin qui, non c’erano dubbi, ed morto, insieme ad almeno altre tre persone nel bunker di Berlino, poco prima dell’irruzione delle forze dell’armata rossa.

Facendo fede alla versione ufficiale e le recenti scoperte, provo ad avanzare un’ipotesi molto elementare, molto probabilmente Hitler, prima di suicidarsi, ha assassinato la propria compagna, sparandole alla testa e subito dopo si è tolto la vita ingerendo del veleno.

In ogni caso, questa scoperta fornisce importanti elementi di prova per smentire in maniera definitiva ogni teoria sulla presunta fuga di Hitler in Argentina 

Per tutte le altre informazioni vi rimando alla pubblicazione completa, pubblicata sull’European Journal of Internal Medicine, doi, https://doi.org/10.1016/j.ejim.2018.05.014 che potete recuperare/acquistare a questo link https://www.sciencedirect.com/science/article/pii/S0953620518301912

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