Queste sono le due diverse chiavi interpretative di ciò che sta succedendo in queste ore.
“Trump ha “smesso di fare l’idiota” ed ha deciso di intervenire in Siria.”
“L’intervento in Siria è un azione unilaterale di USA, UK e Francia.”
Il dibattito in corso su scala globale sulla legittimità e la giustizia di un intervento militare in Siria è qualcosa che mi tocca da vicino, in quanto il mio percorso di studi storici si è concluso con una tesi di laurea sul dibattito italiano sulla guerra giusta, nei conflitti del golfo e dei Balcani avvenuti negli anni novanta, e ciò che sto leggendo e sentendo in questi giorni sa di già visto, di già sentito, poiché le ragioni di chi è favorevole ad un intervento e chi si oppone ad esso sono le medesime utilizzate negli anni novanta.
Per quanto riguarda la legittimità dell’intervento è indubbio che, sul piano giuridico questa guerra non sia una guerra giusta, ma anzi, sia un operazione illegittima che non rispetta la volontà delle nazioni unite, ma andiamo con ordine.
Sul piano “giuridico” questo intervento non può considerarsi legittimo poiché mancando l’autorizzazione dell’ONU, di conseguenza questo intervento è da considerarsi “illegittimo” ed è illegittimo perché la carta delle nazioni unite vieta ogni intervento militare internazionale non approvato dal consiglio di sicurezza dell’ONU, e perché un intervento militare internazionale venga approvato è necessario che prima si cerchi una soluzione diplomatica, se questa non avviene, l’ONU prevede l’utilizzo di strumenti di pressione diplomatici e non violenti, come Embargo, blocchi navali e l’allontanamento dalla comunità internazionale con la chiusura dei rapporti diplomatici. In fine, e solo in fine, l’articolo 42 riconosce che, nell’eventualità in cui siano state tentate tutte le possibili soluzioni non violente e questi tentativi diplomatici non abbiano dato risultati, allora, e solo allora, il consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite può autorizzare la formazione di una coalizione internazionale, che faccia rapporto allo stesso CDS.
C’è però da considerare anche altri fattori, uno su tutti è la conformazione del Consiglio di Sicurezza delle nazioni unite e in particolare i suoi membri permanenti ed il loro diritto di veto.
In questo momento, così come è accaduto durante tutta la guerra fredda, il CDS dell’ONU è bloccata dal veto di uno dei membri permanenti del CDS, ovvero la Russia, il cui diritto di veto, da diversi anni, sta ostacolando ogni tentativo di l’intervento diplomatico della comunità internazionale nella risoluzione della questione siriana, di fatto bocciando ogni risoluzione proposta dall’ONU nella gestione della crisi. Alla base di questo ostruzionismo non ci sono certamente ragioni umanitarie, o giuridiche, vi sono invece diversi interessi di carattere economico, strategico e geopolitico, rafforzati da una grande amicizia che lega il governo di Mosca al governo di Damasco, oltre ad un amicizia personale tra Putin ed Assad.
Nella vicenda siriana la Russia di Putin non si è certamente comportata “in maniera responsabile”, ostacolando ripetutamente l’operato delle nazioni unite, arrivando a minacciare, in alcuni casi, interventi militari in risposta alle domande e le richieste dalla stessa ONU e questo atteggiamento bellicoso e violento della Russia di Putin ha, come già detto, bloccato totalmente le azioni legittime del consiglio di sicurezza, spianando la strada ad un intervento internazionale “illegittimo” poiché non autorizzato dall’ONU.
Da questa vicenda emerge l’impossibilità di agire dell’ONU, il cui operato può essere ostacolato dalle decisioni individuali dei singoli membri permanenti del consiglio di sicurezza. De facto, al momento è sufficiente che una sola di queste cinque nazioni, ovvero Cina, Francia, Russia, UK e USA, abbia un qualsiasi interesse personale per rendere illegittima una qualsiasi operazione internazionale e bloccare ogni risoluzione dell’ONU, compreso il semplice invio di osservatori internazionali e tutto questo a discapito delle popolazioni civili che vivono in quella regione e stanno affrontando una determinata crisi umanitaria da non si sa quanti anni.
Nel caso specifico della crisi siriana, l’ostruzionismo della Russia ha reso impossibile l’accertamento dei presunti crimini di guerra attribuiti al governo di Damasco, ed ha reso impossibile l’intervento internazionale anche quando c’erano prove più che evidenti di azioni illegali compiute dal governo a discapito della popolazione civile, come ad esempio l’utilizzo di armi chimiche e il coinvolgimento della popolazione civile nei bombardamenti.
Questa vicenda, mette in luce la necessità di un aggiornamento dello statuto dell’ONU, mette in evidenza la necessità di rinnovare la carta delle nazioni unite, questo aggiornamento era già necessario e da molti anche richiesto quasi 30 anni fa, quando, finita la guerra fredda e superata un iniziale collaborazione tra USA e Russia, il sistema dei veti incrociati era tornato a bloccare l’operato del CDS e di conseguenza dell’ONU, vedi Jugoslavia, vedi Ruanda, vedi crisi del Kosovo ecc.
L’attuale conformazione del CDS è solo un retaggio della seconda guerra mondiale e della sua conclusione, un eredità lasciata dai vincitori della guerra in cui, era riconosciuto il diritto di veto alle potenze vincitrici della guerra e questo diritto dava loro il potere di di decidere non dove intervenire, ma dove non era possibile intervenire, in questo modo Cina, Francia, Russia, UK e USA potevano tutelare i propri imperi coloniali e le rispettive reti di alleanze.
Sono passati più di settant’anni dalla fine della seconda guerra mondiale e ancora le sue dinamiche postbelliche riescono ad influenzare il mondo, ancora oggi i vincitori della seconda guerra mondiale hanno il potere di decidere dove non è possibile intervenire, per tutelare i propri interessi personale e se da una parte Francia ed UK nel frattempo hanno perso i propri imperi coloniali, USA e Russia hanno, nel frattempo, ampliato o rielaborato la propria rete di alleanze.
Settant’anni dopo la fine della seconda guerra mondiale l’ONU dovrebbe evolvere e diventare ciò per cui è nato, dovrebbe riuscire a superare il veto e solo così potrà finalmente assolvere alla sua finzione primaria di garante della pace e della sicurezza globale, poiché finché esisterà il diritto di veto, le cinque potenze vincitrici della seconda guerra mondiale potranno rendere illegittimo ogni tentativo internazionale di porre fine ad una crisi regionale che in qualche modo, direttamente o indirettamente, garantisce loro un qualche tipo di vantaggio o la cui risoluzione porterebbe un potenziale vantaggio ad una potenza rivale.
Nel 2018 è inaccettabile che con un organismo internazionale come l’ONU, il cui compito primario è quello di garantire la pace e la sicurezza internazionale si debba ancora fare ricorso alle azioni individuali delle nazioni e ci si debba affidare ad un gruppo di cowboy solitari, chiamati ad intervenire fuori dalla legalità e che prima sparano e poi fanno domande, per risolvere una crisi che invece l’ONU potrebbe risolvere utilizzando strumenti di pressione non violenti e senza ricorrere all’uso della forza.
Personalmente non approvo interventi internazionali non approvati dalle Nazioni Unite e vorrei sempre che l’iter previsto dalla carta delle nazioni nel capitolo VII, in cui gli articoli dal 39 al 51 vanno a definire proprio l’ “Azione rispetto alle minacce alla pace, alle violazioni della pace ed agli atti di aggressione” venisse rispettato. Purtroppo, l’esistenza stessa del diritto di veto, riconosciuto esclusivamente ai vincitori della seconda guerra mondiale, il più delle volte rende impossibile l’attuazione dell’iter previsto dall’ONU e nella maggior parte dei casi rappresenta il più grande ostacolo alla corretta esecuzione di queste procedure.
Nel caso specifico della crisi Siriana, finché la Russia di Putin avrà diritto di veto ed utilizzerà questo suo privilegio per proteggere i propri interessi nella regione, l’ONU non potrà utilizzare i propri strumenti diplomatici per porre fine alla crisi e di conseguenza le opzioni che restano alla comunità internazionale sono soltanto due.
- la mobilitazione internazionale senza l’autorizzazione delle Nazioni Unite.
- fingere che ciò che succede in quella regione non riguardi l’intera umanità e dunque lasciare che la guerra continui a spese di milioni di civili.
La mobilitazione dell’ONU è auspicabile ma in questa particolare circostanza è impossibile poiché la Russia ha il diritto ed il potere di bloccare ogni risoluzione del consiglio di sicurezza e come si è visto negli ultimi anni, proprio nella crisi siriana, la Russia esercita sistematicamente questo suo diritto per bloccare le risoluzioni del CDS che possono minacciare i propri interessi esteri.
Dall’altra parte, vista l’impossibilità di un intervento legittimo e la mancata volontà di restare in disparte a guardare silenziosamente milioni di vite spazzate via, ciò che resta è un intervento, non autorizzato dall’ONU che, oltre ad avere una natura illegittima, almeno sul piano giuridico, presenta un ulteriore problema di fondo, poiché, diversamente da un intervento autorizzato dall’ONU che porrebbe come obbiettivo dell’intervento la sola pacificazione della Siria e la fine della guerra civile, impedendo così alla coalizione internazionale che verrebbe a formarsi di superare questo limite dettato dal rispetto della carta delle nazioni, per conseguire altri obbiettivi quali ad esempio la riorganizzazione dello stato siriano. Purtroppo senza l’autorizzazione dell’ONU per la coalizione internazionale non ci sarà alcun limite imposto dall’ONU, verrà a mancare l’obbligo di rispettare la sovranità nazionale siriana e di conseguenza, lo scenario più probabile è che il fine ultimo dell’intervento, oltre alla pacificazione della Siria e la fine della guerra civile, molto probabilmente prevederà anche la deposizione e l’arresto di Bashar al Assade che, nel migliore e più auspicabile dei casi, verrà condotto di fronte ad una corte internazionale per rispondere dei crimini di guerra compiuti dal governo siriano durante la crisi.
Per quanto riguarda le posizioni dell’Europa, temo che l’Unione Europea abbia sprecato un importante occasione di mostrarsi unita, forte e compatta nell’affrontare una questione internazionale, piegandosi ancora una volta all’influenza, le pressioni e le minacce della Russia di Putin che, tuttavia, nella vicenda può vantare la piena legittimità delle proprie azioni, in quanto la Russia ha agito nel pieno dei propri diritti internazionali di potenza alleata della Siria e di membro permanente del CDS.
È una situazione al limite del paradossale, in cui la legittimità e la legalità viene utilizzata per insabbiare abusi e probabili crimini di guerra e dall’altra, un intervento apparentemente umanitario è di fatto un intervento illegittimo, perché illegale, in quanto non autorizzato dalle nazioni unite ed è reso illegale dall’opposizione della Russia. Un opposizione giuridicamente legittima ma dettata da ragioni non del tutto chiare trasparenti.