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La biblioteca Laurenziana di Firenze

La Biblioteca Medicea Laurenziana un tempo nota come Libreria Laurenziana, o Biblioteca Laurenziana di Firenze è un’antica e importante raccolta di manoscritti, oggi situata nei chiostri della basilica di San Lorenzo a Firenze, disegnata da Michelangelo Buonarroti.
Il nucleo originale della biblioteca è costituito dalla collezione personale di codici manoscritti di Cosimo il Vecchio, formata da sessantatré codici destinati ad aumentare di numero nel corso del tempo. Alla morte di Cosimo i codici nelle mani della famiglia de Medici erano già più di centocinquanta, e rappresentavano una delle più ricche collezioni esistenti.

La Storia della Laurenziana di Firenze

Quando nel 1494, in seguito alla discesa in Italia di Carlo VIII di Francia, Piero de Medici, erede di Lorenzo, e tutta la famiglia furono cacciati dalla città, la fuga costrinse i Medici a vendere gran parte dei propri beni, tra cui, l’immensa collezione di libri manoscritti che finì sotto il controllo dei monaci del monastero Domenicano di San Marco a Firenze

Con la morte di Piero la guida della famiglia passa nelle mani del cardinale Giovanni di Lorenzo, dal 1513 papa Leone X, che grazie alla sua posizione riuscì a riacquistare la collezione dai monaci domenicani, per poi portarla con se a Roma dove, le sapienti mani di Leone X accresceranno ulteriormente il volume della collezione fino a contenere circa tremila codici. La collezione libraia della famiglia de Medici resta a Roma almeno fino al 1519 quando, in seguito alla normalizzazione di Firenze, e la concreta possibilità di un ritorno della famiglia de Medici in città, Giulio de Medici, futuro papa Clemente VII decide di riportare la collezione a Firenze.

Il primo luogo designato in cui collocare la biblioteca è una struttura ecclesiastica adiacente alla Basilica di San Lorenzo, la vicinanza dell’avamposto culturale all’importante centro religioso farà si che la nuova biblioteca venga comunemente chiamata Libraria Laurenziana.

Nel 1519 la progettazione della nuova biblioteca venne affidata all’architetto Michelangelo Buonarroti che avrebbe diretto personalmente il cantiere tra il 1524 e il 1534, quando, in seguito alla morte suo padre e papa di Clemente VII, avrebbe lasciò Firenze. Nonostante la lontananza Michelangelo continua a supervisionare ai lavori, inviando costantemente disegni, modelli in scala ed istruzioni per ultimare la Biblioteca, i cui lavori si sarebbero conclusi soltanto nel 1571, anno dell’apertura al pubblico, e rappresenta una delle più importanti opere architettoniche di Michelangelo.

Oltre la collezione personale della famiglia de Medici, la biblioteca Medicea Laurenziana si è arricchita negli anni di un ampia collezione di opere classiche arrivando ad inglobare una delle principali raccolta di opere di Virgilio, Tacito, Plinio, Eschilo, Sofocle, e Quintiliano, oltre ad una delle più antiche testimonianze del Corpus Iuris Giustinianeo dell’imperatore Giustiniano, copiato appena pochi anni dopo la sua promulgazione, e ben tre raccolte complete dei dialoghi di Platone in carta bona, e alcuni autografi di Petrarca e Boccaccio, e moltissime altre opere estremamente preziose.

L’Architettura della biblioteca Laurenziana di Firenze

L’edificio della Biblioteca che ospita la collezione della libreria laurenziana, si compone fondamentalmente di quattro parti principali, queste sono il vestibolo, lo scalone, la sala di lettura e la Tribuna Elci.

Il vestibolo è l’area di ingresso della biblioteca e si presenta come uno spazio quadrato molto ampio, quasi interamente occupato dallo scalone che secondo il modello inviato da Michelangelo nel 1558, avrebbe dovuto essere realizzato in leggo di noce, tuttavia Clemente VII preferiva una scalinata in pietra serena, e quando i lavori passarono sotto la supervisione di Cosimo de Medici, questi avrebbe confermato la scelta del papa, modificando e alterando in diversi punti il progetto originario di Michelangelo, di fatto il progetto subisce numerose modifiche e lasciano incompiute alcuni elementi della struttura.

nonostante sia molto ampia e dotata di lucernari sopraelevati, si presenta come un luogo angusto e scuro a causa della poca luminosità degli ambienti determinata dalla presenza di un numero ridotto di finestre e alla presenza di un imponente scalinata, resasi necessaria per rimediare al problema del dislivello tra l’accesso e la sala di lettura. Grazie alla scala si viene quindi a creare la sensazione di elevazione nel passaggio dalle aree fredde e cupe del Vestibolo alla più luminosa, calda e accogliente sala di lettura, progettata in maniera totalmente diversa.

La sala di lettura diversamente dal Vestibolo, si presenta immediatamente più ampia ed accogliente, questa sensazione è data soprattutto dalla presenza di elementi colorati, come il soffitto in legno ed il pavimento in terracotta, in evidente contrasto con il bianco dell’ingresso, mentre la maggiore luminosità è data dalla presenza lungo tutta la navata di numerose finestre.

La parte interna della sala presenta un soffitto in legno di tiglio, decorato da Giovanni Battista del Tasso, mastro falegname che ha realizzato una serie di motivi simbolici riproposti specularmente sul pavimento in terracotta. I manoscritti erano conservati orizzontalmente sul piatto anteriore, disposti per materia ed erano liberamente consultabili al momento dell’apertura al pubblico della biblioteca e per questo incatenati agli scaffali.

In fine, l’ultima parte della biblioteca, la Tribuna Elci, è in realtà un’aggiunta postuma, essa fu edificata agli inizi del XIX secolo per ospitare la collezione donata da Angelo Maria D’Elci nel 1818. Lo stile architettonico è quello neoclassico e la sua progettazione fu affidata all’architetto Pasquale Poccianti e si presenta come una rotonda sovrastata da una cupola.

La Collezione della biblioteca Laurenziana di Firenze 

Complessivamente la Biblioteca Medicea Laurenziana di Firenze comprende circa 130 mila edizioni a stampa ed è dotata di un rigido regolamento riguardo l’accesso, che e possibile solo tramite l’accertamento dell’appartenenza ad istituzioni universitarie, allo stesso tempo e pero una delle poche biblioteche che, ancora oggi, continua ad ampliare il proprio patrimonio con l’acquisto di codici d’antiquariato e materiale bibliografico.
Uno dei periodi di massima espansione della collezione della biblioteca laurenziana coincide con la direzione della biblioteca ad opera del canonico Angelo Maria Bandini, sotto la cui guida, furono compilati dei monumentali cataloghi a stampa di tutti i codici presenti nella biblioteca. Strumenti ancora oggi fondamentali per lo studio e la catalogazione del materiale.
Le prime edizioni di classici latini e greci, confluiti in gran numero in epoca napoleonica, sono appositamente rilegate su modelli francesi e inglesi, con fantasie e ricchi motivi decorativi impressi in oro o a secco.
Il colore diventa un elemento importante, per distinguere le edizioni del ‘400 in rosso e quelle dei secoli successivi in verde.

Bibliografia

Pierluigi De Vecchi ed Elda Cerchiari, I tempi dell’arte, volume 2, Bompiani, Milano 1999
Franca Arduini, Biblioteca Medicea Laurenziana: come un’istituzione antica ha progettato il suo futuro, in “Biblioteche oggi”, vol. XXVIII, n. 5, giugno 2010, pp. 3–10
Franca Arduini, Fondi greci manoscritti e a stampa della Biblioteca Medicea Laurenziana, 2012 , pp 207-216
Alfredo Serrai , Breve storia delle biblioteche italiane

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