Un Viaggio nella Storia, nell’Architettura e nel Simbolismo
Nel cuore antico di Pechino, sorge la Città Proibita, uno dei monumenti più iconici della storia cinese che, per quasi mezzo millennio è stata il cuore pulsante della politica Cinese. Tra il 1420 e il 1912, la Città Proibita ha ospitato il centro politico e cerimoniale dell’Impero cinese, e tra i suoi edifici hanno camminato 24 imperatori delle dinastie Ming e Qing.
Il suo nome, “Città Proibita” è estremamente evocativo e affonda le proprie origini nel corso dei secoli. In questo articolo andremo alla ricerca delle sue origini ed esploreremo la sua funzione nel periodo in cui è stata il centro di potere più importante dell’Impero Cinese e dell’intera Asia.
Le Origini della Città Proibita
La storia della Città Proibita inizia in tempi relativamente recenti, siamo nel XV, la Cina è governata dalla dinastia Ming, e sul trono imperiale siede l’imperatore Yongle, terzo sovrano della suddetta dinastia Ming. Il regno di Yongle durerà tra il 1402 e il 1424 e rappresenta un punto di svolta nella politica cinese. Yongle decise di trasferire la capitale imperiale dalla tradizionale Nanchino a Pechino. La scelta è di natura politica, Trasferire la capitale, e con essa l’intera corte imperiale a Pechino, significa consolidare il controllo imperiale nella regione settentrionale dell’impero, che in quel periodo era oggetto di diverse incursioni mongole.
Portare la capitale a Pechino permette all’imperatore di controllare meglio l’esercito impegnato al nord, e quindi respingere con maggiore efficacia lee incursioni mongole. Qualcosa di analogo è stato fatto più di un millennio prima, anche nel mediterraneo, da diversi imperatori Romani, che spostarono la corte militare da Roma alle regioni più bellicose, come l’area germanica e l’oriente. Pensiamo a Costantino. Ecco Yongle è una sorta di Costantino dell’impero cinese dei Ming, e Pechino in un certo senso la sua Costantinopoli.
Per trasferire la capitale, e costruire per l’intera corte imperiale palazzi ed edifici che permettessero di amministrare il paese, furono impiegati, secondo la tradizione, oltre un milione di operai e artigiani, e nel 1420 venne inaugurata, nel cuore di Pechino, la “città proibita”.
Un complesso edilizio senza eguali, che si estendeva su una superficie di circa 72 ettari interamente circondato da mura alte 10 metri e profondi fossati. All’interno delle mura sorgevano oltre 1.000 edifici, la maggior parte dei quali adibiti a palazzi residenziali per funzionari e ospiti, ma non mancano templi, giardini e cortili. L’intera città proibita è stata progettata, sia dal punto di vista architettonico che organizzativo, secondo i principi del feng shui riflettendo così la cosmologica cinese e ponendo l’accento sull’armonia tra cielo, terra e uomo.
Il Significato del Nome: Perché “Proibita”?
Per quanto riguarda il nome, questa in origine si chiama Zǐjìn Chéng, un termine composto da tre parole, ovvero Zǐ, Jìn e Chéng che insieme formano appunto 紫禁城 (Zǐjìn Chéng), il cui significato può essere tradotto letteralmente in Città Proibita della Porpora Celeste, questo perché il termine 紫 (Zǐ) significa “porpora” o “viola”. Tale colore, secondo la tradizione cinese, era associato alla Stella Polare, stella che, nella cosmologia cinese rappresentava il centro celeste dell’universo. Il colore porpora è associato anche all’Imperatore, questo perché secondo la tradizione, l’Imperatore era il “Figlio del Cielo” e la sua residenza rappresentava la dimora terrena del potere divino.
Il termine 禁 (Jìn) invece significa “proibito” o “vietato”. Questo è esplicativo del fatto che l’accesso alla Città riservato solo a pochi privilegiati, per lo più nobili, funzionari, o al più, ospiti dell’imperatore. Pertanto, l’accesso alla città era rigidamente controllato e alla maggior parte della popolazione non solo non era consentito accedervi, ma era proprio vietato l’accesso.
In fine, il termine 城 (Chéng) significa semplicemente “città” o “fortezza”.
Come anticipato, Zǐjìn Chéng significa “letteralmente” Città Proibita della Porpora Celeste, mentre una traduzione più “concettuale”, un adattamento del nome, potrebbe essere Fortezza/Città Proibita dell’Imperatore, e in effetti, Zǐjìn Chéng non è altro che la “fortezza dell’Imperatore” e nell’uso comune col tempo è diventata la Città Proibita.
La Funzione della Città Proibita
La Città Proibita è un centro di potere a tutti gli effetti, un po’ come lo è ad oggi il “Vaticano” o Washington DC, e volendo fare un parallelismo con Washington la città proibita in senso stretto, è un po’ come se fosse la Casa Bianca. Ma la città proibita non è solo la residenza imperiale, è appunto una città, ed ospita anche il centro amministrativo e cerimoniale dell’Impero, e si articola in due grandi aree interne alle mura.
L’area più interna, è detta Nèicháo ed era riservata alla vita privata della famiglia imperiale, analogamente al giardino e il secondo piano della Casa Bianca. Questa parte della città comprendeva i quartieri dell’imperatore, della sua consorte e del suo harem. Non mancano giardini, biblioteche e sale per la meditazione.
L’area più esterna invece, è detta Wàicháo ed ospitava amministrativi, e quelli dedicati alle attività ufficiali, un esempio noto è la Sala della Suprema Armonia (Taihe Dian), che ospitava le cerimonie più importanti, come l’incoronazione degli imperatori e la nomina dei funzionari di corte. Volendo sempre mantenere il parallelismo con la White House e Washington, è come se la Taihe Dian fosse lo studio ovale dell’imperatore cinese mentre altri edifici nella Wàicháo assumevano altre funzioni che possiamo associare ai vari dipartimenti, al congresso e al pentagono.
La Città proibita però non è solo una residenza e luogo amministrativo, ma è anche un un simbolo del potere assoluto dell’imperatore. E in questo possiamo associarla ad altri edifici che nella storia occidentale abbiamo imparato a conoscere meglio, pensiamo alla Domus Aurea di Nerone, alla città del Vaticano, alla Reggia di Versailles di Luigi XIV o la White House.
Declino e Rinascita
La città proibita è stata il centro del potere imperiale tra il 1420 ed il 1912. Nel 1912 la Città Proibita il proprio ruolo politico, simbolico e la sua funzione di sede del potere imperiale a seguito della caduta dell’imperatore Puyi, l’ultimo imperatore cinese della dinastia Qing.
Sebbene la città non fosse più sede del governo, Pu Yi e molti dei suoi funzionari, rimasero “prigionieri” nella Città Proibita fino al 1924, quando Feng Yuxiang prese il controllo di Pechino con un colpo di Stato e negli anni seguenti, la città proibita è stata progressivamente abbandonata. Nel complesso, guerre e rivoluzioni del XX secolo hanno contributo a danneggiare enormemente la città proibita, almeno fino agli anni 80.
Nel 1987 l’UNESCO ha inserito il “palazzo imperiale delle dinastie Ming e Qing” tra i siti patrimonio dell’umanità, e da quel momento la città Proibita ha visto una seconda vita questa volta come città museo, non più aperta ad una cerchia ristretta di funzionari imperiali, ma totalmente aperta al pubblico e si stima che ogni anno attiri milioni di visitatori da tutto il mondo.
Conclusione
La Città Proibita è molto più di un semplice palazzo imperiale: è un libro di storia scritto in pietra, legno e oro. Attraverso la sua architettura e il suo simbolismo, racconta la storia di un impero, delle sue tradizioni e del suo rapporto con il divino. Oggi, mentre camminiamo tra le sue sale e cortili, possiamo immaginare la vita di imperatori, cortigiani e servitori che hanno plasmato il destino della Cina per secoli. La Città Proibita, con il suo fascino senza tempo, continua a ispirare e a stupire, offrendoci una finestra sul passato glorioso di una delle civiltà più antiche del mondo.