Epidemie Virali su Facebook, ma mancano molti (troppi) nomi all’appello

Negli ultimi quattro secoli, il mondo ha conosciuto innumerevoli epidemie virali, più o meno ampie e pericolose, alcune hanno provocato poche migliaia di vittime, altre, diversi milioni, ma per il popolo di facebook e dei social network, solo 4 di queste epidemie che hanno colpito l’europa tra il 1720 ed il 2020, meritano di essere citate.

 Nel 1720 la peste. Nel 1820 il colera. Nel 1920 l’influenza spagnola. Nel 2020 il coronavirus.

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Negli ultimi quattro secoli, il mondo ha conosciuto innumerevoli epidemie virali, più o meno ampie e pericolose, alcune hanno provocato poche migliaia di vittime, altre, diversi milioni, ma per il popolo di facebook e dei social network, solo 4 di queste epidemie che hanno colpito l’europa tra il 1720 ed il 2020, meritano di essere citate.

Su Facebook sta circolando questa serie di “date” che in qualche modo vorrebbero richiamare ad una natura ciclica di epidemie, di varia natura, che si sono susseguite a intervalli regolari, negli ultimi quattro secoli, c’è però in questa informazione un terribile errore di valutazione, che, se nel caso “migliore” presenta un errore di pochi anni, nel caso peggiore presenta un errore pluridecennale, insomma, ci da delle date che non sempre sono veritiere, ma andiamo con ordine.

Nel 1720, in europa, era effettivamente in corso una grande pestilenza, una delle ultime grandi pestilenze della storia europea, de facto, l’ultima pestilenza registrata nel regno di Francia, o meglio, nel regno di Francia e Navarra. Ma, a scanso di equivoci, anche se estremamente importante e con numeri apocalittici, non fu una pestilenza che si diffuse su scala globale, ne su scala europea.

La Peste di Marsiglia

Nel 1720 la peste c’era, ma era circoscritta a Marsiglia, e alle zone limitrofe, dove sembrerebbe essere era arrivata, a bordo della Grand-Saint-Antoine, un mercantile proveniente dalla Siria, il cui carico di tessile sembrerebbe essere stato infettato dai bacilli di Yersinia pestis, un batterio zoonotico che quindi può passare di specie, in particolare, questo batterio passa dalla pelle del ratto all’uomo, attraverso parassiti e altri vettori, causando malattie quali peste bubbonica, peste setticemica e peste polmonare. Ed è proprio la peste setticemica quella che colpì Marsiglia nel 1720. Secondo i più recenti studi microbiologici, è la “variante (passatemi il termine) della peste, riesce facilmente a diffondersi in periodi come primavera, estate e autunno, diversamente dalla peste polmonare e quella bubbonica, che invece, si diffondono più facilmente nei mesi più freddi dell’anno. Questi studi sono coerenti con la teoria per cui i bacilli di Yersin siano arrivati in Provenza dalla Siria o comunque dal medio oriente, luogo in cui hanno più facilità di sopravvivere rispetto all’Europa settentrionale, spiegherebbero inoltre perché la peste sia esplosa proprio nel mese di Maggio.

Clima e ambiente sono un fattore determinante estremamente importante nella diffusione e nel contrasto di malattie come la peste, soprattutto in età moderna e medievale.

Se bene la Peste di Marsiglia sia ormai nota come la peste del 1720, in realtà, nel 1720, la malattia, per quanto ampiamente diffusa, rimase limitata alla sola città di Marsiglia, e solo nella primavera del 1721 l’epidemia si diffuse in gran parte della Provenza, infettando tra il 1720 e il 1722, circa un quinto della popolazione e causando la morte di quasi il 25% della popolazione, parliamo di numeri enormi, sono infatti circa 160.000 le vittime totali della peste di Marsiglia su circa 400.000 abitanti nell’intera Provenza, di cui 40.000 vittime e circa 90.000 infetti, vennero registrati nella sola città di Marsiglia.

Marsiglia è inequivocabilmente la città più colpita, almeno secondo la relazione Jean-Baptiste Bertrand sulla peste di Marsiglia.

J.B. Bertrand, 1779. Relazione storica della peste a Marsiglia del 1720
J.B. Bertrand, 1779. Relazione storica della peste a Marsiglia del 1720

La prima delle quattro date dei post che circolano su facebook, 1720 si trova ad essere sia esatta che inesatta, è un po’ come la data di Shrodingher, finché non si fanno le dovute verifiche è sia vera che falsa. è vera perché la peste di Marsiglia iniziò effettivamente nel 1720, ma è anche falsa perché la pestilenza si diffuse soprattutto nel 1721, anno in cui si attesta il maggior numero di vittime e di infetti dell’intera pestilenza, e si concluse nel 1722.

L’epidemia di Colera del 1820

Nel 1820, in Europa, c’era effettivamente il colera, ma l’epidemia era ampiamente diffusa già nel 1816 e non terminò prima del 1826. L’epidemia di Colera in europa durò ininterrottamente per oltre 10 anni, ma in realtà, la sua portata fu molto più ampia, infatti un nuovo focolaio di colera esplose, sempre in Europa, nel 1829 e questa seconda pandemia perdurò almeno fino al 1851.

Dire che nel 1820 in Europa c’era il colera non è errato, ma lo stesso lo si può dire per quasi ogni anno compreso tra la fine dell’età napoleonica e la seconda rivoluzione francese, va inoltre detto che, il 1820 non fu un anno particolarmente significativo per l’epidemia di colera, in quanto, per quel che sappiamo, in quell’anno non è registrato un picco di mortalità o di contagi, e nel computo generale, sono de facto poche migliaia le vittime di colera avvenute nel 1820, un numero sicuramente importante ma in realtà esiguo e quasi trascurabile se consideriamo che complessivamente il colera, nel XIX secolo, costò la vita ad oltre 200.000 persone in tutto il mondo.

Altre epidemie

Va inoltre detto che, tra la fine della Peste di Marsiglia e l’epidemia di Colera, l’europa e l’america settentrionale, furono attraversate da numerose epidemie, di vaiolo, morbilo, febbre gialla, influenza, tifo, colera e peste, molte delle quali furono circoscritte a singole città o regioni, come nel caso dell’epidemia di Febbre Gialla del 1730 che colpì soprattutto la città spagnola di Cadice o la Peste dei Balcani (peste bubbonica in questo caso) che tra il 1738 ed il 1740 causò più di 100.000 vittime, di cui circa la metà nella sola area balcanica, da cui il nome di “peste Balcanica”.

Particolarmente significativa la Peste Russa (anche in questo caso peste bubbonica) del 1770-1772, che nella sola città di Mosca costò la vita ad un numero non meglio definito di persone compreso tra 50.000 e 100.000, vale a dire circa un terzo o un sesto della popolazione della “terza roma“.

A tal proposito, una testimonianza del Comandante Generale Christopher von Stoffeln su circa 1500 pazienti registrati dalle truppe al suo comando, soltanto 300 sopravvissero alla malattia.

Nello stesso periodo esplose anche un enorme pestilenza in Persia (Peste setticemica), che si stima provocò la morte di circa 100.000 infetti. Vi sono poi altre pestilenze di portata analoga che coinvolsero principalmente l’Impero Ottomano tra il 1812-1813.

Nel 1816- 1819 è di nuovo la volta dell’Europa, questa volta con un epidemia di Tifo, circoscritta all’Irlanda, mentre nel 1821 in Spagna, a Barcellona, esplode un epidemia di Febbre Gialla mentre il paese era attraversato da fermenti rivoluzionari (moti del 20-21).

Tra il 1820 e il 1920, le cose vanno meglio rispetto al secolo precedente, ma non troppo.

Tra il 1832 e il 1834 Stati Uniti e Canada assistono all’esplosione di diversi focolai di Colera, che coinvolgeranno principalmente le città di New York, Montreal e Clumbus, ma di diffonderanno anche in altre comunità negli stati di New York e Ohio, e nel 1837 la città di Philadelfia viene colpita da un epidemia di Tifo.

Nel 1840 la Dalmazia fu il focolaio di una nuova epidemia di Peste, che si sarebbe estesa in gran parte dell’impero Asburgico, la cui cattiva gestione dell’epidemia sarebbe stata uno dei fattori scatenanti della crisi imperiale e la divisione dell’impero in Impero d’Austria e Regno di Ungheria (ma questa è un altra storia).

Nel 1847 il Tifo colpisce nuovamente l’america settentrionale, questa volta in un epidemia su larga scala che andò dal Canada al Golfo del Messico, cui fece seguito, nel 1848 un epidemia di Colera che sarebbe perdurata almeno fino al 1852, anno in cui si registra la massima diffusione della malattia su scala globale, causando in tutto il mondo oltre 1 milione di vittime.

Una nuova pandemia di Colera sarebbe esplosa, questa volta partendo dal medio oriente, tra il 1863 e sarebbe perdurata almeno fino al 1896.

Arriviamo quindi al 1920 e l’Influenza spagnola. Quest’ultima pandemia in realtà, nel 1920 era già stata debellata, l’influenza si diffuse a partire dal 1917 e raggiunse il proprio apice, per numero di vittime e nuovi contagiati, nel 1918, per poi sparire quasi completamente nel 1919. Nel 1920 l’influenza spagnola è ancora diffusa, soprattutto negli imperi coloniali, ma in misura molto ridotta, registrando poche centinaia di vittime nel 1920, numero sicuramente importante, ma poco significativo per una malattia che complessivamente ha infettato più di mezzo miliardo di persone in tutto il mondo ed ha causato oltre 100 milioni di vittime tra il 1918 e il 1919.

Tra il 1920 e il 2020 quattro grandi pandemie, rispettivamente tra il 1957 e il 1958, con l’influenza asiatica che causò oltre 2 milioni di vittime. Tra il 1961 e il 1975, con l’ultima grande pandemia di Colera, che registrò vittime per oltre 2 milioni di vittime in tutto il mondo. Tra il 1968 ed il 1969, con l’influenza di Hong Kong, che provocò vittime per oltre 1 milione in tutto il mondo. Tra il 1972 e il 1973 fu la volta invece dell’influenza di Londra, anche questa volta, con oltre 1 milione di vittime in tutto il mondo.

Vi sono poi innumerevoli altre epidemie di portata più o meno ampia, e di malattie più o meno letali, che non citerò perché altrimenti non ne usciamo più. Servirebbe un intero articolo solo per parlare delle innumerevoli epidemie di Vaiolo ed Ebola, che, nel solo 2016 ha infettato circa 30.000 persone e causato più di 3000 decessi in poche settimane.

Va però menzionata quella che è ad oggi la più grande pandemia, per numero di vittime ed estensione temporale, mai registrata nella storia.

Si tratta dell’epidemia di HIV/AIDS iniziata nel bacino del Congo nel 1960, poi diffusasi in tutto il mondo a partire dal 1981, causando la morte di oltre 32 milioni di persone. Dare un numero “totale” di vittime e infetti dall’inizio della pandemia ad oggi è impossibile, 32 milioni sono solo le vittime note, ma innumerevoli sono le vittime di cui ignoriamo l’esistenza e si stima che il numero reale delle vittime totali possa aggirarsi attorno al mezzo miliardo, se non di più. Ciò che invece sappiamo è che, ad oggi, il numero di nuovi infetti su base annua è stato fortemente contenuto ed oggi i nuovi sieropositivo all’HIV ogni anno sono circa 3 milioni mentre le vittime annue del virus sono circa 2 milioni.

Conclusioni

Come abbiamo potuto vedere, soprattutto nei secoli scorsi, le grandi epidemie erano molto frequenti, e il più delle volte passavano di anno in anno da una città o regione all’altra, e dire che nel 1720, 1820, 1920, e 2020 ci sono state delle epidemie, non significa assolutamente nulla.

Una cosa certamente interessante da notare è che, soprattutto negli ultimi due secoli, ma in realtà anche nei secoli precedenti, le grandi epidemie hanno accompagnato momenti di grande tensione politica all’interno delle nazioni e nei rapporti tra le nazioni, oltre ad aver segnato in modo estremamente profondo la dimensione sociale delle nazioni, facendo da sfondo o innescato conflitti e rivoluzioni, come nel caso della grande guerra o delle campagne napoleoniche, e allo stesso tempo, hanno messo in crisi l’integrità di entità internazionali e sovranazionali, come gli Stati Uniti d’Amarica, l’Impero Asburgico, l’Impero Ottomano, l’Impero Zarista, e tutti gli imperi coloniali, ed è molto probabile che una crisi di questo tipo, in seguito all’epidemia di SARS-CoViD19 possa in qualche modo, nell’immediato futuro, minare anche l’integrità e la struttura interna dell’Unione Europea.

Vi lascio di seguito un elenco completo di tutte le epidemie e malattie infettive che che si sono susseguite nella nostra storia, dalla peste di Atene (458 a.c.) che si stima produsse circa 100.000 vittime, fino alle epidemia tutt’ora in corso in tutto il pianeta.

L’Influenza Spagnola (1918-1920) è arrivata dagli USA ?

Secondo uno studio del 2014 l’Influenza spagnola, che tra il 1918 ed il 1920 ha mietuto più di 100 milioni di vittime, sembrerebbe essere arrivata in europa per poi diffondersi in tutto il mondo, attraverso lavoratori cinesi impegnati nelle retrovie francesi e britanniche, tuttavia, più accurati studi del 2016, sembrano andare in tutt’altra direzione, e confermare quello che già era emerso in uno studio storico del 1999.

Secondo uno studio del 2014 l'Influenza spagnola, che tra il 1918 ed il 1920 ha mietuto più di 100 milioni di vittime, sembrerebbe essere arrivata in europa per poi diffondersi in tutto il mondo, attraverso lavoratori cinesi impegnati nelle retrovie francesi e britanniche, tuttavia, più accurati studi del 2016, sembrano andare in tutt'altra direzione, e confermare quello che già era emerso in uno studio storico del 1999, ma andiamo con ordine.

Tra il gennaio del 1918 e il dicembre del 1920, la Grande Influenza, Influenza Spagnola o epidemia Spagnola, o chiamatela come vi pare, provocò tra i 50 ed i 100 milioni di vittime, e registrò oltre 500 milioni di contagiati. con un tasso di mortalità stimato del 15% circa.
La Grande epidemia è stata letta da molti “contemporanei” come una delle più grandi calamità del ‘900, visto anche il numero di vittime, che superò quello della peste nera del XV secolo, tuttavia, una più corretta analisi storica, ci ha permesso, in tempi più recenti, di fare chiarezza su quel drammatico episodio.

Va fatta una doverosa premessa. In moti credono che, l’influenza spagnola sia arrivata in Europa dagli USA, dove, secondo una teoria che a ottenuto un discreto successo in seguito ai fatti del 2009, quando il virus H1N1, già responsabile dell’influenza spagnola del 1918, ha fatto sentire nuovamente la propria presenza, su scala globale.

Secondo questa teoria, il virus H1N1, si sarebbe diffuso nel mondo, partendo da alcuni allevamenti di maiale in Kansas, negli USA. Tuttavia, questa teoria è stata abbandonata quando, studiando i casi clinici, è stato scoperto che in Europa, più precisamente in Francia, già nel 1917, erano stati registrati diversi casi di quella che in seguito sarebbe stata identificata come l’influenza spagnola.

Questo dato apparentemente banale, anticipa la manifestazione dell’influenza spagnola in Europa al 1917 e quindi prima dell’apparizione dei primi casi, datati 1918, in Kansas(USA).

Cominciamo con il dire che, la maggior parte delle vittime furono soldati tornati dal fronte, anziani, e che, la malattia si diffuse rapidamente tra i militari nel 1918 e gli inizi del 1919, mentre, nella seconda metà del 1919 e il 1920, furono infettati soprattutto anziani, operai e contadini, ovvero i membri più poveri della società, sia in Europa che nel resto del mondo.
La diffusione dell’influenza spagnola tra questi individui, è molto significativa, perché ci dice che ad essere colpiti, in modo letale, dall’influenza, furono soprattutto quegli individui in condizioni sanitarie precarie. Questo è particolarmente evidente nei soldati tornati dal fronte malati, mutilati e deperiti, ma anche negli “anziani”, soprattutto se si considera che all’epoca, la speranza di vita media, era di circa 10/15 anni più bassa rispetto ad oggi.
Fu inoltre, relativamente alto, anche il numero delle vittime molto giovani, tra i 0 ed i 10 anni, ma parliamo di numeri che oscillano intorno al 3% delle vittime totali dell’influenza, contro un +60% di reduci di guerra.

Nel 1999 uno studio sull’influenza spagnola, condotto dal St Bartholomew’s Hospital e dal Royal London Hospital, guidato dal virologo virologo John Oxford, ha identificato nel campo militare di Étaples, in Francia, quello che è stato classificato come il centro della pandemia influenzale del 1918.
Da questo campo militare, situato a pochi chilometri dal fronte orientale francese, nella Francia settentrionale, era direttamente rifornito via mare dagli alleati Britannici e Statunitensi, in quanto centro nevralgico della rete logistica dell’Intesa sul suolo francese. La maggior parte dei medicinali, armamenti, rifornimenti, scorte alimentari ecc, che arrivavano in Francia, passavano per Étaples, così come passavano per Étaples i soldati britannici e statunitensi feriti in azione e pronti al rimpatrio.

L’importanza strategica e la centralità logistica di Étaples è stata, per il team di Oxford, uno dei motivi che hanno permesso all’influenza di diffondersi in tutto il mondo.
L’epidemia, ha osservato lo studio, ha colpito inizialmente i campi militari e per poi trasferirsi alle città portuali e industriali britanniche e degli USA, in cui transitavano i militari di rientro e gli equipaggi delle navi mercantili che trasportavano i rifornimenti per l’intesa.
Secondo lo studio di Oxford, una volta raggiunte le città, i primi ad essere contagiati sono stati gli operatori portuali, addetti al carico e scarico delle merci, seguiti poi dagli operai degli stabilimenti industriali e dalle loro famiglie, e a quel punto l’epidemia era impossibile da contenere, ed iniziò a mietere vittime anche tra la popolazione civile.
Oxford ed il suo team, osserva nello studio che dai campi ospedale in cui vennero ricoverati la maggior parte degli infetti civili, a differenza di quello che si è pensato per decenni, non contribuirono troppo al diffondersi della malattia in quanto medici ed infermiere nei campi, vivevano in un regime di quasi isolamento dal resto del mondo ed avevano per lo più contatti con i militari impegnati nel trasporto di malati e rifornimenti verso i campi.

Un più recente studio, datato 2014, condotto dallo storico canadese Mark Humphries del Memorial University of Newfoundland, incentrato sullo studio di documenti clinici che, fino a quel momento erano rimasti ignorati, e capirete a breve perché.
Ad ogni modo, l’originale studio di Humphries ha sottolineato il forte legame tra l’influenza Spagnola e la Prima Guerra Mondiale.
Detto molto brevemente, non è un caso, per Humphries, che la pandemia sia esplosa nel 1918, e questo perché, oltre all’importante canale di diffusione individuato da Oxford, durante la guerra furono impiegati tantissimi lavoratori, impegnati principalmente a scavare trincee dietro le linee Francesi e Britanniche, e tra questi uomini che lavorarono in condizioni igieniche pressoché inesistenti, sottolinea Humphries, erano presenti anche circa 96000 lavoratori cinesi, e sarebbero proprio questi lavoratori cinesi, per Humphries, il punto di origine dell’influenza Spagnola.

I documenti clinici studiati da Humphries non riguardano infatti la popolazione europea, ne quella statunitense, durante la prima guerra mondiale, ma riguardano invece una malattia che, nel 1917, copi la Cina settentrionale.
Per Humphries questa sconosciuta malattia cinese, giunta in qualche modo in Europa durante la guerra attraverso i lavoratori cinesi impiegati nelle retrovie, sarebbe da considerarsi il vero fattore scatenante dell’Influenza spagnola.

Per quanto interessante la teoria di Humphries, va precisato che si basa esclusivamente sulla comparazione di cartelle cliniche di pazienti cinesi ed europei, vicini nel tempo e con sintomi simili, che però, non presenta molte informazioni effettive sul virus. De facto Humphries non era in grado da solo di stabilire se il fantomatico virus cinese del 1917 avesse qualche legame ereditario con il virus dell’influenza spagnolo.
Partendo dalla teoria di Humphries, nel 2016 è apparso sul Journal of the Chinese Medical Association un articolo in cui si osservava che non erano state ritrovate prove sufficienti per dimostrare che il virus cinese del 1917 ed il virus del 1918 fossero legati tra loro, più semplicemente, secondo questo articolo, si tratta di due virus diversi e non è possibile dimostrare che la trasmesso in Europa sia avvenuta attraverso soldati e operai cinesi provenienti dalla Cina.
Invece, vennero evidenziate prove che il virus circolasse negli eserciti europei già da mesi, e forse da anni, prima dello scoppio della pandemia del 1918, confermando quindi indirettamente, le teorie esposte da Oxford e dal suo team di ricerca, con lo studio del 1999.

Connor, Steve, "Flu epidemic traced to Great War transit camp", The Guardian (UK), Saturday, 8 January 2000. Accessed 2009-05-09. Archived 11 May 2009.
J.S. Oxford, R. Lambkin, A. Sefton, R. Daniels, A. Elliot, R. Brown e D. Gill, A hypothesis: the conjunction of soldiers, gas, pigs, ducks, geese and horses in Northern France during the Great War provided the conditions for the emergence of the "Spanish" influenza pandemic of 1918–1919, in Vaccine, vol. 23, nº 7, 2005, pp. 940–945, DOI:10.1016/j.vaccine.2004.06.035.
Hannoun, Claude, "La Grippe", Ed Techniques EMC (Encyclopédie Médico-Chirurgicale), Maladies infectieuses, 8-069-A-10, 1993. Documents de la Conférence de l'Institut Pasteur : La Grippe Espagnole de 1918.
G. Dennis Shanks, No evidence of 1918 influenza pandemic origin in Chinese laborers/soldiers in France, in Journal of the Chinese Medical Association, vol. 79, nº 1, 2016, pp. 46–8, DOI:10.1016/j.jcma.2015.08.009PMID 26542935.