Il Fascismo Ungherese di Miklós Horthy

Il Fascismo Ungherese di Miklós Horthy

L'Ungheria di Miklós Horthy fu un regime autoritario, conservatore, di estrema destra, fortemente militarista e legato al fascismo prima e al nazional socialismo tedesco poi.

Correva l’anno 1920 quando l’ammiraglio Miklós Horthy, già ministro della guerra nel 1919, venne proclamato capo del Governo del regno di Ungheria.

La figura di Miklós Horthy è estremamente importante per la storia politica dell’europa degli anni venti e trenta, perché fu, in un certo senso, l’anticipatore di quei movimenti nazionalisti anticomunisti che, negli anni seguenti, avrebbero coinvolto Italia, Germania, Spagna e tutto il resto d’europa, attraverso forme e nomi di partito diversi nella forma, ma tutti strutturati in maniera paramilitare, con una rigida gerarchia interna e caratterizzati da sentimenti di odio verso comunisti, ebrei e numerose altre minoranze etniche e culturali.

Horthy è il grande anticipatore di Mussolini, Oswald Mosley ed Hitler, ne condivide le idee e l’ideologia, se pur con qualche differenza.

La Carriera di Miklós Horthy

La carriera di Miklós Horthy è iniziata tra i ranghi dell’esercito ungherese, dove fece rapidamente carriera, grazie anche alle sue origini nobiliari, e negli anni immediatamente precedenti la prima guerra mondiale, tra il 1909 ed il 1914, si ritrovò ad essere uno degli aiutanti e più stretti collaboratori dell’imperatore Francesco Giuseppe, per poi servire durante la guerra fino al raggiungimento del grado di contrammiraglio e comandante supremo della flotta imperiale della regia marina austro-ungarica.

Finita la guerra, Horthy ricopriva una delle più alte cariche militari dell’impero Austro-Ungarico, impero che tuttavia usciva sconfitto dalla guerra e si preparava alla propria disgregazione definitiva, che sarebbe avvenuta tramite una serie di scontri interni, e in quel contesto di crisi, la guida del governo ungherese venne affidata al comunista ungherese, Ábel Kohn, meglio noto come Béla Kun.

Il governo comunista di Béla Kun ebbe vita breve, sopravvivendo dal 21 marzo 1919 al 3 aprile dello stesso anno, e vi fece seguito un governo anticomunista guidato da Károly Huszár, appoggiato da Miklós Horthy che, tra il marzo 1919 e l’aprile del 1920, ricoprì la carica di ministro della guerra.

Lo scontro tra Comunisti e Anti-Comunisti in Ungheria, non fu solo politico, ci furono diversi scontri armati in tutta l’Ungheria, scontri che videro contrapposti i monarchici anticomunisti ai comunisti di Kun.

Una delle prime disposizioni del Governo di Huszár fu quella di ripristinare la monarchia ungherese, e preparare un ritorno degli Asburgo, tuttavia, il nuovo ordine europeo venutosi a formare dopo la fine della guerra, rendeva particolarmente ostico questo progetto, e alla fine, in seguito all’ingresso trionfale e conseguente occupazione militare di Budapest da parte di Horty e le sue truppe, l’ammiraglio assunse l’incarico di capo provvisorio dello stato, con il titolo di reggente del regno d’Ungheria, in ungherese kormányzó, carica che ricoprì fino alla fine della seconda guerra mondiale.

La Politica di Horthy

La politica di Miklós Horthy era inquadrabile nelle idee della destra sovranista e conservatrice, Horthy rappresentava gli interessi dell’aristocrazia e per lui e la propria cerchia sociale di appartenenza, il comunismo era una minaccia reale. Béla Kun nel proprio programma puntava a sottrarre le terre ai nobili per darle al popolo ungherese, Horthy era membro di una di quelle famiglie nobili a cui Kun voleva togliere le terre.

Una delle prime decisioni politiche che l’ammiraglio ungherese dovette affrontare in qualità di capo del governo, fu quella dei trattati di pace ancora in corso, e il ruolo giocato dall’Ungheria durante la prima guerra mondiale, non dava molto margine di manovra all’ammiraglio, fu quindi “costretto” ad accettare le dure condizioni del trattato di pace del Trianon, il trattato con cui vennero stabilite, dalle potenze vincitrici della prima guerra mondiale, le sorti del nuovo Regno d’Ungheria, in seguito alla dissoluzione dell’Impero austro-ungarico. Presero parte alla conferenza Stati Uniti, Regno Unito, Francia e Italia, oltre ai loro alleati, Romania, Regno dei Serbi, Croati e Sloven e il trattato venne firmato il 4 giugno 1920.

Le dure condizioni del trattato di Trianon, come sarebbe accaduto anche in Germania, alimentarono una forte insofferenza nei confronti dei vincitori della guerra e, unito ad un crescente sentimento anticomunista e antisemita, portarono alla nascita di un regime, estremamente autoritario, anche se non assunse mai i tratti di una dittatura o di un regime totalitario come invece sarebbe accaduto all’Italia di Mussolini e la Germania di Hitler, in cui il parlamento venne completamente esautorato.

Il regime di Horthy

Durante gli anni del regime di Horthy, che coincidono con gli anni tra la prima e la seconda guerra mondiale, l’Ungheria rimase, se pur in modo parziale, una monarchia parlamentare, guidata da un reggente.

Il parlamento Ungherese come anticipavo non venne completamente esautorato, ne venne sostituito da altri organi e istituzioni, tuttavia, l’autorità del reggente fu particolarmente incisiva e il parlamento, il più delle volte, si ritrovò a seguire le direttive di Horthy.

Nel regime di Horthy l’ordine sociale ungherese doveva rimanere inalterato, e a tal proposito l’ammiraglio, da militare, aristocratico e conservatore qual’era, si impegnò profondamente affinché quell’ordine precostituito non venisse alterato, in particolare dalla minaccia della “barbarie sovietica” che aleggiava alle porte dell’Ungheria.

L’Ungheria di Horthy fu uno dei primi paesi europei a varare delle leggi discriminatorie nei confronti degli ebrei e con largo anticipo rispetto alle leggi di Norimberga e le leggi razziali italiane, già nel 1921 Horthy ordinò che venisse limitata la percentuale di studenti di varie minoranze presenti in Ungheria.

La legge, firmata dal primo ministro ungherese del 1921 Pál Teleki, fissava al 6% il numero massimo di studenti di origine ebraica che potevano iscriversi alle università ungheresi. Altre leggi discriminatorie di questo tipo vennero varate negli anni seguenti, il cui corpo legislativo, per molti, preparò il terreno per le successive leggi di Norimberga del regime nazista, proclamate il 15 settembre 1935. In Ungheria, comunque, il culmine delle leggi razziali e antisemite arrivò nel 1938 con una serie di leggi proclamate dal’allora primo ministro fino al culmine di una vera e propria legislazione antiebraica introdotta nel 1938 dal primo ministro Kálmán Darányi, con cui il paese si preparò alle deportazioni naziste.

Il proto fascismo di Horthy

Il regime autoritario di Horthy si trova in un limbo ai limiti del fascismo, ideologia con la quale Horthy ebbe un forte legame, consolidato soprattutto dopo la firma dei protocolli di Roma del 1934, con cui l’Ungheria si legava all’influenza economica e politica dell’Italia. Tuttavia, nonostante questo legame Horthy non arrivò mai ad abbracciare totalmente il Fascismo e, in seguito alla morte di Engelbert Dollfuss, leader del fronte Patriottico, un partito austriaco di ispirazione fascista, Horthy, come molti altri proto fascisti in europa, si avvicinò maggiormente alle posizioni più radicali del nazional socialismo tedesco.

L’ambizione di Horthy

Come Hitler e Mussolini, anche Horthy ambiva al potere personale e puntava ad assumere il potere assoluto sullo stato che governava, questa ricerca del potere ebbe evoluzioni diverse in Ungheria, Italia e Germania, che si legano soprattutto allo status politico delle tre nazioni.

Ungheria ed Italia erano monarchie, anche se, l’Ungheria era de facto una monarchia senza re, mentre l’Italia, anche se non particolarmente presente nella scena politica, aveva comunque un re. Diversamente la Germania era una repubblica.

Secondo Max Weber, la legittimazione del potere può avvenire in tre diversi modi, ovvero in modo tradizionale, carismatico e legale/giuridico e, sempre secondo Weber, il potere politico (assoluto) può manifestarsi solo in presenza di questi tre elementi.

Noi oggi sappiamo che tra Hitler, Mussolini ed Horthy, l’unico a conseguire il potere assoluto fu Hitler, questo perché Hitler, grazie al proprio carisma e all’uso della forza, riuscì a conseguire una legittimazione legale e carismatica del proprio potere, inoltre, l’organizzazione paramilitare della Germania, collocava Hitler al vertice di una sorta di gerarchia tradizionale, simil feudale, garantendo quindi, anche un potere tradizionale in uno stato in cui non erano presenti forme di potere tradizionali.

Nell’Ungheria di Horthy, se bene l’ammiraglio, godesse di potere legale/giuridico, grazie al proprio, conseguito grazie a carisma e forza, proprio come Hitler, l’Ungheria era una monarchia, senza re, ma comunque una monarchia, e di conseguenza, per ascendere al rango supremo, Horthy aveva necessità di essere proclamato regnante e non semplicemente reggente della corona.

A tale proposito, durante il proprio governo Horthy estese progressivamente i propri poteri, cannibalizzando parti del parlamento e accentrando nelle proprie mani diverse cariche, e riuscì tantissimo ad avvicinarsi tantissimo al proprio obiettivo di diventare “re di Ungheria”, al punto che, nel 1937, alle soglie della seconda guerra mondiale, ad Horthy mancava soltanto il riconoscimento della chiesa cattolica per l’investitura ufficiale e l’ascesa al trono, ascesa che probabilmente non avvenne proprio a causa della guerra

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