Da persona che non è interessata e non segue il calcio, cado letteralmente dalle nuvole nello scoprire che in Italia, dal 2014 (opera del governo Renzi, con Alfano Ministro degli Interni) una legge totalmente incostituzionale ed estremamente discriminatoria che consente il “divieto di trasferta”.

Sono stupito, confuso e inquietato nello sentire al tg che il ministro dell’interno a seguito di alcuni scontri sta ventilando l’ipotesi del “divieto di trasferta” un concetto fino a quel momento, per me alieno e quando vado ad approfondire, mi inquieta e spaventa non poco scoprire di cosa si tratta.

In pratica, nel 2014 è stata introdotta una modifica alla legge n. 401 del 13 dicembre 1989, che autorizza il Ministro degli Interni, a disporre il sopracitato “divieto di trasferta”, ovvero il divieto di aprire il settore ospiti di uno stadio e il divieto di vendere titoli d’accesso (biglietti) a soggetti “residenti” nella provincia delle squadre ospiti.

Questa legge è surreale, imbarazzante e discriminatoria, in modo aberrante, lo è perché viola i principi del diritto italiano e lo stesso diritti italiano. In quanto legge italiana dovrebbe essere letta in funzione della Costituzione, e pure, questa legge, è a tutti gli effetti un “eccezione” ai diritti costituzionali.

Viola i principi del diritto perché viola la “presunzione di non colpevolezza”.

Vietare l’accesso a qualcuno allo stadio, perché altre persone con le quali quel soggetto non ha alcun legame dimostrato e dimostrabile, presuppone la sua colpevolezza e questo è contrario al diritto italiano per il quale si è innocenti, e non colpevoli, fino a prova contraria.

In questa norma, il solo essere residenti di una provincia in cui risiedono, forse, altre persone, che potrebbero aver commesso un reato, è sufficiente a renderti colpevole quanto loro.

Stiamo letteralmente dicendo “tutti i residenti di X sono colpevoli, perché il signor Mario Rossi, residente ad X ha fatto questo”. Non serve un genio per capire la pericolosità di una simile norma.

Viola il diritto italiano, la costituzione, il sacro articolo 3 della costituzione, per il quale tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali, smette di esistere, non ha più alcun valore di fronte a questa norma, per la quale, è sufficiente essere residenti di una determinata provincia, nella quale, un soggetto altro, ha commesso un reato, per perdere la propria dignità sociale

Questa norma è contraria ad ogni singolo carattere dell’articolo 3 della costituzione.

Viola la libertà e i diritti civili degli italiani, perché in virtù del sopracitato articolo 3, e della sopracitata presunzione di non colpevolezza, impedire ad un libero cittadino italiano, di accedere ad un luogo, solo perché residente in una determinata provincia, non sta ne in cielo ne in terra.

Il divieto di “trasferta” è l’equivalente del “vietato l’accesso ai cani e agli ebrei” del regime Nazista e del regime Fascista, è una legge raziale, senza se e senza ma.

Totalmente iniqua e incostituzionale, totalmente aliena al nostro ordinamento giuridico, ma soprattutto, è una legge che non ha alcuna utilità in termini di sicurezza.

Se ragionassimo come si ragiona con in questa norma, per un qualsiasi altro campo, vivremmo in un regime totalitario.

Faccio un esempio pratico. Un uomo biondo, di origini sarde entra in un negozio e lo rapina. La risposta delle autorità sulla base dei principi che regolano il “divieto di trasferta” è convocare in questura tutti i sardi. Avvisi di garanzia inviati a tutti i sardi biondi. perché dai, sono sardi, sono biondi, il rapinatore era sardo e biondo… Capiamo che è surreale come cosa, e pure, per il calcio è esattamente così. Il divieto di trasferta fa esattamente questo. Punisce tutti gli abitanti di una data provincia, senza alcuna correlazione logica.

Si tratta di un precedente pericoloso, che da troppi anni si insedia nel nostro ordinamento giuridico offuscato dalla violenza di alcune frange estremiste di tifosi, e, per assurdo, invece di punire loro, punisce tutti gli altri.

Si tratta di una norma norma discriminatoria, degna di un regime totalitario, non di un paese libero come l’Italia.

Magari mi sbaglio, ma personalmente trovo vergognoso che sia stata “varata” una simile legge che in soldoni, autorizza il Ministro degli Interni, che dovrebbe essere il garante della sicurezza, a discriminare e trattare come dei criminali, in maniera puramente arbitraria, i cittadini di una data provincia.

E, a scanso di equivoci, per quanto si tratti di uno strumento a mio avviso delirante, incostituzionale e pericoloso, si tratta comunque di uno strumento che fa parte del nostro ordinamento giuridico ed è più che legittimo che il Ministro degli Interni ne faccia ricorso.

E sempre per chiarezza, legittimo significa che è legale, non che è giusto o rispettoso dei principi costituzionali. E per quanto mi riguarda, questa norma è tutto tranne che giusta e costituzionale.

E per inciso, lo dice una persona che probabilmente in uno stadio, durante una partita, non ci entrerebbe neanche se pagato.

Di Antonio Coppola

Studente di storia contemporanea, geopolitica e relazioni internazionali. Appassionato di musica, tecnologia e interessato ad un po tutto quello che accade nel mondo.

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