La scorsa estate, nella regione di Kirov, in Russia centro settentrionale, è stata fatta una delle più grandi scoperte legate alla seconda guerra mondiale.
Un ritrovamento impressionante di quella che si presentava come una mastodontica fossa comune, risalente agli anni della guerra, dalle indagini sui corpi potrebbero arrivare tantissime nuove informazioni, qualcuno azzarda l’ipotesi che alcune pagine di storia legate a quegli avvenimenti potrebbero essere riscritte.
Per ora una cosa è certa, migliaia di uomini creduti dispersi in battaglia, ora potranno finalmente tornare a casa per riposare in pace.
L’oscura scoperta ha riacceso immediatamente il ricordo dei Gulag, rigidissimi campi di concentramento, volti ad ospitare detenuti e prigionieri politici e di guerra, disseminati un po ovunque tra le regioni più rigide del vasto impero sovietico, la cui esistenza tenuta segreta per molti anni ha alimentato numerosi miti sull’effettiva natura di quei campi, di cui, ancora oggi si discute su quanti effettivamente fossero e quanti prigionieri ospitarono nei numerosi anni di attività.
Tralasciando la parentesi gulag, e soffermandoci sulla recente scoperta, ho deciso di parlarne con un po di ritardo rispetto all’ufficializzazione della scoperta perché, prima di esprimermi in merito volevo essere sicuro di ciò che è stato effettivamente trovato e qualche giorno fa è stata annunciata un’importantissima scoperta collaterale che mi ha convinto a parlarne, qualche settimana fa, sono stati identificati i resti di un soldato italiano tra le migliaia di ossa depositate in quella fossa comune.
L’uomo in questione si chiamava Lazzarotti Giulio, classe 1922, originario di parma, era soldato del regio esercito al servizio del corpo degli Alpini, disperso dal 20 gennaio 1943, in seguito alla battaglia di Nowo Postolajowka, nel corso della quale molti soldati italiani e tedeschi caddero prigionieri dell’armata rossa.
La vita di Giulio sembra finire in quella data, mentre la sua famiglia continua ad aspettare il suo ritorno, un ritorno che probabilmente non si sarebbe mai compiuto.
La lunga attesa della famiglia Lazzarotti tuttavia è finalmente giunta a termine quando recentemente il suo corpo è stato identificato nella fossa comune di Kirov.
Al di la della drammatica storia personale di Lazzarotti e la sua famiglia, è importante chiedersi, perché Kirov ? dove si trova e come hanno fatto Giulio e gli altri soldati impegnati nella campagna di Russia, ad arrivare fino a lì ?
Al di la della drammatica storia personale di Lazzarotti e la sua famiglia, è importante chiedersi, perché Kirov ? dove si trova e come hanno fatto Giulio e gli altri soldati impegnati nella campagna di Russia, ad arrivare fino a lì ?
Kirov si trova a circa 800KM a nord-est da Mosca, a molti chilometri di distanza dalle linee nemiche, e ben nascosta all’interno dell’immenso territorio dell’impero sovietico.
Da queste prime informazioni preliminari è facile dedurre che probabilmente la regione ospitasse un centro di detenzione e prigionia per prigionieri di guerra, c’è però un enorme punto interrogativo che aleggia su questo ipotetico centro, Giulio era disperso, e come lui gran arte delle vittime ritrovate in quella fossa comune, teoricamente, la convenzione di Ginevra del 1899 imponeva ai vari paesi aderenti, ivi compresa l’Unione Sovietica, di stilare una lista di prigionieri detenuti nei propri campi di prigionia, e fornire questo elenco alla croce rossa internazionale, va tuttavia detto che, durante la seconda guerra mondiale e non solo, era comune la pratica di omettere alcuni nomi dalla lista di prigionieri, e in alcuni casi estremi, si verificava l’omissione stessa di interi campi di detenzione e prigionia.
Nel caso specifico del campo di prigionia di Kirov, la sua esistenza è nota da tempo, così come il presunto numero di prigionieri contenuti al suo interno. Prima di questa scoperte le stime parlavano di 1.136 prigionieri italiani, di cui si ha una traccia documentaria e di cui si conoscevano i nomi, tuttavia, tra quei nomi però, sembra non figurasse quello di Giulio Lazzarotti. Questa omissione (o errore di trascrizione) apre la porta ad infinite possibilità, e le speculazioni in merito non mancano. Tra le tante, le ipotesi più plausibili ed interessanti sembrano essere due.
La prima ipotesi fa riferimento ad un ipotetico campo nascosto al resto del mondo, di conseguenza il numero reale dei prigionieri di Kirov andrebbe ricalcolato e quasi certamente accresciuto di diverse migliaia di unità.
L’altra ipotesi, a mio avviso interessante, fa riferimento ad una prematura morte di alcuni prigionieri, non abituati alle temperature estreme della Russia settentrionale in pieno inverno, in questo senso la battaglia di Nowo Postolajowka avvenuta il 10 gennaio del 1943 è perfettamente collocata nello scenario, e alcuni soldati feriti più o meno gravemente potrebbero non essere sopravvissuti al lungo viaggio di oltre 1000 chilometri che li avrebbe condotti al lontano e rigido campo di prigionia.
Se questa ipotesi fosse vera, significherebbe che Giulio e presumibilmente tutte le migliaia di uomini ritrovati nella fossa comune, sarebbero morti prima di giungere al campo, e ciò giustificherebbe la loro assenza dai registri ufficiali.
Quale che sia la verità soltanto il tempo e nuove ricerche potranno rivelarlo.
La guerra fredda è conclusa da oltre un quarto di secolo ed il disgelo sta finalmente portando alla luce elementi chiave per risolvere antichi misteri, risalenti alla seconda guerra mondiale.