Wisconsin, USA, anno 1942, per promuovere le attività del campo estivo per bambini all’YMCA Camp Minikani, viene stampato un opuscolo, tra le cui pagine figura questa immagine.

Nel cartellone si legge “hit the nigger baby“, si trattava all’epoca di un gioco colto comune nelle fiere americane e alle feste di compleanno e di carnevale, ed è ancora oggi praticato, noto anche come “The Black dodger” o “Hit the Coon“, in cui i giocatori lanciavano oggetti come uova o palle da baseball contro un bersaglio. E, a fare da bersaglio era solitamente un uomo o un bambino di colore.

Il gioco, a quanto risulta, è stato praticato fin dalla fine del XIX secolo e almeno fino agli anni 50 del novecento.
Probabilmente era praticato anche prima, ma a fare da bersaglio erano degli schiavi.

Secondo quanto riportato dal Jim Crow Museum della Ferris State University

“It sounds like a common carnival target game, but there was one unsettling part of the game, namely, the game’s target was a real live human being, a ‘negro’ human being.

Nel luglio del 1948, per celebrare i soldati ritornati dalla guerra in europa, nello stato dell’Indiana, venne organizzata una festa nella città di Brownstown, questo evento venne pubblicizzato con uno striscione in cui c’era scritto

“Make this big week your vacation time — Bring the family — meet old friends — Hit the ‘Nigger Babies’ — Eat Hot Dogs — Join the Fun.

Traduzione: Fai di questa grande settimana il tuo tempo di vacanza – Porta la famiglia- incontra vecchi amici – Colpisci il bambino negro – Mangia Hot Dog – Unisciti al divertimento.

Secondo Franklin Hughes, un collaboratore del Jim Crow Museum ed esperto in media digitali, il gioco ha continuato ad essere praticato anche dopo gli anni 50, con qualche variazione.

In alcuni casi il bersaglio umano è stato sostituito da bersagli in legno, che, in alcuni casi, attiva un meccanismo che fa cadere una persona in una piscina.

In questa versione più civilizzata non si colpisce più una persona, e il soggetto che cade nella vasca d’acqua, oggi è consenziente e spesso pagato, nelle fiere ad esempio, ha osservato Franklin Hughes in un articolo pubblicato nel 2012 su questo tema, a stare seduto su una pedana, protetto da un pannello in plexiglas trasparente, è solitamente un Clown.

Se volete approfondire, vi lascio un articolo di Franklin Hughes dell’ottobre 2012, pubblicato per il Jim Crow Museum of Racist Memorabilia, per la rubrica “la domanda del mese” intitolato “The African Doger“, in cui Hughes risponde alla domanda “Qualcuno mi ha detto che i bianchi pagavano per tirare palle ai neri al circo, è vero?” posta da Stephanie S.

Purtroppo, la sintesi dell’articolo e risposta a questa domanda è “si, e l’hanno fatto almeno fino agli anni 50, poi è diventato illegale”.

Fonti :

F.Hughes, The African Doger, 2012
Snopes, Fact Checks, Was a Violently Racist Carnival Game Once Popular in America?

Di Antonio Coppola

Studente di storia contemporanea, geopolitica e relazioni internazionali. Appassionato di musica, tecnologia e interessato ad un po tutto quello che accade nel mondo.

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