Ragazzi, spiegate l’Islam ai vostri genitori… ma fatelo per bene || Risposta a Roberto Saviano

Oggi mi tocca rispondere ad un video di Roberto Saviano, che saluto, in cui parla dell’islam in un modo davvero molto interessante, è davvero un bel video, se non fosse che la premessa storica su cui è stato costruito l’intero discorso è leggermente inesatta (dico leggere, ma che in realtà lo è molto di più).

Faccio una premessa, come saprete sono molto elastico per quanto riguarda gli “errori”, se si sbaglia una data, un nome o si ha un lapsus, non li considero errori, ma in questo caso abbiamo un ragionamento che parte da un concetto sbagliato, nel video, il buon Saviano dice che i giovani di Brooklin, all’epoca una delle più importanti città legate alla scena Hip Hop, parlano lingua dell’Islam e parlano questa lingua perché è la lingua dei loro antenati, portati in america come schiavi.

Ecco, questo non è proprio esattissimo, diciamo anche che la prima parte è giusta, ma la seconda parte presenta un errore anche abbastanza grave e fuorviante.

La religione degli schiavi africani, deportati tra nelle Americhe tra XVI e si XVIII secolo non è l’islam, non è mai stato l’islam, quei popoli avevano qualche contatto con il mondo islamico, ma la loro cultura anzi, le loro culture, non erano culture islamiche, si trattava invece di culture “animiste” e “spiritualiste”, i popoli che vivevano nell’Africa subsaharianasono nei secoli della tratta atlantica avevano culture molto antiche e in un certo senso molto primitive, dalla cui fusione con le pratiche cristiane (e l’indottrinamento forzato al cristianesimo) sarebbero nate nuove culture religiose.

Avete mai sentito parlare di voodoo ?

Diciamo che il Voodoo africano è una delle “religioni” più antiche del mondo, diffusa in Africa molto prima della colonizzazione e che mischiandosi al cristianesimo avrebbe dato vita al voodoo moderno praticato in america, e per chi fosse appassionato di musica, vi regalo una chicca, alcune tracce di queste culture “originarie” sono presenti nella simbologia e nella ritualità legata ad un altro genere musicale, ovvero la cultura blues, ma questo è un altro discorso, che ho affrontato in un articolo pubblicato qualche giorno fa tra sul giornale on-line La COOLtura.

Tornando all’islam, questa cultura religiosa si diffuse nell’africa subsahariana nel contesto generale della decolonizzazione (stiamo parlando della seconda metà del XX secolo, non certo del XVI o XVIII secolo). Nello stesso periodo avviene anche la sua diffusione tra gli afroamericani e non è un caso.
Le motivazioni di questa diffusione, in questi due mondi legati tra loro dalla tratta atlantica, avviene a partire soprattutto dal secondo dopoguerra e si avrà soprattutto grazie al carisma di alcuni predicatori e l’attivismo di alcune organizzazioni, non scendo troppo nei dettagli, un esempio lampante in questo senso potrebbe essere rappresentato dalle Black Panther e da Malcom X, ma di esempi de ne potrebbero fare molti altri.
Questo avvicinamento del black peolple, il popolo di colore, è dettato dal bisogno di un intero popolo, di prendere le distanze da quella cultura che li aveva prima ridotti in schiavitù e poi costretti a vivere segregati, il desiderio di identificarsi in una cultura che non avesse prodotto organizzazioni come il ku klux klan, e da questo desiderio vi sarebbe stato un netto allontanamento, sia dalla cultura degli oppressori, quindi la cultura cristiana, sia dalla cultura originaria, che era stata l’artefice di prima mano della riduzione in schiavitù di milioni di persone. In questo senso è importante sottolineare che non furono quasi mai gli europei a “catturare” gli uomini e le donne che sarebbero poi diventati schiavi, ma a ridurre quegli uomini e donne in schiavitù furono principalmente altre popolazioni africane, che si impegnarono in questo commercio molto redditizio che era fortemente alimentato dalla crescente domanda dei commercianti europea (ma questo è un altro discorso).

Il black peopole nel secondo dopoguerra quindi, prende le distanze dal cristianesimo e dalle pratiche religiose originarie e si ritrova a dover compiere una scelta sul piano culturale, per questi “esuli culturali” vi erano, in quel dato momento storico, soltanto due strade possibili strade percorribili, da un lato potevano scegliere se avvicinarsi ad una religione laica, promossa dai vari circoli comunisti e socialisti, che nel contesto generale della guerra fredda, avrebbe significato l’allineamento con il mondo sovietico e negli USA significava oltre alla segregazione anche l’accusa di essere dei cospiratori … essere nero e comunista… e magari anche donna, negli USA durante gli anni cinquanta e sessanta era una condanna a morte quasi certa sul piano dei diritti civili. Dall’altro lato potevano scegliere una religione non laica, che tuttavia fosse esterna a quel mondo, esterna alle dinamiche della guerra fredda e che si proponeva come una cultura religiosa storicamente in conflitto con il cristianesimo e la civiltà cristiana.

Gli afroamericani come gli islamici erano stati combattuti e oppressi dai cristiani, questo aveva portato alla schiavitù e poi alla segregazione degli afroamericani da una parte e alle crociate prima e il colonialismo poi per gli islamici. Questo parallelismo culturale, questo reciproco senso di oppressione, l’essere stati schiacciati dalla civiltà cristiana, avrebbe spinto molti a scegliere la via dell’islam, che con la religione degli antenati, c’entrava meno di nulla.

BLACK HISTORY || Quattro secoli di storia, schiavitù, razzismo e lotte per i diritti civili

La storia degli afroamericani è un percorso travagliato e sofferto, marchiato da schiavitù, segregazione e odio razziale, al punto che 400 anni dopo ancora non sono completamente scomparse le cellule del KKK. Ma nonostante tutto questo nel 2008 il sogno del Dottor Martin Luther King Jr si è realizzato, almeno in parte quando è stato eletto il primo presidente di colore della storia. Barack Obama.

Il nostro viaggio comincia intorno al 1500, nelle cuore dell’Africa sub sahariana, attraverso il fumo della guerra cadono centinaia di soldati per via delle dispute territoriali dei re i quali facevano schiavi i prigionieri di guerra, per poi venderli agli europei i quali non si facevano problemi anche a catturare cittadini liberi. Questo portò alla spaventosa tratta degli schiavi che verrà ricordata come “Maafa” nella lingua swahili, ovvero “Disastro” dove il 15% della merce moriva per disidratazione (bevevano solo mezzo litro d’acqua al giorno) o per le condizioni bestiali a cui erano ridotti.

Vista la natura debole degli indios del nuovo mondo davanti alle malattie portate dai colonialisti e dai loro fisici poco inclini al lavoro forzato, i neri si rivelarono la soluzione ideale per le piantagioni. La costa est di ciò che era ancora proprietà della corona britannica pullulavano già di neri, sopratutto nello stato dell Virgina. La merce veniva venduta in aste con prezzi che ora considereremmo ridicoli, come 100 £ (Circa 115 €), che andrebbero riconsiderati vista la qualità della vita di allora. Gli schiavi venivano esaminati dai clienti per controllare la presenza di malattie e lo stato di salute in una sorta di asta dopodiché si passava a firmare il contratto. In tutto questo i neri non capivano realmente quello che stava succedendo vista la differenza linguistica tra loro e i colonialisti.

Alcuni miti da sfatare  su quest’epoca vanno a favore degli schiavisti, ad esempio : non tutti i cittadini del sud possedevano schiavi e quelli che ne possedevano ne avevano un massimo di 5, un numero ridotto di schiavisti si contava anche tra gli indigeni nord americani, il cotone prodotto al sud serviva a soddisfare la richiesta del nord (molto più industrializzato) per fabbricare vestiti che a loro volta sarebbero tornati al sud per coprire quegli schiavi che lo hanno raccolto e la maggior parte degli schiavi rapiti erano uomini.

Il primo caso di schiavo viene registrato nel 1655, un uomo di nome Anthony Johnson (Uomo si colore, di origine angolana ed ex schiavo egli stesso) vince una causa che costringe un certo John Casor a servire legalmente per sempre il proprio padrone. Ironico come entrambi gli individui nella vicenda fossero neri.

Gran parte degli schiavi veniva spediti a lavorare nelle piantagioni di tabacco, zucchero e cotone mentre alcune donne venivano spedite nei bordelli (una prostituta su tre nel far west era una schiava) altri ancora ottenevano ruoli nella cura della casa o come compagni dei propri padroni mentre ad alcuni spettava il ruolo di sovrintendenti delle piantagioni e avevano anche il potere di picchiare altri schiavi se lo ritenevano necessario. Queste condizioni brutali servivano a “deumanizzare” e a far sentire i colonialisti più al sicuro e in pace con la loro coscienza.

Nonostante le atroci sofferenze, la popolazione oppressa si ribellerà più di una volta con estrema rabbia e con ferocia incontrollata. La sommossa più importante fu quella guidata da Nat Turner. Turner era uno predicatore religioso ed uno dei pochi neri a saper leggere (illegale a quei tempi), guidato dalla rabbia passò casa per casa ammazzando tutti i bianchi (donne e bambini compresi) e liberando gli schiavi fino a raggiungere un totale 70 neri liberati e 60 persone uccise, finché la ribellione non fu fermata dalla milizia. Dopo la sua ribellione le condizioni di vita degli schiavi divennero ancora peggiori, per questo molti schiavi non si ribellarono ma combatterono l’oppressione in un altro modo, ovvero rifiutando la disumanizzazione e formando famiglie. Piccoli nuclei famigliari in cui sentirsi al sicuro e fieri, ma anche quelle venivano divise con la vendita dei bambini o dei genitori ad altre piantagioni.

In questa epoca di schiavitù che durerà dal 1641 con la prima legge che permette la proprietà sui neri a Boston fino al 1865 con la dichiarazione di emancipazione post guerra civile. Vivranno personaggi memorabili da entrambe le parti, per citarne alcuni:

Robert E. Lee : Una delle figure chiave della guerra civile americana. Artista della guerra senza precedente e indubbiamente il miglior generale che gli stati confederati abbiano mai visto. La sua figura è diventata leggendaria nel sud degli States ed è apprezzata universalmente da tutti i cittadini i quali dedicano alla memoria del Generale: strade, scuole, statue, canzoni, monumenti ecc.

 

Frederick Douglass : Senza dubbio una delle persone più importanti della storia afroamericana. Dotato di una forza di volontà disarmante, imparò a ridere quasi completamente da solo e fuggì dalla sua condizione di schiavo raggiungendo il nord dove grazie alla sua parlantina convinse ancora di più gli abolizionisti. Il Leone di Anacostia (suo soprannome) riuscì addirittura a candidarsi come vicepresidente e a discutere con Lincoln.

 

Thomas Jefferson : Scienziato, architetto, inventore e terzo presidente degli USA. Illuminista convinto e pensatore brillante, scrisse di suo pugno la dichiarazione d’indipendenza americana guadagnandosi il suo posto tra i padri fondatori e il suo volto scolpito sul monte Rushmore assieme a Roosvelt, Washington e Lincoln. Nonostante questo, continuò a sostenere senza la superiorità dell’uomo caucasico sul “negro” e lotto contro ogni legge abolizionista.

 

Solom Northup : Nato uomo libero, venne ingannato e rapito per essere venduto come schiavo al sud dopo essere picchiato e umiliato fino a rompere la sua volontà, in realtà la sopì mantenendo la sua volontà e il suo spirito di uomo civile finché nel gennaio del 1853 dopo 13 anni come schiavo venne liberato dopo aver mandato di nascosto lettere a sua moglie nel nord. Denunciò i rapitori ma visto che le testimonianze dei neri non contavano se messe contro uomini bianchi quindi rimase senza giustizia.

Gli Stati Uniti erano divisi a causa della questione schiavitù, la tensione raggiunse il picco con la nascita degli Stati Confederati d’America il 1861 dichiararono la secessione dall’Unione e diedero così alla Guerra Civile America. Il conflitto si rivelerà essere il più sanguinoso della storia americana, portando alla morte di 620’000 persone, un numero irraggiungibile neanche unendo i morti sui fronti della prima, seconda guerra mondiale e del Vietnam. La superiorità militare e logistica dell’Unione avrà la meglio e con il passaggio del “tredicesimo emendamento” da parte di Lincoln la schiavitù fu finalmente abolita, ma il sentiero per l’uguaglianza era ancora lunga.

Nel post-guerra la situazione al sud era catastrofica. La povertà era dilagante, la popolazione era demotivata e le città erano ridotte a rovine. In questo macello assurdo gli schiavi appena liberati erano finalmente persone libere ma prive di qualsiasi sostentamento lavorativo, nessuno avrebbe voluto assumere un uomo di colore e trattarlo come un essere umano, e vivevano nel costante terrore del KKK, un neonato movimento dedicato al terrorismo degli ex schiavi. Una pratica diffusa in quell’epoca era il linciaggio pubblico, usando una scusa qualsiasi la popolazione portava la pena di morte ad ogni cittadino afroamericano per poi picchiarlo e impiccarlo, facendosi a volte pure fotografare con il cadavere. Queste immagini raccapriccianti ispireranno Billie Holiday a scrivere “Strange Fruit“, una canzone estremamente controversa che parla di questi strani frutti che penzolano nella brezza del sud.

Come detto prima la strada per l’uguaglianza era ancora lontana, infatti pur essendo riconosciuti come cittadini vi era il problema della segregazione razziale che separava i bianchi dai neri in ogni spazio della vita quotidiana. Bagni, pullman, scuole, chiese. Anche nel nord la segregazione separava la società in due colori. Questo ultimo ostacolo non impedirà alla popolazione nera di ribellarsi formando diversi movimenti per i propri diritti come il NAACP (National Association for the Advancement of Colored People) nel 1909 e il SCLC (Southern Christian Leadership Conference) del dottor Martin Luther King nel 1957.

Il percorso fu bagnata più volte dal sangue, e i martiri furono anche troppi ma alla fine le marce e i boicottaggi ebbero successo con la firma dell’allora presidente Lyndon Johnson sul Voting Right Act i neri ebbero finalmente davvero accesso alle urne. Certo, l’odio rimaneva covato da certe persone, ma quello è inevitabile. Con il passare degli anni la tensione scese e l’idea di uguaglianza inizio a stabilirsi nelle teste di tutti anche grazie a grandi successi come “Indovina chi viene a cena?” che portano per la prima volta un matrimonio inter-razziale sul grande schermo, e a persone come Tommie Smith e John Carlos i quali, una volta ottenuta la medaglia di bronzo e la medaglia d’oro alle Olimpiadi alzarono il pugno (simbolo dell’orgoglio nero) sul podio.

Oggi con l’elezione di un presidente afroamericano la situazione sembra aver raggiunto una fine ma con i recenti atti di Ferguson e la controversa brutalità della polizia nei confronti della gioventù nera sembra fare un passo indietro a questa lunga marcia. Ci sarà mai eguaglianza ? Per quanto tempo “la libertà suonerà” ?

 

Bibliografia e Fonti :

  1.  Lisa A. Lindsay, Il commercio degli schiavi, Il Mulino, 2011 2.
  2. Stefano Luconi, Gli afro-americani. Quattro secoli di storia, CLUEP, 2015 
  3. W.E.B. Dubois, Sulla linea del colore. Razza e democrazia negli Stati Uniti e nel mondo, Il Mulino, 2010
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