Menu Chiudi

Iran: Trump usa i toni moderati di un leone in gabbia

Ecco la mia “analisi” a caldo dell’intervento di Trump di mercoledì 8 ottobre 2020.

A pochi minuti dalla fine dell’intervento, scorrendo rapidamente google news, non ho potuto non notare i titoli di alcuni giornali in cui si parlava di “toni moderati” e “Trump travestito da colomba in cerca di pace”.

Diciamo di si, dai, i toni erano decisamente moderati, i toni però, non lui, Trump era tutt’altro che moderato, sembrava un leone in gabbia, feroce, scalpitante, ma trattenuto, tenuto al guinzaglio.

Durante tutto l’intervento, molto interessante e vorrei dire “molto appassionato”, non ho potuto evitare di soffermarmi più e più volte sul ghigno soddisfatto dell’uomo con gli occhialini alla destra del presidente, la sua espressione era spesso compiaciuta, quasi a dire “bello eh, è una mia idea”, contemporaneamente i generali alle spalle di Trump, soprattutto quello alla sua sinistra (quello più bassino e robusto) seguiva il discorso in maniera estremamente attenta, anche lì, quasi come se fosse una sua creazione, ed era attento che Trump non deviasse dal sentiero tracciato, era attento e ad ogni pausa, ad ogni sospiro del presidente, passava da uno stato di attenzione ad uno di allerta, quasi come se temesse qualche improvvisa variazione sul tema.
Il video dell’intervento, le reazioni dei presenti, ci dice molto, molto più di quanto non ci dica l’intervento stesso.

Ci dice, o meglio, ci lascia supporre, che la mano di Donny Boy sia stata in qualche modo guidata durante la scrittura dell’intervento, con chissà quali strumenti di pressione interna.

Purtroppo cosa è successo e cosa è stato detto all’interno della sala ovale, durante la lunga e certamente accesa riunione che ha preceduto l’intervento, è e rimarrà un segreto, noto solo a chi era in quella sala in quel momento. Ma una mezza idea della direzione che è stata presa in quelle ore di attesa per il mondo, possiamo intuirla, ed è una direzione in un certo senso positiva, in cui, appellandosi ai membri permanenti del consiglio di sicurezza dell’ONU, più la Germania che in questo momento ricopre un seggio non permanente del consiglio di sicurezza, riporta un po’ tutti con i piedi per terra, aprendo la porta (e anche qualche finestra) alla diplomazia e strumenti quali sanzioni e interrogazioni di fronte alle Nazioni Unite.

%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo:

Utilizzando il sito, accetti l'utilizzo dei cookie da parte nostra. maggiori informazioni

Questo sito utilizza i cookie per fornire la migliore esperienza di navigazione possibile. Continuando a utilizzare questo sito senza modificare le impostazioni dei cookie o cliccando su "Accetta" permetti il loro utilizzo.

Chiudi