X è in crisi, di nuovo.

X è in crisi, di nuovo.

X (ex Twitter), il controverso social network di Elon Musk, l’uomo di fiducia del presidente Trump, chiamato a riequilibrare la spesa federale USA, è in crisi, di nuovo. Come è noto Elon Musk ha acquistato Twitter nel 2022, per circa 44 miliardi di dollari, denaro ricavato dalla liquidazione di una significativa fetta di azioni Tesla, in un momento in cui il social era in crisi. Musk è intervenuto, acquistando Twitter, con non poche irregolarità, ha ribrandizzato il social, e si è adoperato, tra tagli al bilancio e al personale, per salvare la piattaforma, ma, a due anni di distanza, una mail inviata ai dipendenti, il cui contenuto è stato comunicato a The Verge, ci dice che quell’operazione di salvataggio sembra aver funzionato e X, così si chiama oggi Twitter, non solo è ancora in crisi, ma anzi, sembrerebbe immerso in una crisi ancora più profonda rispetto al 2022.

La crisi di Twitter che contagia anche X

Nel 2022 la crisi finanziaria di Twitter era segnata da tre elementi, una crescita stagnante della piattaforma rispetto ai competitor, un eccessiva dipendenza del social dagli annunci pubblicitari, come fonte di entrate, non sufficiente però a ripagare le spese a causa della tensione tra utenti e inserzionisti. Detto più semplicemente, a Twitter servivano inserzionisti, ma a differenza di Mate, gli inserzionisti erano pochi. Vi era poi un significativo problema legato alla presenza di Bot e account Fake, che alteravano i dati sull’utenza e le interazioni.

In quella crisi Elon Musk è entrato a gamba tesa, ha investito 44 miliardi di dollari per acquisire Twitter promettendo agli investitori e inserzionisti di rivoluzionare la piattaforma facendo pulizia di bot e account fake, rilanciando il brand, e soprattutto snellendo twitter, eliminando interi dipartimenti che pesavano sul bilancio dell’azienda, senza però portare nulla di concreto al social. E così è stato, almeno in parte. Musk ha in effetti ribrandizzato immediatamente Twitter, in maniera non proprio regolare, ha provato a rilanciare il brand, ha rivoluzionato l’esperienza d’uso, ha fatto enormi tagli al bilancio, licenziando oltre il 75% dei dipendenti, ma non ha mai risolto il problema dei Bot e account Fake, che in realtà, negli ultimi 2 anni, secondo gli analisti, sono aumentati.

Arriviamo così al 2024, anno in cui Elon Musk smette di essere un semplice provocatore, oltre che imprenditore, e diventa il main sponsor del candidato alle presidenziali USA Donald Trump, investendo su Trump e la sua campagna elettorale, oltre 200 milioni di dollari e Trump dal canto suo annuncia la creazione del DOGE, un dipartimento per l’efficienza governativa, esterno al governo, che sarebbe stato affidato ad Elon Musk, il quale avrebbe fatto con la macchina amministrativa USA quello che aveva fatto nelle sue aziende, in particolare con Twitter, emblema dell’efficientamento che da azienda in crisi ora brillava nuovamente nel firmamento dei social media con il nome di X.

Nel mentre Musk continua a rivoluzionare X, lanciando prima Twitter Blue poi diventato X Premium, ovvero la versione a pagamento di X, con alcune funzionalità esclusive, tra cui l’integrazione con Grok, uno dei modelli più controversi, poiché a differenza di altri modelli linguistici, non sembra avere particolari limitazioni “etiche” , soprattutto per quanto riguarda la creazione di Immagini e deep fake.

La strategia di Musk sembra quindi funzionare, una minore spesa per l’azienda ed entrate diversificate, almeno su carta, perché in realtà, le cose non vanno proprio benissimo. Se da un lato infatti la nuova policy sulla libertà di parola che prevede zero censura, sembra rilanciare la crescita, amplificando un linguaggio politicamente scorretto, sdoganando xenofobia intolleranza e razzismo, e soprattutto, riempiendo il social di porno, dall’altro, gli inserzionisti ed investitori, già pochi, fuggono definitivamente, e gli abbonamenti X Premium, si ritrovano ad essere la principale, se non unica, fonte di entrate di X, apparentemente sufficiente a tenere a galla il social.

X sta sprofondando

Secondo quanto riportato da The Verge, le entrate di X nell’ultimo anno sono state appena sufficienti a coprire le spese, permettendo al social, a fatica, di rimanere a galla. Con l’elezione di Trump e l’incentivarsi di episodi controversi sulla piattaforma, ormai quasi del tutto priva di moderazione, molti utenti privati e istituzionali, hanno deciso di lasciare il social, tra questi anche il comune di Parigi che dal 20 gennaio, e diversi giornali tra cui Le Monde, hanno chiuso i propri account ufficiali su X.

Ma questo poco importa, X alla fine anche se in perdita, non è un peso così grande per l’uomo più ricco del mondo. Falso. In realtà X si sta trasformando sempre di più in una pesante zavorra che potrebbe far affondare Musk e tutto il suo impero.

Il problema del debito di X

Sintetizzando al massimo, prima Twitter e poi X, per finanziarsi hanno contratto enormi debiti finanziari, che normalmente non sarebbero un problema, tuttavia, alcune segnala Verge, che alcune fonti vicine a banche finanziarie e di investimento, sembrerebbero aver confermato che, diverse istituzioni stanno svalutando il valore del debito di X nei propri bilanci, e questo è un problema.

Il debito di X, così come il debito di una qualunque azienda, non necessariamente è un problema, anzi, se l’azienda è in crescita, il suo debito in realtà è una fonte di reddito con un alto valore, nel caso di X invece, il valore del debito è sembrerebbe essere sempre più basso, e questo si traduce in un campanello d’allarme per futuri finanziamenti e investimenti, poiché, con l’avvicinarsi delle scadenze dei prestiti, X potrebbe non essere in grado di ripagare il proprio debito, costringendo Musk a cercare nuovi capitali o cedere asset di valore, in particolare azioni Tesla.

Non è quindi un caso se per molti analisti finanziari, X sia considerata una “trappola di liquidità” e il debito contratto per salvare Twitter ora sembra stia soffocando X e le sue possibili evoluzioni.

Musk è davvero l’uomo giusto alla guida del DOGE?

Mentre l’azienda che doveva “salvare” ed è stata presentata come un esempio di efficientamento, va a fondo, molti si chiedono se Elon Musk sia davvero l’uomo giusto per riorganizzare e rendere più efficiente il governo USA. Se si guarda ad X e i risultati ottenuti in due anni, otteniamo un quadro disastroso, il famoso “sacrificio di pochi per il bene di molti” rievocato dallo stesso Musk quando parlava dei licenziamenti nella pubblica amministrazione USA, sembra essere stato completamente inutile, e anzi, forse anche più deleterio del non far nulla, e questo perché il solo fallimento di Twitter, avrebbe coinvolto sì migliaia di persone dipendenti dell’azienda, ma non i dipendenti di altre aziende. Ora però le cose sono diverse e sul piatto della bilancia ci sono anche Tesla e Space X, e quel buco da qualche milione di dollari, rischia di diventare una voragine da miliardi di dollari. E parliamo solo del Msukverse.

Se il fallimento di X dovesse riflettersi anche sul governo federale, allora si che sarebbe un disastro, parliamo non di poche migliaia, ma di centinaia di migliaia, se non addirittura milioni di cittadini statunitensi, forse non solo statunitensi, senza lavoro. Parliamo di una crisi finanziaria senza precedenti, che potrebbe far impallidire la crisi del 2008 e peggio ancora, potrebbe far più danni della crisi del 29. Crisi che come sappiamo è stata contrastata dal New Deal e da una serie di interventi che, per Trump e Musk sono inattuabili e controproducenti.

Può sembrare un esagerazione catastrofistica, in realtà è estremamente plausibile. Gli USA in questo momento sono interessati da una profonda crisi inflazionistica, molto più grave di quella che ha colpito l’Europa, e la Federal Reserve in primis, insieme al governo federale, negli ultimi quattro anni, ha adottato una serie di contromisure per ridurre progressivamente l’inflazione, attraverso una politica monetaria molto restrittiva. Esattamente come stanno facendo l’UE e la BCE.

Trump e Musk tuttavia sembrano voler abbandonare questa strada che porta ad un lento e stabile miglioramento dell’economia, per puntare tutto su una strategia estremamente rischiosa, che, in caso di successo, porterebbe enormi benefici nel breve periodo agli USA, e farebbe enormi danni, nel medio e lungo termine, se invece non dovesse avere successo, quegli effetti indesiderati sarebbero immediati e accentuati, non solo per gli USA, ma per l’intero pianeta.

Per semplificare tantissimo, la strategia è la stessa che Musk ha adottato per salvare Twitter, ossia, tagli alla spesa, diversificazione delle entrate, totale disinteresse per le leggi vigenti e abbandono delle regole di convivenza internazionale attraverso una politica aggressiva e provocatoria. Con Twitter, anzi, con X, questa ricetta non sembra aver funzionato.

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