Donna seminuda, inseguita da uomini armati durante il Pogrom di Leopoli

Con progrom, un termine di derivazione russa, generalmente si indica un insurrezioni popolare contro alcune minoranze etniche/culturali/religiose, ed è generalmente perpetuato da gruppi di ultra-nazionalisti, nelle regioni dell’europa orientale.

Ci troviamo a Lwowski (Leopoli), per ora, non vi dirò quando. Nella foto possiamo vedere una donna, ebrea, seminuda e sanguinante, inseguita da alcuni “uomini” e non credo serva spiegare quali sono le loro intenzioni o quale sarà il destino della donna, ma se proprio vi tenete, inizia con uno stupro e finisce con la un omicidio morte.

La colpa della donna? a quanto pare, essere nata donna Ebrea, a Leopoli, tra il 1881 ed il 1945, ed essere stata adulta durante un Poogrom.

“Pogrom” è una parola di derivazione russa che significa “devastazione” ed indica generalmente sommosse popolari ai danni di minoranze etniche e religiose, in particolare tra il 1881 e il 1943, nel mondo ai confini con la russia, si verificheranno numerosi pogrom/insurrezioni popolari, di matrice antisemita.

La popolazione ebraica di alcune città come Lwowski o Černobyl, nel novecento, fecero i conti con diversi pogrom, di matrice antisemita, alcuni dei quali in un clima sovietico ed altri, in un clima da terzo reich.

Nella foto, assistiamo alla ferocia di un pogrom, attraverso le sue vittime, vediamo una donna seminuda inseguita da uomini in armi, ma vediamo anche altro, oltre agli uomini vediamo anche bambino, con in mano un bastone, che insegue la donna divertito, il bambino è evidente dal suo sguardo che non sta capendo cosa sta accadendo in quel momento, ma avrebbe assimilato quell’odio, attraverso quello che per lui era un momento di gioco.

Non ho ancora detto quando la foto è stata scattata e non l’ho fatto per un motivo, scene come questa, ce ne sono state a migliaia, sia nel 1918, durante il Pogrom di Lwowski, ad opera dei polacchi, sia nel 1941, dopo l’ingresso degli Einsatzgruppen tedeschi nella città, ad opera dei collaborazionisti del Terzo Reich.

Nell’ottobre del 1918, geograficamente parlando, Lwowski si trova in Polonia, tuttavia, quell’anno, ad ottobre, fu creato il Consiglio nazionale ucraino di Leopoli, guidato da Jewhen Petruszewycz, un nazionalista ucraino che nel proprio suo manifesto proclamò la nascita della “Repubblica popolare dell’Ucraina occidentale”.

Jewhen Petruszewycz nella sua azione politica riconobbe l’esistenza di numerose minoranze nazionali, tra cui quella ebraica, cosa eccezionale ed estremamente rara per il tempo, poiché, non esistendo una nazione ebraica, gli ebrei non erano riconosciuti come un popolo da quasi nessuna nazione in europa.

Il 1 novembre 1918, venne creato a Leopoli il distretto ebraico, in cui, inizialmente era presente un presidio armato di milizie ebraiche filo ucraine, di circa 200 uomini e circa 100 civili (per lo più donne, anziani e bambini).

Leopoli, non va dimenticato, in questo momento è una città spaccata in due, attraversata da scontri armati tra due gruppi di nazionalisti, da una parte la città è “ucraina” e dall’altra parte è “polacca”, ed è proprio in questo clima di violenza, di divisione ed intolleranza, che iniziarono i problemi per la comunità ebraica di Leopoli o Lwowski o Lviv.

Senza dilungarmi troppo, gli ebrei, che erano riconosciuti come popolo dall’Ucraina, vennero accusati dalle milizie polacche di aver cospirato insieme alle milizie ucraine contro la Polonia, e si finì in pochissimo tempo a scaricare sulla popolazione ebraica ogni sorta di responsabilità per qualunque disastro mai avvenuto a Lwowski negli ultimi mille anni o giù di lì, innescando un escalation di violenza che si tradusse in un insurrezione popolare, di nazionalisti polacchi, contro gli ebrei di Leopoli.

Non conosciamo il numero esatto delle vittime, sappiamo però che almeno 2000 ebrei vennero assassinati e circa 4000 vennero ridotti in fin di vita, inoltre i testimoni parlano anche di numerosi stupri, spesso avvenuti in strada e sotto gli occhi di bambini.

Sappiamo inoltre che in quel momento, Leopoli era la terza città “polacca” per numero di cittadini ebrei, stando ai registri cittadini dell’epoca, Leopoli ospitava circa 100.000 ebrei. Sempre secondo i registri della città sappiamo anche che, nel 1941 (più di 20 anni dopo) a Leopoli vivevano circa 200.000 ebrei, e questo secondo dato ci porta al “secondo” pogrom di Leopoli, ovvero quello del 1941.

Il pogrom iniziò il 25 luglio 1941, quando, in seguito all’omicidio del leader ucraino Symon Petliura, circa 2.000 ebrei persero la vita, in alcuni scontri “civili” in cui gli ebrei di Leopoli vennero attaccati da nazionalisti polacchi di lingua tedesca, collaborazionisti del Terzo Reich e costituiti in milizie cittadine armate. Sappiamo dai testimoni che moltissimi ebrei vennero costretti a marciare, sotto la minaccia delle armi, fino al cimitero ebraico o alla prigione di Lunecki, dove vennero assassinati. Questi eventi sono noti come “I giorni di Petliura“, e rappresentano sono solo l’inizio di ciò che sarebbe successo di li a poco alla popolazione ebraica di Leopoli.

Non troppo tempo dopo infatti, i collaborazionisti del terzo reich aprirono le porte della città alle truppe tedesche e agli einsatzgruppen, che entrarono in città ed istituirono dall’8 novembre 1941 il ghetto ebraico di Lwowski, in pratica una parte della città venne recintata, sorvegliata da guardie armate e all’interno del lungo corridoio in filo spinato, sarebbero stati rinchiusi circa 100/120 mila ebrei, tra il novembre del 41 e il giugno del 43.

Se ricordate, poco fa ho detto che nel 1941 la popolazione ebraica di Leopoli era di circa 200.000 persone, ma nel ghetto di Leopoli ne sarebbero finite circa 100 mila, ed è curioso notare che, centomila, è anche il numero degli ebrei di leopoli nel 1918. Questo dato ci dice molte cose, ma lascio a voi le dovute deduzioni.

Torniamo però alla foto che mi ha permesso di aprire una parentesi sui pogrom di Leopoli, del 1918 e del 1941. Sono partito da quella foto, ed ho voluto raccontare entrambi gli episodi perché sono collegati attraverso il bambino presente nella foto.

La fotografia è stata scattata durante il Pogrom del 1918, e come dicevo, quel bambino avrebbe assimilato quella violenza, quell’intolleranza, quell’odio viscerale per la popolazione ebraica, attraverso il gioco. Quel bambino è cresciuto odiando gli ebrei e da adulto, 20 anni dopo, quando si è trovato di fronte uno stato, come il Terzo Reich, che gli parlava di superiorità della razza ariana, e prometteva lo sterminio ebraico, avrebbe compiuto determinate scelte che lo avrebbero spinto ad arruolarsi volontario nelle milizie filo naziste, diventando un collaborazionista polacco del Terzo Reich.

Ho voluto raccontare entrambi i pogrom anche per un altro motivo, il pogrom di leopoli del 1918 è spesso indicato come un pogrom di matrice “sovietica”, anche se, come abbiamo visto, non è esattamente così.

Il motivo per cui spesso si parla del pogrom del 1918 come di un pogrom di matrice sovieticha è in parte dovuto al termine “pogrom”, è un termine russo e questo sposta automaticamente l’attenzione sull’Unione Sovietica, del resto, il pogrom del 1941, non sempre è chiamato pogrom. Inoltre, nel 1918 esisteva l’unione sovietica già, ma a differenza del 1941, non esisteva il Terzo Reich, e se è vero che, se si parla di ebrei nell’Unione Sovietica, questi, almeno fino agli anni 80 furono fortemente discriminati e spesso perseguitati ed è altrettanto vero che la Russia è ha dato i natali al falso storico dei protocolli dei Savi di Sion, è anche vero che, nonostante l’URSS sia stata una nazione fortemente antisemita, praticava l’antisemitismo lontano dai riflettori, e non lo sbandierava nelle piazze.

Tutte queste teorie speculative alla fine della fiera significano poco o nulla, e c’è un unico elemento realmente significativo in tutta la vicenda, ovvero che gli artefici del Pogrom del 1918 non furono militanti bolscevichi e filo-sovietici, ma nazionalisti polacchi di lingua tedesca.

E a mio avviso è importante sottolineare che proprio questi gruppi, negli anni trenta, avrebbero sposato totalmente le teorie antisemite del nascente nazional-socialismo tedesco, al punto da produrre un nuovo pogrom di matrice antisemita, al fianco delle SS, nel 1941, pogrom che avrebbe portato all’occupazione nazista di Leopoli e la nascita del ghetto ebraico della città.

Quella volta che i Curdi ci hanno salvato dai Nazisti

Di recente, il presidente Trump ha dichiarato che gli USA non aiuteranno Curdi, perché loro (i Curdi) non hanno aiutato gli USA contro i Nazisti durante la seconda guerra mondiale e lo sbarco in normandia.

Facciamo finta per un attimo che, tra il “Kurdistan” e la Normandia, non ci siano centinaia e centinaia di kilometri, e facciamo anche finta che, tra la Normandia (nord della Francia) e il Kurdistan (medio oriente) non ci siano la Grecia, i Balcani, l’Austria, la Germania ovvero quello che durante la seconda guerra mondiale era il Terzo Reich e soffermiamoci solo (per modo di dire) sulla seconda guerra mondiale.

In questo conflitto (mondiale) che non si è combattuto solo in europa, ma anche in asia, africa, america e oceania, i curdi ovviamente non erano presenti ovunque, in ogni teatro bellico, anche perché all’epoca erano poco più che tribù nomadi, con qualche cavallo, qualche cammello e qualche residuato bellico risalente alla prima guerra mondiale, e proprio per questo, la loro partecipazione alla guerra va circoscritta alla sola regione in cui potevano muoversi, ovvero quello stato immaginario condiviso tra Turchia, Siria, Iraq e Iran chiamato Curdistan, quella regione che aveva questo nome quando era parte dell’impero ottomano e che successivamente è stata smembrata (tradendo la promessa di indipendenza fatta da Francesi e Britannici durante la Grande Guerra) e suddivisa tra le naonate nazioni/protettorati nate dalle ceneri dell’Impero ottomano e sottoposte al controllo indiretto di Francia e Regno Unito.

Nonostante questo, durante la seconda guerra mondiale, i curdi hanno imbracciato nuovamente le armi ed hanno combattuto al fianco degli alleati (prima ancora che questi assumessero il nome di Nazioni Unite) contro i Nazisti. In questa seconda fase della grande guerra del novecento, meglio nota come seconda guerra mondiale, va detto che Turchia, e dunque tutte le popolazioni che si trovavano entro i confini turchi, curdi compresi, erano simbolicamente dalla parte degli alleati, praticamente erano neutrali e anzi, vi sono anche alcuni casi di collaborazionismo tra turchia e terzo reich, soprattutto nella zona più occidentale del paese, ad ogni modo, fingiamo che la Turchia fosse davvero neutrale e dunque, poniamo i Curdi Turchi sono fuori dai giochi.

Restano nell’equazione i Curdi Siriani, i Curdi Iraqueni e i Curdi Iraniani, che invece, come vedremo in questo post, si sono dati parecchio da fare contro i nazisti.

Faccio una premessa, quei curdi che hanno combattuto nella seconda guerra mondiale, sono i nonni e i bisnonni degli attuali curdi e che quindi dire che “non ci hanno aiutati” ehm, eh? cosa? è una grandissima stronzata, se ragioniamo in questi termini allora neanche Trump, che oggi è il presidente degli USA, ha aiutato, visto che lui è nato nel 1946, quando la guerra era finita. Ma comunque, fingiamo che, eventi di oltre settant’anni fa, che coinvolgono nel migliroe dei casi la generazione dei nostri padri, nel peggiore quella dei nostri bisnonni, possano avere un qualche legame diretto, di causa ed effetto, negli eventi odierni.

La domanda che dobbiamo porci è :

è vero che i Curdi non hanno aiutato gli alleati nella seconda guerra mondiale?

La risposta a questa domanda è NO.

I curdi hanno aiutato, e se lo sono preso nel cu… come era già successo nella prima guerra mondiale.
(mi viene da pensare che sono coglioni loro allora, visto che puntualmente hanno aiutato gli “noi” occidentali che, nel momento del bisogno gli “abbiamo” promesso autonomia e indipendenza, e poi finita la guerra “ci siamo” rimangiati tutto.

Ogni riferimento a Francia, Regno Unito, Russia, e USA è puramente voluto.

Nel 1936 la Siria e il Libano erano “protettorati” francesi e in quanto tali, godevano di una certa autonomia, almeno per quanto riguarda la politica interna (quella estera no, quella estera dipendeva da Parigi), questi protettorati erano stati creati sulle ceneri dell’impero ottomano, in un processo di ripartizione territoriale tra i vincitori della guerra, che aveva visto un parziale mantenimento delle promesse fatte da Francia e Regno Unito agli alleati mediorientali, dando così ad alcune tribù (e a discapito di altre tribù) no stato più o meno autonomo in cui vivere, e, all’interno dei confini di questi stati, erano stati inglobati territori e regioni abitati da altre popolazioni, e, una delle popolazioni cha aveva visto smembrare la propria regione, per vederla poi inglobare in altre realtà statali, erano proprio i Curdi, la cui regione di origine venne inglobata in Siria, Iraq e Iran.

Con la caduta di Parigi nel 1940 e l’annessione, chiamiamola così, della Francia al Terzo Reich, con l’istituzione del governo di Vichy, queste regioni autonome, diventarono decisamente meno autonome, e sempre più vicine, per non dire piegate, alla volontà tedesca. Detto in soldoni, Siria e Libano, un tempo protettorati autonomi francesi, dal 1940 diventano avamposti mediorientali del terzo reich.

Parallelamente, la germania stava cercando di assumere il controllo, indiretto, anche dell’Iraq e dell’Iran, protettorati britannici, e per farlo, già a partire dal 1939, la germania aveva appoggiò una serie di insurrezioni, armato milizie locali di gruppi nazionalistici antisemiti e finanziato un tentato colpo di colpo di stato in Iraq.

Il colpo di stato in Iraq portò inizialmente alla deposizione del reggente iraqueno filo-brigtannico ‘Abd al-Ilah e del suo primo ministro Nuri al-Said, insediando al loro posto, Rashid Ali al-Gaylani come nuovo primo ministro del nuovo governo, questa volta filo-tedesco. Con il colpo di stato in Iraq si apre una parentesi durata circa quaranta giorni e nota come “quarto d’oro”.

Il governo del quarto d’oro non fu semplice, e la transizione non fu pacifica, anzi, le insurrezioni continuarono, i combattimenti continuarono e gli Iracheni “filobritannici” fedeli al legittimo re, armati dai britannici e con l’aiuto delle numerose tribù indigene (tra cui i curdi) riuscirono a sottrarre nuovamente il paese al controllo dell’asse e riportarlo al fianco degli “alleati“.

Questo colpo di stato fallito, grazie anche e soprattutto al ruolo giocato dalle tribù locali armate dai britannici, è più che sufficiente a dirci che non è affatto vero quanto asserito da Trump, ovvero che i Curdi non hanno aiutato gli alleati nella seconda guerra mondiale. Ma, visto che in questo momento non c’era ancora stata l’operazione Barbarossa e che questi eventi precedono di almeno due anni la conferenza di Teheran, probabilmente per Trump non sono rilevanti, anche perché poi diciamolo, in questa vicenda, gli USA non sono intervenuti.

Torniamo allora in Siria, abbiamo visto che questa, dopo il 1940 è passata sotto il controllo di Vichy e del Terzo Reich, sempre nel 1941, gli “alleati” , ancora una volta Britannici, con al seguito quello che rimaneva delle milizie francesi che avevano deciso di non piegarsi alla germania, ma anche l’india britannica e l’Australia, diedero supporto alle tribù indigene della Siria settentrionale, da cui, tra giugno e luglio del 1941, partì l’offensiva verso Damasco e la conseguente occupazione della regione.

Gli scontri tra le tribù armate dagli alleati e le forze governative armate dall’asse ebbe come esito, ancora una votla, una vittoria “alleata” ma, anche questa volta, evidentemente, il fatto che gli USA non fossero coinvolti negli sconti e che questi siano avvenuti prima della conferenza di Teheran, evidentemente per Trump è da considerarsi una vicenda irrilevante o comunque poco significativa, del resto, cosa vuoi che sia la liberazione del medio oriente dalla presenza nazifascista.

Rimangono nell’equazione i curdi turchi, ma come già detto, sulla carta la turchia era alleata degli alleati, e i curdi Iraniani.

Vediamo allora come si sono comportati i curdi in Iran.

In Iran, come in Iraq e Siria, si combatte sempre nel 1941 e, come avvenuto in Siria e Iraq, anche in Iran, gli alleati (sempre i britannici), combatterono con l’aiuto delle tribù indigene, e come avvenuto in Siria e Iraq, ebbero ragione sulle milizie nazionaliste filo germaniche e antisemite nella regione.

Detto molto brevemente quindi, ogni volta che in “Kurdistan” si è combattuto, durante la seconda guerra mondiale, i Kurdi hanno imbracciato le armi e le uniformi degli alleati, hanno combattuto al fianco dei Britannici contro i Nazisti e le tribù armate dai nazisti, hanno aperto il fuoco, mettendo a rischio e sacrificando la propria vita per combattere il terzo reich.

I Curdi, e cito loro per citare tutte le tribù indigene che hanno combattuto contro il terzo reich, hanno giocato un ruolo decisivo nella regione, assicurando agli alleati una vittoria altrimenti impossibile da raggiungere, e dire che, i Curdi non hanno aiutato gli alleati durante la seconda guerra mondiale, perché non sono sbarcati in normandia è una bugia grossa come l’america.

Una colossale bugia, detta (a mio avviso) da Trump, sapendo di mentire, ignorando Storia (e anche un po’ di geografia) pur di non ammettere che gli USA si sono piegati alla volontà Russa e che ormagli l’Impero Americano, non è più il garante dell’ordine e della sicurezza globale, ruolo che gli USA avevano rivendicato per se, dopo la guerra fredda, appuntandosi da soli, la stella dello sceriffo sul petto.

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