Gli dei di una volta, perso l’incanto e assunte le sembianze di potenze impersonali, escono dai loro sepolcri, aspirano a dominare sulla nostra vita e riprendono la loro lotta eterna.
-Max Weber
Per Max Weber, un sociologo molto caro a noi storici dell’età moderna, esistono tre tipi di legittimazione del potere.
La prima è quella “tradizionale” ormai obsoleta nel mondo moderno, nell’età contemporanea, è una legittimazione al potere che arriva direttamente da Dio, e questa legittimazione è alla base di innumerevoli guerre nei secoli passati, dalle crociate alla lotta per le investiture, in cui Pontefice e Imperatore rivendicavano entrambi un potere di origine divina, il primo in qualità di Vicario di Dio sulla terra e in quanto tale aveva il potere di ordinare qualcuno Imperatore, dall’altra parte però l’Imperatore deteneva un potere di tipo temporale, era in grado di mobilitare uomini e muovere guerre, di fatto un potere concreto che, attraverso il pontefice, gli era assegnato da Dio.
La seconda tipologia di legittimazione del potere era di origine “carismatica” dove un leader particolarmente carismatico era in grado di conquistare la fiducia, il rispetto e l’obbedienza dei propri uomini (soldati) e del proprio popolo.
Questa tipologia di potere è in realtà precedente al potere tradizionale, è una forma di legittimazione ancestrale che possiamo riscontrare in moltissime civiltà antiche e primitive, civiltà politeiste in cui, grazie al carisma del leader, una divinità su tutte veniva eretta all’apice del pantheon divino, ma è allo stesso tempo una legittimazione più “moderna” di quella tradizionale, espressa nel mondo antico dai numerosi consoli romani, (diversamente dai senatori il cui potere era ereditario e in un certo senso di carattere “tradizionale”) che, proprio grazie al proprio carisma riuscivano ad ottenere un enorme consenso popolare, consenso che legittimava il potere e l’autorità dei consoli, espressioni massime di questo tipo di legittimazione sono uomini come Giulio Cesare, Oliver Cromwell e Napoleone Bonaparte, il cui carisma gli permise di controllare imponenti eserciti, consegnando de facto un potere materiale nelle loro mani.
La terza tipologia di legittimazione del potere identificata da Weber è quella che potremmo definire “più moderna” in quanto è alla base delle moderne democrazie, si tratta di una legittimazione di tipo “legale” che Weber definisce “legale-razionale“.
Questo tipo di legittimazione del potere arriva direttamente dagli ordinamenti giuridici, ed è concessa dalla legge. è il potere delle moderne “democrazie” in cui chi il popolo elegge liberamente i propri governanti.
In realtà, anche quest’ultima tipologia di legittimazione non è proprio modernissima, già nell’antica Grecia, ad Atene ad esempio, il “primo cittadino” poteva esercitare il proprio potere (derivato dal proprio carisma e dalla capacità di ottenere consensi) attraverso il riconoscimento legale di quel potere e lo stesso vale per i consoli Romani, eletti dal popolo e il cui potere era riconosciuto dall’ordinamento giuridico di roma, o ancora, gli imperatori romani e medievali, questi ultimi detenevano un potere di origine divina, non popolare, ed il loro potere era legittimato oltre che da Dio anche dalla legge.
Possiamo quindi osservare come, se bene esistano diverse tipologie di legittimazione del potere, queste tendono ad intrecciarsi tra loro, chi detiene il potere, indipendentemente dal modo in cui è riuscito a conquistarlo, tende, storicamente, a ricercare ulteriori riconoscimenti e legittimazioni.
Esempio degli esempi è quello di Napoleone Bonaparte (o Carlo V, o altri che conosco meno, per comodità parlerò di Napoleone).
Napoleone riesce a conquistare il potere mediante il proprio carisma, ha un potere legittimo su chi lo segue perché chi lo segue sceglie liberamente di seguirlo, ma il suo potere non si ferma qui, la legittimità del potere di Napoleone viene legittimata ulteriormente in modo “tradizionale” al momento dell’incoronazione, è il pontefice ad incoronare napoleone (tralasciando il fatto che poi si metta la corona in testa da solo) e dunque il suo potere è un potere riconosciuto da Dio, e questo, per gli ordinamenti giuridici dell’epoca è anche un riconoscimento di legittimità “legale”.
Nel XX secolo è importante sottolineare come sia avvenuto una sorta di superamento della legittimità tradizionale, il potere derivante da Dio non ha più valore negli stati moderni, e anzi, Dio è stato sostituito dal popolo, e qui si potrebbe aprir una lunga dissertazione su che cos’è il popolo, ma comunque, non è un caso che tra XIX e il XX secolo si inizia a parlare di “irruzione delle masse popolari nella storia“, questo avviene perché a partire dal XVIII secolo, le masse popolari hanno iniziato progressivamente a sostituire Dio nel processo di legittimazione del potere, tra i primi a parlarne è probabilmente Hobbes per il quale, in seguito alle sanguinose guerre del XVII secolo, i popoli, gli uomini, avevano avviato un sistema di contratti e di riconoscimenti reciproci, era nato il concetto di “legittimità dello stato” derivante proprio da un contratto tra gli uomini volto ad impedire un ritorno ad uno stato di barbarie e di guerra permanente, nasce così il potere politico “moderno”, espressione di una volontaria cessione di libertà e potere incondizionato da parte dei singoli, del popolo e delle teste coronate, mediante un patto di riconoscimento reciproco, in vista dell’autoconservazione.
Lo stato moderno che nasce all’indomani della pace di Westfalia tende a sostituirsi progressivamente ai propri governanti, lo stato diventa il vero e unico sovrano, etereo ed eterno, come dio, ma presente sulla terra, lo stato è il reale detentore del poteri e gli uomini che lo governano si limitano ad esercitarlo e parallelamente i popoli europei iniziano a sostituirsi a Dio nel processo di legittimazione del Potere, affidando agli uomini il compito di amministrare il potere derivante da istituzioni eteree e impersonali e in condizioni ottimali, gli uomini e le donne di potere diventano servitori del potere e dei popoli su governano.
Anche se, va detto, che non mancano casi in cui gli uomini si sostituiscono alle istituzioni, diventando l’incarnazione stessa del potere che detengono, e in quei casi, gli ordinamenti statali, i codici di comportamento, le leggi nazionali e internazionali vengono meno, trascinando i popoli in guerra per volontà degli uomini, riconducendo dunque l’umanità alla condizione hobbesiana di guerra permanente.