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LA DEFENESTAZIONE DI PRAGA quattrocento anni dopo

Il 23 maggio del 1618, alcuni rappresentanti dell’aristocrazia Boema, galvanizzati dal Conte Thurn, fecero irruzione nel palazzo reale di Praga, intenzionati a chiedere al sovrano, Ferdinando II di revocare l’ordine che autorizzava la distruzione di tutti gli edifici sacri non cattolici, edificati nei territori della grande Boemia. In quel momento il re era assente tuttavia nel palazzo erano presenti diversi amministratori regi e la delegazione riuscì a catturare catturarono due governatori imperiali, Jaroslav Bořita z Martinic e Vilém Slavata, inoltre fu catturato anche uno dei loro segretari, Philip Fabricius, e in risposta all’assenza del re, li lanciarono fuori dalle finestre del castello. Questo avvenimento noto come la Defenestazione di Praga è considerato l’atto inaugurale della guerra dei trent’anni.

La guerra dei 30 anni è considerata dalla maggior parte degli storici come uno degli eventi più importanti di tutta l’età moderna, quel periodo di mezzo che separa il medioevo dall’età contemporanea e allo stesso tempo rappresenta l’essenza stessa dell’età moderna.

Iniziamo col dire che la guerra dei trent’anni inizia ufficialmente con la famosa defenestazione di Praga ed è generalmente divisa in quattro o cinque fasi, la prima fase vede il coinvolgimento dell’Austria e della casata d’Asburgo in numerose insurrezioni nella Grande Boemia, durante la seconda frase sarà coinvolta soprattutto la Danimarca e i territori settentrionali del sacro romano impero, segue una fase caratterizzata dell’irruzione della Svezia nelle guerre civili tedesche e in fine una fase francese che porterà allo scontro diretto tra la Francia dei Borbone e i due rami della casata d’Asburgo. La lunga fase di guerre iniziate nel 1618 con la defenestazione di Praga, si sarebbe conclusa soltanto nel 1648 con la pace di Westfalia.

Con la guerra dei trent’anni e in particolare con la sua conclusione, legata alla pace di Westfalia, l’ordine giuridico e la geografia politica dell’intero continente europeo, sarebbero cambiati radicalmente, per diverse ragioni.

La prima importante conseguenza della guerra dei trent’anni riguarda la sfera politica e in particolare il destino politico del sacro romano impero e del nascente impero Austriaco.

Come certamente sappiamo il sacro romano impero, erede della tradizione imperiale romana, fu un istituzione centrale in europa soprattutto in età medievale, ma con l’inizio dell’età moderna e l’espansione dei domini europei oltre l’atlantico, la centralità e l’influenza del sacro romano impero cominciò a diminuire, questo perché a differenza di altre nazioni l’impero non aveva uno sbocco diretto sull’atlantico e questo avrebbe frenato tantissimo la sua capacità di colonizzare e conquistare nuove terre oltreoceano.

In età medievale l’impero e in particolar modo l’imperatore avevano conquistato una posizione centrale anche sul piano culturale, di fatto rafforzando sempre di più il proprio ruolo di “protettore della cristianità”. L’imperatore insieme al papa erano le due cariche più importanti dell’ordinamento politico europeo, ed avevano un valore universale, più in alto del papa e dell’imperatore c’era soltanto dio.
La coesistenza di due poteri universali in competizione tra loro avrebbe dato vita ad una crescente rivalità politica tra il potere temporale dell’imperatore e il potere temporale del papa e come sappiamo, questa rivalità avrebbe caratterizzato in maniera estremamente significativa i secoli della lotta per le investiture. Ma nel XVI secolo quelle lotte e quegli scontri apparivano ormai soltanto come un lontano e sbiadito ricordo, il papato per certi versi aveva trionfato sull’impero e la figura stessa dell’imperatore aveva perso quasi ogni potere politico.
Di fatto all’inizio del XVI secolo, quando in europa esploderanno i vari movimenti protestanti, il potere imperiale era puramente simbolico, e l’imperatore ricopriva una carica quasi del tutto priva di potere e responsabilità politiche ed il suo potere reale è legato solo ed esclusivamente ai territori di cui è effettivamente sovrano e nel caso di imperatori come Carlo V della casa d’Asburgo, questo significava regnare effettivamente su vasti territori e possedimenti e forse fu proprio l’enorme potere che venne a concentrarsi nelle mani di Carlo V che questi riuscì a giungere ad un accordo con i vari principi tedeschi per porre fine alle guerre di religione che tra il 1517 ed il 1555 insanguinarono i territori del sacro romano impero.

L’impero di Carlo V d’Asburgo

Fatta eccezione per questa breve parentesi di apparente compattezza, nel XVI secolo l’impero appariva ormai come l’insieme di numerosi principati che condividevano un passato di gloria e memorie comuni, ma che nella realtà dei fatti, soprattutto in seguito alla pace di Augusta, erano culturalmente e ideologicamente molto distanti.

La coesistenza nei territori dell’impero di principati protestanti e principati cattolici di fede romana e l’estremismo religioso dell’una o dell’altra confessione cattolica avrebbe rappresentato la principale rottura politica.
I cattolici consideravano eretici i protestanti e desideravano liberarsene, dall’altro i protestanti consideravano corrotte le istituzioni romane e a loro volta desideravano liberarle per ricondurle alla via dello spirito e questa intolleranza reciproca si sarebbe manifestata in numerose occasioni e avvenimenti tra il 1517, anno della riforma protestante, e il 1648.

La defenestazione di Praga è l’estrema conseguenza di questa intolleranza religiosa, Filippo II, sovrano cattolico della Grande Boemia aveva ordinato, nei territori del suo regno, la distruzione di tutti gli edifici di culto che non appartenessero al culto romano, ma nel suo regno, grazie anche alle ampie politiche di tolleranza promosse su un piano più elevato dall’imperatore, vivevano moltissimi protestanti tra cui numerosi aristocratici e nobili, come il Conte Thurn e questi protestanti avevano edificato i propri edifici di culto nelle proprie città e nei propri villaggi e non avrebbero accettato tanto facilmente l’idea di doversi convertire forzatamente al cattolicesimo romano.

La prima fase della guerra dei trent’anni nota anche come fase boemo-palatina o se preferite guerra civile boemo-palatina inizia per questo motivo, i protestanti insorgono contro la corona e i cattolici perché semplicemente gli è stato proibito di esercitare il proprio culto religioso.

Le successive fasi della guerra dei trent’anni, fatta eccezione per la fase svedese, avranno tutte questa stessa ragione di fondo e verranno presentate come guerre giuste, combattute non per desiderio di conquista, non per ambizioni territoriali, ma per difendere la libertà di culto dei popoli europei.

In questi anni il dibattito politico e filosofico sul concetto di guerra giusta avrà illustri ed importanti interpreti e questi discorsi, accompagnati da trent’anni di guerra, porteranno alla pace di Westfalia, in cui verrà ridisegnata e rielaborata la politica estera europea e soprattutto verrà rielaborata la geografia politica europea.

L’europa dopo la pace di Westfalia

Dopo Westfalia l’ordinamento politico europeo cambierà radicalmente, e sarà più difficile, ma non impossibile, per le antiche famiglie aristocratiche, scambiarsi i possedimenti ed i regni, i confini nazionali verranno rafforzati e saranno sempre meglio definiti e da quel momento in poi, quei confini rappresenteranno le nazioni.

Una nazione esiste perché i suoi confini sono riconosciuti dalle nazioni con cui confina e a sua volta le nazioni con cui confina sono da essa riconosciute e questo riconoscimento reciproco delle nazioni europee avrebbe caratterizzato la geografia politica in europa almeno fino allo scoppio delle guerre mondiali.

Va detto inoltre, che, mentre sul piano della politica estera avveniva questa trasformazione, anche la politica interna subiva importanti trasformazioni, vedendo la nascita e l’evoluzione di sistemi amministrativi sempre più centralizzati ed efficienti, che avrebbero raggiunto il proprio apice, nell’efficientissima burocrazia prussiana nella seconda metà del XIX secolo. Inoltre, visto che durante la guerra dei trent’anni molti aristocratici avevano organizzato degli eserciti alleandosi con l’una o l’altra forza in gioco e visto che, in particolar modo in Germania, questi eserciti erano stati alimentati da saccheggi, le case regnanti avviarono un importante processo di rielaborazione delle forze militari.

All’inizio della guerra dei trent’anni le forze militari in europa sono ancora fortemente legate alla tradizione medievale e al sistema feudale, e il forte legame tra questi eserciti temporanei e i propri comandanti aveva creato numerosi piccoli eserciti mercenari.
Detto più semplicemente, i vari signori europei erano in grado di organizzare i propri più o meno grandi eserciti e offrire i propri servigi ad altri signori europei in cambio di un compenso e la promessa di poter saccheggiare e depredare villaggi lungo la loro strada. Molti nobili si erano arricchiti in questo modo, è questo il caso di Albrecht von Wallenstein, il cui esercito giocò un ruolo fondamentale durante la fase danese della guerra dei trent’anni e i numerosi successi in Danimarca gli conferirono ricchezza, potere e prestigio tali da poter competere direttamente con la casa d’Asburgo e questo portò molto probabilmente alla sua morte, Wallenstein infatti fu assassinato dopo un importante battaglia durante la fase Svedese della guerra.

L’esempio di Wallenstein è fondamentale e ci fa capire perché, dopo la guerra dei trent’anni i reali europei decisero di riformare i propri eserciti, o meglio, decisero di istituire i propri eserciti nazionali, fedeli alla corona e soprattutto permanenti.
I motivi sono semplici da individuare, in primis la presenza di un esercito regio permanenti riduce notevolmente il potere dei vari signori della guerra, inoltre, la progressiva scomparsa di questi eserciti “feudali” temporanei, riduceva notevolmente il numero di saccheggi che si verificavano in tempo di pace, poiché appunto, non esistendo più eserciti temporanei, alla fine della guerra questi non avrebbero ripiegato le proprie forze su villaggi indifesi in cerca di facili bottini.

 

 

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