Ho una domanda apparentemente politica, ma legata al mondo universitario.
Secondo voi fino a che punto le università sono e devono essere luoghi in cui la politica non dovrebbe entrare (che poi ci entra da sempre anche a livello di nomine, concorsi e via discorrendo, ma non voglio fare polemica) ?
Questa domanda sorge da due avvenimenti recenti, uno all’università di Bologna ed uno all’università di Pisa.
Nell’ordine, nel programma di un corso all’università di Bologna, è stato inserito un libro che “critica” in un certo senso la Lega di Salvini, e per questo, il consiglio regionale e lo stesso partito nazionale (lega) hanno richiesto la rimozione di quel testo dal programma, considerandolo un attacco politico ed una forma di propaganda anti Salvini, ribadendo che, le università non devono essere luoghi di propaganda politica (affermazione con cui sono assolutamente d’accordo).
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Alla luce di queste osservazioni però, è importante citare anche l’altro episodio, quello legato all’università di Pisa, dove, non molto tempo fa è stato approvato il finanziamento di un intervento del vicepremier Matteo Salvini, in vista delle elezioni europee, all’interno della stessa università.Un intervento dunque politico, visto che Salvini è, non solo un ministro e parlamentare, ma anche il leader di un partito nazionale.
Vista la poca distanza tra il suo intervento e le elezioni europee, mi chiedo, perché, in quel caso, la regola del “le università non devono essere luoghi di propaganda politica” non è valsa, e anzi, è stata proprio la Lega a fare, dichiaratamente, propaganda? (tra l’altro, a spese degli studenti, ma ripeto, non voglio fare polemica).
A mio personale avviso, un libro in un programma, è solo un tassello, di un puzzle più grande, e lo spirito critico che aleggia sul mondo accademico, mi induce a pensare che quel libro è in quel programma, in parte anche per ragioni politiche, ma anche, e soprattutto, perché ha un senso nel programma generale del corso.
Trovo altresì estremamente incoerente che la richiesta di rimozione del libro arrivi da un partito che a non poca distanza da questo episodio ha organizzato un proprio comizio all’interno di una università pubblica.
Sembra che, il motivo per cui il libro è stato considerato “politicamente scorretto” dalla lega, è che in un paragrafo viene definita un partito “che ha assunto i tratti di una formazione di estrema destra, con tratti razzisti, xenofobi, politicamente e socialmente violenti”.
C’è una profonda differenza tra critica e propaganda, il libro in questione non l’ho letto, e suppongo non lo abbia fatto neanche chi ha proposto la sua rimozione, ipotizzo invece che il docente che lo ha selezionato lo abbia letto, e che abbia deciso di inserirlo nel programma del proprio corso, in virtù dello spirito critico che aleggia sul mondo accademico.
Ciò che penso, non che sia rilevante, e probabilmente non importa a nessuno, è che la richiesta di rimozione di questo libro sia un semplice (ed allarmante) tentativo di censura del mondo accademico e della libertà di pensiero e di espressione rivendicati dal docente, che purtroppo, non so per quanto ancora rimarrà docente.Sembra quasi che sia diventato “vietato” criticare determinate formazioni politiche, ma sono sicuro che non sia così, sono invece sicuro che la stessa richiesta di rimozione del libro, sarebbe è stata mossa al professor Savona, oggi Ministro, quando non molto tempo fa, nei propri corsi universitari, in altri atenei, inseriva testi critici nei confronti del governo monti e dell’europa.
Se questo libro che critica la Lega, è considerato politicamente scorretto e non può essere utilizzato, cosa ci impedisce di utilizzare lo stesso parametro per rimuovere qualsiasi altro libro, a questo punto, parlo da “storico”, cosa ci impedisce di reputare “politicamente scorretto” un libro critico sul fascismo, magari un libro sui crimini di guerra degli italiani durante il secondo conflitto mondiale o sulle brigate rosse?
Lascio a voi le risposte, perché, come ho già detto, non voglio fare polemica.