Che cosa hanno in comune Marcel Duchamp, Erwin Schrödinger, Le Corbusier, Paavo Nurmi, Vincenzo Cardarelli e Padre Pio?
Non certo il campo in cui si sono affermati. Quello che invece li unisce è l’anno di nascita: 1887.
 Bei tempi. Verdi esordiva con il suo Otello alla Scala ottenendo uno straordinario successo di pubblico e critica. L’Italia ormai unita e protagonista del quadro europeo (dal 1882 c’è la Triplice Alleanza con Germania e Austria rinnovata proprio nel 1887) si lancia finalmente nell’avventura coloniale per ascendere al rango di grande potenza. Ecco, a dirla tutta, l’avventura coloniale non inizia proprio benissimo perché a Dogali una colonna di 500 soldati italiani viene massacrata dal Ras Alula. Rimane la Triplice Alleanza, ma anche quella non è che finirà benissimo.

Torniamo a Dogali, perché l’eccidio provocherà veementi proteste e la caduta del governo Depretis VII. Lo stesso Depretis farà in tempo a formare il suo VIII governo prima di morire nel mese di luglio.
La caduta dell’esecutivo è certamente un dato in comune tra il 1887 e il terribile 2011, quando Berlusconi in piena crisi (sia lui che l’Italia) lasciava il governo. Al suo posto verrà il governo Monti: austerità e Riforma Fornero (di sicuro ricordate).
Anche nel 1887 si aumentavano le tasse però, il dazio sul frumento passava da 1,40 a 3 lire al quintale.
Figuracce, tasse, governi che cadono. Fin qui parrebbero due normali anni di storia Italia (trovare periodi senza questi eventi è assai arduo). Ma quali sono le differenze allora?

Torniamo alle nascite e restiamo in Italia: Vincenzo Cardarelli. Il futuro poeta ebbe un’infanzia tristissima (ma queste cose sono sempre un aiuto quando da grande diventi poeta). Figlio illegittimo e abbandonato dalla madre, Cardarelli aveva anche una grave malformazione alla mano sinistra. Per questo motivo, in quell’epoca priva di bulli e telefonini, veniva simpaticamente schernito come “il bronchetto del bisteccaro” (il bisteccaro, ovvero di modesta condizione economica, era suo padre).
Si direbbe un’infanzia davvero sfortunata quella del Cardarelli. Eppure poteva andargli peggio, decisamente peggio.

Nel 1887, 399.505 bambini, avete capito bene 399.505 bambini, morirono prima di raggiungere i 5 anni. Su 1000 nati vivi erano ben 347 (più di un terzo) a non farcela. Per un confronto nel 2011 i decessi prima dei 5 anni furono 2084, meno di 4 ogni 1000 (2,9 per i residenti italiani 4,3 per gli stranieri).
Ma perché nel 1887 cadevano così tanti infanti? Principalmente per banali malattie infettive.

In quel solo 1887 erano ben 19.176 erano i decessi per tubercolosi, 56.835 per influenza, bronchite e polmonite; mentre per gastroenterite, colite, appendicite, febbri tifoidi e paratifoidi spettava il primato di 82.821 vittime; infine, 81.230 infanti soccombevano ad altre malattie infettive.

Paragoniamo questi dati a quelli del 2011.

Quanti sono stati i morti per tubercolosi?
Zero; quelli per influenza e polmonite 19 (in leggero aumento rispetto alle 13 del 2010); le vittime di gastriti e company furono 4 e quelle causate da altre malattie infettive 14 (anche qui in leggero aumento rispetto alle 6 del 2009).
Riassumendo nel 2011 queste malattie hanno causato 37 vittime contro le 240.062 del 1887.

Pare anche a voi un cambiamento impressionante?
L’aumento del tenore di vita, migliori condizioni igieniche e l’uso di nuovi medicinali (su tutti gli antibiotici) hanno permesso questo eccezionale risultato. Ma l’arma più letale contro queste malattie è stata la vaccinazione, infatti questo straordinario strumento permette, non già di curare le malattie, ma di impedirne l’insorgenza, fino a portare alla scomparsa stessa del morbo.
Malattie micidiali come poliomielite e difterite in Italia praticamente scomparse. Il vaiolo, il primo morbo per cui è stato sviluppato un vaccino efficace nel 1798 da Edward Jenner, è stato addirittura sradicato -si spera per sempre- dalla faccia della terra nel 1980 (dichiarazione ufficiale dell’OMS). Altre malattie che mietevano numerose vittime come il morbillo (3% dei decessi tra gli infanti nel 1887) hanno ridotto enormemente la loro incidenza grazie alle campagne di vaccinazione.

Questi importanti risultati sono costantemente messi a rischio dalle recenti campagne di anti vaccinazioni, particolarmente efficaci nel caso d’immunizzazioni non obbligatorie come quella per il morbillo. Insomma, se riteniamo i bambini particolarmente fastidiosi abolire le vaccinazioni potrebbe essere un modo molto efficace per ridurne il numero (altro che attentati dell’ISIS!).
Questo non è certamente un articolo che parla di medicina, non ho nessuna competenza in materia, ma si basa su meri dati statistici (fonte ISTAT). I numeri dovrebbero essere un dato abbastanza oggettivo a meno di dimostrare che non siano sbagliati.

Ho scelto il 1887 perché in Italia è uno dei primi anni in cui abbiamo dati statistici abbastanza precisi ed è il primo anno preso in esame dal saggio Istat che ho utilizzato come fonte. Se guardiamo ai dati precedenti al 1887, la situazione della mortalità infantile è sicuramente peggiore, infatti, a quell’epoca c’erano già stati i primi timidi progressi. Questi dati valgono anche per tutti i gloriosi imperi del passato: prima di vaccini e antibiotici nessun splendore bastava per salvare gli infanti dalle malattie. Quando pensate al passato pensate a voi e vostro fratello/sorella o ai vostri amici: se foste nati un secolo fa, ammesso di non morire durante il parto, 1 su 3 non ce l’avrebbe fatta ad arrivare a 5 anni.

Fonte per le statistiche
Focus di approfondimento dell’ISTAT : La mortalità dei bambini ieri e oggi in Italia – 15 gennaio 2014

Di Aramis

Appassionato di storia fin da prima che Facebook ci svelasse le verità assolute. Scrivo su treni in perenne ritardo (per questo i miei articoli tendono ad essere molto lunghi). Amo leggere, viaggiare e giocare a scacchi. Laureato in Storia moderna, anche se nella vita faccio altro.

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