Aspetti e collocazione

Situata in una densa zona boschiva a Nord-Ovest di Atene, nei pressi del suburbio extraurbano (zona suburbana della capitale greca) della città, l’area dedicata all’Accademia risulta accessibile attraverso il dromos, la principale strada di Atene in termini di grandezza e lunghezza, capace di attraversare l’intera capitale toccando i luoghi più caratteristici di Acropoli e Agorà, per poi terminare nei dintorni della Necropoli del Ceramico. A caratterizzare tale strada non sono solo le sue notevoli dimensioni, bensì anche l’importanza che le venne attribuita dai Pisistratidi nel contesto delle Panatenee, una festa poliadica dedicata alla dea Atena come protettrice della città, le quali ponevano la propria pompé (processione) proprio lungo questa strada, e giungevano al termine all’incirca nella zona dell’Accademia, vicino al villaggio di Colono. A contraddistinguere la bellezza di questo luogo così verdeggiante si aggiunge anche il fiume Cefiso, il quale bagna insieme all’Illisso la pianura ateniese e nasce tra il monte Parnete e il Pentelico, ad Ovest della città.

Si tratta di un luogo fortemente ideologico, carico di significati simbolici, educativi e culturali, oltre a essere il possessore del ruolo primario come massima sede del ginnasio ateniese. La sua principale funzione consisterebbe infatti proprio nel garantire la perfetta formazione atletica, per preparare alla guerra fin dagli 11-12 anni i maschi ateniesi, ed educativa, basata sull’insegnamento delle lettere, della musica e della poesia, i fondamenti della cultura di Atene. Scopo principale dell’Accademia era, in termini riduttivi, preparare alla quotidiana vita ideale della capitale greca coloro che sarebbero stati un giorno i cittadini del futuro, ovvero i giovani greci, sia sul piano fisico che su quello morale/intellettuale. Sappiamo con certezza che questo suo ruolo fu svolto egregiamente e molti tra i maggiori intellettuali, filosofi, atleti, politici e persino artisti della città vennero “forgiati” proprio nell’Accademia stessa, la quale entrò anche in contatto nel corso dei secoli con personaggi tutt’altro che marginali, da Platone a Giustiniano I.

Storia e fondazione

Nonostante le discrete conoscenze che attualmente possediamo riguardo quest’area, risultano invece molto più effimeri tutti quei saperi che si rifanno alla sua fondazione, e la sua storia risulta perciò tutt’ora piuttosto incerta. Pertanto, come ogni luogo ricco di tradizione, antichità e simbologia, da tutto ciò che concerne l’Accademia derivano inevitabilmente numerosi miti e leggende a proposito della sua storia e della sua fondazione delle origini.

Il termine stesso “Accademia” deriverebbe infatti da una radicata tradizione lessicografica, capace di proiettare simbolicamente l’origine del ginnasio nel mito, identificandone il suo massimo fondatore e protettore nella figura dell’eroe ateniese Akademos (o Ekademos), oggi appunto identificato come massimo eroe eponimo del luogo stesso. Fu proprio egli a donare il nome originale con cui s’indicava tale area, ovvero l'”Akademia“.

Le teorie sul ruolo rivestito da tale personaggio appaiono però incerte e molteplici, a partire dall’ipotesi che fosse strettamente correlato alla saga del rapimento di Elena da parte di Teseo, e alla venuta in Attica dei Tindaridi alla ricerca della sorella scomparsa. In un’ulteriore versione della leggenda, questo personaggio sarebbe addirittura stato l’arcade re di Tegea, e avrebbe guidato i Dioscuri nella conquista della regione dell’Attica. Infine, come ultima alternativa presa in considerazione, Akademos sarebbe potuto semplicemente essere un normale abitante dell’Accademia, che avrebbe però indicato ai Tindaridi il luogo dove era stata accuratamente nascosta la sorella Elena, guadagnandosi così l’eterna riconoscenza da parte degli Spartani e la garanzia di ricevere sempre un rilevante trattamento di favore da parte loro.

Le prime supposizioni sulle origini di questo luogo così misterioso risalgono circa all’VIII secolo a.C., quando venne casualmente rinvenuto in tale area un edificio preistorico identificato, con molte probabilità erroneamente, come la “Casa di Akademos“, e quindi poi trasformato in un luogo di culto. Nonostante tale ipotesi venne accantonata quasi subito, sappiamo per certo che il legame dell’Accademia con l’eroe e la storia della sua fondazione rappresentino elementi antichissimi. Tre sono invece le teorie più recenti, e situano l’origine dell’Accademia attorno al VI secolo a.C.. La prima è relativa a un horos, pietre di medie dimensioni poste come delimitazioni di luoghi sacri o di grande importanza per la città, rinvenuto in situ, capace di attestare un’origine quantomeno tardoantica relativa al toponimo connesso al nome dell’eroe. Un’ipotesi meno accreditata si baserebbe invece sul riconoscimento della figura di Akademos rinvenuta su un vaso a figure nere (pratica pittorica per la ceramica greca e romana di fine VI secolo a.C.). Infine, la prima vera menzione dell’esistenza di un ginnasio nell’Accademia, è da far risalire a una severissima legge esemplare che Demostene attribuiva a Solone, il quale fu arconte all’incirca nel 594 a.C.. Tale legge condannava alla pena capitale chiunque avesse commesso un furto di oggetti personali nei pressi del Liceo, dell’Accademia e/o del Cirosangue. Grazie a tale passo possiamo dunque attribuire cronologicamente l’esistenza di tre ginnasi ateniesi. Tuttavia anche quest’ultima ipotesi presenterebbe un margine d’incertezza, poiché era pratica comune, a partire dal IV secolo a.C., attribuire ogni genere di normativa statuita a Solone, il quale venne “etichettato” in età Classica come modello archetipico di legislatore ideale e padre della patria.

La sua storia e la sua lunghissima tradizione culturale tuttavia lo hanno contraddistinto come uno dei luoghi più ricchi di mnemotopoi di tutta Atene; se non addirittura di tutta l’Attica. Tale espressione greca, fondamentale per lo studio di siti antichi, è formata dai termini “mnemo” e “topos“, i quali indicano rispettivamente la memoria e l’accezione di un luogo/area. Si tratta infatti di un luogo denso di simbologia e tradizioni, elementi che rimandano inevitabilmente al passato e di conseguenza a una lunga storia carica di memoria. Gli mnemotopoi incarnano a livello storico il mitico, il magico e anche il religioso, andando a caratterizzare opere, battaglie ed eventi particolarmente significativi per il ricordo e la celebrazione postuma; ma anche leggende, superstizioni e residui della memoria degni di essere ricordati per la storia di una data area e per le sue tradizioni radicate nei secoli. Proprio come accade per l’Accademia risulta dunque essere un ambiente gravido di culti e commemorazioni.

Attualmente, nonostante la ricchezza di fonti, tradizioni e leggende riguardanti questa zona siano numerosissime, a livello archeologico non ci è pervenuto quasi nulla e rimane pertanto anche molto complesso operare così una ricostruzione effettiva di come sarebbe potuta essere realmente l’Accademia a livello architettonico. Tuttavia ad Atene, sulle rive del fiume Cefiso, è possibile ammirare in un piccolo sito, nei pressi di un’area ricca di vegetazione, i resti di un edificio attribuibili o alla parte relativa al ginnasio o all’Accademia vera e propria.

L’importanza simbolica dell’Accademia

Nonostante l’Accademia di Atene si presti alla perfezione come luogo simbolico ricco di pathos, miti e leggende, sappiamo però con certezza che rivestì davvero un ruolo tutt’altro che marginale nella storia della capitale greca; e non solo per pochi anni, bensì per interi secoli, fino a quando l’imperatore Giustiniano I, nel 529 d.C., ordinò la chiusura di tutte le scuole filosofiche presenti nell’Impero Bizantino, essendo esse pagane ed essendo il cristianesimo divenuto da poco religione ufficiale dello Stato.

Tuttavia a testimoniarci la grandissima rilevanza dell’Accademia non troviamo solo gli illustri personaggi che nel corso di anni e secoli ebbero a che fare con la suddetta area, ma quest’ultima ci viene documentata anche attraverso semplici elementi che potremmo definire “materiali”, capaci di rivestire nondimeno un ruolo di fondamentale importanza. Stiamo parlando del già sopracitato horos dell’Accademia. Pur trattandosi solamente di pietroni dalle dimensioni variabili con forme rettangolari, gli horoi si mostravano come dei veri e propri simboli di delimitazione. Il loro compito consisteva proprio nel demarcare i confini di un luogo, e non si trattava mai di ambienti qualunque, bensì di aree degne di una delimitazione ben circoscritta quali templi, zone sacre, aree rituali ed edifici carichi di significato politico, simbolico o intellettuale. E il fatto che l’Accademia avesse un suo horos personale non fa che accrescere il suo prestigio. Questa “pietra”, rinvenuta in uno scavo piuttosto recente, risulta perfino posta su un basamento, date le sue notevoli dimensioni, e non direttamente nella terra com’era usanza collocarli. La pietra è grezza, ad eccezione di una striscia liscia su cui era incisa la frase: “Sono l’horos dell’Accademia“. Era infatti usanza comune “dare la parola” a tali steli per comunicare in modo più diretto possibile ai passanti le delimitazioni dei luoghi. Questo uso non deve sorprendere, essendo “dotate di parola” anche tombe, statue ed epigrafi nei pressi di sentieri e cimiteri.

Ma non era casuale che proprio tale area fosse così accuratamente circoscritta. Le sue dimensioni erano infatti notevoli e altrettanto significative erano le funzioni che andava a ricoprire all’interno della politica e della società ateniese. Pertanto, se volessimo descrivere questo luogo con un’espressione maggiormente attuale, una di queste sarebbe sicuramente “scuola”. L’Accademia era infatti un edificio scolastico a tutti gli effetti e, usando termini piuttosto generici, il suo ruolo era proprio quello di formare l’aspetto fisico, educativo e soprattutto intellettuale dei giovani cittadini ateniesi perlopiù maschi. Tuttavia la questione di genere non va data per scontata, poiché non è sufficientemente documentato che non potessero frequentare anche le donne.

Per quanto riguarda la preparazione fisica, i greci (soprattutto gli ateniesi) avevano un vero e proprio culto del corpo, sia sul lato estetico che su quello della prestanza; a testimoniarcelo sono soprattutto le numerose statue raffiguranti una perfetta nudità scultorea a cui si ambiva non sono nell’ambito artistico, ma anche in quello della quotidianità. Nell’Accademia era infatti presente un Ginnasio, ovvero uno specifico luogo accuratamente preposto all’addestramento fisico e atletico dei giovani che iniziavano la preparazione intorno agli 11-12 anni. L’allenamento era prevalentemente rivolto alla preparazione bellica dei ragazzi ma, come riportato precedentemente, non è da escludere l’importanza che si conferiva all’estetica del fisico. Gli atleti gareggiavano nudi, e la maggior parte delle volte si allenavano anche così. Il termine “ginnasio” deriva infatti dal greco “gumnos“, che significa proprio “nudo”. Si tratta di un luogo molto caratteristico per la cultura ateniese, importante per il ritrovo e l’apprendimento, oltre al fatto che in esso si potevano tenere anche banchetti e rappresentazioni teatrali. Compiuti i 18 anni i giovani raggiungevano la maturità fisica ideale e acquisivano così i pieni diritti di cittadinanza, intraprendendo l’istruzione militare vera e propria come efebi.

Nonostante la fisicità fosse essenziale per la “costruzione” della cultura ateniese, un ruolo altrettanto significativo veniva rivestito dall’educazione. Scopo principale dell’Accademia era appunto quello di istruire e “plasmare” i giovani alla cultura, affinché raggiungessero parallelamente alla massima capacità fisica, quella intellettuale. L’educazione ateniese si basava principalmente sull’apprendimento delle lettere (scrittura), dei conti (matematica) e della poesia, la quale veniva molto spesso accompagnata dalla musica della cetra o della lira, strumenti sempre appresi all’interno dell’Accademia. I giovani si esercitavano su tavolette di legno o cera ed erano sempre supervisionati da maestri molto attenti e anche molto severi. Nonostante la cultura fosse ancora un privilegio piuttosto elitario, frequentare la “scuola” era più consueto di quanto si potesse pensare.

L’Accademia rappresenta pertanto un punto di riferimento culturale per l’aggregazione dei cittadini (giovani e non) e per la completa formazione dei ragazzi ateniesi. Essere un cittadino della capitale greca rappresentava infatti un vero e proprio vanto, un modo per esprimere il proprio orgoglio e per distinguersi da tutti coloro che, provenendo dalle più disparate aree di tutta la Grecia e molto oltre, erano considerati barbari e quindi nemici.

Il ruolo di Platone

Il più delle volte quando si parla dell’Accademia essa viene, in modo quasi sempre errato, esclusivamente associata alla figura del filosofo Platone, il quale ebbe un ruolo estremamente importante nella sua evoluzione pratica e storica, ma non esclusivo. E’ perciò usanza comune accomunare a tale area la presenza del filosofo come suo solo e unico fondatore per il fondamentale ruolo che egli rivestì nei secoli successivi, tendendo così a far oscurare inconsciamente secoli di storia precedenti e successivi.

Platone compie la sua prima apparizione in questo luogo solamente nel 387 a.C.. Questa data particolarmente simbolica, oltre che essere anche quella maggiormente conosciuta rispetto all’Accademia, rappresenta il momento della prima fondazione della scuola accademica soprattutto come la conosciamo noi oggi. Platone incarna infatti la figura dello “scolarca” per eccellenza, ovvero colui che era a capo di una scuola filosofica o il fondatore stesso. Venivano indicati con questo termine anche tutti i suoi discepoli. 20 anni dopo tale data così rappresentativa, Platone comprerà anche, di ritorno da un lungo viaggio in Sicilia, un giardino (képos in greco) chiamato il “giardino di Akademos”, che diverrà poi la vera e propria sede principale della scuola. Si tratta di un luogo quasi bucolico ed idilliaco che durerà nei secoli, fino alla conquista romana del mondo greco. Sarà proprio in quest’area, enormemente apprezzata dai romani per la sua storia e le sue caratteristiche mitiche e naturalistiche, che i latini andranno ad ascoltare i grandi filosofi greci. Atene diventerà proprio in questo senso la capitale della cultura e dell’arte, trasmettendo per generazioni un fascino immenso non solo per i greci, ma anche per molti altri popoli a venire.

Con l’arrivo di Platone in quest’area non solo si amplia l’accezione simbolica dell’Accademia, ma vengono condizionate anche tutte le materie d’insegnamento, che aumentano notevolmente divenendo sempre più specifiche e particolareggiate. Sappiamo quasi con certezza che in età platonica venivano insegnate materie come matematica, astronomia, ottica, meccanica, scienze naturali, scienze politiche e, ovviamente, filosofia. Era infatti pratica comune discutere insieme al maestro riguardo tutte quelle questioni strettamente correlate all’uomo e a tutto ciò che riguarda la questione umana, indagine approfondita anche attraverso l’arte; sono difatti comuni i dipinti raffiguranti la tipica scena solita ritrarre Platone passeggiare in quest’area verdeggiante circondato dai suoi discepoli attenti.

A risentire dell’influenza platonica nell’Accademia non furono solamente i cittadini ateniesi, assidui frequentatori di tale luogo, bensì anche e con buone probabilità soprattutto i romani, che in seguito alla conquista della regione dell’Attica vennero “contagiati” da innumerevoli elementi della cultura greca, adottandoli o addirittura esportandoli. E non si trattava solamente di cittadini romani qualunque. Cicerone nel 79 a.C. frequenterà con grande coinvolgimento l’Accademia, seguito dal fratello Quinto e dal grande amico Attico, chiamato così in onore del suo immenso amore per la regione dell’Attica e in particolare per il suo grande bagaglio culturale, sviluppatosi proprio in questa zona.

Tuttavia il successo di tale luogo proseguirà per secoli e secoli dopo la morte di Platone, per la fortuna che guadagnò lasciando un’immensa eredità grazie alla filosofia platonica, studiata e apprezzata da popoli e culture anche molto distanti da quella greca. Solo all’inizio del V secolo venne fondata una nuova scuola come punto cardine della filosofia neoplatonica, e l’Accademia cesserà poi defininitivamente la sua attività solo nel 529 d.C., per volere dell’imperatore Giustiniano I il quale, a causa dell’importanza che stava acquisendo il cristianesimo come religione dell’Impero, aveva ordinato la chiusura di tutte le scuole filosofiche pagane presenti nell’Impero Bizantino. Nonostante ciò l’Accademia rimane un luogo carico di significati simbolici e culturali, un nucleo colmo di mnemotopoi, rappresentando per tutta l’età antica il simbolo della filosofia platonica e della capitale ateniese, un nerbo culturale ed educativo per l’antica Grecia come la conosciamo noi oggi. Pertanto sono innumerevoli gli autori che ancora discutono sulla sua importanza e hanno avuto a che fare con i suoi molteplici significati simbolici; dalla famiglia dei Pisistratidi (tiranni di Atene) che, specialmente il figlio Ipparco amante dell’arte e della cultura, riservarono sempre particolari attenzioni a tale luogo prediligendolo come punto d’incontro e di scambio culturale, a Plutarco, che ancora in età imperiale definiva se stesso e altri pensatori come lui con l’orgoglioso appellativo di “accademici” (“akademikoi“).

Molti altri personaggi famosi nel corso dei secoli s’interessarono a questo luogo non solo a livello storico ma anche artistico, come Raffaello, il quale dipinse “La Scuola di Atene” situata nella Stanza della Segnatura (una delle quattro Stanze Vaticane poste all’interno dei Palazzi Apostolici), un’opera dalle maestose dimensioni raffigurante al centro il protagonista Platone, circondato dai suoi discepoli evidentemente rapiti dai suoi discorsi filosofici. L’opera incarna pienamente la visione che si conferiva alla zona dell’Accademia come principale simbolo della filosofia platonica, mentre risulta meno evidente come fosse identificata prima dell’arrivo di Platone, nonostante le sue origini fossero decisamente molto più antiche.

Ovviamente, nonostante siano cambiate le epoche, i protagonisti e il ruolo rivestito da quest’area, a non cambiare mai è l’orgoglio e la fortissima ammirazione con cui ne parlano e la descrivono coloro che ne sono entrati in contatto; utilizzando invece un misto di magia e venerazione tutti quelli che ne discutono per motivi di studio, per interesse o per sentito dire.

Di Cecilia Mikulicich

Ciao a tutti/e! Mi chiamo Cecilia, ho 23 anni, sono diplomata al Liceo Classico e laureata in Storia. Attualmente frequento il corso di laurea magistrale in Archeologia e Storia Antica e un master privato in Arte e Archeologia. Mi piace definirmi una lettrice e scrittrice compulsiva, esploratrice e urbex in erba, amante degli animali e appassionata di tutto quello che riguarda il mondo antico. Scrivo su tutto ciò che in qualche modo mi appassiona o che ha saputo trasmettermi qualcosa. Enjoy!

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