the man in the high castle voto zero
The man in the high Castle, serie ucronica, ambientata in un universo dispotico, in cui la storia ha preso una srada alternativa

The man in the high Castle, l’uomo nell’alto castello, una serie ucronica, ambientata in un universo distopico, ispirato al “capolavoro” di Philip K. Dick la svastica sul sole, una serie in cui la storia ha assunto una diramazione alternativa che ha portato il mondo in una direzione totalmente diversa e lontana dal mondo in cui viviamo.

Sembrano le basi di quella che dovrebbe essere una serie memorabile, un vero e proprio capolavoro per gli appassionati del genere, ma, da appassionato del genere, purtroppo tutte le mie aspettative sono state tradite.

Quando, su consiglio di molti miei follower ho iniziato a seguire questa serie, mi aspettavo, non so bene cosa, ma qualunque cosa mi aspettassi, purtroppo non l’ho trovata e la serie mi ha profondamente deluso, e annoiato, fin dal primo episodio della prima stagione, stagione che ho cercato di seguire fino alla fine, con non poca difficoltà. L’ostacolo più grande che ho incontrato è stato il restare sveglio durante gli episodi che, nonostante durassero circa un ora, sembravano durare più dell’intera trilogia del signore degli anelli in versione integrale.

La narrazione è lenta, ma non è quel lento “bello” che ho riscontrato in altre serie come Vikings, Breaking Bad, Game of Thrones, Black Sails, Peaky Blinders e altre serie che ho amato, è stato un lento noioso, ripetitivo, ricco di elementi che probabilmente molti hanno apprezzato, ma che a me, non hanno dato, ne comunicato, assolutamente nulla, se non forse un enorme aiuto per contrastare la mia insonnia.

Il titolo di questo post “The man in the high Castle voto zero” è chiaramente una provocazione, le storie raccontate nella prima stagione, mi sono piaciute abbastanza, ho apprezzato tantissimo la fotografia e il modo in cui le varie linee narrative sono state intrecciate tra loro.

Il mio voto zero riguarda principalmente la componente ucronica e storica della serie, ma vi consiglio comunque di vederla, forse voi riuscirete ad apprezzarla più di me.

La serie è prodotta da Amazon ed è disponibile su Amazon Prime Video, e se avete Amazon Prime potete guardarla gratuitamente, se invece non siete utenti Amazon Prime, l’abbonamento costa 3,99€ al mese o 36€ all’anno, e se siete studenti, potete iscrivervi ad Amazon Prime Students a solo 19€ all’anno (e i primi 3 mesi sono gratuiti). Clicca qui per iscriverti ad Amazon Prime.

Il mondo di The man in the high Castle si dirama a partire dalla seconda guerra mondiale, conflitto nel quale, diversamente da quanto accaduto nella realtà, la Germania Nazista riesce a conquistare per prima la bomba atomica, che usa contro gli Stati Uniti, e da lì, va alla conquista del continente nord’americano, coadiuvato dal Giappone che nel frattempo riesce ad invadere e conquistare la costa pacifica del continente nord’americano.

Questo punto d’origine è estremamente interessante e affascinante, il problema, per me, è il modo in cui questa premessa ucronica, porta agli avvenimenti raccontati nella serie, serie che è ambientata nei primi anni sessanta di questa nuova linea temporale in cui il mondo è sotto il controllo nazista.

Ciò che mi ha deluso, per non dire disturbato, è il fatto che, in questa narrazione, dopo l’uso dell’arma atomica, non è tanto il fatto che gli USA si siano arresi, perché questo elemento è verosimile, ma il fatto che dopo la resa, gli USA siano stati invasi, e si siano lasciati occupare passivamente dalle forze dell’asse.

Non parliamo di un paese come l’Italia o la francia, ma parliamo di un paese come gli USA, ed è irreale pensare che questa nazione, separata dall’europa e dall’asia da due immensi oceani, si sia fatta invadere senza opporre troppa resistenza.

Nella storia reale, le isole britanniche hanno resistito ed hanno respinto, innumerevoli attacchi, inclusi bombardamenti, e le isole britanniche erano a poche decine di chilometri dalla costa dell’europa settentrionale, e pure, quei pochi chilometri di mare hanno dato alle isole britanniche il tempo e la capacità per resistere e scongiurare eventuali sbarchi.

Ciò che mi aspetto in un ucronia che parte dalla vittoria della Germania durante la seconda guerra mondiale, come The man in the high Castle, è che finita la guerra e conclusi i trattati di pace, succeda qualcosa, ma di tutto quello che può succedere, l’invasione passiva, è l’unica cosa non ha ragione d’essere.

Ciò che mi aspetto, finita la guerra in europa è l’inizio di un conflitto per la conquista degli USA, un conflitto in cui gli Stati Uniti si ritrovano naturalmente in una posizione di vantaggio, poiché le forze dell’asse prima di poter sbarcare devono compiere una traversata oceanica, e ipotizzando che questo avvenga, una volta installate le varie teste di ponte sulla costa Atlantica e Pacifica, si proceda con un lungo conflitto terrestre. Conflitto alimentato soprattutto dalle forze di resistenza. Una resistenza come quella che c’è stata in Francia ed Italia, e che, vista la posizione di vantaggio geografico dei “partigiani” statunitensi, il conflitto che ne sarebbe seguito, sarebbe stato lungo e tedioso, protraendosi per anni, addirittura decenni, come è successo nel Vietnam.

Il fatto che questo non ci sia stato, e al contrario, finita la guerra, Giappone e Germania abbiano ripartito tra loro gli USA, come USA ed URSS hanno ripartito la Germania dopo la guerra, è stato particolarmente difficile da digerire.

La ripartizione dei territori del Reich in europa, dopo la seconda guerra mondiale, è avvenuta in seguito ad un occupazione militare dopo mesi di scontri armati, in un continente devastato da anni di guerra e bombardamenti a tappeto sulle principali città, infrastrutture e centri industriali.

USA ed URSS hanno potuto dividersi l’europa, perché l’europa era esausta dalla guerra, ma nell’universo narrativo di The man in the high Castle, gli USA non vivono quella condizione di stanchezza, per loro la guerra in europa, è stato solo il prologo, per loro la guerra è iniziata quando la Germania Nazista ha bombardato la costa Atlantica, portando la guerra oltreoceano.

Mi viene difficile pensare che, un esercito di invasione stanco e logorato da anni di guerra in europa, per quanto tecnologicamente avanzato, possa essere riuscito, in pochissimo tempo, ad avanzare in tutto il continente nord americano, ed inglobarlo nel Reich, così come mi viene difficile accettare il fatto che, quella stessa macchina bellica che è riuscita a conquistare l’america settentrionale, ormai priva di nemici degni di tale nome, abbia deciso di fermare la propria espansione e non invadere anche Africa ed America Latina.

The man in the high Castle è una serie sotto molti punti di vista stupenda, ma la sua componente ucronica, la sua evoluzione e contestualizzazione storica, vale zero, forse anche meno di zero, perché de facto, di ucronico, non c’è quasi nulla se non la decisione di immaginare un mondo in cui la Germania Nazista è diventata, con la piena accondiscendenza delle grandi nazioni del tempo, la padrona del mondo.

Lo sfondo narrativo di The man in the high Castle ha più buchi di una groviera, e sono mancanze a mio avviso gravi, perché distruggono dall’interno tutto il contesto storico della narrazione, possiamo anzi dire che in The man in the high Castle, non c’è un contesto storico, e un ucronia, un racconto ucronico, senza contesto storico, per quanto mi riguarda, non ha senso di esistere.

Tutta la caratterizzazione dei personaggi è perennemente in equilibri, su una base traballante al bordo di un precipizio, basta un soffio perché tutto collassi su se stesso e ad impedire che tutta la narrazione collassi ci sono una serie di forzature storicamente inverosimili.

Se però si è disposti a chiudere un occhio sul background narrativo, e ci si sofferma solo sulle storie raccontate, sui protagonisti e la loro vita, se si guarda alla fotografia e alla regia, è chiaro che il voto zero non sussiste, la serie è ben fatta, la narrazione è coerente con se stessa e la fotografia è stupenda.

Volendo dare un voto reale, che non riguarda esclusivamente la componente ucronica, direi che il vero voto che mi sento di dare a The Man in the high castle, anche se la serie mi ha annoiato, non posso darle meno di 7, un voto molto più alto di quello che darei a Vikings che per me non supera la sufficienza. In questo post però ho voluto soffermarmi sul background storico/ucronico dell’uomo nell’alto castello, non alla serie nel suo insieme, che, anche se non mi è piaciuta, è comunque una serie più che valida.

Di Antonio Coppola

Studente di storia contemporanea, geopolitica e relazioni internazionali. Appassionato di musica, tecnologia e interessato ad un po tutto quello che accade nel mondo.

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