Per la Russia sono finite le esercitazioni, non c’è alcun merito dell’occidente nel ritiro delle truppe dal confine con l’Ucraina e continua la retorica dell'”isteria occidentale”.
Ora, la domanda da porsi è, in cosa si stavano “esercitando” accerchiando l’Ucraina?
La risposta più ovvia a questa domanda, che non vedrà mai un ammissione da parte della Russia è che, si stavano esercitando all’invasione dell’Ucraina.
Probabilmente l’intento russo era quello di mettere pressione al paese confidando sul menefreghismo europeo e americano, facendo leva sul proprio Gas Naturale da cui l’Europa è dipendente.
Questa leva però, non ha funzionato, questa volta, grazie all’attivazione di canali alternativi che avrebbero portato Gas in Europa da altre parti del mondo.
Le esercitazioni, che nelle mire del Cremlino, servivano a sondare il terreno in vista di un occupazione su larga scala dell’Ucraina, hanno dato l’esito inverso, ed hanno portato alla Russia un messaggio chiaro, forte e deciso, la Russia, non può invadere ulteriormente e impunemente uno stato sovrano (di cui comunque controlla ancora un importante regione, la Crimea).
Ufficialmente la Russia sta ritirando le proprie truppe, ma, le sta ritirando davvero? Secondo la NATO non è proprio così, ma di questo parleremo più avanti nel post.
Ora però si apre un nuovo scenario.
In Ucraina c’è una forte presenza di militari occidentali, che, ufficialmente sono lì in difesa della sovranità dell’Ucraina su richiesta della stessa Ucraina, ma, allo stesso modo, per le correnti filorusse del paese, possono apparire ed essere raccontate come forze di occupazione.
In altri termini, possiamo aspettarci che, nei prossimi mesi, se i militari occidentali rimarranno nel paese, la Russia, inizierà a raccontare questa versione, probabilmente coadiuvata dalle varie forze filorusse di tutta l’Europa orientale, e delle varie leadership sovraniste (molto vivine a Putin).
La domanda che quindi dobbiamo porci a questo punto è, quanto gli USA rimarranno in Ucraina? e, se l’Ucraina chiederà agli USA di lasciare il paese, lo faranno senza obiettare? o la paura di un invasione russa dell’Ucraina restituirà, agli occhi di molti, l’immagine di un avvenuta invasione americana dell’Ucraina?
Quasi certamente, nei prossimi mesi, sentiremo parlare di imperialismo americano a danno della sovranità Ucraina, da parte di un paese, la Russia, che, fino a ieri, ammassava soldati, e mezzi ai confini dell’Ucraina.
Tornando alla NATO di cui sopra.
La NATO, come anticipato, non è certa dell’effettivo ritiro, o del fatto che il ritiro fosse programmato, e, l’esempio storico della recente crisi in Crimea, in seguito occupata dalla Russia, parla da solo.
Già all’epoca la Russia iniziò delle esercitazioni al confine, per poi ottenere un referendum, privo di alcun valore, in cui la minoranza Russa della regione, richiedeva l’indipendenza della Crimea dall’ucraina e l’annessione alla Russia.
Contestualmente al referendum, ricordiamo, fecero ingresso in Crimea, numerosi uomini armati e mezzi, senza bandiera, che, ufficialmente non erano legati in alcun modo alle forze armate Russe, anche se poi, finita la crisi e ottenuta l’annessione, sulle uniformi di quegli uomini sono magicamente apparse bandiere russe.
Molto probabilmente la Russia intende ripetere la stessa strategia, con una differenza sostanziale rispetto al 2014. All’epoca l’Ucraina venne abbandonata dal resto del mondo, con l’Europa che guardava dall’altra parte e gli USA che guardavano da lontano. Oggi invece, nel paese, c’è una massiccia presenza occidentale e la possibilità che il paese entri a far parte della NATO.
Ucraina nella NATO
Il possibile ingresso dell’Ucraina nella NATO è, senza troppi giri di parole, il fattore scatenante di questa crisi, la Russia, per sua stessa ammissione, non vede di buon occhio l’espansione della NATO ad oriente, e non gradisce un paese NATO ai propri confini, soprattutto se quel paese garantisce alla NATO un accesso secondario al Mar Nero, il cui ingresso è controllato da un altro paese membro dell’alleanza atlantica, la Turchia.
Se dovesse concretizzarsi l’adesione dell’Ucraina al patto atlantico, il potere di negoziazione della Turchia verrebbe meno, e, quel paese strategicamente significativo, che per la propria posizione gode di imponenti scudi diplomatici che gli garantiscono impunità ai propri crimini, si ritroverebbe costretto a dover ammorbidire le proprie posizioni.
Allo stesso tempo però, la Turchia, rappresenta una risorsa fondamentale per l’Europa, sia per quanto riguarda il controllo dei flussi migratori, poiché il paese trattiene gran parte dei migranti della rotta balcanica, sia perché il paese anatolico ospita uno dei principali oleodotti e gasdotti che trasportano gas e petrolio in europa.
La Turchia gioca quindi un ruolo chiave per l’Europa, nel frenare le pressioni Russe, permettendo in parte all’Europa di non piegarsi ai ricatti energetici di Putin, ma questo ha un prezzo, e il prezzo è che ora, la Turchia, se da un lato perde una piccola parte della propria centralità nel controll o del Mar Nero, dall’altra acquisisce centralità e importanza sul piano energetico, diventando potenzialmente uno dei principali interlocutori dell’Europa, per quanto riguarda l’afflusso di idrocarburi e gas naturale.