Talebani nuovi Narcos? la fantasiosa analisi di Roberto Saviano che ignora 3000 anni di storia del medio oriente

I Signori della guerra afgani da oltre 3000 anni “trafficano” in oppio, ma per Saviano “i talebani sono i nuovi narcos” in un analisi errata ed eurocentrica che ignora 3 millenni di storia del medio oriente.

Per Saviano “I talebani sono i nuovi Narcos” , e, questa osservazione è terribilmente sbagliata, sotto molti punti di vista, ma, andiamo con ordine.

I talebani (o meglio, i signori della guerra afgani) trafficano oppio, armi ed esseri umani, da almeno 3000 anni (probabilmente anche di più, ma, dobbiamo fermarci a ciò che è attestato storicamente), praticamente l’hanno inventato loro il “Traffico di droga”, poi però, arriva un genio come Saviano che, ignorando circa 3000 e passa anni di storia del medio oriente e dei suoi scambi commerciali con l’occidente e se ne esce con “i talebani sono i nuovi Narcos”.

Ne abbiamo parlato proprio ieri su tipeee, il web è pieno di gente che parla di Talebani e Medio oriente, in modo eurocentrico, senza sapere un cazzo dell’Afghanistan e della sua storia, perché tanto, della realtà storica di quel paese di quell’angolo di mondo, in realtà, non frega nulla a nessuno, è molto più “conveniente” raccontare una versione romanzata e idealizzata (in positivo o negativo che sia) di cosa sta succedendo o si vuole far credere stia succedendo, così si “vende” meglio, così si guadagna di più.

Il problema però, è che facendo in questo modo si inonda il web (e non solo) di merda fumante eretta su un impalcatura di disinformazione e fake news che dipingono un angolo di mondo, molto caotico e complesso, in modo errato e profondamente diverso dalla realtà
I talebani sono i nuovi Narcos perché trafficano in oppio? Non hanno cominciato ieri a trafficare oppio, lo trafficano letteralmente da millenni, definirli i nuovi “narcos” è un insulto alla loro storia, alla storia di quel paese e di quella parte di mondo.

Per Saviano il mondo talebano ruota attorno all’Oppio, i talebani? non sono “studiosi dell’islam” radicalizzati e armati, sono semplicemente dei narcos, interessati ai soldi.

Questa è una visione estremamente ridotta, limitata ed eurocentrica del mondo Talebano, che manca di diversi chilometri il punto della questione.

Forse una più profonda conoscenza del medio oriente avrebbe aiutato Saviano a produrre un analisi più veritiera.

L’Afghanistan, come è noto, è un area montuosa, non particolarmente fertile, popolata da pastori di capre e contadini, che, per secoli, ha vissuto l’occupazione straniera, e per secoli, i suoi abitanti hanno lottato e respinto gli stranieri, conquistando, per la regione, il nome di “tomba degli imperi”.

L’interesse geoplitico per quelle regioni, in passato era determinato dalle vie commerciali che collegavano oriente ed occidente, ma, da qualche decennio, grazie anche al canale di Suez, non è più così. Le merci in transito tra oriente e occidente, non si muovono più via terra, ma via mare, dunque, il contro della regione ha perso quel valore strategico che aveva fino al secolo scorso.

Quell’area montuosa, particolarmente ispida, non ha molto altro da offrire al mondo, se non un terreno particolarmente adatto alla coltivazione del papavero da oppio, che è coltivato lì da secoli, e da secoli è utilizzato dai signori della guerra locali per finanziare la propria lotta contro gli stranieri.

Per intenderci, quando gli afghani combattevano contro l’occupazione britannica, tenevano testa all’esercito dell’allora impero più grande del mondo, grazie ad una profonda conoscenza del territorio e grazie alle armi che potevano acquistare, o meglio scambiare, con i nemici della corona britannica, in cambio di oppio.

Lo stesso in epoca sovietica e in epoca americana e così via.

I proventi del commercio di oppio ed esseri umani, vengono utilizzati principalmente per l’acquisizione di armi che utilizzano per combattere contro altri gruppi talebani e contro occupanti stranieri.

Va da se che, il narcotraffico non è il fine dei vari gruppi talebani ma un mezzo per conseguire il proprio fine, e quel fine è il controllo dell’intera regione afgana.

Ragionare i Talebani in modo eurocentrico, come “nuovi narcos”, significa ribaltare la realtà storica dei talebani, anteponendo la causa all’effetto.

Per Saviano, detto molto semplicemente, i talebani vogliono controllare il paese per produrre più oppio e ottenere maggiore ricchezza e potere. Ma non è così, anzi, è l’esatto contrario, i Talebani, producono e vendono oppio per aumentare il proprio potere economico e controllare una fetta più ampia del paese, del proprio paese.

Ribaltando in questo modo il mondo talebano, ragionandoli come narcos, si produce una narrazione errata del mondo talebano, si produce una narrazione falsa e faziosa del mondo afgano e medio orientale, che viene subordinato a logiche occidentali che in vero non gli appartengono.

Ragionando i talebani come “nuovi narcos” si fa disinformazione, si alimentano e diffondono fake news, che non sono mai un bene.

Perché l’Iran non fa parte della lega araba?

Di recente ho pubblicato un post in cui parlavo della storia della Lega Araba e mi soffermavo, nella seconda parte, sul perché l’Iran non fa parte della lega. Precisando, che la mancata adesione iraniana all’organizzazione è dovuta ad una scelta politica dell’Iran e non all’assenza di particolari caratteristiche o requisiti, ma la brevità del post ha creato un po’ di confusione, quindi ho deciso di ritornare su questo punto con un post dedicato.

Alcuni lettori hanno osservato e ipotizzato che il motivo della non adesione iraniana alla lega araba sia dovuto al fatto che l’Iran non è un paese Arabo, cosa che è sì vera, l’Iran non è propriamente un paese arabo, così come non lo sono la maggior parte dei paesi che compongono la lega.

La maggior parte della popolazione iraniana, ha origini vaghe e non ben delineabili, chi osserva che le origini del popolo iraniano siano prettamente “persiane” e affondino le proprie radici nell’antica Persia, probabilmente ha dimenticato che la popolazione persiana era una popolazione di guerrieri e mercanti che viaggiavano tra Asia e mediterraneo, e che, analogamente all’Italia, tra le sue città sono passate e si sono insediate genti provenienti da tutto il mondo conosciuto, cosa che rende estremamente difficile, per non dire impossibile, tracciare una linea di discendenza precisa e lineare. Questa immensa complessità accomuna sia l’odierno Iran che l’odierno Iraq, un tempo parti diverse di una stessa realtà, poi separati con la conquista ottomana che ha reso la regione irachena l’ultimo possedimento ad est dell’impero ottomano e la regione iraniana, geograficamente protetta da monti e deserti, l’unica realtà storica e politica ad essere sopravvissuta all’avanzata ottomana.

Questa distinzione storica, e non culturale o linguistica, è un elemento importante da citare, e che, nel mio precedente post, è emerso solo in maniera superficiale. 

Quando è stata creata la Lega Araba, che tra le altre cose, univa in un organizzazione sovranazionale quasi tutti gli ex possedimenti ottomani, l’Iran che non aver fatto parte dell’impero, si auto-percepiva come un elemento di discontinuità, non in linea, nella storia recente, con le altre nazioni della nascente lega che, banalmente, ambivano a diventare ciò che l’Iran era già, ovvero delle realtà politiche, autonome, indipendenti, libere di autodefinirsi.

Tuttavia, l’idea di cooperare con nazioni vicine sia geograficamente che culturalmente che puntavano a porsi come una sorta di terzo polo polo mondiale, (soprattutto durante la guerra fredda) era un idea interessante, che l’Iran ha più volte preso in considerazione, salvo poi decidere di restarne fuori definitivamente dopo l’avvento della rivoluzione nel 1979.

Se, come alcuni hanno osservato, la non adesione dell’Iran alla Lega, fosse stata di carattere prettamente linguistico, allora la maggior parte dei paesi che attualmente fanno parte della lega araba, non ne farebbero parte poiché non tutti i paesi della lega araba sono propriamente paesi di lingua araba.

Lo stesso statuto precisa che la lingua araba come lingua nazionale, non è un elemento pregiudicante l’adesione, e fanno infatti parte della lega, diversi paesi in cui la lingua araba non è la lingua ufficiale, o addirittura, è una minoranza linguistica. Se diversamente la non adesione fosse scaturita da un problema etnico (cosa abbastanza inverosimile sul finire della seconda guerra mondiale), allora, fatta eccezione per i soli paesi della penisola arabica, unici paesi propriamente arabi, tutti gli altri, compreso l’Egitto che è uno dei paesi fondatori e principale promotore della lega araba, non ne farebbero parte.

L’Iran, per la propria storia, è paradossalmente più “arabo” dell’Egitto, del Libano, del Marocco, e pure, Egitto, Libano e Marocco, fanno parte della lega, mentre l’Iran no, e questo perché la non adesione iraniana, non è dovuta all’assenza di appositi requisiti d’accesso alla lega, ma perché il paese ha scelto, per diverse ragioni, di non farne parte.

Quale destino per il Medio Oriente Post Americano?

L’era post americana sta sorgendo all’orizzonte, e come ogni grande impero in declino, anche quello americano si lascia alle spalle morte, pestilenza, guerre e miseria.

Riassunto delle puntate precedenti, per gran parte dell’opinione pubblica mondiale, gli USA devono lasciare il Medi Oriente perché la loro presenza lì è espressione di una politica estera imperialista, e sempre per un importante fetta dell’opinione pubblica mondiale, gli USA non devono interferire nella politica interna delle altre nazioni, e si, stiamo parlando della Siria.

Però, per quella stessa fetta dell’opinione pubblica mondiale, se gli USA si ritirano dal Medio Oriente (stiamo ancora parlando della Siria), sono dei traditori che hanno abbandonato i loro alleati, di conseguenza, gli USA sono responsabili della crisi che consegue al loro ritiro e devono quindi prendere una posizione contro la Turchia di Erdogan, senza però intervenire direttamente in medio oriente, con azioni militari dirette o con sanzioni tardive e soprattutto, senza interferire con la politica interna della Siria, perché, se lo facessero, tornerebbero alla politica imperialista.

Il Medio Oriente si sa, è una polveriera, un posto instabile e complicato, così come sono complicate le operazioni internazionali, e in questo caso, la posizione della superpotenza americana non è mai stata tanto controversa, poiché la scelta che si trovano a dover fare, porta con se, da un lato, una serie di critiche all’imperialismo americano, e dall’altro, una serie di critiche all’imperialismo americano. Va da se, che la scelta più semplice è probabilmente la non scelta, che si manifesta in un banale “ma chi ce lo fa fare, in fondo, non sono problemi nostri, tra gli USA e il Medio oriente c’è un intero oceano ed un continente”, meglio definibile come una politica nazionalista, protezionista e isolazionista, fortemente orientata a destra.

Anche se gli USA per molto tempo si sono convinti di essere i garanti della sicurezza globale, e si sono improvvisati sceriffo autoproclamato del mondo, in realtà, il mondo dispone di un organizzazione che ha il compito di promuovere la pace e la sicurezza globale e di difendere i più deboli, e questa organizzazione internazionale, è l’ONU.

ONU che in teoria è l’unico ente internazionale legittimato ad intervenire in medio oriente, ma non può, non può intervenire per un veto esercitato della Russia, Russia che all’inizio di questa vicenda, ha coperto le spalle alla Turchia di Erdogan e prima ancora alla Siria e che ora, sembra essersi schierata dalla parte della Siria facendo da mediatore tra il governo di Bashar al Assad e i rappresentanti del popolo Curdo contro cui sta muovendo le proprie truppe Erdogan.

Lo sapevamo, lo abbiamo detto ed è giusto ripeterlo, il medio oriente è una polveriera e qualunque cosa accada in quell’angolo di mondo, è molto più complessa e controversa di quanto noi figli dell’europa, della pace, della libertà e del benessere, possiamo immaginare.

Cosa impariamo da questa vicenda? Impariamo almeno tre lezioni.

La prima lezione che impariamo è che qualunque cosa facciano gli Stati Uniti d’America, che intervengano, che non intervengano, che sanzionino o finanzino, per l’una fetta importante dell’opinione pubblica mondiale, gli USA sono in errore e sbagliano, perché in fondo, c’è sempre una buona ragione per criticare le scelte degli USA e la loro politica imperialista, anche quando non lo è.

La seconda lezione che impariamo è che l’ONU, il cui compito primario è promuovere la cooperazione tra le nazioni e garantire della pace globale, nel rispetto dei popoli e delle minoranze, in questo momento è sotto scacco da parte russa. Non c’è nulla di anomalo o di nuovo in questo, Russia, anzi URSS e Stati Uniti hanno tenuto sotto scacco l’ONU per più di quarant’anni durante la guerra fredda, ed il ruolo di membro permanente del consiglio di sicurezza dell’ONU in fondo, è stato creato proprio per questo.

Tuttavia, vi è una profonda differenza tra oggi e gli anni della cortina di ferro, poiché all’epoca USA e URSS presentavano al mondo due facce della stessa medaglia, utilizzando le stesse armi e gli stessi strumenti per ottenere fondamentalmente la stessa cosa, cambiava solo il soggetto e la visione che questi aveva del mondo. Oggi invece, non vediamo più contrapposti i valori e gli ideali del sogno americano ai valori e gli ideali del mondo sovietico, vediamo invece contrapposti il mondo del diritto e della legittimità, espresso dall’ONU ad un mondo autoritario e totalitario, guerrafondaio e avverso alla democrazia, espresso dalla politica di Putin in Russia.

Il mondo in cui viviamo oggi, è un mondo in cui l’ONU che dovrebbe garantire la pace nel mondo ha le mani legate e la Russia, che sembra avere tutto l’interesse a promuovere scontri, conflitti e guerre nel mondo, non trova alcun ostacolo degno di nota sulla propria strada. Praticamente la politica estera della Russia, promotrice dell’annessione della Crimea alla Russia in violazione dello statuto delle Nazioni Unite, che ha venduto armi illegali alla Siria, armi illegali che poi sono state utilizzate sui civili dalla stessa Siria, garantito poi impunità ad Assad, salvandolo dal giudizio di una corte internazionale, che ha garantito intoccabilità ad Erdogan, utilizzando il proprio diritto di veto, quando l’ONU ha provato a sanzionarlo per i crimini di guerra e contro l’umanità compiuti in Siria a danno della popolazione civile, e in fine, armando e promuovendo la controffensiva Siriana nelle aree colpire dalle forze turche al confine con la Turchia.

Scontri che si sarebbero potuti evitare se gli USA non avessero abbandonato i Curdi, ma anche se la Russia non avesse coperto le spalle ad Erdogan e avesse invece permesso all’ONU di sanzionare la Turchia, ponendo il paese sotto embargo totale, come previsto dall’articolo 41 dello statuto delle Nazioni Unite.

La Russia è responsabile di quanto sta accadendo al confine tra Siria e Turchia, molto più di quanto non siano gli USA, ma per motivi ancora ignoti, ci rifiutiamo di vedere l’imperialismo Russo e continuiamo a portare l’attenzione sull’imperialismo Americano ormai sulla via del tramonto.

La terza lezione che impariamo è che, in tutto questo, l’Europa ha passato decisamente troppo tempo isolata nel proprio paradiso perduto, decisamente troppo lontana dal mondo reale, e ormai completamente incapace di rendersi conto che appena fuori dalle porte dell’europa ci sono i barbari selvaggi, che danno fuoco alle città, che sterminano i bambini e calpestano (volevo dire si puliscono il culo, ma non voglio essere volgare) quotidianamente tutto ciò che l’europa dovrebbe rappresentare.

Dovevamo essere l’avanguardia del nuovo “nuovo mondo” , dovevamo essere i figli prediletti dell’illuminismo, della ragione, della libertà e della democrazia, ma evidentemente abbiamo perso la via di casa, e ormai non siamo più in grado di distinguere cosa è giusto e cosa è sbagliato.

L’europa doveva rappresentare il modello su cui costruire una società internazionale, preludio ad un autentica unificazione dei popoli del mondo sotto la bandiera del diritto internazionale, dell’uguaglianza e del rispetto tra tutti i popoli, l’Europa doveva essere un esempio di pace, doveva portare l’equilibrio nel mondo, ma purtroppo, anche l’Europa ha ceduto al lato oscuro ed ha edificato il proprio paradiso, perduto, sulle spalle e sul sangue dei poveri disgraziati lasciati a morire ad un passo dall’Europa.

Palestina, Ruanda, Bosnia, Kosovo, Iraq, Nigeria, Somalia, Suda, Mali, Africa Centrale, Egitto, Mozambico, Congo, Libia, Siria, Turchia … solo per citare alcuni dei più recenti teatri bellici che, nell’ultimo quarto di secolo, sono stati tacitamente alimentati ed ignorati dall’Europa.

L’era post americana sta sorgendo all’orizzonte, e come ogni grande impero in declino, anche quello americano si lascia alle spalle morte, pestilenza, guerre e miseria.

Quella volta che i Curdi ci hanno salvato dai Nazisti

Di recente, il presidente Trump ha dichiarato che gli USA non aiuteranno Curdi, perché loro (i Curdi) non hanno aiutato gli USA contro i Nazisti durante la seconda guerra mondiale e lo sbarco in normandia.

Facciamo finta per un attimo che, tra il “Kurdistan” e la Normandia, non ci siano centinaia e centinaia di kilometri, e facciamo anche finta che, tra la Normandia (nord della Francia) e il Kurdistan (medio oriente) non ci siano la Grecia, i Balcani, l’Austria, la Germania ovvero quello che durante la seconda guerra mondiale era il Terzo Reich e soffermiamoci solo (per modo di dire) sulla seconda guerra mondiale.

In questo conflitto (mondiale) che non si è combattuto solo in europa, ma anche in asia, africa, america e oceania, i curdi ovviamente non erano presenti ovunque, in ogni teatro bellico, anche perché all’epoca erano poco più che tribù nomadi, con qualche cavallo, qualche cammello e qualche residuato bellico risalente alla prima guerra mondiale, e proprio per questo, la loro partecipazione alla guerra va circoscritta alla sola regione in cui potevano muoversi, ovvero quello stato immaginario condiviso tra Turchia, Siria, Iraq e Iran chiamato Curdistan, quella regione che aveva questo nome quando era parte dell’impero ottomano e che successivamente è stata smembrata (tradendo la promessa di indipendenza fatta da Francesi e Britannici durante la Grande Guerra) e suddivisa tra le naonate nazioni/protettorati nate dalle ceneri dell’Impero ottomano e sottoposte al controllo indiretto di Francia e Regno Unito.

Nonostante questo, durante la seconda guerra mondiale, i curdi hanno imbracciato nuovamente le armi ed hanno combattuto al fianco degli alleati (prima ancora che questi assumessero il nome di Nazioni Unite) contro i Nazisti. In questa seconda fase della grande guerra del novecento, meglio nota come seconda guerra mondiale, va detto che Turchia, e dunque tutte le popolazioni che si trovavano entro i confini turchi, curdi compresi, erano simbolicamente dalla parte degli alleati, praticamente erano neutrali e anzi, vi sono anche alcuni casi di collaborazionismo tra turchia e terzo reich, soprattutto nella zona più occidentale del paese, ad ogni modo, fingiamo che la Turchia fosse davvero neutrale e dunque, poniamo i Curdi Turchi sono fuori dai giochi.

Restano nell’equazione i Curdi Siriani, i Curdi Iraqueni e i Curdi Iraniani, che invece, come vedremo in questo post, si sono dati parecchio da fare contro i nazisti.

Faccio una premessa, quei curdi che hanno combattuto nella seconda guerra mondiale, sono i nonni e i bisnonni degli attuali curdi e che quindi dire che “non ci hanno aiutati” ehm, eh? cosa? è una grandissima stronzata, se ragioniamo in questi termini allora neanche Trump, che oggi è il presidente degli USA, ha aiutato, visto che lui è nato nel 1946, quando la guerra era finita. Ma comunque, fingiamo che, eventi di oltre settant’anni fa, che coinvolgono nel migliroe dei casi la generazione dei nostri padri, nel peggiore quella dei nostri bisnonni, possano avere un qualche legame diretto, di causa ed effetto, negli eventi odierni.

La domanda che dobbiamo porci è :

è vero che i Curdi non hanno aiutato gli alleati nella seconda guerra mondiale?

La risposta a questa domanda è NO.

I curdi hanno aiutato, e se lo sono preso nel cu… come era già successo nella prima guerra mondiale.
(mi viene da pensare che sono coglioni loro allora, visto che puntualmente hanno aiutato gli “noi” occidentali che, nel momento del bisogno gli “abbiamo” promesso autonomia e indipendenza, e poi finita la guerra “ci siamo” rimangiati tutto.

Ogni riferimento a Francia, Regno Unito, Russia, e USA è puramente voluto.

Nel 1936 la Siria e il Libano erano “protettorati” francesi e in quanto tali, godevano di una certa autonomia, almeno per quanto riguarda la politica interna (quella estera no, quella estera dipendeva da Parigi), questi protettorati erano stati creati sulle ceneri dell’impero ottomano, in un processo di ripartizione territoriale tra i vincitori della guerra, che aveva visto un parziale mantenimento delle promesse fatte da Francia e Regno Unito agli alleati mediorientali, dando così ad alcune tribù (e a discapito di altre tribù) no stato più o meno autonomo in cui vivere, e, all’interno dei confini di questi stati, erano stati inglobati territori e regioni abitati da altre popolazioni, e, una delle popolazioni cha aveva visto smembrare la propria regione, per vederla poi inglobare in altre realtà statali, erano proprio i Curdi, la cui regione di origine venne inglobata in Siria, Iraq e Iran.

Con la caduta di Parigi nel 1940 e l’annessione, chiamiamola così, della Francia al Terzo Reich, con l’istituzione del governo di Vichy, queste regioni autonome, diventarono decisamente meno autonome, e sempre più vicine, per non dire piegate, alla volontà tedesca. Detto in soldoni, Siria e Libano, un tempo protettorati autonomi francesi, dal 1940 diventano avamposti mediorientali del terzo reich.

Parallelamente, la germania stava cercando di assumere il controllo, indiretto, anche dell’Iraq e dell’Iran, protettorati britannici, e per farlo, già a partire dal 1939, la germania aveva appoggiò una serie di insurrezioni, armato milizie locali di gruppi nazionalistici antisemiti e finanziato un tentato colpo di colpo di stato in Iraq.

Il colpo di stato in Iraq portò inizialmente alla deposizione del reggente iraqueno filo-brigtannico ‘Abd al-Ilah e del suo primo ministro Nuri al-Said, insediando al loro posto, Rashid Ali al-Gaylani come nuovo primo ministro del nuovo governo, questa volta filo-tedesco. Con il colpo di stato in Iraq si apre una parentesi durata circa quaranta giorni e nota come “quarto d’oro”.

Il governo del quarto d’oro non fu semplice, e la transizione non fu pacifica, anzi, le insurrezioni continuarono, i combattimenti continuarono e gli Iracheni “filobritannici” fedeli al legittimo re, armati dai britannici e con l’aiuto delle numerose tribù indigene (tra cui i curdi) riuscirono a sottrarre nuovamente il paese al controllo dell’asse e riportarlo al fianco degli “alleati“.

Questo colpo di stato fallito, grazie anche e soprattutto al ruolo giocato dalle tribù locali armate dai britannici, è più che sufficiente a dirci che non è affatto vero quanto asserito da Trump, ovvero che i Curdi non hanno aiutato gli alleati nella seconda guerra mondiale. Ma, visto che in questo momento non c’era ancora stata l’operazione Barbarossa e che questi eventi precedono di almeno due anni la conferenza di Teheran, probabilmente per Trump non sono rilevanti, anche perché poi diciamolo, in questa vicenda, gli USA non sono intervenuti.

Torniamo allora in Siria, abbiamo visto che questa, dopo il 1940 è passata sotto il controllo di Vichy e del Terzo Reich, sempre nel 1941, gli “alleati” , ancora una volta Britannici, con al seguito quello che rimaneva delle milizie francesi che avevano deciso di non piegarsi alla germania, ma anche l’india britannica e l’Australia, diedero supporto alle tribù indigene della Siria settentrionale, da cui, tra giugno e luglio del 1941, partì l’offensiva verso Damasco e la conseguente occupazione della regione.

Gli scontri tra le tribù armate dagli alleati e le forze governative armate dall’asse ebbe come esito, ancora una votla, una vittoria “alleata” ma, anche questa volta, evidentemente, il fatto che gli USA non fossero coinvolti negli sconti e che questi siano avvenuti prima della conferenza di Teheran, evidentemente per Trump è da considerarsi una vicenda irrilevante o comunque poco significativa, del resto, cosa vuoi che sia la liberazione del medio oriente dalla presenza nazifascista.

Rimangono nell’equazione i curdi turchi, ma come già detto, sulla carta la turchia era alleata degli alleati, e i curdi Iraniani.

Vediamo allora come si sono comportati i curdi in Iran.

In Iran, come in Iraq e Siria, si combatte sempre nel 1941 e, come avvenuto in Siria e Iraq, anche in Iran, gli alleati (sempre i britannici), combatterono con l’aiuto delle tribù indigene, e come avvenuto in Siria e Iraq, ebbero ragione sulle milizie nazionaliste filo germaniche e antisemite nella regione.

Detto molto brevemente quindi, ogni volta che in “Kurdistan” si è combattuto, durante la seconda guerra mondiale, i Kurdi hanno imbracciato le armi e le uniformi degli alleati, hanno combattuto al fianco dei Britannici contro i Nazisti e le tribù armate dai nazisti, hanno aperto il fuoco, mettendo a rischio e sacrificando la propria vita per combattere il terzo reich.

I Curdi, e cito loro per citare tutte le tribù indigene che hanno combattuto contro il terzo reich, hanno giocato un ruolo decisivo nella regione, assicurando agli alleati una vittoria altrimenti impossibile da raggiungere, e dire che, i Curdi non hanno aiutato gli alleati durante la seconda guerra mondiale, perché non sono sbarcati in normandia è una bugia grossa come l’america.

Una colossale bugia, detta (a mio avviso) da Trump, sapendo di mentire, ignorando Storia (e anche un po’ di geografia) pur di non ammettere che gli USA si sono piegati alla volontà Russa e che ormagli l’Impero Americano, non è più il garante dell’ordine e della sicurezza globale, ruolo che gli USA avevano rivendicato per se, dopo la guerra fredda, appuntandosi da soli, la stella dello sceriffo sul petto.

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