Zelensky è diventato, negli ultimi giorni, il fulcro della resistenza antirussa in Ucraina, non solo un presidente, ma un vero leader, che, nonostante il pericolo, continua a mantenere vivo il contatto con il popolo Ucraino. Un patriota che sceglie di restare in prima linea e non fuggire all’estero o di rifugiarsi in un bunker segreto.
Per fiaccare lo spirito Ucraino, l’ho già detto altre volte, la Russia sta cercando in ogni modo di allontanare Zelensky da Kyiv, i negoziati a Gomel avevano principalmente questo intento, che il presidente ucraino è riuscito ad aggirare, inviando al tavolo, i suoi più stretti collaboratori, mentre lui rimaneva a Kyiv, con il suo popolo.
Non sorprende dunque che, quasi contemporaneamente all’inizio delle negoziazioni, secondo quanto riportato dal Times, siano stati avvistati proprio a Kyiv, diversi mercenari della compagnia militare Wagner.
La ChVK Vagner, è una compagnia militare fondata da Dmitrij Utkin, che si ritiene essere di proprietà di Evgenij Prigozin, un oligarca russo fortemente legato a Putin.
Nonostante la Vagner sia una società privata, il NY Times, soprattutto per il ruolo che ha svolto in Siria, ritiene che la compagnia di mercenari operi per conto del ministero della difesa russa. Una sorta di esercito privato, al soldo esclusivo di Putin.
Non è la prima volta che la Vagner interviene in Ucraina, già nel 2014 i suoi mercenari sono stati schierati dal Cremlino al fianco dei separatisti del Donbass, e, secondo voci non verificate, si ipotizza che la Vagner sia l’eminenza grigia alle spalle dei separatisti.
Tornando a Kyiv, verso le 14 (ora italiana) il Times ha riportato l’ingresso, di circa 400 mercenari della Wagner a Kyiv, in abiti civili.
Si ipotizza che il loro intento sia quello di assassinare il presidente Zelensky approfittando delle sue “uscite” pubbliche, facendo passare l’omicidio come una risposta reazionaria di ucraini “stanchi” della pessima gestione della crisi da parte di Zelensky, sfruttando la retorica della mancata volontà del presidente di trovare un accordo con la Russia e dell’incompetenza occidentale (per usare le parole di Donald Trump).
Una strategia semplice e potenzialmente efficace, ma con un risvolto della medaglia.
La morte di Zelensky per mano di un civile “filorusso” potrebbe avere un doppio esito. Da un lato, nelle mire della Russia, far cadere l’uomo simbolo della resistenza e minare le fondamenta stesse del movimento di liberazione dell’Ucraina.
Dall’altro, qualcosa che Putin forse non ha preso in considerazione. L’assassinio di Zelensky potrebbe accrescere enormemente la sua popolarità, creerebbe letteralmente un martire, un eroe che si è sacrificato per il proprio popolo.
Zelensky diventerebbe un nuovo “che guevara”, e nel suo nome, la resistenza Ucraina, potrebbe trovare maggiore forza e vigore.
Inoltre, l’omicidio di un capo di stato “occidentale”, potrebbe inasprire ulteriormente le posizioni degli alleati dell’Ucraina e rappresentare un causus belli estremamente forte, che potrebbe spingere l’Occidente ad intervenire direttamente nel conflitto.
In ogni caso, nel 2004 Francesco Guccini, in Stagioni, cantava “da qualche parte un giorno, dove non si saprà, dove non lo aspettate, il che ritornerà” … che le sue parole siano profetiche e il nuovo “che” sia nato nell’Ucraina occupata dalla Russia?