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Uno sguardo storico sul mondo


OBELISCHI EGIZI A ROMA

Le principali piazze di Roma sono decorate da alti obelischi: alcuni sono egiziani, altri risalgono all’epoca romana. Il primo imperatore a portare gli obelischi in città fu Augusto, avendo posto egli stesso l’Egitto sotto il controllo romano, rendendolo una provincia dell’impero; il suo esempio è stato seguito da numerosi imperatori dopo di lui.

In epoca imperiale essi non avevano una funzione decorativa, bensì avevano un significato politico e religioso: erano bottino di guerra, segno della potenza e della capacità dell’impero; erano collocati nei templi egizi (numerosi a Roma in quel periodo), in aree consacrate al dio Sole, davanti a monumenti funerari. Si trovavano, quindi, in luoghi diversi da quelli in cui si trovano oggi. Con l’avvento delle invasioni barbariche, andarono incontro al crollo o finirono smarriti, senza lasciare traccia.
Furono i papi a far poi reinnalzare queste enormi steli sacre, facendole trasportare nelle piazze della Roma rinascimentale e barocca: il primo fu papa Sisto V Peretti (1585-1590) il quale, grazie alla collaborazione dell’architetto Domenico Fontana, ha trasformato l’aspetto della città: fece costruire grandi strade rettilinee per collegare le basiliche che ogni buon pellegrino doveva visitare (il famoso “giro delle sette chiese”) e per aiutare ad orientarsi tra i palazzi usò come punti di riferimento proprio gli obelischi. Fece trasportare e collocare quattro di essi: quello di Piazza San Pietro, dell’Esquilino, di San Giovanni in Laterano e di Piazza del Popolo.

Oggi ci sono 13 obelischi antichi in città, ma in origine erano di più, almeno 17. Nel XVIII secolo un obelisco è stato portato a Firenze, nel Giardino di Boboli a Palazzo Pitti; due sono stati portati ad Urbino, davanti alla chiesa di San Domenico. Un altro obelisco si trovava sull’isola tiberina: è crollato a terra nel XVI secolo e alcuni frammenti sono conservati tra il Museo Nazionale di Napoli e Monaco di Baviera.
La nostra capitale possedeva anche un obelisco axumita, proveniente appunto da Axum, la città sacra dell’antico imperio etiope, esso era alto più di 23 metri e contava 150 tonnellate di peso; gli italiani ne entrarono in possesso durante la guerra di Etiopia alla fine del 1935, lo rinvennero frantumato in tre tronconi, lo sezionarono ulteriormente e con due mesi di fatiche fu trascinato fino al porto, giunse a Napoli nel 1937 e poi, da lì, a Roma. I soldati italiano lo avevano prelevato come bottino di guerra, ma si offrirono di restituirlo già dal 1947: fu un percorso travagliato e dopo vari tentennamenti e perplessità il primo frammento della stele partì per tornare a casa solo nell’aprile del 2005. Il suo ripristino finale fu ufficialmente celebrato nel settembre del 2008, con la presenza di migliaia di persone, tra cui la delegazione italiana.
Ma torniamo agli obelischi egiziani attualmente in piedi nella capitale:

 

Obelisco lateranense ©Foto di Federica Ruggiero

L’obelisco lateranense è il più antico, nonché il più alto: 32,185m, basamento escluso. In granito rosso, era situato a Tebe dinnanzi al tempio di Amon a Karnak ed era dedicato al grande faraone Thutmosis III, oggi spicca al centro della piazza dinnanzi all’entrata posteriore della basilica di San Giovanni in Laterano. Ma come giunse a Roma? Fu l’imperatore Costanzo II a volerlo in città, nel 357 fu fatto innalzare nel circo massimo. Fu poi abbandonato e ritrovato sepolto e spezzato in tre parti nel 1587; venne restaurato dall’architetto Domenico Fontana su ordine di papa Sisto V e posizionato nella sua attuale sede. Ha un gemello, attualmente situato nella piazza Sultanhamet nel cuore di Istanbul.

 

 

Obelisco vaticano ©Foto di Federica Ruggiero

Al centro di piazza San Pietro troneggia fiero l’obelisco vaticano, l’unico sempre rimasto in piedi: monolito a fasce lisce, nessun geroglifico, alto più di 25 metri, basamento ovviamente escluso. Fu eretto dal faraone Nencoreo III (nome inventato da Plinio, Nemcoreo III è oggi identificato in Amenemhat II) ad Heliopolis ed è in porfido. Nel 37 d.C. l’imperatore Caligola lo volle a Roma: l’obelisco abbandonò la sua sede ad Heliopolis e finì a decorare il circo di Nerone. Nel 1586 papa Sisto V lo fece collocare dov’è ora da Domenico Fontana; le decorazioni poste tra la base e la cima sono riconducibili alla famiglia Chigi, alla famiglia Conti ed, ovviamente, a Sisto V. In cima, prima di ospitare le reliquie della santa croce, pare ci fosse una palla di bronzo che, secondo tradizione, conteneva le ceneri di Giulio Cesare, donate poi da Sisto V al comune di Roma.

 

Obelisco Flaminio ©Foto di Federica Ruggiero

Innalzato ad Heliopolis da Seti I e Ramesse II, l’obelisco Flaminio fu tra i primi a traslocare a Roma per volere di Augusto: quasi 24 metri senza contare il basamento, nuova casa fu il Circo Massimo. “Il cielo degli dei è soddisfatto per quello che fece il figlio del Sole Seti I dagli spiriti di Eliopoli amato come il sole”, questa la traduzione dei geroglifici incisi lungo la stele. Sisto V lo fece spostare alla sua attuale sede in piazza del popolo nel 1589. Il basamento, su ogni lato, riporta un’iscrizione diversa: il lato rivolto verso il pincio è riferito alla chiesa di Santa Maria del Popolo, dal lato opposto la dedica va proprio a Sisto V, dalla parte rivolta verso la porta del popolo viene rievocata la vittoria di Augusto sull’Egitto ed, infine, l’ultimo lato è purtroppo danneggiato.

 

Obelisco di Montecitorio ©Foto di Federica Ruggiero

L’obelisco di montecitorio, insieme a quello vaticano, fu l’unico ad aver svolto funzioni di indicatore solare. Alto quasi 22 metri, nato ad Heliopolis per merito di Psammetico II, si trova a Roma per volere di Augusto dal 10 a.C. e inizialmente si trovava in campo Marzio, fu poi reinnalzato su ordine di papa Benedetto XIV e spostato a Montecitorio,dopo averlo fatto restaurare con frammenti di granito rosso della colonna antonina. In cima gli collocarono una sfera forata da cui a mezzogiorno sarebbe dovuto passare un raggio di sole.

 

 

Obelisco di Dogali ©Foto di Federica Ruggiero

L’obelisco di Dogali è stata restaurata ed utilizzata per il monumento commemorativo dei 548 caduti in Etiopia durante la battaglia di dogali del 1887; alto poco più di 6 metri, fu innalzato sul “monumento più malinconico che ci sia sotto il cielo di Roma” (cit.) che si trovava dinnanzi alla stazione di Roma termini e nel 1925 fu spostato nella sua attuale sede, il giardinetto delle terme di Diocleziano. Anch’esso nativo di Heliopolis, costruito durante il regno di Ramsete II, fu trovato nel 1883 nell’antico tempio romano dedicato alla dea Iside. Dopo la conquista d’Etiopia fu arricchito con un leone di Giuda in bronzo ma post fascismo esso fu restituito al Negus etiope Hailè Selassiè.

 

 

Obelisco del pantheon ©Foto di Federica Ruggiero

Anche l’obelisco del pantheon è opera di Ramsete II, sito in Heliopolis, non si sa con precisione quando arrivò a Roma ma si sa che abbelliva il tempio di Iside e serapide in campo Marzio; alto poco più di sei metri, in granito rosso, arrivò in piazza del pantheon per mano di Papa Clemente XI Albani, dopo esser passato per piazza san Macuto (Sant’Ignazio) nel 1374. Fu Filippo Barigioni l’architetto che si occupò dell’inserimento della stele nella splendida fontana cinquecentesca scolpita da Giacomo della Porta, riuscendo a legare armoniosamente i due monumenti. Non fu un’impresa facile, ma oggi abbiamo un’opera splendida da ammirare.

 

Obelisco della Minerva ©Foto di Federica Ruggiero

Appena cinque metri di altezza per l’obelisco di piazza della Minerva, ma è di una bellezza unica: nel 1667 fu dotato di un curioso basamento disegnato da Gian Lorenzo Bernini e realizzato da Ercole Ferrata, un elefantino. La stele poggia sul dorso dell’animale, fu voluto da papa Alessandro VII Chigi, il quale volle anche un’incisione filosofica, oltre che storica, sul basamento, ovvero (tradotta): “Chiunque tu sia, puoi qui vedere che le figure del sapiente Egitto scolpite sull’obelisco sono sostenute da un elefante, il più forte degli animali: capisci l’ammonimento, che è proprio di una robusta mente sostenere un solida sapienza”. I geroglifici sulla stele, invece, sono stati cosi tradotti: ” La protezione di Osiride contro la violenza del nemico Tifone deve essere attirata secondo i riti appropriati e le cerimonie con sacrifici e mediante l’appello al Genio tutelare del triplice mondo, per assicurare il godimento della prosperità tradizionalmente concessa dal Nilo contro la violenza del nemico Tifone”.
Eretto per la prima volta in Egitto dal faraone Aprie (589-570 a.C.), fu trovato in ottimo stato di conservazione, è in granito rosa con geroglifici sulle 4 facciate. Il progetto iniziale del Bernini fu bocciato e ci furono numerose divergenze tra lui, un frate domenicano che voleva vedersi affidare il progetto ed il papa, la posizione dell’elefantino sarebbe la prova delle divergenze che ebbero.

Obelisco Mattei – celimontana ©Foto di Federica Ruggiero

Il più difficile da localizzare e trovare, l’obelisco di villa celimontana è ubicato all’interno dei giardini della residenza, sede attuale della società geografica italiana, giardini che sono divenuti parco pubblico nel 1925: la villa era antica residenza della famiglia Mattei. È il pù piccolo tra gli obelischi di cui abbiamo parlato, misura appena due metri, ma è stato dotato di una “piccola aggiunta” di circa 10 metri, di colore diverso, a fasce lisce e priva di geroglifici. Tra i vari nomi, ha anche quello di “obelisco Mattei” ed “obelisco capitolino”, quest’ultimo perché in epoca imperiale fu trasportato a Roma e posto nel tempio di Iside capitolina; fino al 1952 era situato in campidoglio. Fu donato al duca Ciriaco Mattei nel 1528 dal senato di Roma, il quale lo fece smontare subito dal cimitero dove si trovava. Si narra che un operaio che stava lavorando alla collocazione dell’obelisco sulla base attuale vi perse le mani e parte delle braccia a causa della rottura di una fune.

Bibliografia :

http://www.turismoroma.it/cosa-fare/gli-obelischi
http://www.angolohermes.com/Luoghi/Lazio/Roma/Obelischi/obelischi_1.html
Munoz A.- Gli obelischi egiziani di Roma 1953
Cipriani G.B.-Su i dodici obelischi egizi che adornano la città di Roma 1823
Farina G,- L’obelisco domizianeo nel Circo Agonale 1908
Gnoli D.- Disegni di Bernini per l’obelisco della Minerva in Roma 1888
Grassi G.- Gli obelischi di Roma
Bastico S –Obelischi egiziani a Roma. In Romana Gens 1956
Briganti Colonna G.-Avventure di obelischi 1937

©Tutte le foto sono state scattate e post-prodotte da Federica Ruggiero, autrice dell’articolo