Bettino Craxi, i suoi ultimi vent’anni, di Umberto Cicconi | Guida alla lettura

Bettino Craxi, i suoi ultimi vent’anni. Una biografia molto intima di Craxi curata da Umberto Cicconi, fotoreporter e caro amico Craxi

Qualche settimana fa, l’editore Diarkos mi ha contattato per la pubblicazione del nuovo libro di Umberto Cicconi, “Bettino Craxi, i suoi ultimi vent’anni“. Si tratta di una biografia di Craxi, scritta da una persona che, al di la delle vicissitudini politiche e storiche, è stato, per lungo tempo “un ombra discreta” dello stesso Craxi, almeno secondo le parole di Vittorio Michele Craxi, meglio noto come Bobo Craxi, figlio secondogenito dell’ex presidente del consiglio, a cui è affidata la prefazione del libro.

Come anticipato su Instagram, quando ho ricevuto il libro, la mia guida non sarà esente da critiche all’opera e anzi, punterò soprattutto la lente sulle problematiche del libro, il cui racconto, senza nulla togliere alle competenze dell’autore, è molto personale e vivido.

Umberto Cicconi non è solo un reporter e fotografo che ha seguito da vicino l’ultimo ventennio di Craxi, ma è anche un amico di famiglia dei Craxi, legato a Bettino di cui è stato fotografo personale e, per ammissione dello stesso Bobo, un caro amico anche dei figli.

Oltre alla prefazione di Bobo Craxi, il libro contiene anche una postfazione a cura di Ananda Craxi, figlia di antonio Craxi, fratello minore di Bettino.

Come Bobo anche Ananda sottolinea la vicinanza di Cicconi a Craxi, e, nella sua postfazione scrive “Cicconi, come lo chiamava lo zio (Bettino) è l’unica persona che io conosca rimasta fedele alla storia della vita di Bettino Crazi. Lui è letteralmente accanto a zio per tutti i sette anni trascorsi ad Hammamet, quando lo Zio era solo ed il mondo gli aveva voltato le spalle”. aggiungendo poi che Cicconi, “si è dimostrato più di un figlio per Bettino, fino alla fine della sua vita.”

Prefazione e postfazione ci mostrano in maniera evidente e inopinabile che vi è un profondo legame umano tra l’autore dell’opera e il soggetto della stessa, tuttavia, la presenza di questi tasselli in apertura e chiusura della biografia, contribuiscono a mettere in guardia il lettore da quell’opera che, come l’ha definita Bobo, non è propriamente un racconto storico di Craxi, quanto più un “lungo omaggio affettuoso” all’uomo e all’amico.

Vi è dunque una profonda onestà intellettuale da parte dell’autore che non nasconde e anzi, tende a sottolineare il proprio affetto all’uomo e la vicinanza alla famiglia Craxi, di cui in un modo o nell’altro è entrato a far parte.

Prima di cominciare con la guida alla lettura voglio segnalarvi un interessante intervista al professor Luigi Musella in cui il nostro collaboratore Sunil Sbalchiero, in cui hanno parlato proprio di Craxi e del PSI.

Chi è Umberto Cicconi

Come anticipato nell’introduzione, Umberto Cicconi è un fotoreporter che ha seguito da vicino le vicende e la storia personale politica di Craxi in qualità di suo fotografo personale e, a partire dalla fine degli anni novanta e primi anni duemila, ha pubblicato diversi libri di carattere biografico e aneddotico legati alla figura di Craxi, e, a ridosso della scomparsa dell’ex leader socialista, nel 2001 pubblica, in collaborazione con la fondazione Craxi, un album fotografico intitolato “Craxi. Una Storia“, ricco di fotografie che raccontano non solo il politico e lo statista, ma anche e soprattutto l’uomo Craxi.

Sulla stessa linea nel 2005, insieme all’editore Sapere 2000 pubblica un libro intitolato “Segreti e Misfatti – Gli ultimi vent’anni con Craxi“, un opera che dal sapore biografico, con prefazione del giornalista Antonio Ghirelli, ricca di aneddoti personali che la critica all’epoca definì come un racconto contenente giudizi, pensieri e ricordi di Craxi.

Al di la del legame personale con Craxi, Cicconi si è occupato anche di altro nella propria carriera, pubblicando numerose fotografie su riviste di attualità e politica come L’Espresso, Panorama, Oggi, e Chi.

Volendo esprimere un giudizio critico su Cicconi, possiamo dire che le sue fotografie, le sue raccolte e le sue mostre fotografiche, hanno raccontato parte della storia quotidiana, politica e non solo, del novecento italiano. E proprio su questo tema si è concentrata una delle sue mostre più importanti, realizzata collaborazione con la Casa del Cinema di Roma, in cui sono state esposte, nel 2010, decine di fotografie dell’Italia dal secondo dopoguerra al boom economico.

Per quanto riguarda la vicinanza di Cicconi alla famiglia Craxi, come anticipato nell’apertura, questa è evidente, la stessa Ananda Craxi, nipote di Bettino, precisa, nella postfazione all’opera che Cicconi, durante gli anni dell’esilio tunisino di Craxi, è rimasto al fianco di Bettino.

La struttura del libro

Chiusa la parentesi sull’autore che, utile per capire meglio quali possono essere i limiti dell’opera, guardiamo ora alla struttura del libro.

Copertina del libro Bettino Craxi, i suoi ultimi vent'anni, di Umberto Cicconi, edito da Diarkos editore
Copertina del libro Bettino Craxi, i suoi ultimi vent’anni, di Umberto Cicconi, edito da Diarkos editore

La biografia si apre con tre prefazioni, la prima a cura di Bobo Craxi, figlio di Bettino, la seconda, a cura di Giancarlo Governi e la terza a cura di Antonio Ghirelli, già curatore della prefazione di Segreti e Misfatti.

Alle prefazioni, che raccontano il legame dell’autore con il soggetto della biografia, fa seguito il vero corpus narrativo dell’opera, in cui Craxi viene raccontato da diverse angolazioni, con una narrazione trasversale che, attraverso l’uso massiccio di aneddoti, racconta gli ultimi 20 anni della vita di Craxi, dall’esperienza politica degli anni ottanta, fino alla fine dei suoi giorni ad Hammamet.

Seguono poi la postfazione di Ananda Craxi , nipote di Bettino e in fine, ma non meno importante, un capitolo intitolato “Profilo biografico di Bettino Craxi” curato da Angelo Ruggieri, già curatore della biografia di Craxi presente nel primo libro di Cicconi “Segreti e misfatti”.

Quest’ultimo tassello dell’opera si configura come una breve biografia che, in forma cronistica, traccia in modo estremamente puntuale i momenti salienti della vita di Benedetto Craxi, dalla sua nascita a Milano, presso la Clinica di via Macedonio Melloni il 24 febbraio 1934, alle 5 del mattino, passando per le tappe fondamentali della sua carriera politica, fino all’esilio e poi alla morte, avvenuta il 19 gennaio del 2000, alle 16:30.

Ruggiero ci fornisce un autentica crono storia di Craxi, puntuale e fattuale in cui gli avvenimenti che hanno segnato la vita dell’uomo e del politico, vengono esposti in maniera pura, senza alcun tipo di giudizio personale e vizi di forma.

La biografia

Prefazioni, postfazione e biografia finale sono ornamenti fondamentali per comprendere a meglio l’opera, ma la sua vera essenza si riversa nei 21 capitoli curati da Cicconi.

Questi, come anticipato, raccontano circa vent’anni di vita e storia Craxi, in modo trasversale, attraverso un massiccio utilizzo di aneddoti e considerazioni dell’autore.

Ognuno di questi capitoli, proprio per la loro natura trasversale, può essere letto in maniera scollegata da tutti gli altri, il lettore ha quindi la possibilità di soffermarsi su uno o più temi, senza dover necessariamente leggere l’intera opera, io stesso, durante la seconda lettura del libro, ho preferito soffermarmi solo su alcuni capitoli.

Particolarmente toccanti e vividi sono quei capitoli che forniscono una narrazione umana e personale, molto intima per certi versi, come ad esempio il capitolo dedicato alla famiglia Craxi che, da pagina 145 a 152 ci racconta una dimensione di Craxi esterna alle cronache e vicissitudini politiche.

Vi è un passaggio a pagina 149 in cui Cicconi racconta un aneddoto che ha come protagonisti se stesso, Bettino e Anna Maria Moncini, moglie di Craxi.

L’autore racconta di una festa alla quale, tra gli altri era presente l’allora segretario del PSDI Pietro Longo. Terminata la festa, mentre tutti rincasavano Craxi chiese a Cicconi se avesse trovato posto in albergo, Cicconi racconta che durante tutta la serata aveva detto di non aver trovato posto in albergo, allora Craxi, dopo una risata, lo invitò a passare la notte in casa sua e Anna aggiunse che bisognava procurargli anche un pigiama e una camicia per l’indomani, poiché Cicconi non aveva portato con se nulla.

L’aneddoto continua raccontando che, all’indomani mattina, Anna gli portò il caffè in camera.

Questo aneddoto è uno dei tanti che compongono il libro, e tra i tanti mi ha colpito particolarmente per la sua genuinità, è un ricordo personale, molto intimo e in un certo senso dolce che rimarca la già menzionata vicinanza dell’autore alla famiglia Craxi e che, allo stesso tempo, ci racconta l’uomo Craxi e non il politico o lo statista.

Ed è proprio in questo tipo di aneddoti che la biografia acquisisce il proprio valore, unico e inestimabile, poiché ci fornisce un racconto umano, ci racconta le sensazioni e le emozioni di Craxi attraverso la sua vita quotidiana.

In queste pagine non troviamo molto spazio per i grandi momenti politici, troviamo invece l’armonia familiare di un Craxi che si risveglia da una pennichella pomeridiana in una giornata di riposo, di una passeggiata domenicale, di una cena in famiglia, di una colazione veloce, ancora in vestaglia e pigiama.

Troviamo l’intimità e la normalità di uno dei grandi e controversi protagonisti della recente storia italiana.

Se da un lato capitoli come quello sulla famiglia Craxi sono in grado di strappare un sorriso al lettore che immagina il grande statista sporcarsi la camicia con del caffè durante la colazione, altri, come il capitolo dedicato alla parentesi tangentopoli, proiettano l’uomo nel contesto politico dell’Italia dei primi anni novanta, un Italia attraversata da scandali e inchieste giudiziarie che, nella narrazione dell’autore, Craxi visse con grande preoccupazione e solitudine.

Questi capitoli sono a mio avviso i più problematici, proprio per effetto della vicinanza dell’autore al protagonista della biografia, che in un momento storico di grande tensione e incertezza, viene raccontato in modo parziale. L’opera purtroppo, manca di distacco storico e i ricordi personali dell’autore, mettono in secondo piano le problematiche giudiziarie dello statista.

Considerazioni personali sul libro

L’opera in se è molto interessante e fornisce un racconto diverso, un immagine di Craxi che difficilmente troviamo in altre opere e in altre narrazioni. Quello di Cicconi è un racconto molto appassionato e vivido, sicuramente di parte per effetto del suo legame personale con Craxi, ma allo stesso tempo interessante.

Se si tiene a mente questo legame durante la lettura, e l’autore non mancherà di ricordarlo in tutto il corpus narrativo dell’opera, l’esperienza della lettura è sicuramente interessante e appagante.

Il libro è scritto in modo eccellente, la lettura è fluida e il lettore, grazie agli innumerevoli aneddoti è incentivato dalla curiosità ad andare avanti. In altri termini è un libro ben scritto, che si legge bene, in modo fluido, ma, bisogna stare attenti a non cadere nell’illusione.

Cicconi è un amico, quasi un figlio per Craxi, vede se stesso come parte della famiglia Craxi e la stessa famiglia Craxi lo vede e tratta come parte della famiglia e questo conduce al problema dell’imparzialità, che manca in modo assoluto nel libro.

La narrazione non è imparziale e non vuole esserlo, ma questo, per assurdo, non è un problema, non lo è perché l’autore è perfettamente consapevole del suo essere di parte e non lo nasconde ma al contrario lo ribadisce più e più volte nell’opera.

Come scritto da Bobo Craxi nella prima prefazione al libro, “Bettino Craxi, i suoi ultimi vent’anni” è un lungo omaggio affettuoso alla figura di Craxi, ed è esattamente così che deve essere trattato il libro. Come un racconto familiare, come un ricordo dell’uomo al di la della politica e delle vicende giudiziarie e, anche in quei più momenti cupi, l’autore rimane vincolato e fedele all’uomo, all’amico, senza alcuna pretesa di voler fornire una narrazione oggettiva e superpartes.

Se devo esprimere un giudizio complessivo sul libro, direi che alcuni capitoli sono più validi di altri e avrei preferito un libro con qualche capitolo in meno.

Non me ne voglia Cicconi, ma se avesse omesso i capitoli su Tangentopoli, sul primo governo socialista dell’Italia repubblicana e i capitoli sulle vicissitudini giudiziarie, lo avrei apprezzato molto di più.

A tal proposito, consiglio particolarmente la lettura dei capitoli sulla Famiglia Craxi e il capitolo intitolato “padri e figli” e sconsiglio il capitolo “Le Regole ci sono, ma gli arbitri sono di parte”.

Quest’ultimo è forse il capitolo nero del libro, un capitolo a mio avviso totalmente sbagliato, e per certi versi fuori luogo, che non dovrebbe essere presente nel libro, perché racconta un Craxi vittima, puntando il dito, proponendo giudizi, quasi puntando il dito contro la magistratura per aver svelato i misfatti dell’ex presidente del consiglio.

Un capitolo in altri termini vittimista e fazioso, di carattere politico, oltre che polemico, che, a mio avviso stona con i temi e i toni, del resto dell’opera.

Conclusioni

Bettino Craxi, i suoi ultimi vent’anni, è un libro da prendere con le pinze, per una buona lettura dell’opera, il lettore deve essere costantemente attento, per distinguere fatti e considerazioni personali. L’autore non manca di sottolineare la propria vicinanza a Craxi, e, se questa vicinanza nella maggior parte del libro, quando si parla dell’uomo Craxi rappresenta un valore aggiunto, in altre parti del libro, quando si parla del politico e dello statista Craxi, soprattutto in rapporto alle vicende giudiziarie dell’ex primo ministro, rappresentano un forte elemento di criticità che porta l’autore a commentare e raccontare da un punto di vista molto personale, alcuni eventi e avvenimenti storici che invece andrebbero affrontati con un forte distacco emotivo che nell’intera opera manca totalmente.

Un’intervista su Craxi e il Psi al professor Luigi Musella

 

L’intervista di oggi è al professor Luigi Musella  autore di una biografia su Craxi  ( Salerno Editrice. 2007)  e insegna Storia Contemporanea presso l’Università di Napoli «Federico II».

Craxi come politico è stato una delle figure principali della storia dell’Italia repubblicana, tuttavia  poche sono le biografie e gli studi che si sono occupati di lui:. Secondo Lei ciò a cosa è dovuto? Quanto questa mancanza di studi è influenzata dal modo in cui è terminata la vicenda politica di Craxi?

Sicuramente in Italia c’è sempre stato un legame tra politica e storiografia. In qualche modo gli storici hanno sempre ritenuto che l’oggetto della ricerca fosse rappresentativo della propria inclinazione politica. Non c’è dubbio, quindi, che Craxi ancora oggi è carico dei valori che la sua fine politica gli ha attribuito.

-In che contesto si  è formato il giovane Craxi  e che ruolo ebbe il padre nella sua formazione?

Craxi si è formato in un clima politico che all’ideologia attribuiva molto peso. La vicenda del padre ha influito molto, soprattutto per i suoi rapporti con il Pci, ritenuto un partito poco democratico e oppressivo nei confronti del Psi. E’ chiaro, inoltre, che la sua iscrizione al Psi s’inseriva in una forte tradizione familiare.

-L’ascesa di Craxi alla segreteria del PSI avvenne in un momento particolare cioè quando era finita la formula di governo del centro-sinistra e nella fase in cui si iniziava a parlare di compromesso storico. Quale era la situazione interna al PSI quando Craxi diventò Segretario del  partito?

 

Il Psi usciva da una pesante sconfitta elettorale. Era poi finito un ciclo politico che imponeva un ricambio generazionale. De Martino e Mancini erano, in qualche modo, alla fine della loro leadership nazionale. Craxi sembrò a molti una soluzione transitoria. Si sottovalutò il carattere del leader, che lottò non poco negli anni successivi per affermare il suo dominio.

 

-In che modo Craxi cercò di dialogare con la DC evitando un ritorno all’esperienza del centro-sinistra?

In realtà Craxi cercò di affermare un ruolo nuovo per il Psi. Tra Dc e Pci ritenne che il Psi dovesse far valere la propria centralità e necessità per la formazione di una maggioranza. Quindi, nonostante il piccolo peso elettorale, i socialisti avrebbero dovuto puntare alla propria indispensabilità. Il centro-sinistra, secondo Craxi, aveva finito solo per esaurire i socialisti, utilizzati strumentalmente dalla Dc.

 

-Durante il sequestro di Aldo Moro, Craxi prima sostenne la linea della fermezza, successivamente la linea della trattativa,quali furono le motivazioni che portarono a questo cambiamento?

Craxi fu più un abile tattico che uno stratega. La sua scelta su Moro servì a esaltare il Psi in una posizione un po’ solitaria, ma che lo potesse ripagare sul piano del consenso.

 

-Nella parte finale del suo libro scrive di un rapporto molto stretto tra Craxi e Cossiga, questo rapporto era già presente anche quando i due ricoprivano incarichi istituzionali?

Si.

 

-Un aspetto importante per capire Craxi e la sua esperienza politica è quella del suo anticomunismo, in che contesto politico e culturale maturò questo suo anticomunismo che caratterizzerà tutta la sua vicenda politica?

L’anticomunismo di Craxi fu deciso fin dalle sue prime esperienze a Sesto S. Giovanni. Poi ci furono i viaggi giovanili nei paesi dell’est. Riteneva il Pci un partito antidemocratico al suo interno e un partito che voleva imporre la dittatura al paese. Poi, memore dell’esperienza politica paterna, non credeva assolutamente in una alleanza tra Pci e Psi. I comunisti, secondo lui, volevano solo egemonizzare gli altri partiti di sinistra.

 

-Uno degli episodi più studiati dell’esperienza politica di Craxi è quello che successe a Sigonella. In che contesto internazionle si sviluppò questa vicenda?

Craxi ha sempre creduto che l’Italia dovesse avere un ruolo nevralgico nel Mediterraneo e ha sempre avuto un buon rapporto con i paesi del Mediterraneo. E’ nota la sua sintonia con Arafat. Anche se questa sua politica trovò spesso una sponda favorevole in molti democristiani. Sigonella fu la riaffermazione dell’autonomia dell’Italia soprattutto nei confronti degli Stati Uniti.

 

La crisi del Psi e l’ascesa alla segreteria del partito di Craxi

La crisi del Psi e l’ascesa alla segreteria del partito di Craxi

Nel luglio del 1976 il Psi era in crisi: il partito era in fibrillazione, la base avvilita, i quadri smarriti i vertici contestati e, alle ultime elezioni, era sceso al 9% distanziato di ben 25 punti percentuali dal Pci. In questa situazione si temeva per la sopravvivenza stessa del partito. Il vicesegretario Giovanni Mosca si era dimesso prima del risultato finale e il segretario De Martino, nella sua dichiarazione, sembrava rassegnato, tanto da non riuscire a nascondere la profonda delusione. Di questa situazione e dei negativi risultati elettorali, furono accusati Nenni, De Martino e Mancini, come era già successo nel 1968 quando era stata resa difficile la riunificazione con Il Psdi. In questa situazione in cui la base era disorientata e i dirigenti si accusavano a vicenda venne convocato il Comitato centrale.

Nel luglio del 1976 il segretario De Martino e il gruppo dei leader storici, dopo una riunione del Comitato centrale a Roma all’hotel Midas si dimisero e vennero sostituiti dai loro luogotenenti che commisero quasi un “parricidio “. I luogotenenti erano Claudio Signorile, Antonio Landolfi, Bettino Craxi ed Enrico Manca, che erano i figli politici rispettivamente di Lombardi, Mancini, Nenni e De martino. Le correnti maggiori di quel periodo (“lombardiani”,“manciniani”e“demartiniani”) non riuscirono a trovare un accordo per il nuovo segretario e quindi scelsero il leader del gruppo minore cioè Craxi, che guidava una corrente che si attestava intorno al 10% .

Bettino Craxi era nato a Milano il 24 febbraio del 1924, suo padre era di origine siciliana; egli militò agli inizi degli anni cinquanta in organismi universitari come l’Unione goliardica italiana. Fin dagli esordi si schierò su posizioni autonomiste rispetto al Pci; questo gli valse numerose critiche dall’allora vice segretario del Psi De Martino, in quanto cercava di separare gli universitari socialisti da quelli comunisti. Un fatto che segnò la gioventù di Craxi fu la rivolta di Budapest nel 1956, tanto che egli non ebbe mai posizioni di tipo filocomunista. Negli anni Settanta a Milano Craxi cercò di dimostrare che essere anticomunisti non significava per forza essere subalterni alla Dc come com’era già accaduto nel capoluogo lombardo, quando attraverso un lavoro tenace e sotterraneo era riuscito a ribaltare l’accordo di centro-sinistra, e dar vita, ad una giunta rossa, anche se la scelta non era stata obbligata dai numeri. Questo fatto giocò a favore dell’immagine di Craxi dal momento in cui, almeno sentimentalmente, la base era a favore dell’alternativa al centro-sinistra.

Bettino Craxi diventò segretario del partito a soli quarantadue anni nel 1976; quando il Comitato centrale si riunì all’Hotel Midas nessuno pensava a lui come segretario, futuro leader incontrastato del Psi, anche perché non era molto conosciuto. In lui non si vedevano le qualità di un grande politico, la sua era una retorica asciutta e priva di passionalità, tipica di un burocrate che aveva scalato un po’ alla volta i gradini interni del partito, raggiungendo la vicesegretaria nel 1969. Le poche doti che gli venivano riconosciute erano l’efficienza e il pragmatismo. Veniva sottovalutato, tanto che si pensò ad un’ operazione orchestrata dietro le quinte da Mancini, pronto a spodestare De Martino, per vendicare la sconfitta del 1972, nell’intento di guidare i giovani luogotenenti portati al vertice. I giornali avrebbero preferito al suo posto Antonio Giolitti; La Repubblica definì Craxi “Il tedesco del Psi”, il Manifesto “L’americano amico di Kissinger”,dal Fortebraccio fu considerato il “Nihil, il signor Nulla”. Il leader socialista Riccardo Lombardi ne diede una definizione lapidaria: « Io non l’ho votato – affermò Lombardi – perché Craxi rappresenta un passato che non mi piace. Ma non mi stupirei di un suo cambiamento perché l’uomo è intelligente. La storia ne offre diversi esempi di persone che subito dopo una investitura hanno cambiato politica. Ricordate papa Urbano VIII? Quando era cardinale proteggeva Galileo, poi appena avvenne la vestizione prese le distanze. Ecco io credo che Craxi abbia questa occasione: di prendere le distanze da una certa politica di alleanze e di contenuti che ha contrassegnato il suo passato». In tutti questi commenti c’era troppo colore e qualche ingenerosità verso il nuovo segretario che dovette affrontare una sistuazione complessa. Quasi nessuno capì il momento di svolta nemmeno giornalisti importanti come Scalfari e Pansa.

Craxi venne eletto da una maggioranza eterogenea e litigiosa, che non sembrava adatta a guidare in un momento di crisi il partito, dettando una nuova linea per il rinnovamento del Psi. Questa maggioranza però era composta da un gruppo dirigente che non aveva vissuto gli anni dell’alleanza con il Pci, ma gli anni del centro-sinistra e quindi aveva maturato un visione più laica e concreta della lotta politica.

La questione principale che dovette affrontare Craxi fu la strategia politica. Il ritorno al centro-sinistra era impossibile per un segretario che si presentava come l’uomo del rinnovamento. L’alternativa e cioè l’alleanza con il Pci non era possibile, in quanto Berlinguer non era disponibile su questa linea, ed in questa fase era impegnato nella strategia del compromesso storico con la Dc guidata dal presidente Moro, che rimaneva il leader più influente della politica italiana in quel periodo. La strategia del compromesso storico e della solidarietà nazionale lasciava poco spazio al Psi che si trovò stretto tra due “giganti” e quindi rischiava di essere ridotto al rango di vassallo minore.

Queste furono le prime difficoltà che dovette affrontare il nuovo segretario del Psi, in un contesto ulteriormente complicato da fattori esterni come gli anni di piombo, che raggiunsero l’apice in quel periodo, e la crisi dell’intera società italiana.

Bibliografia:

P. Mattera, Storia del Psi (1892-1994), Carocci, Roma, 2010

(a cura di) G. Sabbatucci, Storia del socialismo Italiano,vol. 6, Il Poligono, Roma, 1981

(a cura di) S. Colarizi, M. Gervasoni, La cruna dell’ago, Laterza. Roma- Bari, 2005

M.Spini, Craxi, Mondadori, Milano, 2006