Historicaleye

Uno sguardo storico sul mondo


La battaglia di Watling Street

61 d.C. Britannia. Un esercito ribelle e la sua regina. Le legioni XIIII Gemina e XX Valeria e il loro generale. Britanni contro romani. La regina Budicca contro il governatore Gaio Svetonio Paolino. Lungo la Watling Street, nei pressi del fiume Anker, si deciderà la sorte della provincia romana della Britannia. Rimarrà sotto il dominio straniero o riuscirà a liberarsi dal giogo latino? Prima di scoprirlo, facciamo un passo indietro di un anno per capire come siamo giunti a questo.

Prasutago, re del popolo iceno cliente di Roma situato nella West Anglia (zona di Norfolk), muore. Lascia la vedova Budicca e due figlie, ma nessun successore maschio che possa ereditare il trono. Il diritto romano prevede la successione solo con una discendenza maschile. Se non si dovesse avere, il regno passerebbe sotto il controllo diretto di un funzionario di Roma. Ma Prasutago, prima della fine, scrive un testamento nel quale intende lasciare una parte del suo regno in mano alla regina e alle figlie, per permettere loro di vivere una vita agiata. Il restante territorio sarà consegnato a Roma.

Il procuratore Catone Deciano, inflessibile, straccia il testamento ritenendolo un insulto (la legge parla chiaro). La regina Budicca tenta di far valere le ragioni del defunto marito, ma la situazione degenera. Deciano ordina di fustigare la regina, mentre le due figlie vengono stuprate.

Il regno Iceno, che fino a quel momento è stato cliente di Roma, viene saccheggiato e la popolazione uccisa o resa schiava.

La regina Budicca non intende tollerare l’umiliazione subita, così organizza una rivolta alla quale partecipano anche alcune tribù vicine (Trinovanti e Catavellauni).

Sfruttando l’assenza del grosso delle truppe romane, che sotto il comando del governatore Gaio Svetonio Paolino stanno combattendo la ribellione dei Druidi sull’isola di Mona (Anglesey), Budicca marcia verso Camulodunum (Colchester) capitale della provincia e simbolo dell’oppressione romana, alla testa di 100.000 uomini, tra cui ci sono anche donne e bambini,

I difensori della città decidono di attestare la difesa nel cantiere del tempio dedicato al Divino Claudio. Riescono a resistere per tre giorni prima di essere massacrati. La città viene data alla fiamme e la popolazione trucidata.

L’armata dei ribelli si dirige a Sud, verso Londinium (Londra). Ma il legato Quinto Petilio Ceriale, al comando della VIIII Legione Hispania, blocca loro il passaggio. Il comandante romano sottovaluta i guerrieri nemici e crede in una facile vittoria. Un errore tattico che gli costerà quasi la vita. Nel campo aperto, i legionari vengono accerchiati e distrutti. Solo la cavalleria, e lo stesso legato, riescono a fuggire in un forte vicino.

I ribelli, galvanizzati dalla vittoria, riprendono la marcia verso Londinium. Ma lì ad attenderli c’è Svetonio Paolino in persona. Con il grosso delle sue truppe ha deciso di interrompere l’assedio dell’isola dei Druidi per spegnere la rivolta nell’entroterra. Ma non è questo il giorno per combattere. Infatti Londinium non ha delle mura a difesa del centro abitato. La sua caduta è certa. Ogni resistenza, un suicidio.

Così Svetonio Paolino ordina di ritirarsi a Verulamium (St. Albans) sacrificando una città per salvare la provincia. Incorpora nel suo esercito la milizia cittadina di Londinium, così da accrescere il suo esercito. L’armata di Budicca incendia l’abitato e ne massacra la popolazione romana. Poi prosegue la marcia verso Verulamium che subisce lo stesso destino. Anch’essa è stata abbandonata e lasciata indifesa dal governatore.

Ma ora Svetonio Paolino è pronto a combattere e decide di farlo dove il terreno più lo favorisce.

Lungo la Watling Street (l’arteria stradale della provincia), vicino al fiume Anker, appronta il suo esercito alla battaglia. Alle sue spalle un bosco gli protegge sia i fianchi che la retroguardia. L’armata ribelle non potrà accerchiarli come ha fatto con la VIIII Legione Hispania.

Budicca finalmente ha lo scontro definitivo a cui tanto ambiva. Crede ormai che la vittoria sia certa. Sbaglia.

battle

I due eserciti si dispongono per la battaglia. Svetonio Paolino pone i legionari al centro dello schieramento con gli ausiliari di fronte, mentre la cavalleria è a protezione dei fianchi.

I carri da guerra dei britanni precedono l’orda disorganizzata. Alle loro spalle rimangono coloro che non combattono insieme ai carri delle salmerie.

Budicca guida l’attacco a bordo del suo carro. L’onda britannica si infrange contro il solido scoglio romano che ammortizza l’urto e contrattacca con ferocia. La cavalleria entra in gioco accerchiando i ribelli e facendone strage. L’impeto iniziale si trasforma in una rotta disastrosa. La fuga dei britanni è ostacolata dalle proprie salmerie, causando molte vittime anche tra i non combattenti. Le perdite sono ingenti. Tacito racconta di 80.000 britanni rimasti uccisi contro i soli 400 romani. Svetonio Paolino domina il campo.

Budicca, per evitare l’umiliazione della cattura, si suicida insieme alle due figlie.

Con la fine della ribellione, il governatore riprende l’assedio all’isola di Mona distruggendo i boschi sacri dei Druidi. L’ordine nella provincia è ristabilito.

L’imperatore Nerone decide di inviare dalla Germania un contingente militare per rinfoltire le legioni in Britannia. Catone Deciano, rifugiatosi in Gallia, viene rimpiazzato da Gaio Giulio Alpino Classiciano. Questo esprime i suoi dubbi riguardo alle violenze perpetrate dal governatore contro la popolazione; crede, infatti, che le sue azioni generino solo altro odio. L’imperatore stabilisce che Svetonio Paolino sia sostituito con Publio Cornelio Turpiliano. Inizia così la pacificazione.

statue

La ribellione della regina guerriera mise in seria difficoltà il dominio romano nella provincia, per questo viene ricordata dai britannici come simbolo di libertà e orgoglio patriottico. A lei è dedicata una statua a Westminster per testimoniare l’impresa della donna che lottò per l’onore della sua famiglia, la libertà del suo popolo e l’indipendenza della sua terra.

Fonti: Annales, Tacito; Agricola, Tacito; History of Britain, Oxford University.