Crociata e jihād due termini spesso confusi tra loro ed usati come sinonimi. Entrambi i termini possono essere collegati sotto la categoria della “guerra santa”, ma da essa, come tra di loro, esistono delle differenze sostanziali. Prima di mostrare le differenze che intercorrono tra la crociata e il jihād, farò una piccola digressione descrivendo brevemente la loro origine e i precetti cardine su cui si sostengono.
La crociata venne invocata per la prima volta dal papa Urbano II – vicario di Cristo dal 1088 al 1099 − nel suo discorso di Clermont nel 1095, che aveva come obiettivo la riconquista del luogo più sacro della cristianità: Gerusalemme. Delle guerre sante di rioccupazione dei territori cristiani perduti erano già state intraprese nel passato come sarebbero state combattute nel futuro, ma nessuna di esse raggiunge la sacralità della ripresa di Gerusalemme e del santo sepolcro di Cristo. Il papa, per tale scopo, si rivolse a tutta la cristianità scavalcando l’autorità di re e principi e pregando ogni credente di imbracciare le armi, promettendo anche ricompense ultraterrene, per recuperare l’eredità del figlio di Dio. I toni poi presero anche una piega apocalittica e profetica poiché le sacre scritture descrivevano la presa di Gerusalemme come il prologo per l’Armageddon. Tuttavia, prima di andare a Gerusalemme, l’ultimo imperatore dei tempi doveva convertire gli ebrei, per cui le successive stragi perpetrate contro il popolo ebraico sono il risultato del loro rifiuto a convertirsi al cristianesimo. Con la conquista di Gerusalemme, infine, si sarebbe aperta una nuova via sicura per la città santa. Via che secondo alcuni cronisti dell’epoca era minacciata dalla presenza degli infedeli. La crociata era la guerra santa per eccellenza, volta alla liberazione di Gerusalemme.
Il jihād ha come scopo la conquista dei territori non ancora sottomessi all’Islam. Alcuni studiosi del Corano ritengono che questa lotta sia interiore, piuttosto che fisica; una lotta spirituale tra bene e male. È indubbio che al principio il jihād venne inteso nel senso guerriero, infatti lo stesso Maometto combatté le tribù arabe e promise il paradiso per coloro che sarebbero morti in nome di Allah. Tuttavia non necessariamente predicò la conquista oltre l’Arabia, come fecero i suoi successori nei secoli successivi alla sua morte. Il Profeta prevedeva inoltre una certa tolleranza nei confronti degli ebrei e dei cristiani perché riconosceva un origine, un’illuminazione comune. Illuminazione che, per i musulmani, era completata dal Corano. Perciò gli ebrei e i cristiani che vivevano nel mondo musulmano erano ‘protetti’ – dhimmi – e relativamente poco disturbati. Si parla di differenza davanti alla giustizia e al fisco, distinzioni nell’abbigliamento e un generale disprezzo da parte dei musulmani. Gli ebrei e i cristiani erano però liberi di praticare i loro riti liberamente, pur tuttavia senza cercare e formare nuovi seguaci, nel pieno rispetto delle leggi e dell’autorità musulmana.
È da questo ultimo aspetto del mondo musulmano che si nota la prima differenza con quello cristiano. Gli ebrei e i cristiani venivano ‘protetti’ dai musulmani, che riconoscevano loro un’origine comune. Così però non era, se non in parte, per i fedeli di Cristo. Infatti gli ebrei ricoprivano quella carica di ‘protetti’. Erano visti come dei fedeli incompleti e godevano, anche se in minor misura, della stessa ‘tolleranza’. I musulmani invece erano visti come un’aberrazione, un’eresia, un castigo divino. Altra differenza è la predicazione del jihād, il quale è volto a riconquistare i territori profondamente cristianizzati come il vicino Oriente, l’Africa, la Spagna e altre regioni. Questo aspetto ha conferito un’ulteriore aura di sacralità per i cristiani che avevano visti invasi, conquistati e saccheggiati i propri luoghi sacri: Roma era stata saccheggiata nell’846 d.C.; Santiago de Compostela veniva distrutta nel 997, e Gerusalemme era una meta di pellegrinaggio da tempo in mano agli infedeli. L’impegno per la riconquista dei territori perduti e dei luoghi sacri avrebbe indotto Dio a placare la sua furia e a ristabilire lo status quo ante. Infine il jihād è originario nella fede musulmana, sia che lo si intenda come una lotta armata sia come una spirituale. Esso è voluto dai fedeli per estendere il ‘territorio della fede’. Invece la crociata, e in generale la guerra santa, è un frutto dell’evoluzione socio-politica di circa mille anni. Essa è una guerra che volta le spalle alla dottrina della prima Chiesa e dei precetti evangelici.
In conclusione il jihād è una forma di guerra santa prevista dalla religione musulmana e reclamata dai fedeli per la conquista, o riconquista, di territori della fede. La crociata è la più santa tra le guerre sante, ha come obiettivo la riconquista di Gerusalemme e della tomba di Cristo, volta le spalle ai precetti evangelici ed è invocata e voluta dal papa.
Bibliografia
La guerra santa di Flori Jean
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