Siamo nel 27 a.c., è il 727 anno dalla fondazione mitica di Roma, secondo la leggenda avvenuta il 21 aprile del753 a.c., e l’erede del dittatore romano Cesare, è asceso alla più alta carica politica che la storia romana avrebbe mai conosciuta, quella che noi oggi definiamo “imperatore”.

Ottaviano è de facto il primo “imperatore” romano, e il suo potere è frutto non solo di una “feroce” conquista, ma anche di una sottile ed efficace strategia politica, in parte ordita dal senato, ma sfruttata dallo stesso Ottaviano contro il senato.

Possiamo infatti dire che, se non fosse stato per le ambizioni senatorie, Ottaviano probabilmente non sarebbe mai diventato “l’eroe della tradizione Italica” contrapposto al “corrotto orientalista” Marco Antonio, che aveva preso in sposa la regina d’Egitto Cleopatra, adottando uno stile di vita lontano dai valori tradizionali.

Parte del programma politico senatorio prevedeva un incremento del potere dei senatori, attraverso una riforma delle province, riforma che viene attuata proprio da Ottaviano Augusto nel 27 a.c. con la riorganizzazione delle province romane in due diverse categorie, da un lato vi erano le province imperiali, controllate direttamente dall’impero (quindi anche dal senato) e dall’imperatore, e dall’altro vi erano le province senatorie, che godevano di maggiore autonomia, ed erano controllate dai senatori (non dal senato).

Prima di tale riforma, la gestione delle province era affidata a governatori nominati dal senato, che amministravano le province seguendo indicazioni e linee guida provenienti dalla capitale, un tale sistema tuttavia appariva sempre meno efficiente man mano che Roma si espandeva, e con essa i territori controllati diventavano sempre più distanti, geograficamente e culturalmente.

Anche se all’interno dei confini dell’impero si tendeva a parlare una “lingua comune” e moda, tecnologia, ritualità, costumi, cultura tendevano ad appianarsi sul modello romano, le varie radici permanevano e rendevano necessaria l’adozione di soluzioni differenti a problemi analoghi che si manifestavano in tutto l’impero.

La riforma delle province, ad opera di Augusto, ha un doppio valore, da un lato consolida il potere imperiale e dall’altro pacifica il senato aumentando significativamente il potere dei senatori, ma ha anche un terzo effetto, forse il più importante di tutti. L’aumento delle autonomie delle varie province senatorie, affidate al controllo dei senatori più potenti, quella che potremmo provocatoriamente definire l’autonomia differenziata delle province dell’Impero Romano, aumenta le differenze in termini di ricchezza, di status ecc.

Province Imperiali

Con il termine province Imperiali, si intende una serie di province romane, affidate direttamente alla gestione dell’Impero, in queste province l’Imperatore inviò ufficiali, amministratori e soldati, si trattava infatti di province complicate, non ancora completamente pacificate, non totalmente immerse nella cultura romana e mosse da forti movimenti ribelli. De facto le province imperiali videro una vera e propria occupazione militare, con la romanizzazione imposta con la forza delle armi, e tale occupazione contribuì a rafforzare il potere dell’Imperatore su tali regioni, poiché era l’Imperatore a detenere l’Imperium e quindi il comando sulle forze armate.

Nelle province imperiali, l’impero impose una serie di riforme fiscali tra cui spicca in modo significativo la destinazione delle “tasse” che confluivano nel tesoro privato dell’imperatore, tesoro con cui, in parte, l’Imperatore paga i soldati che quindi gli sono fedeli.

Nelle province senatorie le cose procedono in modo diverso.

Province Senatorie

Come anticipato, le province senatorie sono quelle province affidate al senato e ai senatori. Si tratta in larga parte delle “vecchie” province romane, già pacificate, già romanizzate e decisamente più tranquille. Anche in queste province vennero applicate diverse riforme, in ambito fiscale e normativo, la riscossione delle tasse ad esempio, venne affidata ai questori e il denaro raccolto andava ad alimentare l’erario, ovvero le riserve dello stato.

Se si guarda alla mappa delle province romane, divise tra Senatorie e Imperiali, possiamo osservare che l’Italia, la Francia Meridionale, il nord africa e la Grecia e parte dell’Anatolia, erano, inizialmente, province senatorie, mentre la spagna, il nord della Francia, Sardegna e Corsica, l’area balcanica, l’Anatolia orientale e il bellicoso medio oriente, erano province Imperiali.

Province senatorie (rosa) e imperiali (rosso), sotto Augusto

La mappa, per chiarezza, è rappresentativa delle province romane sotto l’imperatore augusto, secondo le indicazioni relative al 14 d.c. anno della morte dell’imperatore.

Mostro la mappa delle province, e la loro ripartizione tra province Imperiali e Senatorie, nel paragrafo legato alle province senatorie, perché ci dà un idea più chiara di quella che fosse l’effettivo valore delle province.

De facto, le province più ricche, e meno dispendiose, erano province Senatorie, e dunque i senatori, avevano notevoli vantaggi nel gestire tali province.

L’Italia viveva una legislazione particolare, per cui, sa Silla in poi, era fatto divieto alle legioni di entrare nella Penisola, ragion per cui esiste la guardia Pretoriana, che, sotto Augusto, è l’unica forza militare autorizzata a solcare il suolo italico. Inoltre l’Italia è l’unico luogo dell’impero in cui è consentito coltivare la vite e l’olivo. Il nord africa, l’area corrispondente all’attuale Libia, Algeria e Tunisia, ad eccezione dell’Egitto, rappresentano il “granaio dell’Impero” in queste tre province è prodotta la quasi totalità di grano che nutre l’intero impero romano.

In altri termini, il Senato ha, nelle proprie province, il monopolio sulla produzione di Olio e Vino, e il quasi totale controllo sulla produzione di cereali. L’imperatore a sua volta controlla territori bellicosi, instabili, rivoltosi e pericolosi, estremamente dispendiosi in termini economici e in parte dipendenti dai territori controllati dal senato, poiché sono in quei territori viene prodotto cibo e vino per l’impero e per i soldati.

La maggiore libertà delle province senatorie

La maggiore libertà e autonomia delle province senatorie dipende in larga parte dal fatto che, trattandosi di province molto ricche, in cui, la maggior parte dei possedimenti terrieri erano proprietà delle stesse famiglie senatorie che legiferavano per quelle regioni, produceva quello che oggi definiremmo un “conflitto di interesse” per cui vi erano maggiori libertà, meno tasse, e in generale più tolleranza. Inoltre, a differenza delle province imperiali, ricordiamo ancora una volta, nelle province senatorie, non vi era un occupazione militare, non vi erano dislocati centinaia di migliaia di soldati romani per sedare le rivolte.

L’effetto principale di questa maggiore autonomia, si traduce in una crescente ricchezza, aumento di potere e prestigio, dei senatori, che se in fase augustea è ben gestita da Ottaviano, e sotto Tiberio, successore di Ottaviano e secondo Augusto della storia romana, è bilanciata da una rigida burocrazia imperiale affidata ai propri liberti, con l’avvento di Caligola, il “terzo Augusto”, le cose tenderanno a degenerare rapidamente.

Scontro tra Impero e Senato

Caligola, l’imperatore è la più alta carica dello stato, ma il suo potere, pe quanto sterminato, appare limitato, Caligola vede l’enorme potere di alcuni Senatori, che sulla carta, nella gerarchia imperiale, si collocano più in basso di lui, tuttavia, all’atto pratico, questi senatori gestiscono flussi di denari immensamente superiori ai propri. Vi sono senatori il cui patrimonio personale è immensamente superiore a quello dell’Imperatore, vi sono territori dell’impero, in cui neanche si sa chi è l’imperatore, ma si conosce perfettamente il nome e la storia di una data famiglia senatoria fortemente legata al territorio. Tutto ciò, per Caligola è inammissibile. Lui è Roma, lui è lo stato, lui è l’Imperatore, è lui a dover avere l’ultima parola su tutto, non i senatori, che però conoscono perfettamente le diverse dinamiche territoriali di uno stato immenso come quello romano.

Queste tensioni e rivalità, come sappiano, portano ad uno scontro diretto tra Caligola e il Senato e, dopo la morte di Caligola, varrà applicata dallo stesso senato e la tradizione senatoria, un operazione detta di “damnatio memoria” ovvero, il tentativo di cancellare dalla storia Caligola la dove possibile e deteriorarne il più possibile l’immagine pubblica la dove non era possibile cancellarla. Da qui la narrazione di un Caligola folle e privo di senno, per nascondere i tentativi dell’Imperatore di distruggere il potere politico ed economico del senato.

Caligola e autonomia

Lo scontro tra Caligola e il senato, probabilmente non sarebbe mai avvenuto in uno stato romano unitario, in cui lo stato, il senato, la politica e gli interessi privati dei senatori non si fossero intrecciati in maniera così ampia e complessa come successo nella Roma augustea. In un impero romano senza l'”autonomia differenziata” quale compromesso tra Senato e Imperatore, nella riorganizzazione del potere nella nuova struttura di Roma, per garantire all’Imperatore il potere che desiderava e ai senatori la ricchezza e il potere che desideravano, probabilmente non avremmo assistito alla nomina al rango di senatore di un Cavallo e non avremmo assistito a molte delle congiure, ordite dal Senato, quando alcuni imperatori minacciarono di limitarne i poteri, e questo avrebbe potenzialmente prodotto un mondo totalmente diverso nei successivi 2000 anni.

Ma cosa sarebbe potuto accadere, noi ovviamente non possiamo saperlo, possiamo al massimo ipotizzarlo sottoforma di narrazione ucronica e controfattuale, in un divertente esercizio narrativo.

Quello che invece possiamo sapere, e che all’atto pratico sappiamo, è come tale autonomia, abbia contribuito, attraverso lotte interne, politiche e non, a disgregare il tessuto unitario dell’impero romano, portando in pochi secoli l’Impero che in età augustea e nel primo secolo d.c. raggiungeva forse l’apice del proprio potere, a svanire completamente da lì a qualche secolo, soppiantato a partire dal quinto secolo, dai regni domano barbarici che, altro non furono che l’attuazione ultima e totale di quell’iniziale forma di autonomia concessa agli amministratori locali e ai senatori, impiantata da Ottaviano Augusto a partire dal 27 a.c.

Province Romane e Star Wars

Piccola nota a margine, nella trilogia prequel di Star Wars, nel capitolo III, la vendetta dei Sith, assistiamo all’ascesa dell’Imperatore Palpatine, ex senatore del pianeta Naboo, che con enorme carisma e un oculata strategia politica e militare, ricalca i passi di Cesare ed Ottaviano, riorganizzando la fallimentare e inefficiente repubblica, nel primo impero galattico. Impero che conferisce a Palpatine un enorme potere militare ed è accolto con favore dai senatori dell’intera galassia, proprio perché, come accaduto con Augusto, ai senatori è concessa ampia autonomia e indipendenza, su diverse tematiche chiave, all’interno delle proprie “province”.

Quelle autonomi si riveleranno poi una gabbia, che sottrarrà alla galassia la libertà attraverso una progressiva occupazione militare.

Ciò che accade in Star Wars è costruito sulla base di ciò che è accaduto realmente a Roma e non solo.

Di Antonio Coppola

Studente di storia contemporanea, geopolitica e relazioni internazionali. Appassionato di musica, tecnologia e interessato ad un po tutto quello che accade nel mondo.

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