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Il 25 Aprile è la Pasqua della Repubblica Italiana

Il 25 Aprile (festa della liberazione) rappresenta la Pasqua dell'Italia, poiché segna la resurrezione dello stato dalla morte e proprio come nella pasqua cristiana, dove il Cristo muore e risorge per "cancellare" i peccati dell'umanità, così con il 25 aprile l'italia risorge, ed il suo sacrificio (durante la guerra civile) assolse gli italiani dai loro peccati. Così come la Pasqua è la festa più importante del cristianesimo, allo stesso modo e per le medesime ragioni, l'anniversario della liberazione è la festa più importante della repubblica italiana.

Il 25 Aprile (festa della liberazione) rappresenta la Pasqua dell’Italia, poiché segna la resurrezione dello stato dalla morte e proprio come nella pasqua cristiana, dove il Cristo muore e risorge per “cancellare” i peccati dell’umanità, così con il 25 aprile l’italia risorge, ed il suo sacrificio (durante la guerra civile) assolse gli italiani dai loro peccati. Così come la Pasqua è la festa più importante del cristianesimo, allo stesso modo e per le medesime ragioni, l’anniversario della liberazione è la festa più importante della repubblica italiana.

Il 25 aprile è la festa della Liberazione, ed ogni anno il web viene infestato di post, articoli e commenti di utenti che chiedono “ma liberati da chi” ? ed altri che dichiarano di non festeggiare o di non avere motivo per festeggiare la liberazione perché non c’è stata nessuna liberazione, anzi, l’italia “prima” era libera e poi è stata “occupata” dagli Americani.

Allora forse è il caso di mettere un po’ in ordine le idee e cercare di inquadrare al meglio che cos’è l’anniversario della liberazione e perché celebriamo e festeggiamo questo anniversario, ma soprattutto, perché questa ricorrenza rappresenta la prima, nonché una delle più importanti (se non addirittura la più importante), festività laiche della storia dell’Italia repubblicana. Perché una cosa è certa, se qualcuno non conosce o non comprende il significato di questa data, evidentemente non molta familiarità con la storia italiana, soprattutto quella recente.

Cominciamo col dire che il 25 aprile non si festeggia, ma si celebra la liberazione dell’italia, da due piaghe che avevano afflitto il paese negli ultimi anni, l’occupazione militare tedesca e il fascismo.

L’occupazione tedesca

In seguito all’armistizio del settembre del 1943, con cui il regno d’Italia ruppe l’alleanza con la Germania, concordando in un certo senso una pace separata con le forze alleate, de facto l’Italia lasciò ufficialmente l’asse per arrendersi alle Nazioni Unite (il nome con cui era nota all’epoca la coalizione USA, UK e URSS, oggi ricordata come “alleati”), ed uscire dal conflitto, tuttavia la resa incondizionata dell’italia agli “alleati” non comportò la tanto sperata fine della guerra, bensì, ne mutò il volto.

L’Italia, nel settembre del 43, con la resa alle nazioni unite si proclamava “non belligerante”, tuttavia la non belligeranza dell’italia non fu rispettata dalle restanti forze dell’asse che, invece di lasciare il bel paese, nel quale erano state stanziate durante il conflitto per supportare le forze italiche, decisero di restarvi e rendere vana la resa italiana, volta a porre fine al conflitto sulla penisola.

Tra il settembre del 1943 e l’aprile del 1945 l’italia, ormai occupata dalle forze dell’asse, e gli italiani, sono costretti a continuare a combattere, in chiave difensiva, nel tentativo di allontanare gli ex alleati dalla penisola, e ripristinare lo status di unità nazionale. Unità che venne meno a partire dallo stesso settembre 1943, più precisamente dal 23 settembre, quando venne istituita, in parte del paese, la Repubblica Sociale Italiana, nota anche come repubblica di Salò poiché la città di Salò, sul lago di como, divenne la capitale provvisoria del nuovo “stato” dotato di un governo autonomo, alieno all’autorità del re, de facto un governo autoproclamato e illegittimo, di una nuova entità statale interna ai confini dell’Italia.

La nascita della RSI

La nascita della RSI inaugura una guerra di secessione tra la Repubblica (che di repubblicano aveva solo il nome) retta da Benito Mussolini, ed il Regno d’Italia, in cui Pietro Badoglio esercitava la funzione di capo provvisorio dello stato, incarico che gli venne riconosciuto da tutti gli organi politici e istituzionale del regno d’italia, compreso lo stesso Re Vittorio Emanuele III, che, per quanto ricoprisse un ruolo fortemente depotenziato dalla dittatura fascista, era pur sempre il Re, di un regno, per l’appunto il Regno d’Italia, la cui forma di governo riconosciuta e legittima era una monarchia parlamentare, e di conseguenza era compito del Re indicare il capo del governo/primo ministro, ovviamente in funzione dell’esito delle elezioni politiche, con cui i cittadini italiani aventi diritto di voto, avevano eletto il parlamento e da un certo momento in poi, la camera dei fasci.

Vittorio Emanuele III affidando il governo al Maresciallo d’Italia Pietro Badoglio, su proposta della camera dei Fasci, aveva agito in piena legittimità, meno legittima fu invece la decisione di Mussolini di ignorare l’autorità del Re e del “parlamento/camera dei fasci” e di autoproclamarsi capo del governo e dello stato.

Discorso sulla legittimità a parte, come dicevo, la nascita della RSI e l’occupazione dell’Italia da parte delle forze dell’asse (alleate della RSI e di Mussolini), segna l’inizio di una guerra civile con i tratti di una guerra di secessione che, per un breve periodo, interruppe la storia unitaria italiana.

La Italia non è più unita, non è più una

Tra il settembre del 1943 e l’aprile del 1945 esistono, sul piano politico, almeno due italie, qualcuno dice anche tre.

Abbiamo nell’Italia meridionale un governo (legittimo) di Badoglio nominato dal Re, riconosciuto e appoggiato dagli alleati, in esilio a brindisi, mentre nell’Italia settentrionale, vi era da un lato il governo (illegittimo) di Mussolini, riconosciuto e appoggiato dalla Germania, insediatosi a Salò, e dall’altra, i vari gruppi del Comitato di Liberazione Nazionale, CLN, diviso in sezioni e supportato dagli alleati, ma che, pur non riconoscendo totalmente l’autorità del Re, perché ritenuto responsabile dell’avvento del Fascismo e colpevole di aver lasciato che Mussolini governasse e rovinasse l’Italia trascinandola in quel conflitto, si contrapponevano direttamente e attivamente alle forze dell’asse.

Nel computo generale delle forze in gioco in italia tra il 1943 ed il 1945, appaiono quindi almeno tre fazioni e circa cinque “giocatori”.

Dall’esterno vi erano gli angloamericani e le forze del terzo reich, mentre all’interno vi erano il regno d’italia, la repubblica sociale italiana ed il comitato di liberazione italiana, quest’ultimo, di ispirazione antifascista, era più che altro una coalizione di vari gruppi, più o meno vicini tra loro sul piano politico e ideologico, che avevano l’obbiettivo comune di liberare l’italia dal fascismo e dall’occupazione tedesca.

Vi è inoltre una terza italia, un italia silenziosa, ignava e in un certo senso passiva, un italia contadina che andava da nord a sud e alla quale non importava nulla di chi fosse al governo, fascisti, antifascisti, liberali, comunisti, ecc, questi uomini e queste donne, immersi in una guerra che non avevano chiesto e che in quella guerra, come nella precedente guerra mondiale, avevano perso amori e familiari, e in questo scontro anche la casa ed il lavoro a causa dei bombardamenti, senza un apparente ragione.

CLN e Antifascismo

Tra gli antifascisti del CLN, a differenza di quanto si crede e si dice, non vi erano solo “comunisti”, e anzi, vi erano anche numerosi fascisti, o meglio, ex fascisti, personaggi che avevano spinto il primo fascismo, quello del manifesto degli intellettuali fascisti pubblicato nell’aprile del 1925 e che si erano allontanati dal partito questi aveva mutato la propria vocazione a partire dalla svolta autoritaria del 1929.

Quando sul finire di aprile del 1945, iniziò la ritirata tedesca e molte città italiane vennero liberate dall’occupazione e Mussolini cadde nelle mani del CLN, quella guerra che avrebbe dovuto concludersi già nel settembre del 43 e che si era protratta in modo innaturale per quasi due anni e mezzo, finalmente cessò, e gli italiani poterono finalmente tirare un sospiro di sollievo, consapevoli che nei giorni a venire non sarebbero più stati svegliati nel cuore della notte da sirene, allarmi antiaerei ed il frastuono delle bombe e degli spari che esplodevano in lontananza e l’unico suono che si sentì in quei giorni, in tutta italia, fu quello di campane che suonavano a festa.

Perché si festeggia il 25 Aprile?

Gli italiani erano finalmente liberi, liberi dall’occupazione tedesca ma erano anche tornati ad essere liberi, ed era una libertà che molti italiani non conoscevano o avevano dimenticato, una libertà che viveva nelle sole memorie di chi era sopravvissuto alla grande guerra, e per molti era strano pensare che da quel momento avrebbero potuto vivere come desideravano e con chi desideravano. Inoltre, per le famiglie che erano state separate dalla guerra si apriva uno spiraglio di pace e speranza perché padri, figli e mariti partiti in forze o volontari per la guerra ora potevano tornare, e sono innumerevoli in questo senso i racconti di giovani e bambini, che avevano conosciuto poco o non avevano conosciuto affatto i propri padri, che per giorni, settimane, mesi, qualcuno anche per anni, rimasero con il naso appiccicato alle finestre in attesa che una qualche sagoma apparisse al loro orizzonte e da lontano una voce anziana o materna, dicesse loro “papà è tornato a casa”. Purtroppo per molti, moltissimi, questa speranza fu solo una speranza che non si concretizzò mai.

L’anniversario della liberazione è stato istituito, come festività laica a partire dal 1946, venne, quell’anno si celebrò l’anniversario della fine di quel conflitto atroce e malsano, e fu insieme un giorno di lutto, ma anche di sollievo, per ché i propri cari non aveva visto tornare e di festa, per chi li aveva visti tornare.

Quando venne celebrato il primo anniversario della liberazione l’Italia era ancora Regno d’Italia, lo storico referendum del 2 giugno che avrebbe trasformato il paese in una repubblica si sarebbe tenuto appena un mese più tardi, e con la trasformazione in Repubblica, molte delle festività e celebrazioni laiche del paese, legate alla nascita del Regno d’Italia, vennero a mancare, molte, ma non tutte, una infatti sopravvisse, sopravvisse il 25 aprile, sopravvisse il giorno in cui l’Italia era tornata ad essere una.

Il 25 Aprile rappresenta la pasqua della repubblica

Il 25 Aprile rappresenta la pasqua della repubblica segna la resurrezione dello stato dalla morte, una morte che si era protratta per un po’ più di tre giorni, e proprio come nella pasqua cristiana, il Cristo, era morto per cancellare i peccati dell’umanità, così il 25 aprile la liberazione, assolse gli italiani dai loro peccati.

Il ventennio fascista, i crimini di guerra, la guerra al fianco dell’asse ed in fine la guerra civile venivano consegnati alla storia e per l’Italia iniziava un nuovo capitolo, nel segno della repubblica, della libertà e della democrazia e così come la pasqua è la festa più importante del cristianesimo, così l’anniversario della liberazione è la festa più importante della repubblica italiana.

Del resto, l’italia repubblicana che sarebbe nata dal referendum del 2 giugno, come sappiamo sarebbe stata un’italia forgiata nel segno della cristianità e sorretta per oltre quarant’anni dalla Democrazia Cristiana, la cui impronta nella definizione del 25 aprile è, a mio avviso, particolarmente evidente.

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