I Medici, il declino della serie TV

La terza stagione de I Medici snatura totalmente la serie, banalizzandola e livellandola verso il basso. La prima stagione de i Medici era a suo modo un capolavoro, la terza stagione, sembra la versione ad alto budget di Elisa di Rivombrosa

I Medici, nel nome della famiglia, questo è il titolo della terza stagione della fiction Rai sulla famiglia de Medici, ma forse un nome più adatto sarebbe I Medici di Rivombrosa, perché questa stagione, almeno dai primi episodi, mi ricorda più Elisa di Rivombrosa che la prima stagione de I Medici che personalmente ho apprezzato, nonostante i molti difetti e le forzature storiche finalizzate ad una narrazione avvincente.

Purtroppo in questa stagione il livello qualitativo, generale, della serie si abbassa, si abbassa tanto, livellandosi verso il basso, in un modo tale che, le scelte stilistiche e le esigenze narrative, non possono e non riescono a spiegare.

La prima stagione rappresentava, a mio avviso, un giusto compromesso tra accuratezza storica e intrattenimento, mentre nella terza, l’equilibrio, già alterato nella seconda stagione, è totalmente saltato, restituendo al pubblico una serie che va avanti per inerzia e grazie al titolo importante che porta, ma la cui qualità generale è solo un lontano ricordo e in questo post, vi spiegherò perché non ho apprezzato i primi episodi di questa stagione.

La prima stagione de I Medici, che raccontava parte della vita del capostipite della signorile famiglia fiorentina, Cosimo de Medici, è stata un successo non troppo inaspettato, la serie era caratterizzata da una storia avvincente, personaggi carismatici come Contessina De Bardi, che ha conquistato i cuori di gran parte degli spettatori, con un cast internazionale e attori diretti in modo sapiente.

Questi elementi, che hanno fatto la fortuna della serie, anche di fronte a qualche buco di trama e forzatura storica di troppo, che nel contesto risultava gradevole, una serie di grande intrattenimento, dal respiro internazionale, che dava allo spettatore ciò che voleva … un Richard Madden in costume medievale, interpretare un Cosimo de Medici in un arco temporale di oltre 30 anni, al centro di intrighi, tradimenti, scontri e colpi di scena, per quanto possano esserci colpi di scena in una serie che si ispira al mondo reale e alla storia reale.

Tutti questo, nella seconda stagione, ispirata alla figura di Lorenzo de Medici, il più celebre esponente della famiglia fiorentina, è venuto a mancare, la narrazione ha perso di spessore, il carisma dei personaggi è andato scemando, i colpi di scena sono stati ridicoli, e, il cambio di regia che ha visto passare le redini della serie dalle mani del regista italo americano Sergio Mimica-Gezzan alle mani degli sconosciuti Jon Cassar e Jan Maria Michelini è stato percepito è stato percepito e decisamente poco apprezzato dal pubblico che, si è detto abbastanza contrario ad alcune scelte stilistiche e narrative… come quella volta che un uomo, senza scudo è stato colpito al petto da una lancia durante una giostra e ne è uscito totalmente illeso… qui andiamo ben oltre la sospensione dell’incredulità.

Nella seconda stagione, ne hera l’antagonista principale della narrazione, Iacopo Pazzi, e di lui ricordo solo che era interpretato da Sean Bean, vi giuro, ho dovuto cercare su google che personaggio interpretasse, perché non lo ricordavo, per non parlare di papa Sisto IV interpretato da Raul Bova che viene presentato come un ridicolo personaggio minore, facilmente manipolabile e senza personalità … Sisto IV, uno dei pontefici più controversi della storia, considerato un “machiavellico” genio della politica, capace di tessere trame fitte e talmente intricate da confondere qualsiasi rivale, un uomo che la storia ha raccontato come due uomini distinti, tanto era grande e inesplorabile la sua intelligenza, e tanto era incomprensibile la sua mente, che viene ridotto ad un inetto.

Va però spesa una nota in favore di questo personaggio nella terza stagione, poiché il ruolo di papa Sisto passa nella terza stagione da Raul Bova a John Lynch, e questo potrebbe riflettere un cambio significativo nella sua personalità… vedremo.

Nessuno dei personaggi della seconda stagione de I Medici, ha lasciato qualcosa di se al pubblico, e mentre ricordo ancora con entusiasmo la scena di Contessina che irrompe a cavallo in palazzo vecchio durante un consiglio, non ricordo assolutamente nulla, nessuna scena, della seconda stagione, se non forse l’ultima sequenza, in cui i pazzi vengono gettati dalle finestre del palazzo della signoria.

E arriviamo quindi alla terza stagione, sono andate in onda solo due episodi, e tanto mi basta per trarre le conclusioni su questa serie, che a questo punto possiamo certificare essere stata prolungata in modo innaturale, ben oltre la propria prefissata conclusione.

Se i Medici fosse rimasto alla prima stagione, l’avrei amata, se avesse mantenuto lo stile della prima stagione, l’avrei amata comunque, nonostante le distorsioni storiche, perché ne avrei riconosciuto il valore di serie tv di alto profilo e che ha come obbiettivo finale l’intrattenimento e non l’istruzione del pubblico. Purtroppo però, così non è stato e alla seconda, discutibile, ma comunque tollerabile stagione, se n’è aggiunta una terza che, nei primi episodi, appare non all’altezza della prima stagione.

Questa stagione, dalle promesse, sembra potenzialmente avvincente, è ambientata in un momento di grande fermento nella storia fiorentina e italica, e ruota attorno ad una delle più grandi crisi che la famiglia medicea, nella figura di Lorenzo de Medici, abbia mai affrontato, una vicenda dalla quale, non vi anticipo nulla sulla serie, e anzi, vano di 10 anni più avanti rispetto a quella che ipotizzo sarà la fine di questa stagione, in termini storici la famiglia de Medici ne sarebbe alla fine uscita vittoriosa e trionfale, accrescendo enormemente il proprio potere e la propria influenza internazionale. Questo posso dirlo, pur non avendo ancora visto gli ultimi 6 episodi della stagione, perché è comunque una serie che si ispira ad una narrazione storica e non serve che veda la serie per sapere che alla fine, nel 1498, Savonarola verrà ucciso in malo modo dal popolo fiorentino, e che nel 1513 Giovanni de Medici, il figlio quartogenito di Lorenzo de Medici e Clarice Orsini, sarebbe asceso al soglio pontificio, assumendo il nome di papa Leone X.

Che quindi la terza stagione de I Medici, terminerà con una nuova primavera della famiglia, posso dirlo senza timore di spoilerare nulla, e posso anche dire che, almeno che nella produzione non siano completamente impazziti, questa stagione non giungerà ai momenti da me citati, ma rimarrà ancorata al periodo 1482-1487, quando Savonarola giunge per la prima volta a Firenze. Sarebbe stupido, per non dire ridicolo, accorpare insieme questa fase della storia medicea, estremamente intensa e vivace, alle successive.

Per quanto riguarda la stagione in se, mi riservo di vedere tutta la stagione per un giudizio definitivo, basandomi sui primi due episodi, posso dire di non apprezzarla. Non l’apprezzo perché non è all’altezza della stagione precedente, che a sua volta non era all’altezza della prima stagione.

Quando l’avventura de i Medici è iniziata, quando ho visto la prima stagione, ne ero entusiasta, questa serie è stata presentata al mondo come una grande fiction storica, che narrava le vicende di una delle più importanti famiglie italiche del XV secolo, in modo abbastanza accurato, e la serie faceva esattamente questo e il fatto che vi fossero delle incongruenze e forzature storiche dettate da esigenze narrative, era più che tollerabile. L’ho detto in video, l’ho detto in live, l’ho detto in decine di post, l’accuratezza storica, se danneggia l’intrattenimento, per me è più che sacrificabile. Nella seconda stagione, l’accuratezza è passata diminuita, e, cosa più grave, il livello qualitativo generale della stagione è sceso, e a quel punto, il valore “storico” di una serie che viene presentata come una docu-fiction inizia a diventare incisivo.

Se la serie è bella, se la storia è avvincente e i personaggi sono carismatici, profondi e riesco ad entrare in empatia con loro, non mi importa troppo se Papa Sisto IV è presentato come un inetto, ma se la storia è noiosa e ripetitiva, se i personaggi non sono carismatici e risultano piatti, allora il fatto che papa Sisto IV venga presentato come un inetto, mi da oltremodo fastidio e da quel che si può percepire dai primi episodi della terza stagione, ci troviamo proprio in quest’ultimo caso.

Come anticipavo però, il papa Sisto della terza stagione è un uomo diverso dal Sisto della seconda, è un uomo più maturo, con una maggiore esperienza politica, ma soprattutto, interpretato da un attore diverso che, voglio sperare, essere una manifestazione visiva del cambio della personalità dell’uomo. Voglio sperare che ci sia una motivazione più profonda nella sostituzione di Bova con John Lynch rispetto alla differenza d’età. Ricordiamo che Richard Madden ha interpretato Cosimo de Medici a 16 e 40 anni, non credo che invecchiare un attore con del trucco sia un operazione così complicata da giustificare il cambio di un attore.

Il ruolo di Papa Sisto è uno di quelli che guardo con maggiore attenzione e spero possa essere una discriminante che mi porterà a rivalutare questa stagione che, per il momento, da quanto emerso dalla visione dei primi due episodi, non mi sta entusiasmando, nonostante lo sfondo storico sia uno dei più ricchi e vitali che la fiction abbia mai conosciuto, e ci siano in scena personaggi come Lorenzo il Magnifico, Gian Galeazzo Sforza, Papa Sisto IV, Innocenzio VIII e Savonarola.

Mi sorprende e un po’ ma non troppo, scoprire che in scena, almeno per il momento, non figura il ruolo do Ferdinando I di Aragona, nonostante abbia legami di amicizia con la famiglia Orsini, con la famiglia Sforza e con i pontefici Sisto IV e successivamente Innocenzio VIII.
Credo però che il motivo principale dell’assenza di Ferdinando sia il suo peso, Ferdinando I di Aragona sarebbe in questa narrazione un personaggio molto ingombrante, e credo che sia stato escluso dalla narrazione, dando spazio ai suoi emissari e feudatari, che invece compaiono in gran numero, e in ruoli minori.

Ad ogni modo, il mio giudizio finale sulla terza stagione de I Medici, resta in sospeso della conclusione, per il momento mi sta deludendo, ma potrebbe rifarsi. Aspetto di vedere come evolverà il ruolo di Papa Sisto e di Savonarola.

Se dovessi esprimere un voto, credo che non assegnerei oltre la sufficienza, forse un 6 di incoraggiamento, che però può facilmente diventare un insufficienza, un 4 o anche meno, se non dovesse esserci un evoluzione reale dei personaggi, da Bruno Bernardi a Papa Sisto, passando per Lorenzo e Savonarola.

Daenerys Targaryen è Napoleone! e come tale va amata per ciò che è stata e odiata per ciò che ha fatto.

Il personaggio di Daenerys Targaryen è ispirato a Napoleone, e questo legame con l’imperatore francese è sufficiente a spiegare quelle che ad alcuni osservatori possono sembrare incoerenze del personaggio.

Deanerys Targaryen non è impazzita troppo velocemente nell’ultima stagione, è sempre stata “pazza”, parliamo della stessa donna che ha chiuso un uomo in una cassaforte, ucciso il fratello versandogli dell’oro fuso in testa e si è fatta bruciare viva insieme al marito.

Stasera voglio parlarvi di Daenerys Targaryen del trono di spade, ma non preoccupatevi, non vi farò spoiler, principalmente perché userò la scusa di Daenerys e di Game of Thrones, per parlare di storia e Napoleone… più o meno.

Prima di cominciare con l’articolo, se pensi che il paragone tra Napoleone e Daenerys sia azzardato ti propongo un gioco, dimmi a chi tra Daenerys e Napoleone, si riferisce questa descrizione, e se non riesci a rispondere, forse il paragone non è così azzardato come pensavi.

Napoleone o Daenerys ?

Portatore di ideali rivoluzionari e moderni, immerso in un mondo a metà tra due epoche che si è ritrovato quasi costretto ad affrontare una minaccia spettrale proveniente dal vecchio mondo. Un personaggio che è allo stesso tempo sogno ed incubo per gli abitanti di un intero continente, le cui gesta riecheggiano anche fuori da quel continente.

Negli ultimi giorni ho letto molti commenti e critiche agli ultimi episodi, in cui si diceva che il personaggio è stato snaturato, rovinato ecc, beh, la mia magari sarà una voce impopolare, una voce fuori dal coro, ma non credo che sia così.

Tutte le volte che mi è capitato di parlare del trono di spade e di Daenerys, ho sempre detto, e sul mio canale youtube c’è un video di tre anni fa a testimonianza di ciò, che il suo personaggio era profondamente ispirato alla figura storica di Napoleone, e a tratti a quella della regina Vittoria, e alla luce delle ultime vicende narrative dell’ottava ed ultima stagione, non posso che confermare questa mia antica tesi, stabilendo in via definitiva che Daenerys è Napoleone. Senza se e senza ma, è Napoleone in tutto e per tutto, negli atteggiamenti, nelle idee, nella politica, nella strategia e nella simbologia, e proprio come Napoleone il suo personaggio è ricco di contraddizioni, e fondamentalmente è da amare per ciò che è stata e da odiare per ciò che ha fatto.

Napoleone nella storia europa è stato un punto di rottura che ha dato inizio, nel bene o nel male, ad un vero e proprio mondo nuovo, un nuovo modo di vivere e concepire la società, e lo stesso fa Daenerys nel proprio mondo, soprattutto ad Essos, ma anche a Westeros.

Daenerys della casa Bonaparte, si è fatta portatrice di valori ed ideali rivoluzionari, nuovi e moderni per il mondo in cui è cresciuta ed ha vissuto ed ha incarnato la visione di un governo illuminato, stando alla testa di un impero, costruito in maniera fulminea, grazie a fiumi di sangue versato, e di sangue la platinata ad Essos ne ha versato parecchio.

Non prendiamoci in giro, fatta eccezione per i fedelissimi, ai quali ha concesso molte libertà, questo personaggio è sempre stato spietato e implacabile, con chiunque, soprattutto con i propri oppositori, rivali e nemici. O forse avete dimenticato cosa ha fatto ai padroni e schiavisti di Astapor, Yunkai, Meereen? Quale destino ha riservato ai capi dei Kalasar Dothraki che non le hanno riconosciuto la guida del popolo Dothraki quando è stata portata (prigioniera) a Vaes Dothrak.? e non ultimo, avete forse dimenticato cosa ha fatto a quell’inetto di suo fratello Viserys? O sono l’unico a ricordare la colata di oro fuso sulla testa del biondino e le innumerevoli vite umane spezzate dai draghi, su ordine di Daenerys, nel continente orientale?

Certo, qualcuno potrebbe osservare che “loro” se lo meritavano, in fondo Viserys l’aveva venduta a Khal Drogo, e gli schiavisti di Astapor, Yunkai e Meereen, non erano proprio dei santi… ed è vero, non lo erano, non erano dei santi, ma non dimentichiamo che i suoi fedeli ed i draghi, hanno continuato, uccidere e affondare navi nemiche, anche dopo la resa, nonostante fosse una resa incondizionata.

Quando si parla di Daenerys Targaryen nata dalla tempesta, la madre dei draghi e Khaleesi del grande mare d’erba, non bisogna dimenticare che quei titoli non se li è dati per caso, e non li rinfacciava a chi aveva di fronte solo per allontanare la conversazione, ma li ostentava come medaglie dei propri traguardi politici e militari.

Daenerys ha conquistato l’obbedienza di un popolo di schiavi spartani, che conoscevano solo il linguaggio della forza e della guerra, non perché era carina e dolce, ma perché dimostrò loro di essere una donna forte e inflessibile.

Non è diventata Khaleese per diritto di nascita o perché si scopava il personaggio di Jason Momoa, ma perché ha dimostrato, ad un popolo di feroci e crudeli razziatori mongoli, che ricordiamolo, si ammazzavano per divertimento e mangiavano cuori di cavallo crudo per dimostrare quanto ce l’avevano grosso (il codino), di essere più feroce e crudele di loro e soprattutto di avercelo più grosso di loro, sia il codino che la cavalcatura.

Il personaggio di Daenerys sul piano storico, non è mai stato un personaggio totalmente positivo o negativo, apparentemente poco profondo ma in realtà è forse uno dei tre personaggi più complessi di tutta la serie, insieme a Sansa Stark e John Snow, all’anagrafe di Westeros Aegon Targeryan, figlio di Rhaegar Targeryan.

Daenerys credo ormai sia chiaro, è un personaggio che mi è sempre piaciuto, anche se non proprio il mio preferito. Ad ogni modo, la platinata mi piace principalmente per due motivi, il primo è che si rifaceva a Napoleone e a tratti alla regina Vittoria (che adoro, soprattutto nell’interpretazione data da Jenna Coleman), e il secondo è che si tratta di uno dei pochissimi personaggio in tutto il trono di spade a non essere mai stato realmente definito in modo chiaro, l’altro personaggio a non essere mai stato definito in modo chiaro è Sansa Stark.

Personalmente credo che questa ambiguità sia stata una scelta soprattutto narrativa e condizionata dal fatto che, autori e sceneggiatori, per quanto potessero essere aiutati da Martin, non siano mai effettivamente riusciti a comprendere questi personaggi.

A parte questo, a rendere ancora più complicata l’interpretazione di Daenerys è il fatto che il suo personaggio sia de facto una riproposizione della figura di Napoleone nel mondo del trono di spade, e come tale deve avere necessariamente due volti, uno “dolce” con il volto ed il sorriso di Emilia Clarke (sorriso che personalmente apprezzo molto, anche se preferisco quello di Jenna Coleman) e l’altro duro e impietoso, incazzato a bestia come Ronon Dex (Jason Momoa) su Sateda, e se non sapete cosa è successo a Ronon Dex su Sateda, beh, diciamo che vi siete persi un molto capitolo importante del percorso artistico di Momoa, senza il quale probabilmente non sarebbe diventato Khal Drogo.

Tornando alla madre dei draghi, questo personaggio, così ambiguo e ambivalente, da sempre criptico e inespressivo, che in più di un occasione ha dimostrato di essere al limite della sociopatia, tra l’altro, dichiarando apertamente di non essere in grado di provare empatia per altri esseri umani, e forse uno dei pochissimi che, nonostante l’evoluzione personale estremamente profonda, come dicevo, non ha mai visto un reale cambiamento del proprio essere, è uno dei pochi personaggi che non è mutato nel tempo (gli altri due l’ho già detto, sono Sansa e Jon, e ovviamente non è un caso se è così), a differenza di un Jaime Lannister o di un Tyrion Lannister o chiunque altro che, nonostante tutto, è rimasto coerente e fedele a se stesso ed a se stesso soltanto, o al massimo ai propri draghi, per i quali avrebbe distrutto intere città e tutti i loro abitanti… non dimentichiamo che a Pentos ha chiuso un uomo in una cassaforte gigante e bruciato vivo uno stregone perché aveva minacciato i suoi draghetti.

Ecco perché tutti dovrebbero guardare Peaky Blinders | Recensione (Serie TV)

Buongiorno a tutti, ho da poco terminato la terza stagione della serie Peaky Blinders, prodotta dalla BBC e disponibile su Netflix e volevo condividere con voi alcune osservazioni e pensieri di carattere storico riguardante questa fantastica serie tv.

Ci tengo a sottolineare, a scanso di equivoci, che Peaky Blinders non è una docu-serie, non non racconta avvenimenti reali e non prende spunto dalla realtà storica se bene la narrazione sia collocata all’interno di un contesto storico ben preciso (l’Inghilterra dei primi anni 20) e se bene abbia come protagonista un gruppo di banditi, una “banda”, realmente esistiti, va specificato che i protagonisti della serie, che occasionalmente interagiscono con personaggi storici concreti come ad esempio Winston Churchill, in realtà, non sono personaggi storici reali e della loro esistenza non vi è alcuna traccia storica.

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Kit Haringrton tra i protagonisti di Gunpowder, la serie BBC ambientata durante la congiura delle polveri

A poche ore dalla conclusione della settima stagione di Game Of Thrones la BBC ha annunciato Gunpowder, una Serie TV in costume a sfondo storico.

A vestire i panni del protagonista della miniserie targata BBC sarà Kit Harington, il Jon Snow della serie targata HBO.

Ma perché ne sto parlando su Historicaleye.it ? La risposta è semplice e sta tutta nel soggetto della serie tv, essa infatti è ambientata nel XVII secolo, più precisamente durante la congiura delle polveri, episodio di centrale importanza nella storia britannica.

Vediamo di cosa si tratta.

I cospiratori che presero parte alla congiura avevano studiato un piano per far esplodere la camera dei lord e uccidere così il re e il suo governo, durante la cerimonia di apertura del parlamento inglese, lo “State Opening”, questa cerimonia si sarebbe tenuta il 5 novembre 1605.

Principale ideatore e ispiratore della cospirazione fu Robert Catesby, che nella serie della BBC sarà interpretato proprio da Kit Harringrton, Catesby era fermamente convinto che tutte le strade pacifiche per ottenere una politica di tolleranza per i cattolici erano già state tentate e che, di fronte a una persecuzione che non diminuiva restava solo il ricorso alla violenza. I suoi compagni erano inizialmente Thomas Winter, Jack Wright, Thomas Percy e l’ormai iconico Guy Fawkes. Ai cinque ideatori che ordirono il piano si aggiunsero in seguito Thomas Bates, Robert Keyes, Robert Wintour, Christopher Wright, John Grant, Ambrose Rookwood, Everard Digby e Francis Tresham.

Tuttavia, la mattina del 26 ottobre una lettera anonima fu consegnata a Lord Monteagle (ora la lettera è conservata al Public Record Office)  il quale avrebbe presentato la lettera al re soltanto qualche giorno più tardi, il 1º novembre 1605. Nella lettera era esposto il piano terroristico di Catesby, permettendo alle autorità di intervenire preventivamente e sedare l’insurrezione prima ancora che nascesse.

Nella notte del 4 novembre, Fawkes fu trovato in possesso di trentasei barili di polvere da sparo; fu quindi arrestato e torturato. In seguito, i congiurati furono impiccati.

Fatto questo breve excursus storico della congiura delle polveri, la serie Gunpowder dalle prime informazioni sembra promettere molto bene, del resto la BBC ha sempre prodotto ottimi lavori quando si trattava di serie e miniserie ispirate alla storia britannica.

Personalmente sono molto impaziente di vedere i tre episodi di Gunpowder, ben consapevole che vi potrebbero esserci alcuni passaggi romanzati e che la storia nel complesso potrebbe non essere totalmente fedele alla realtà, ma si tratta di una serie TV, e non di un saggio accademico, direi quindi che possiamo anche passarci su se qualcosa verrà modificato per rendere la serie più avvincente e godibile.

Non ci resta quindi che aspettare perché … L’autunno sta arrivando

 

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