Per la rubrica My 2 Cent on, questa settimana voglio darvi la mia opinione personale su Irene Pivetti, e nel farlo voglio ripercorrere la sua carriera politica.
Parliamo di una carriera meravigliosa sono ironico in cui ci sono più colpi di scena che in Lost, e proprio come in Lost, la maggior parte di questi, sono sì spettacolari, ma privi di una spiegazione (my personal opinion, se voi avete trovato un senso in Lost possiamo parlarne nel gruppo della gilda).
Gli anni della Destra
La carriera politica di Irene Pivetti inizia nel 1989, si ferma nel 2002 e riparte nel 2013, per poi credo fermarsi definitivamente nel 2020, visto che attualmente è indagata e le probabilità che venga condannata sono estremamente alte.
La militanza nella Lega Nord
Partiamo comunque dalle origini,da quel lontano 1998 quando la Pivetti inizia a militare attivamente (diventa anche deputata eh) con Lega Nord per l’Indipendenza della Padania (voi non avete idea di quanto mi piaccia usare i nomi completi dei partiti) che all’epoca era un partito dichiaratamente anticomunista, antisocialista, di estrema Destra, e aveva l’intento di dividere l’Italia (quindi tecnicamente anche incostituzionale, e ancora oggi è un mistero come, nel parlamento italiano, possa sedere un partito che all’articolo uno, dichiara di avere come fine la secessione dell’Italia, ma vabbè).
Dopo la lega
Nel 1996 viene Espulsa dal partito e in cerca di un nuovo tetto, decide di entrare in Italia Federale, praticamente un partito di comodo, creato ad hoc per spalmare candidati che dovevano entrare in parlamento in altri partiti da poi inserire in coalizione con il centro destra.
Praticamente è un partito nato per garantire l’accesso al parlamento ad alcuni nomi illustri di Lega e Forza Italia, il cui programma politico era letteralmente quello della lega, ma dal quale erano stati omessi tutti i riferimenti alla padania e nel quale erano stati usati toni apparentemente più moderati. Il ché lascia pensare che forse non era stata realmente espulsa dalla Lega, ma l’espulsione era funzionale alla nascita di questo nuovo partito per la coalizione. In ogni caso, i partito praticamente smette di esistere il giorno dopo le elezioni.
Nel 1998, con una nuova campagna elettorale alle porte, e una profonda crisi sociale in Italia, legata alla questione migratoria e la guerra in Kosovo (di cui prometto, prima o poi vi parlerò) la Pivetti lascia Italia Federale ed entra in Rinnovamento Italiano, il partito di Lamberto Dini (che, alla luce degli gli ultimi mesi di governo Conte, ha ripreso il proprio posto in cima alla lista dei politici e capi di governo più inutili della storia italiana). Questo partito, è in coalizione con il centrosinistra, una coalizione guidata dall’Ulivo, (e vabbè).
Nel 1999 cambia ancora partito e si candida con UDEUR, questa volta un partito che raccoglie esuli di altri partiti, in primis DC e Ulivo, ma anche orfani di altri partiti in coalizione (Praticamente era una specie di Movimento Cinque Stelle, misto a LeU, in cui c’erano i delusi della vecchia politica di destra, di sinistra, e gente a cui andava bene di tutto purché non ci fosse D’Alema) e rimane in questo partito fino al 2002 poi lascia la politica… almeno per un po’.
Giornalista e Conduttrice TV
Per circa 10 anni, negli anni in cui la politica italiana è stata monopolizzata dal binomio PdL – PD, (2002-2013) la Pivetti non trova spazio ne in questi grandi partiti ne in partiti minori, e quindi lascia stare la politica e si improvvisa giornalista e presentatrice TV, dove, grazie alla amicizie politiche e la popolarità della sorella, non ha difficoltà a vedersi affidare la conduzione di programmi in prima e seconda serate, oltre che nelle fasce pomeridiane (è il caso di dire, W la meritocrazia…)
Il ritorno alle origini
Nel 2013, con la frantumazione del binomio PD-PdL, e la nascita di una moltitudine di partiti dal 3% che gonfiano le coalizioni, la Pivetti torna alla carica, e nel 2013 si fionda nelle liste della Fondazione dei Cristiani Popolari, un partito di ispirazione cristiana, come le precedenti esperienze politiche, ma, questa volta, in coalizione con il Centro Destra per poi dare supporto al nuovo centro destra di Alfano.
Nel 2016 il Centro Destra cambia rotta e la Pivetti cambia di nuovo bandiera, passando e con una piroetta degna di un artista Circense, ritorna alle origini e torna alla Lega Nord per l’Indipendenza della Padania, il cui nuovo orientamento è di Destra radicale sovranista (anche se nello statuto dicono ancora di volere la secessione dell’Italia, ma vabbè).
La Pivetti lo abbiamo imparato, non rimane in un partito troppo tempo, dopo un po’ sente il bisogno di cambiare aria e nel 2018 passa ad Italia Madre, questa volta un partito di Centro, alleato di Forza Italia e che si oppone al Governo Giallo Verde, e poi, nel 2019, passa a Forza Italia e si oppone al governo Giallo Rosso e in fine, nel 2020, si ritrova al centro di un inchiesta/scandalo legato all’importazione di materiale sanitario non certificato e apparentemente contraffatto, il cui esito sarà rivelato dalla magistratura nei prossimi mesi o anni.
Conclusioni
In 30 anni, Irene Pivetti ha cambiato bandiera sette volte, passando da un partito di Estrema Destra ad uno di Centro Destra, per poi passare al Centro, poi al Centro Sinistra, Per poi tornare al Centro, poi di nuovo Centro Destra, Destra Estrema e Centro Destra.
Direi quindi che nessuno si sentirà offeso se la definirò Lady Tergicristallo, vista la sua inclinazione a passare da destra a sinistra e sinistra a destra, e cambiare orientamento politico a giorni alterni.
La mia opinione su questo personaggio, potete facilmente intuirla, è quella che potrei avere di una trasformista di fine ottocento, una donna che cambia orientamento, partito e ideali, per pura convenienza, oggi è di destra, domani di sinistra, dopo domani chissà.
Vi invito a continuare la discussione nel gruppo della Gilda degli Osservatori, il mio gruppo e per rimanere aggiornati, vi invito ad iscrivervi al canale telegram La Gilda di Historicaleye.
Opinioni diverse dalla mia sono sempre ben accette, soprattutto su Lost, il cui finale, è un po’ troppo raffazzonato e inconcludente per i miei gusti, personalmente avrei preferito qualche chiarimento in più, anzi, qualche chiarimento e non una serie di giustificazioni di comodo incoerenti con la storia.