Le liste di Proscrizione Sillana

Nell’82 a.c. Silla pubblicò le liste di Proscrizione per eliminare i propri oppositori politici.

Sono passati 2100 anni da quando nell’82 a.c. Lucio Cornelio Silla pubblicò le liste di Proscrizione, ovvero delle liste in cui erano inseriti nomi di cittadini romani, per lo più oppositori politici dell’allora Dittatore romano, con cui si dichiaravano quei cittadini romani “hostes publici” ovvero nemici di Roma e di tutti i suoi cittadini.
Gli uomini inseriti nelle liste di proscrizione furono privati dei propri diritti politici e civili, furono sollevati dai propri incarichi pubblici, i loro beni ed i loro averi furono conquistati diventando proprietà di Roma.

Ma i nomi inseriti in quella lista erano realmente una minaccia per Roma o lo erano solo per Silla?

Per capirlo bisogna contestualizzare l’accaduto, le liste di Proscrizione furono pubblicate nell’82 a.c. poco dopo la nomina di Silla come Dittatore romano, magistratura straordinaria dalla durata di 6 mesi, che conferiva poteri eccezionali, superiori a quelli del Senato e dei Consoli romani. Insomma, una carica che dava un potere assoluto su roma per un periodo limitato di tempo.

Prima di essere nominato Dittatore, Silla aveva ricoperto ripetutamente la carica Pretore nel 97, propretore nel 96 e console nell’88. Tra il 91 e l’88 Roma era stata attraversata dal fenomeno delle guerre sociali, preludio a quelle che sarebbero state le successive guerre civili e se sul piano politico le guerre sociali terminarono ufficialmente nell’88 con l’elezione di Silla al Consolato, in termini pratici, l’insofferenza continuò ad esistere e diverse insurrezioni si manifestarono anche negli anni successivi costituendo il causus belli per la guerra civile dell’83, guerra civile che Roma avrebbe provato a frenare nominando Silla Dittatore.

Tra i vari elementi che costituiscono il causus belli per le guerre civili vi sono diversi episodi che progressivamente spostarono le tensioni dal piano politico a quello militare.
Nell’87, grazie all’appoggio delle legioni a lui fedeli, Silla riuscì ad allontanare i mariani dall’Urbe ed ottenne il comando militare per la guerra contro a Mitridate, successivamente riuscì ad ottenere il comando militare per le operazioni in Asia Minore. Con Silla impegnato sul campo, lontano da roma, la corrente politica dei populares, guidata da Gaio Mario, principale oppositore politico di Silla, riuscì a prendere il controllo di Roma, almeno fino al ritorno di Silla.

Senza inoltrarci troppo nelle vicende della guerra civile tra Silla e Gaio Mario, di cui abbiamo parlato in un video pubblicato su youtube, gli episodi della guerra civile, in particolare gli episodi dell’87 e dell’82 (in piena guerra civile), furono il punto d’origine che spinse Silla alla redazione delle liste di proscrizione, non a caso, i nomi presenti nelle liste appartenevano tutti, senza eccezioni, ad uomini che erano stati coinvolti proprio negli episodi dell’87 e dell 82.

Silla quindi ha usato i poteri straordinari derivanti dalla dittatura per epurare roma dai propri rivali e dai propri oppositori politici al fine di consolidare e mantenere il potere il più a lungo possibile.

Silla aveva ottenuto la dittatura in seguito alla vittoria di Porta Collina del novembre dell’82 a.C., poiché, in quella occasione il Senato romano era rimasto in disparte, non intervenendo per impedire ulteriori disordini, dal canto suo Silla, grazie alle legioni a lui fedeli, decise di intervenire autonomamente e di occuparsi personalmente della situazione ristabilendo l’ordine a Roma.

Dopo il trionfo degli uomini di Silla a Porta Callina, Silla convocò il Senato nel tempio di Bellona, situato situato all’esterno del pomerium a sud del Campo Marzio. Lì chiese al senato di essere riconosciuto Proconsole e di conseguenza che gli venisse riconosciuta l’autorità per poter esercitare il potere militare, successivamente questo potere sarebbe stato ampliato enormemente con la nomina di Silla alla carica di dittatore.
Mentre Silla spiegava al senato la propria strategia per porre fine alla guerra civile e riportare la pace a Roma e nella penisola italica, i suoi uomini giustiziavano i prigionieri dell’esercito vinto nella villa pubblica non lontana dal tempio di Bellona.

Terminata l’assemblea Silla fece proclamare dal banditore, il praeco, un editto che successivamente venne affisso al foro e in tutti i luoghi deputati all’affissione pubblica di editti dei magistrati, in tutta la penisola italica.

Insieme a questo editto, Silla fece affiggere anche tre liste di nomi, in cui furono inclusi tutti i nomi degli abitanti dell’Etruria e del Sannio di qualche importanza. Entrambe le regioni si erano opposte a Silla durante gli scontri e per questo furono duramente punite, del resto lo stesso Silla, all’assemblea con il Senato aveva dichiarato che non avrebbe concesso il perdono a nessuno di quelli che si erano opposti a lui durante la guerra.

Il destino dei Etruria fu durissimo, furono confiscate tutte le terre delle famiglie più importanti, ma in Sannio la repressione fu anche maggiore in quanto si procedette con l’eliminazione di tutti gli esponenti delle famiglie più eminenti della regione al fine di evitare la nascita di nuovi oppositori politici.

Una volta epurate l’Etruria e il Sannio ed eliminati tutti i prigionieri, la sete di sangue e vendetta di Silla era ancora lontana dall’essere saziata e per completare in maniera definitiva l’eliminazione dei suoi oppositori, furono pubblicate le liste di Proscrizione.

Nella prima lista erano presenti 80 nomi di esponenti del ceto senatorio, di parte mariana, magistrati o ex magistrati. Successivamente furono pubblicate altre due liste contenenti entrambe 220 nomi di esponenti di famiglie senatorie e cavalieri, per un totale di 520 nomi di magistrati, ex magistrati, senatori e cavalieri, divisi in tre liste e colpevoli di essersi opposti a Silla.

History Fact:

Se bene sappiamo quanti nomi furono inseriti nelle liste di Silla, non sappiamo esattamente quante furono le vittime e le morti effettive causate dalla proscrizione ed i vari autori che hanno affrontato la questione ci danno stime molto diverse.

Secondo Appiano, per effetto delle liste di proscrizione furono uccisi 60 senatori e circa 1600 tra cavalieri ed altri personaggi dal ceto non precisato.
Altri autori invece sono stati meno accurati di Appiano, non specificando il censo di appartenenza delle vittime, facendo quindi un discorso unico tra senatori, cavalieri, magistrati eccc, e in questi autori le stime sono molto più importanti.
Per Floro ci furono circa 2000 morti per effetto delle liste di proscrizione..
Per Valerio Massimo, le morti sono 4700.
Per Orosio, i morti sarebbero stati addirittura più di 9000.

Fonti: 
E.Gabba, Introduzione alla storia di Roma
E.Lo Cascio, Storia Romana, antologia delle fonti

Le origini della civiltà romana

Roma è uno dei rari casi nella storia in cui di una città si conosce il giorno di fondazione (il 21 Aprile) ma non se ne conosce l’anno.
Ci sono molte teorie riguardanti le origini di Roma, sia per quanto riguarda l’anno di fondazione che per quanto riguarda il gruppo “etnico” di appartenenza.
Secondo la tradizione roma è stata fondata nel 753 a.c. e questo significa che l’età monarchica sia durata circa 250 anni, che sono decisamente troppi per l’epoca, soprattutto se si considera che ci sono stati soltanto sette re. Secondo altre teorie, molto più verosimili, la fondazione di roma risalirebbe alla seconda metà del VII secolo, approssimativamente tra il 635 ed il 600 a.c., e questo è molto più probabile.

Per quanto riguarda l’origine “etnica” invece, qui le teorie sono tra le più disparate, la teoria più accreditata e maggiormente accettata è quella secondo cui Romolo, il mitico fondatore della città, fosse di origini Latine, altri sostengono che le origini di Romolo siano Sabine, secondo altre tesi le origini di Romolo sarebbero Etrusche e qualcuno azzarda l’ipotesi che Romolo fosse di origini Greche, e la cosa interessante è che, ognuna di queste teorie è supportata da una diversa variante del mito delle origini e della fondazione di Roma, ma, qual è la verità dietro Romolo la fondazione di Roma? che rapporto c’era tra i romani e le vicine popolazioni di sangue latino ?

CARTAGINE || Breve storia di Cartagine, dalla fondazione fenicia alla distruzione

Cartagine fu una delle più importanti città del mondo antico, una delle più grandi rivali di Roma, con cui si scontrò fino all’annichilimento totale, e questa è la sua storia.

Cartagine fu una delle più potenti e importanti città del mondo antico, fondata sulla costa settentrionale dell’Africa, nei pressi della moderna Tunisi, come snodo commerciale fenicio, poi divenuto una nuova colonia, verso la fine del IX secolo a.C. da coloni delle città di Tiro e Cipro. La tradizione ci fornisce un anno esatto per la fondazione della città, ovvero l’821 a.c., e questo ci fa supporre che la città di Cartagine venne fondata circa due secoli prima di Roma, anche se, la tradizione parla di un certo parallelismo tra le due città, la fondazione di Roma è avvolta dal mistero e si ipotizza Roma venne fondata non prima del VII secolo.

La posizione strategica della città di Cartagine e il parallelo declino della civiltà fenicia nel mediterraneo occidentale, diedero ai cartaginesi la possibilità di riempire il vuoto di potere assumendo un ruolo di primo piano nel controllo marittimo del mediterraneo, dando vita ad un vero e proprio impero, o forse sarebbe meglio dire, una rete di influenze e di alleanze, che si estendeva dall’Africa settentrionale fino alle coste della Spagna, della Sicilia, della Sardegna e della Corsica e la tecnologia navale ereditata dai fenici, permise ai cartaginesi di spingersi anche oltre le colonne d’ercole, navigando lungo la costa atlantica dell’ Europa settentrionale e dell’Africa, spingendosi al nord, almeno fino alle coste Islandesi e a sud, fino alla costa del golfo di Guinea.

In tempo recenti, il ritrovamento di relitti di navi cartaginesi oltre Gibilterra, ha dato origine al mito secondo cui ancora prima dei cartaginesi, già i fenici avessero solcato le acque dell’atlantico, spingendosi fino alle coste dell’america latina. Si tratta di un mito, facilmente sfatabile dalla struttura delle navi sia fenicie che cartaginesi, progettate per la navigazione in acque basse e lungo la costa, poco adatte alla navigazione d’altura, se non per brevi tratte come la traversata tra la costa tunisina e quella siciliana, o al massimo sarda, percorribile in pochi giorni di navigazione. Inoltre le dimensioni compatte ed il sistema di propulsione della nave, rendeva estremamente difficile la sopravvivenza in mare per lunghi periodi, e non è un caso se lungo la costa, durante i loro viaggi sia fenici che cartaginesi costruirono numerosi avamposti commerciali, per permettere ai propri marinai di riposare e recuperare le forze prima di una nuova traversata.
Questo modo di navigare, ampiamente documentato, rappresenta la conferma definitiva dell’incapacità fenicia e cartaginese di compiere un ipotetica traversata atlantica.

Le immense ricchezze della civiltà mercantile di Cartagine costituì uno dei principali acceleratori sociali ed urbani, confluendo in investimenti territoriali che permisero alla città di espandere progressivamente i propri confini nell’area meridionale della regione, dove furono edificate numerose colture arboree, allevamenti ed attività manifatturiere così raffinate da far impallidire le produzioni greche ed egiziane.

La nascita di una classe di proprietari terrieri storicamente coincide con la nascita di una classe aristocratica terriera (gli aristocratici nel mondo “antico” non sono altro che i grandi proprietari terrieri), a metà strada tra la nobiltà tradizionale e la moderna classe borghese, poiché i proprietari terrieri di Cartagine sono anche i grandi commercianti cartaginesi, ciò nonostante esisteva anche una classe di ricchi mercanti, che avevano preferito investire le proprie ricchezze in numerose navi e noli commerciali, piuttosto che nelle attività produttive, e la coesistenza di queste due distinte classi benestanti avrebbe pro prodotto numerosi conflitti nella creazione di una sfera politica e soprattutto nella definizione di un orientamento politico per lo stato cartaginese.

Lo scontro politico avrebbe portato Cartagine e i cartaginesi a creare un nuovo modello di rappresentanza politica, i due gruppi elitari erano rappresentati da due magistrati, eletti annualmente, tra le famiglie dei ricchi mercanti e dei proprietari terrieri, questi magistrati, apparentemente simili ai consoli romani, erano chiamati Sufeti, che possiamo tradurre approssimativamente in “giudici”, il loro compito era quello di presiedere il senato e amministrare la giustizia. I sufeti erano eletti da un’assemblea dei cittadini che aveva anche il compito di prendere decisioni in caso di divergenze tra i sufeti e il senato. Compito proprio del senato era quello di promulgare le leggi, dirigere la politica estera e reclutare gli eserciti, ed era sostanzialmente un organo aristocratico, formato esclusivamente da nobili cittadini che restavano in carica a vita.
Al suo interno il senato era diviso in commissioni di cinque membri che avevano il compito di eleggere un consiglio ristretto, detto “la corte dei cento” formato da circa cento senatori cui erano conferiti poteri illimitati.

Sul piano culturale Cartagine era a tutti gli effetti una città fenicia, che parlava la lingua dei fenici, che utilizzava la scrittura dei fenici, che manteneva inalterati gli usi e i costumi della civiltà fenicia e che venerava gli dei dei fenici e i più antichi manufatti archeologici riguardanti la città di Cartagine sono stati datati intorno all’ottocento avanti cristo, presumibilmente il periodo della fondazione della città risalgono all’800 a.C.

Sul piano geopolitico Cartagine sarebbe stata impegnata in una guerra con la Grecia e con Roma per quasi 150 anni, questo periodo comprende anche le tre guerre puniche, combattute tra Roma e Cartagine, e prima di affrontare le dinamiche belliche, è opportuno spiegare perché si parla di guerra puniche.

Gli abitanti di Cartagine al tempo erano noti come punici più che come cartaginesi, questo termine approssimativamente significa “abitanti della Città Nuova” e serviva a distinguere gli abitanti di Cartagine dagli ex vicini della città di “Utica“, che approssimativamente significa città vecchia, si trattava di un’altra colonia fenicia, non distante dal luogo in cui sarebbe sorta Cartagine che, per lungo tempo, fu in contrasto con la stessa Cartagine, per poi essere sconfitta e annessa nei territori cartaginesi.

Chiusa la parentesi punica, torniamo allo scontro tra Cartaginesi, Greci e Romani. Lo scontro inizialmente coinvolse cartaginesi e greci mentre i romani non furono coinvolti, perché militarmente inferiori ai cartaginesi e “politicamente insignificanti”, inoltre era legata a Cartagine da un trattato di alleanza “ineguale” stipulato tra Roma e Cartagine intorno al 509 da re Amilcare I, in cui Roma era in una posizione subordinata rispetto a Cartagine..
Questo scontro tra Cartaginesi e Greci iniziò per il controllo politico della Sicilia, considerato un ponte naturale tra l’Africa settentrionale e la penisola italica, dunque la chiave per il controllo della penisola italica e del mediterraneo occidentale.

In un primo momento le forze cartaginesi, guidate dal re Amilcare, furono sconfitti in sicilia, dalle forze di Gerone, il tiranno di Siracusa, intorno al 480 a.c. e durante lo scontro Amilcare I perse la vita. La sconfitta cartaginese e la morte di Amilcare mise in discussione il trattato di alleanza con Roma, che nel frattempo aveva iniziato a nutrire non pochi interessi per la sicilia.
Successivamente Cartagine avrebbe nuovamente tentato di conquistare la sicilia e nuovamente sarebbe stata ostacolata nel suo progetto egemonico, questa volta dai tiranni siracusani Dionisio il Giovane, Dionisio il Vecchio, Agatocle e da Pirro, re dell’Epiro. L’intervento di Pirro nello scontro tra Cartaginesi e Greci di Sicilia avrebbe portato in campo anche Roma, che da quel momento in avanti sarebbe stata impegnata in una serie di tre grandi guerre contro Cartagine, ma andiamo con ordine.

Il secondo tentativo cartaginese di conquistare la sicilia fallisce approssimativamente nel  276 a.C., tuttavia, nonostante la sconfitta, Cartagine continua a possedere alcuni territori nella Sicilia occidentale. Dodici anni più tardi, nel 264, sarebbe iniziata la prima guerra punica, durata dal 264 al 241 a.C. e rappresenta il vero e proprio inizio dello scontro di civiltà tra Cartagine e Roma che si sarebbe concluso soltanto nel 146 a.c. con la distruzione definitiva di Cartagine ad opera di Roma ed in tutto questo periodo, la sola vera protagonista sarebbe stata la famiglia cartaginese dei Barca.
Il generale cartaginese Amilcare Barca fu sconfitto in Sicilia e successivamente alle isole Egadi (241), questa sconfitta avrebbe messo fine alla prima guerra punica ed avrebbe avuto come effetto la cessione dei territori cartaginesi in sicilia a Roma.
Successivamente Amilcare avrebbe spostato i propri eserciti in Spagna dove si sarebbe scontrato nuovamente con roma, lasciando il testimone a suo genero Amilcare e suo figlio Annibale Barca.

Annibale è universalmente riconosciuto come uno dei più grandi condottieri dell’antichità e se bene in questo post, da qui in avanti il suo nome sarà ricorrente, ti invito ad approfondire il discorso sulla sua figura, attraverso questo articolo intitolato Chi era annibale?

La seconda guerra punica inizia nel 218 in spagna, da qui Annibale avrebbe iniziato una lunga marcia verso est, nel tentativo di radunare un grande esercito costituito da tutti i nemici di Roma, si tratta di una necessità strategica poiché Cartagine era principalmente una potenza marittima mentre il punto di forza di Roma era rappresentato dal proprio esercito terrestre che nel corso dei secoli aveva stato avvolto da una crescente aura di invincibilità, aura confermata dalle numerose sconfitte inflitte all’antica e potente Cartagine.

Annibale Barca decide quindi di sfidare apertamente Roma, portando lo scontro in Italia e nel farlo avrebbe dato un immagine chiara della falsa invincibilità romana, spingendosi fino alle porte di Roma e andando ancora oltre, e radunando attorno a se un immenso esercito. In questa circostanza Annibale avrebbe compiuto la celebre traversata delle Alpi portando in Italia, dal nord, un possente esercito completo di elefanti da guerra. Nonostante ciò Annibale sarebbe stato sconfitto nel 201 e questa sconfitta sarebbe costata a Cartagine la cessione della Spagna e di numerose isole mediterranee.

Se vuoi approfondire la caduta di Cartagine ti consiglio questo post in cui parlo della Caduta di Cartagine raccontata dagli storici greco romani Polibio, Diodoro e Appiano

Nel 149 per volontà di di Catone il Vecchio, Roma e Cartagine si sarebbero scontrate nuovamente, ma alla metà del secondo secolo Cartagine non era più la super potenza dei secoli passati, e la sconfitta dell’antico colosso navale giunse rapida e implacabile, nel 146 Cartagine fu sconfitta per l’ultima volta e successivamente la città sarebbe stata rasa al suolo definitivamente e l’occupazione del sito fu proibita per un periodo di 25 anni.

Nel 122 sulle rovine di Cartagine Roma avrebbe edificato una nuova città chiamata Colonia Junonia ma trent’anni più tardi la città era già caduta in rovina e rimase tale almeno fino al 46 quando Giulio Cesare visitando il sito avrebbe ordinato che in quel luogo sarebbe sorta una nuova città. Il desiderio cesariano di dar vita ad una nuova Cartagine si sarebbe unito ai tanti motivi che di lì a poco avrebbero portato al suo assassinio, tuttavia, nel 29 a.c. Ottaviano avrebbe fondato in quel luogo una città chiamata Colonia Julia, diventando una delle più importanti città romane, per lungo tempo seconda soltanto a Roma, riuscendo a sopravvivere per molti secoli. Nel 425 la città fu fortificata e nel 439 il re vandalo Genserico sarebbe riuscito ad espugnarla facendone la capitale del proprio regno per almeno un secolo. Nel 533 la città fu conquistata dall’impero Bizantino e rinominata Colonia Justiniana in onore dell’imperatore Giustiniano I, sopravvivendo almeno fino al 697 quando la conquista arabica della regione avrebbe portato all’abbandono e successivamente alla distruzione della città che se bene si trovasse in una posizione strategicamente molto significativa e importante per il controllo del traffico nel mediterraneo, cadde rapidamente in declino e in fine, definitivamente distrutta dall’avanzata ottomana nel XIV secolo.

L’ascesa al potere di Ottaviano Augusto

Il cesaricidio, ovvero l’assassinio di Gaio Giulio Cesare da parte di Bruto e altri cospiratori, avvenuta alle idi di marzo del 44 a.c. (15 marzo 44 a.c.), segna l’inizio dell’ascesa politica di Gaio Giulio Cesare Ottaviano, ma procediamo con ordine.

Dopo la morte di Cesare, Marco Emilio Lepido e Marco Antonio stringono un’alleanza militare volta ad eliminare i cesaricidi, al tempo Lepido, già pretore nel 49 e governatore di spagna dal 48 al 47, si trovava a Roma con il suo esercito, un esercito che dopo le riforme dell’ordinamento militare di Gaio Mario era diventato un esercito mercenario, professionista, stipendiato e fedele prima al proprio comandante (ma soprattutto a chi versava loro il soldum) e poi a Roma. La presenza a Roma di Lepido ed il suo esercito lo poneva in una situazione di vantaggio rispetto ai cesaricidi, e grazie all’alleanza con Marco Antonio, già luogotenente di Cesare e suo erede militare, ottenne la carica di Pontifex Maximus (pontefice Massimo), precedentemente ricoperta da Cesare, si trattava della più alta carica religiosa e conferiva a chi la ricopriva, il pieno controllo del diritto romano, impegnandolo nella regolazione dei fasti, nel redigere annualmente la tabula dealbata e gli annales pontificum.

L’alleanza tra Lepido e Marco Antonio era percepita dal senato come una minaccia all’ordine repubblicano, forse persino più grande della minaccia precedentemente rappresentata da Cesare, in quanto Marco Antonio puntava a costituire a Roma una monarchia di stampo orientale, progetto dovuto al suo forte legame con l’oriente, in particolare con l’Egitto di Cleopatra.
Per frenare questo progetto monarchico e limitare il potere dei due, il senato doveva trovare il modo di privare Marco Antonio del proprio esercito, esercito che aveva “ereditato” da Cesare. Decisero quindi di portare in italia Gaio Giulio Cesare Ottaviano, erede materiale del tesoro di Cesare, in possesso quindi dell’oro necessario per pagare i soldati di Marco Antonio, consapevoli che, la sua presenza in italia avrebbe fatto vacillare la fedeltà dell’esercito nei confronti di Antonio.

Gli astuti membri del senato erano certi di poter controllare il giovane Ottaviano e di riuscire ad utilizzarlo come strumento per ripristinare l’ordine repubblicano, e conseguentemente dell’autorità e i privilegi del senato, ma Ottaviano si sarebbe rivelato molto più astuto del previsto e soprattutto, molto più difficile da controllare.

Ottaviano si sarebbe alleato inizialmente con il senato contro Marco Antonio e Lepido, successivamente si stipulò un accordato privato con i due cesariani, durante un incontro organizzato da Lepido, che si proponeva come mediatore tra i due eredi di Cesare. L’incontro sarebbe avvenuto nei pressi della colonia romana di Bononina (Bologna). Da questo incontro sarebbe nato il secondo triumvirato della storia romana, ma, a differenza del primo triumvirato tra Cesare, Pompeo e Crasso, questo triumvirato non sarebbe rimasto a lungo un accordo privato, e il 27 novembre del 43 a.c. con la Lex Titia, il patto fu ufficializzato ed istituzionalizzato, ottenendo valore legale, nominando i membri Triumviri Rei Publicae Constituendae Consulari Potestate (Triumviri per la Costituzione della Repubblica con Potere Consolare, abbreviato come “III VIR RPC“) e sarebbero rimasti in carica per una durata di cinque anni.

Prima che venisse varata la Lex Titia, il senato vide nell’accordo tra Ottaviano, Antonio e Lepido, un rischio per la repubblica, mobilitando di conseguenza i consoli Irzio e Penza contro gli eredi di Cesare. Ne seguì una dura battaglia che si sarebbe conclusa con il trionfo di Ottaviano e Marco Antonio, ed il successo militare avrebbe portato alla ratifica della Lex Titia.

Il ruolo “privilegiato” degli eredi di Cesare agli occhi dei soldati e della popolazione, unita al carisma di Ottaviano e Marco Antonio, avrebbe rapidamente messo in secondo piano la figura di Lepido, e durante la battaglia di Filippi, Ottaviano e Marco Antonio avrebbero marciato alla testa dei propri uomini, contro gli ultimi cesaricidi rifugiatisi in Grecia, mentre Lepido fu lasciato in Italia.
Dopo la Battaglia di Filippi, il triumvirato fu rinnovato per altri 5 anni, secondo i nuovi accordi presi a tra Ottaviano e Antonio a Brindisi nel 40.a.c. e suggellati dal matrimonio tra Marco Antonio e Ottavia minore, sorella di Ottaviano.
La nuova divisione territoriale lasciava a Lepido il governo dell’Africa, Antonio invece rinunciava alla Gallia per ottenere il pieno controllo sull’Oriente e Ottaviano manteneva il controllo dell’Illirico estendendo il proprio potere all’intero Occidente.

Tra il 39 ed il 36 Ottaviano si sarebbe scontrato in Sicilia contro Sesto Pompeo, durante la guerra avrebbe chiesto l’aiuto di Lepido che però lo avrebbe tradito accordandosi con Pompeo. La poca fedeltà di Lepido nei confronti di Ottaviano, gli sarebbe costata la fiducia dell’esercito che lo avrebbe abbandonato, costringendolo ad implorare il perdono di Ottaviano prima di uscire definitivamente dalla scena politica romana e ritirarsi a vita privata al Circeo dove sarebbe rimasto fino alla morte nel 12 a.c.

L’uscita di Lepido dalla scena politica segna la fine del triumvirato formale del triumvirato che si comporrà d’ora in avanti di soli due membri, sempre più in conflitto tra loro a causa della divisione territoriale ed i successi militare contro pirati illirici e parti.
Antonio ormai relegato in Egitto avrebbe sposato la regina Cleopatra, ripudiando la moglie romana (sorella di Ottaviano) e abbandonando progressivamente le tradizioni ed i costumi romani per adottare quelli orientali, e quando Antonio deciderà di lasciare in eredità ai figli di Cleopatra, i territori orientali di Roma, provocherà l’ira del senato che, appoggiato da Ottaviano, entrerà in guerra contro l’Egitto.

La guerra di Egitto si conclude nel 31 a.C. con la battaglia di Azio dove Ottaviano riuscì a sconfiggere le truppe di Marco Antonio. In seguito alla sconfitta di Azio, Cleopatra ed Antonio si toglieranno la vita e l’oriente sarebbe passato nelle mani di Ottaviano che avrebbe trasformato l’Egitto in provincia romana, privandolo così dell’autonomia di cui aveva goduto fino a quel momento ed unificando tutti i possedimenti romani sotto il suo controllo.

Ottaviano si ritrova quindi ad essere il padrone assoluto dello stato romano, anche se formalmente roma è ancora una repubblica e ufficialmente Ottaviano non aveva ricevuto alcuna investitura, ma poté governare al sicuro, poiché e la sua vittoria contro Marco Antonio, fu interpretata come una vittoria dell’Italia e della romanità, sull’oriente.

Negli anni che seguirono alla vittoria di Azio, Ottaviano ricevette dal senato numerose onorificenze e privilegi, lasciando però intatta la natura repubblicana di roma. In fine, come già accaduto a Cesare prima di lui, gli fu offerta la dittatura a vita, ma Ottaviano a differenza di cesare rifiutò tale investitura, mostrando al popolo romano di agire in rispetto della Repubblica e non in funzione di un potere personale.

Il 16 gennaio del 27 a.c. Ottaviano restituì formalmente al senato del popolo romano i poteri straordinari che aveva ottenuto durante la guerra contro Marco Antonio, ricevendo in cambio il titolo di console, che doveva essere rinnovato annualmente ed aveva una potestas con maggiore auctoritas rispetto agli altri magistrati (consoli e proconsoli) che gli garantiva il diritto di veto in tutti i territori di Roma e che non lo assoggettava ad alcun veto da parte di qualunque altro magistrato. Ricevette anche l’imperium proconsolaris sulle province “imperiali” ovvero le province in cui era necessario un comando militare, ottenendo di fatto il comando di tutto l’esercito romano, l’imperium proconsolaris aveva durata decennale e sarebbe stato rinnovato nel 19 a.c.
In fine, ma non meno importante, ottenne il titolo di Augustodegno di venerazione e di onore“, che avrebbe sancito la sua posizione sacra, fondata sul consensus universorum di Senato e popolo romano. Gli fu inoltre concesso di utilizzare il titolo di Princeps “primo cittadino” e gli fu garantito il diritto di condurre trattative con chiunque volesse, e il diritto di dichiarare guerra o stipulare trattati di pace con qualunque popolo straniero.

La concentrazione di tutti questi poteri e privilegi nelle mani di Ottaviano Augusto segna, secondo la storiografia, la fine dell’età Repubblicana e l’inizio dell’Impero Augusteo, facendo di Ottaviano il primo Imperatore della storia romana, anche se, va detto che per molto tempo gli storici non si sono riferiti ad Ottaviano ed i suoi successori con il titolo di Imperatore, ma utilizzando il termine Augustus. Sottolineando la natura ancora una volta innovatrice di roma, il cui sistema politico era formalmente una monarchia, ma di fatto, non lo era ancora.

Storia Roma, Crescita e Declino di un impero millenario

La storia romana è una storia millenaria fatta di uomini giusti e tiranni, che vede protagonista la più longeva civiltà della storia dell’uomo, è stata modello e fonte di ispirazione per qualunque altro popolo vissuto dopo la sua fine.

Nella sua fase primordiale fu una monarchia, che divenne una repubblica unica nella sua forma, e poi, si trasformò in un impero che avrebbe condizionato l’evoluzione politica dell’intera europa per oltre duemila anni.

Romolo, Numa, Tullio Ostilio, Anco Marcio, Tarquinio Prisco, Servio Tullio e Tarquinio il Superbo, ultimo re, che secondo la tradizione fu esiliato dalla città, e dopo di lui Roma avrebbe giurato che mai più sarebbe stata governata da un monarca, portando così, alla nascita della più grande repubblica mai conosciuta.

La particolarità della Repubblica romana sta nel suo equilibrio di forze determinata da Senato, Consoli e Magistrati, i quali, rappresentavano la perfetta combinazione delle tre forme di governo preesistenti, ovvero l’oligarchia, di cui era impregnato il senato, la monarchia, di cui i due consoli erano un espressione, e la democrazia, manifestata dalla pubblica elezione dei magistrati.
Questo equilibrio però era tutt’altro che stabile, e le lotte di potere tra l’una o l’altra carica non mancarono di turbare questo equilibrio, “fortunatamente” l’ascesa al potere di numerosi uomini giusti (ma anche aspiranti tiranni) portò ad un sempre maggiore equilibrio, puntando sempre di più verso la parità sociale di tutte le classi di censo, dai più ricchi ai più poveri, includendo anche chi non possedeva altro che se stesso.

Roma in questo senso si dimostrerà molto elastica dal punto di vista sociale, alimentando il sogno di un ascesa sociale (che oggi banalmente chiameremmo, il “sogno americano”) dove un uomo, di umili origini, che non possiede altro che se stesso, può arricchirsi fino a diventare l’uomo più potente dell'”impero” più potente dello stesso imperatore. E di “uomini nuovi” esterni alla tradizione politica che riuscirono a scalare le vette del potere, la storia politica e militare di Roma ne sarà piena, e tra i tanti, un nome risuona su tutti, quello del nipote di un esattore, e figlio di un usuraio, che divenne Tribuno Laticalvo (la seconda carica più alta di una Legione) poi Questore di Creta e Cirene, Pretore in Germania Magna ed in fine Imperatore, in seguito al trionfo nella guerra civile che esplose dopo l’assassinio di Caligola, ed il suo nome era ovviamente Tito Flavio Vespasiano.

Ma Vespasiano non fu l’unico protagonista della storia romana ad avere “umili origini” , e stare qui ad elencarli tutti richiederebbe più tempo del dovuto. Ma va sicuramente menzionato il ruolo centrale che i Liberti dell’imperatore Claudio, ebbero nell’amministrazione della “burocrazia” imperiale, ricordando che i liberti erano schiavi liberati, e quindi degli ex schiavi, che dal non possedere nulla, neanche se stessi, si ritrovarono ad amministrare per Claudio, l’Impero, ricoprendo alcune delle cariche più prestigiose del loro tempo, de facto, degli ex schiavi erano tra gli uomini più potenti dell’impero.

La grande mobilità sociale, caratteristica dell’età repubblicana subì un ulteriore accelerazione in età imperiale, con la progressiva estensione della cittadinanza latina e successivamente romana, a tutti gli abitanti dell’impero, alimentando parallelamente la crisi sociale ed economica, iniziata con la riforma mariana dell’esercito nel primo secolo avanti cristo, che trasformava l’esercito da volontario in mercenario, e che, se in fase di conquista era autosufficiente e perfettamente in grado di auto-alimentarsi, in tempi di pace o comunque durante le fasi statiche o difensive della storia territoriale di Roma, la sua natura mastodontica, dovuta alla presenza tra le fila di roma di migliaia di soldati ai quali l’impero doveva fornire cibo, acqua, vino ed un compenso, si dimostrò sul lungo periodo un peso più che una risorsa, conducendo all’inevitabile collasso di un sistema semi millenario.

Il declino di roma a questo punto ci appare come inevitabile, serviva solo un capro espiatorio che dichiarasse la fine dell’impero, ormai attraversato da secoli di stanziante deterioramento, e questo annuncio avvenne per mano di Odoacre che, conquistando e saccheggiando Roma, poté dichiarare ufficialmente la fine dell’impero Occidentale.

Dal quarto secolo infatti l’impero era stato diviso tra occidente ed oriente, e se bene i due “imperi” rappresentassero un unica entità statale, in pratica seguirono realtà evolutive diverse, sia sul piano politico militare che sul piano culturale, e così, mentre ad oriente un nuovo impero prendeva forma vestendo i tradizionali colori di Roma, Roma sprofondava su se stessa, divorata da un evoluzione fuori controllo che l’avrebbe portata a superare i confini politici impregnando culture e popolazioni diverse che in quegli anni iniziavano a definirsi, segnando così l’inizio del Medioevo e con esso, dei processi formativi dei futuri stati nazionali.

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