Oggi, mentre facevo un po’ di manutenzione al sito, ho scoperto che il tool del “contattaci” era rotto, e negli ultimi 3 anni, non ci è stato inoltrato via mail un singolo messaggio che ci avete lasciato.
Colpa mia che non ho controllato che funzionasse bene e che mi sono affidato ad un servizio terzo, in ogni caso, ho deciso di approfittare di questo incidente per produrre una rubrica con cui rispondo ai vostri messaggi e le vostre richieste, dando priorità ai messaggi archivio da qualche anno.
Il primo messaggio a cui voglio rispondere ce lo manda Cristina, anzi, ce lo ha mandato Cristina quasi 3 anni fa, il 14 febbraio 2022, ed era un interessante risposta ad un articolo questo nostro articolo del 23 settembre 2020 su Irma Grese, la temuta Bestia Bionda di Belsen.
Cristina Scrive:
Caro Historicaleye,
Mi chiamo Cristina, ho 45 anni e sono madre. Sono laureata. Sono come te profondamente amante della storia. Sono indignata dall’articolo letto sul tuo portale, relativo a Irma Grese. Questa bestia prese una scelta. Leggere contenuti di questo livello mi fa paura.Dal basso della mia ignoranza, lascio ad uno scritto di Primo Levi, tratto dal suo libro Sommersi e Salvati, quanto io non trovo le parole per esprime:
“Non so, e non mi interessa sapere, se nel mio profondo si annidi un assassino, ma so che vittima incolpevole sono stato ed assassino no; so che gli assassini sono esistiti, non solo in Germania, e ancora esistono, e che confonderli con le loro vittime è una malattia morale o un vezzo estetistico o un sinistro segnale di complicità; soprattutto, è un prezioso servigio reso (volutamente o no) ai negatori della verità. […] “
Spero queste mie poche righe possano portare ad una riflessione.
Ciao Cristina, scusami ancora per la risposta estremamente tardiva. Come ti ho scritto anche via mail, se lo avessi letto prima ti avrei risposto da tempo, ma purtroppo, ci sono stati un po’ di problemi con i messaggi, quindi, ti rispondo ora, e ti chiedo pubblicamente scusa per il ritardo.
Ho riletto l’articolo e non ci vedo nulla di inquietante o sconvolgente, anzi, ammetto di essere estremamente orgoglioso di come ho trattato l’argomento nell’articolo, nel quale non vi è alcun tentativo di assoluzione di una donna che nel proprio lavoro da carceriera del Reich in un campo di concentramento fu estremamente crudele.
Mi rendo però conto che c’è una parte dell’articolo che può essere facilmente “fraintesa”, ossia la parte in cui dico che, da volontaria, Irma Grese, era convinta di fare “del bene” e di servire il proprio paese, passaggio che però non vuole assolvere, ma anzi, far riflettere anche sull’attualità.
La Germania degli anni 30, del Terzo Reich, è una Germania, ma in generale l’Europa gli anni 30 del novecento rappresentano una realtà molto lontana da noi sul piano etico e morale, poiché appartengono ad un mondo cui l’odio era profondamente radicato mentre violenza e intolleranza erano considerate dei valori, e per una persona che viveva in quel mondo, i principi morali che determinavano le sue scelte, erano altri rispetto ai nostri, ed erano un qualcosa di aberrante e terrificante. Di fatto l’uomo comune di quel tempo, nella sua ignoranza, per citare un aneddoto tratto dalla Banalità del Male di Hannah Arendt, era convinto che gli affamati che rubavano il cibo ai porci, fossero delle bestie, e non riuscivano a rendersi conto che quei disperati, che si cibavano di ghiande rubate ai porci o cibo ai cani, mentre erano condotti ai lavori forzati, lo fa perché affamati.
Il nostro articolo, anzi, il mio articolo, serviva anche a far riflettere sull’attualità, sul mondo in cui viviamo, un mondo in cui odio e intolleranza, sono sempre più presenti e spesso “giustificati”, spingendoci a guardare dall’altra parte quando ci vengono presentati episodi sconcertanti.
Il senso dell’articolo, non era quello di giustificare o condannare il comportamento individuale di una persona nello specifico, anche perché siamo “storici” non giuristi, il nostro non è un processo volto ad assolvere o condannare Irma Grese, ma un articolo volto ad inquadrarla storicamente. Il nostro obiettivo era quindi quello di analizzare e contestualizzare, rimanendo il più possibile super partes, un episodio storico, e più nel profondo, cercare di capire perché Irma Grese ha agito in quel modo e in che modo la società e il mondo in cui viveva hanno influenzato le sue scelte e le sue idee. E non è facile, perché, fortunatamente, non viviamo in quel mondo, e abbiamo valori e regole morali profondamente diversi da quelli del tempo.
Tu suo messaggio tuttavia, Cristina dice qualcosa che condivido profondamente, dice che Irma Grese ha fatto una scelta, fu lei a scegliere di agire in quel modo e non può essere in alcun modo assolta. Fu lei a scegliere di essere una carceriera sadica e crudele, “esemplare” in quel sistema malato. E va detto che questo principio, ai processi di Norimberga, è stato scolpito nella pietra. Di fato, è stato “perdonato” chi ha guardato dall’altra parte, chi ha finto di non vedere, ma non chi ha partecipato attivamente nel compimento di crimini atroci.
A Norimberga e ancora di più a Gerusalemme, nel 1961 durante il processo di Adolf Heichmann, però, è stato sancito anche un ulteriore principio, ovvero, si è stabilito che quella scelta, non fosse in realtà libera.
Vorrei poter dire il contrario, che le scelte di Irma Grese, dei Nazisti, dei Fascisti, dei Comunisti, ecc, che collaborarono con i regimi Totalitari del novecento, furono libere, vorrei dire che Irma Grese in fondo era una “volontaria”, ma mentirei a me stesso e a voi, perché in realtà, la sua formazione, a cui è stata sottoposta dalla famiglia fin da bambina, non le lasciava realmente scelta, ponendola de facto, di fronte ad una scelta obbligata: Servire fedelmente il Reich, diventando complice di quei crimini che nel Reich erano considerati qualcosa di cui andare fieri, o tradire famiglia, amici e uno stato estremamente presente, in ogni aspetto della quotidianità. E una giovane donna, indottrinata fin da bambina a vedere il mondo in un certo modo, difficilmente cambierà il proprio punto di vista.
Oggi, nel 2025, sembra facile condannare il modo di agire di Irma Grese, quel comportamento, quel modo di fare, quel modo di vedere il mondo, eppure, non sempre lo facciamo, anzi, ci sono innumerevoli episodi che quotidianamente, spingono molti di noi a guardare dall’altra parte, colpevolizzando le vittime. Guardiamo alle vittime del mare, migranti che quotidianamente perdono la vita nel mediterraneo, alla guerra in Palestina, che in poco più di un anno ha fatto più di 46mila vittime, guardiamo alla Somalia, alla Costa d’avorio, al Burkina Faso e Nigeria, di questi ultimi i media neanche ci parlano.
Guardiamo a chi si oppone al soccorso in mare dei naufraghi perché “clandestini”, a chi sostiene la guerra in Palestina, una guerra che ha tutti i tratti di un genocidio e giustifica tacitamente la morte di migliaia di palestinesi per mano del governo Israeliano, per poi etichettare chi critica le scelte del governo israeliano di essere antisemita.
Torno a citare Hannah Arendt, che è stata testimone diretta del processo di Gerusalemme ad Adolf Heichmann, e dico che tutto ciò, non fa di loro dei mostri, quel modo brutale a tratti disumano di vedere il mondo, non fa di loro l’incarnazione del male, semplicemente fa di loro delle persone stupide, incapaci di mettersi concretamente nei panni degli altri.
Perché in un mondo in cui odio e intolleranza sono serviti quotidianamente alla popolazione, in un mondo in cui ci viene detto quotidianamente di odiare qualcuno e che tutte le nostre sofferenze sono causate da quel qualcuno, odiare è estremamente facile, abbiamo odiato gli Ebrei ed i Comunisti, poi i Nazisti ed i Fascisti, poi nuovamente i Comunisti, poi è venuto il tempo degli Islamisti ed i clandestini, e poi i Cinesi e così via.
C’è sempre qualcuno contro cui puntare il dito, e odiare quel qualcuno, quando la società, gli amici, la famiglia, i media, il cinema, tutti ci dicono di farlo, diventa naturale, e quel male diventa banale. Così finisce per odiare anche un bambino di 6 anni, che non sa cosa o perché, sa solo che è giusto odiare. Come ci viene mostrato divinamente in quel capolavoro di JoJo Rabbit di Taika Waititi.
Diversamente, capire, contestualizzare, mettersi nei panni degli altri, è complicato, è difficile, richiede uno sforzo che non sempre vogliamo fare, soprattutto se siamo i soli a pensare di poterlo fare, uno sforzo non indifferente, uno sforzo che però è alla base della ricerca storiografica e questo mi riporta ad Irma Grese, la bestia bionda di Belsen.
Una donna che fu senza ombra di dubbio crudele, spietata, sadica, disumana e disgustosa, una donna imperdonabile, le cui azioni furono aberranti, ma pur sempre una donna che visse in un mondo che imponeva di essere in un certo modo, e in quel mondo lei fu una donna “esemplare”. Un esempio di spietatezza e crudeltà, che oggi, non in quel mondo, possiamo condannare con facilità.
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