Anno 1990, l’Iraq invade il Qwait, l’ONU si attiva immediatamente, emanandola risoluzione 660 del 2 agosto 1990, con cui si dava all’Iraq un ultimatum. Lasciare i territori occupati del Qwait entro il 15 gennaio 1991.

Tra il 2 agosto ed il 15 Gennaio, viene avviata la missione “Desert Shield” e sull’Iraq vengono poste una serie di sanzioni e attivato un embargo totale. Fatta eccezione per medicinali e aiuti umanitari, nulla entra o esce dall’Iraq.

Alla mezzanotte del 15 gennaio scade l’ultimatum e i TG di tutto il mondo, trasmettono in diretta le immagini dei primi raid aerei della coalizione internazionale formata sotto l’autorità dell’ONU e autorizzata dal Consiglio di sicurezza delle nazioni unite, nel quale URSS e Cina si astengono dal voto, senza attivare veti. Si tratta di un evento epocale.

Dal 15 gennaio al 28 febbraio, l’ONU opera in Iraq a sostegno del Qwait occupato “illegalmente”.

Il 28 febbraio l’Iraq si arrende alla coalizione, Saddam Hussein da l’ordine alle proprie forze di lasciare il Qwait.

La guerra è finita.

L’attivazione reale, completa, onesta, dell’ONU ha permesso al Qwait di mantenere la propria sovranità, e messo fine ad una guerra di occupazione ai danni di uno stato sovrano in circa 6 mesi.

Anno 1978, Israele invade il Libano, anche in quel caso si attiva l’ONU, ma non ci sono ultimatum. Non ci sono embarghi o sanzioni. L’ONU, a seguito del veto degli USA, ha il potere limitato di costituire un interforza, il cui compito è quello di garantire la liberazione del Libano dall’occupazione Israeliana. Nasce la missione UNIFIL.

Nel 1983 la missione viene rinnovata, perché l’occupazione israeliana dei territori meridionali del Libano è ancora in corso.

Nel 2006 un nuovo rinnovo, perché le forze di occupazione irsaeliane sono ancora in Libano.

Nel 2024, il contingente militare israeliano, la propria forza di occupazione, beffamente camuffata da forza di liberazione, (IdF) torna ad avanzare in Libano, chiede alla missione UNIFIL di indietreggiare, in aperta e totale violazione delle numerose risoluzione che impongono ad Israele di lasciare il Libano.

Israele attacca con raid aerei città, ospedali, campi profughi. Colpisce, in diverse occasioni anche mezzi e basi ONU.

Ci si aspetterebbe embarghi, sanzioni, congelamento dei conti, sospensione dall’ONU o che venissero attivate immediatamente sanzioni, invece no, nulla di tutto questo, nessuna sanzione è stata attivata contro Israele, nessun embargo è stato posto, e anzi, si finge di condannare Israele, commentando con sdegno, ritenendo inaccettabile, che si colpiscano le forze di pace dell’ONU, ma allo stesso tempo, ci si “accontenta” delle rassicurazioni del governo israeliano, rassicurazione che “non riaccadrà” e invece, il giorno dopo un nuovo attacco all’ONU, ma ancora nessuna condanna reale. Solo parole di sdegno.

Per oltre 50 anni, l’ONU ha “protetto” in maniera eccessiva, la politica aggressiva di Israele, politica giustificata dalla necessità di sopravvivere e che ha portato, in nome della sicurezza di Israele, ad occupare illegalmente diversi stati sovrani adiacenti.

L’unica reazione concreta a tali occupazioni, si è registrata nel 56 quando il neonato stato di Israele ha occupato la penisola del Sinai e la risposta egiziana a tale occupazione fu la chiusura del canale di Suez.

Nell’ultimo anno abbiamo assistito a raid, massacri, crimini contro i civili, che nulla hanno a che vedere con il meschino attentato di Hamas del 7 ottobre.

Abbiamo assistito alla mobilitazione di uno stato terrorista che, in nome della sicurezza per fermare dei terroristi, ha compiuto 10 volte i loro crimini, perpetuandoli per oltre un anno, e in questo clima di crescente violenza e intolleranza reciproca, tra i terroristi di Hamas, Hezbollah e del governo Israeliano, l’ONU è rimasto a guardare.

In tutto questo, il governo israeliano, da oltre un anno, ha espresso più volte posizioni di aperta ostilità contro un ONU che in innumerevoli occasioni si è dimostrato, di parte e dalla parte di Israele, usando pesi e misure diverse se ad agire in un certo modo era Israele o l’Iran. Ma in questa sua remissiva faziosità, l’ONU è dipinto dal premier israeliano Netanyahu come antisemita, e in effetti, se guardiamo all’etimologia della parola, l’ONU si sta dimostrando “antisemita” ma non “antisionista”.

Semiti infatti sono i palestinesi, i cui diritti civili non esistono e possono essere bruciati vivi nella totale impunità di Israele. Semiti sono i libanesi, semiti sono gli Iraniani. Ed è per questo che, quando nei propri discorsi deliranti (visto che ritengono legittimi crimini immondi come l’attentato del 7 ottobre) l’Ayatollah Khomeini parla di Israele, li definisce Sionisti e non di Semiti. Semiti infatti sono anche gli Iraniani. E nel complesso si, l’ONU nell’ultimo anno, ha dimostrato più volte antisemitismo, lasciando che le diverse popolazioni semitiche di Libano, Siria, Iraq, Cisgiordania e Palestina, venissero private dei propri diritti, venissero perseguitati, venissero privati di cibo e acqua, venissero uccisi e torturati, perché la loro semplice esistenza li rende dei terroristi, dei criminali… esattamente come gli ebrei in Germania negli anni 30.

Ma questo ovviamente non si più dire, perché uccidere oltre 200.000 persone in un anno, è genocidio solo se quelle persone non sono di fede islamica.

Di Antonio Coppola

Studente di storia contemporanea, geopolitica e relazioni internazionali. Appassionato di musica, tecnologia e interessato ad un po tutto quello che accade nel mondo.

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