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La Bufala della poesia scritta durante la peste dell’ottocento

La Bufala della poesia scritta durante la peste dell’ottocento

Sta circolando su Facebook una presunta Poesia scritta da Kitty O’Meary 1839-1888 durante l’epidemia della peste nel 1800, una poesia che sembra molto attuale, potrebbe essere stata scritta ieri… probabilmente perché è stata scritta la poche settimane fa.

Facendo qualche rapida ricerca sul nome dell’autrice, non sembra venir fuori nulla, di Kitty O’Meary, poetessa o comunque scrittrice vissuta tra il 1839 ed il 1888, sembra non esserci traccia. Cercando invece su Google, mettendo il nome tra gli apici, così da fare una ricerca mirata al suo nome, escono circa quattro pagine di contenuti e tutti creati nelle ultime ore.

Queste informazioni da sole sono sufficienti a dirci che si tratta di una falsa attribuzione. La poesia, non è stata scritta da Kitty o’Meary e ci dicono anche che questa Kitty o’Meary, il cui cognome ci suggerisce una qualche origine irlandese, non è mai esistita, non nel XIX secolo almeno, ma ci arriviamo con calma.

Voglio però spingermi oltre in questa “ricerca” e cercare di capire se potrebbe essere reale, magari si tratta solo di una falsa attribuzione, di una poesia scritta effettivamente nel 1800, o forse invece, si tratta di qualcosa di diverso, magari una poesia contemporanea che qualcuno ha retrodatato, all’insaputa dell’autrice.

Nei post virali che circolano sui social, oltre al testo della poesia, che vi lascio in calce a questo post, ci viene detto che la poesia è stata scritta durante la peste del 1800, oltre alla data di nascita e di morte della poetessa 1839-1888.

Già da queste date possiamo scorgere un incongruenza, come può, una poetessa vissuta tra il 1839 e il 1888, aver scritto una poesia nel 1800?

La cosa più probabile è che per 1800 si intende XIX secolo, ma noi ora questo non lo sappiamo, cerchiamo allora di non lasciare nessuna strada inesplorata e di vagliare, più che altro per gioco, le varie possibilità.

Partiamo quindi da questo dato.

Noi oggi abbiamo un ampia conoscenza delle pestilenze ed epidemie del XVIII e XIX secolo, e sappiamo con assoluta certezza che nell’anno 1800 non era in corso nessuna epidemia di peste in europa. In particolare sappiamo che non c’erano focolai di peste in Irlanda, luogo in cui possiamo presumere viveva la donna, il cui cognome è chiaramente di origine irlandese, e sappiamo anche che non c’erano epidemie di peste neanche negli altri possedimenti britannici dell’epoca. Sappiamo inoltre che nel 1800 non c’era nessun focolaio di peste nelle Americhe, in particolare nell’america settentrionale. Del resto Kitty o’Meary potrebbe essere un immigrata o discendente di immigrati irlandesi in America. Tutto è possibile, e come dicevo, cerchiamo di non lasciare nessuna strada inesplorata.

Tornando comunque alle epidemie di peste

Noi sappiamo che l’ultima epidemia di peste ad aver colpito le isole britanniche è stata la grande peste di londra del 1665-1666, possiamo quindi escludere la possibilità che l’autrice vivesse in Irlanda nel 1800 durante la peste, perché nel 1800, in Irlanda, non c’era la peste, c’era invece qualche focolaio, molto contenuto, di febbre gialla.

Potremmo ipotizzare che non fosse peste ma Febbre gialla la malattia raccontata nella poesia, tuttavia, come anticipavo, la diffusione di febbre gialla in Irlanda nel 1800 fu molto contenuta, e si registrarono per lo più casi isolati non coerenti con lo scenario carico di ansia e angoscia raccontato nella poesia.

Nello stesso periodo tuttavia c’è effettivamente un focolaio di peste, da qualche parte nel mondo, che potrebbe aver contagiato qualche britannico, e volendo essere precisi la parte del mondo in cui è in corso, nel 1800, un epidemia di peste è l’impero ottomano, e la zona più colpita dell’impero è l’Egitto, e proprio l’Egitto, tra il 1798 al 1801, è stato teatro di uno scontro aperto tra le forze napoleoniche e la prima coalizione antifrancese guidata dal regno unito.

Potremmo quindi pensare che la peste a cui ci si riferisce l’autrice della poesia è questa peste “egiziana” e che la poetessa si trovasse effettivamente lì, insieme ai soldati della coalizione.

Il testo della poesia a questo punto diventa importante, perché tra le sue righe in modo più o meno diretto, dovremmo trovare un qualche riferimento alla guerra in corso, e non è così, la poesia ci racconta un universo domestico che è in guerra con la malattia, ma che non sta vivendo un vero scontro armato, non direttamente.

Lo sguardo della poetessa è lontano, distaccato, come come se vi fosse apprensione per la malattia, ansia, angoscia, ma tutto sommato non c’è una preoccupazione diretta, percepiamo che la malattia non la riguarda direttamente e ciò totalmente incompatibile con lo sguardo di qualcuno che vivendo in quel mondo devastato da guerre e rivoluzioni, sente il bisogno di scrivere una poesia per dar voce a quel dramma in corso. Il testo della poesia ci allontana dal XIX secolo, e ci fa supporre che l’autrice sia una donna, che tutto sommato vive la sua vita in modo abbastanza tranquillo.

Mi sono soffermato, in questa prima parte dell’analisi, sull’anno in cui sembrerebbe essere stata scritta la poesia, 1800, ma forse, quel 1800 non è l’anno, e come ipotizzavamo, potrebbe essere il secolo, del resto nello stesso post ci viene detto che questa Kitty O’Meary è vissuta tra il 1839 ed il 1888.

Torniamo quindi, ancora una volta alle pestilenze e soffermiamoci questa volta sulla forbice temporale 1839-1888.

Nel 1840, quando la poetessa, presumibilmente aveva un anno, c’è stata l’ultima grande pestilenza dell’europa continentale, in Dalmazia e Italia settentrionale, potrebbe essere questa la peste descritta dalla poetessa, che la guarda da lontano, con uno sguardo rivolto al passato, questo spiegherebbe il distacco emotivo da quei momenti e la totale assenza di ogni riferimento ad altri scenari di quel tempo. Sarebbe sicuramente una lettura interessante, ma anche molto fantasiosa.

L’unica grande epidemia di peste nel XIX secolo, che possiamo in qualche modo collegare all’arco temporale in cui visse questa presunta Kitty O’Meary, è la terza grande pandemia di peste, che intercorse tra il 1856 ed il 1960.

Non è una vera pandemia, si tratta di una serie di focolai di peste bubonica, legati alla rete dei trasporti globali, che si manifestarono in gran parte del mondo extra europeo, e che coinvolsero principalmente l’Asia e l’oriente in generale.

Purtroppo, anche se in realtà è una fortuna, dal XIX secolo in po, le pestilenze in europa e in occidente sono state sempre meno, così come le grandi epidemie, grazie anche alla diffusione di migliori condizioni igieniche, ma anche di antibiotici, vaccini e medicinali vari.

L’assenza di altre epidemie di peste nell’Europa del XIX secolo fa terminare qui il nostro gioco, e lo fa terminare con una verità, la poesia non è stata scritta nel XIX secolo.

Fin qui ci siamo divertiti a giocare ed abbiamo provato a trovare un qualsiasi possibile appiglio, una base che potesse giustificare l’autenticità della poesia che sta circolando sui social, ma senza troppi risultati, purtroppo, più cercavamo di giustificarla e più ci rendevamo conto che questa poesia non è stata scritta nel XIX secolo, ma nel marzo del 2020.

La verità sulla poesia

E proprio nel marzo 2020 è apparsa sul web, per la prima volta questa poesia, la cui vera storia ci è stata raccontata da oprahmag che ha intervistato Kitty O’Marea, una poetessa contemporanea, che il 16 Marzo 2020 ha pubblicato sul proprio blog https://the-daily-round.com/ un post intitolato “in the time of pandemic” in cui è contenuta una poesia intitolata “And The People Stayed Home” con cui l’autrice ha cercato di raccontare l’angoscia e l’ansia del momento storico vive, e in cui viviamo noi tutti.

Vi lascio di seguito il testo originale della poesia di Kitty o’Meara

And the people stayed home. And they read books, and listened, and rested, and exercised, and made art, and played games, and learned new ways of being, and were still. And they listened more deeply. Some meditated, some prayed, some danced. Some met their shadows. And the people began to think differently.
And the people healed. And, in the absence of people living in ignorant, dangerous, mindless, and heartless ways, the earth began to heal.
And when the danger passed, and the people joined together again, they grieved their losses, and made new choices, and dreamed new images, and created new ways to live, and they healed the earth fully, as they had been healed.

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