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Storia romana sui social Network : quando il mito supera la realtà

Nel 1936, più precisamente il 16 agosto 1936, Giorgio Pasquali pubblicò nella “nuova antologia” un saggio intitolato “La grande Roma dei Tarquini” pp. 405-416.

Il saggio del Pasquali, fu per l’epoca estremamente controverso e problematico, soprattutto perché nel 1936 in italia c’era il fascismo che, come sappiamo, aveva mitizzato la storia romana e costruito un culto di roma fondato su una visione parziale e distorta della storia romana. Il saggio del Pasquali nel 1936 segna un punto di rottura con la storiografia tradizionale e ad oggi è considerato un momento epocale per la ricerca riguardante soprattutto la Roma del VI secolo a.c., ovvero la Roma delle origini, una Roma in piena età monarchica.

Come è facile immaginare, la visione e l’interpretazione proposte dal Pasquali suscitarono grande scalpore, tra le altre ragioni perché le sue teorie minavano le origini del mito di Roma costruito dal fascismo.

La cosa interessante è che le teorie del Pasquali, nonostante l’epoca, furono largamente accettate e apprezzate dal mondo accademico e ci furono molti meno oppositori di quanto si possa immaginare, questo grande favore era legato soprattutto all’ampio progresso di conoscenze legate alle scoperte archeologiche e confermate dalla tradizione storico-letteraria.

Il modello di ricerca elaborato dal Pasquali è ancora oggi un modello solido e valido, e la sua interpretazione della Roma del VI secolo è largamente accettata, anche se continua ad essere al centro di un intenso dibattito storiografico sulle origini della civiltà romana e più precisamente sulle origini di “Romolo”.

Il motivo per cui oggi ho deciso di fare questo post riguardante le ricerche del Pasquali è perché uno dei capisaldi della sua metodologia di ricerca era la comparazione di diverse fonti storiografiche, ponendo sullo stesso piano sia fonti documentarie che archeologiche, e soprattutto prendeva in esame fonti contrastanti provenienti da epoche differenti e dalla cui comparazione era possibile individuare ed estrapolare gli elementi comuni che, nell’ottica del Pasquali erano i soli elementi di verità accettabili.

Questa modalità di ricerca rompeva la tendenza di alcuni storici dell’epoca di “ascoltare una sola campana” e professarla come verità assoluta ed è il motivo per cui oggi ho deciso di parlarne.

Il mondo accademico, per quanto riguarda la ricerca storiografica, ha ormai ampiamente assorbito questa modalità di studio e di ricerca, di fatto la comparazione di fonti differenti, provenienti da momenti diversi e la comparazione di diverse chiave interpretative, oggi sono alla base della ricerca storiografica.
Diversamente, sul web non funziona così, e molti “colleghi divulgatori” che si occupano di storia, tendono a non accettare e non accoglie questo modello di pensiero, non voglio stare a sindacalizzare sul modello di pensiero, ognuno è libero di approcciarsi alla storiografia nel modo che ritiene opportuno, ma focalizzarsi su una visione univoca della storia ed accettare solo “fonti favorevoli” alla propria visione, tacciando le fonti contrastanti come inesatte o inappropriate è estremamente deleterio, perché la tendenza è quella di divulgare “il mito di roma” e non la storia romana.

Sinceramente mi sono stancato di vedere community sui vari social network, anche molto ampie, di “appassionati” di storia, e soprattutto di storia romana che, invece di fare storia, invece di parlare di storia e di confrontarsi con la ricerca storiografica, tendono a propinare una storiografia parziale e accuratamente selezionata per confermare una visione distorta e inesatta della storiografia e sopratutto della storia romana.

La storia di Roma è una storia molto lunga, molto complessa e molto variegata, e questo perché è la storia di un popolo che ha inglobato nella propria civiltà innumerevoli popolazioni e civiltà contemporanee, di fatto la storia romana non è solo la storia di roma, ma è la storia di tutti i popoli del mediterraneo e in larga parte d’europa tra il secondo secolo avanti cristo e quinto secolo dopo cristo, è una storia pullulante di scontri politici interni e di crisi politiche interne oltre che di guerre con l’esterno, ma la maggior parte dei miei “colleghi” tende a puntare lo sguardo solo sulla storia gloriosa, sui successi di roma, dimenticando, forse troppo facilmente i periodi più cupi della storia romana, i momenti più dolorosi e soprattutto dimenticando che Roma non ha vinto ogni battaglia che ha combattuto.

Quando si parla di storia romana sui social network bisogna stare attenti ad un grande rischio.
Bisogna stare attenti a non confondere il Mito di Roma con la Storia di Roma, perché il mito è bello, è affascinante, è glorioso, ma la storia romana, come la storia di qualsiasi altra epoca, è fatta di alti e di bassi e se si crede che Roma non abbia mai perso una battaglia allora, forse è meglio fare qualche passo indietro e riaprire qualche vecchio e polveroso manuale di storia romana.

Ho scritto questo post perché sono stanco di vedere il mito di Roma sovrapporsi alla storia Romana.

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