Camerlengo: Funzioni e Significato nella Chiesa

La morte di papa Francesco apre discussioni sulla successione papale. Il Camerlengo, figura chiave, svolge ruoli cruciali durante la sede vacante.

La recente scomparsa di papa Francesco, dopo mesi di sofferenza e agonia che hanno lasciato il mondo cristiano con il fiato sospeso, riaccende il dibattito sulla successione del pontefice e le varie speculazioni su chi sarà il prossimo papa.

Lo scenario politico vaticano non ha subito molte trasformazioni rispetto a Febbraio e anche sul piano internazionale, le cose non sono cambiate, pertanto, i ragionamenti e le ipotesi avanzate durante il periodo di degenza del pontefice, rimangono invariate.

Con molta probabilità il prossimo Conclave vedrà l’elezione di un papa appartenente alla corrente politica di Papa Francesco e Benedetto XVI, con posizioni progressiste, ma non radicali, sarà quasi certamente un papa con posizioni più moderate e con una lieve apertura alle correnti più conservatrici.

Tutto avrà luogo nel segreto del conclave, sotto l’occhio vigile del Camerlengo della Santa Sede.

In questo articolo cercheremo di capire chi è e cosa fa il camerlengo durante il conclave, in cosa consiste questa carica.

Chi è il Camerlengo

Cominciamo col dire che quella del camerlengo è una delle figure più antiche e significative nell’amministrazione della Chiesa cattolica romana, il cui ruolo è cruciale durante il periodo di sede vacante e le votazioni in conclave.

La sede vacante inizia con la morte o le dimissioni del pontefice e dura fino alla nomina di un nuovo pontefice, in questo periodo la chiesa cattolica romana e lo stato vaticano sono retti da un reggente, appunto il camerlengo, che combina responsabilità amministrative, in quanto sovorano ad interim della monarchia vaticana, ma anche cerimoniali, poiché è il camerlengo è anche il reggente della Santa Romana Chiesa.

L’attuale camerlengo è il cardinale Kevin Joseph Farrell, nominato da Papa Francesco il 14 febbraio 2019. Generalmente il Camerlengo è una figura di fiducia del papa e da un certo punto di vista è il suo “vice”.

Questa carica è una delle più antiche per quanto riguarda il comparto amministrativo della chiesa, la sua istituzione risale al medioevo ed ha mantenuto un ruolo centrale nella struttura di governo vaticana in tutta la storia politica della chiesa romana, soprattutto nei momenti di transizione papale.

Origine Storica e Etimologia

Come molta della terminologia ecclesiastica, anche il termine “Camerlengo” deriva dal latino medievale, più precisamente da camarlingus, che a sua volta deriva dal germanico kamerling, il cui significato letterale è “addetto alla camera del sovrano“.

Le prime attestazioni di tale figura nel contesto ecclesiastico risalgono al XII secolo, da quel che sappiamo in quel tempo il camerarius svolgeva diverse funzioni legate alla camera thesauraria, ovvero all’organo responsabile dell’amministrazione finanziaria della Curia romana e dei beni temporali della Santa Sede. Una sorta di tesoriere del papa.

Nel corso del medioevo tuttavia la struttura organizzativa e amministrativa della chiesa evolve e la stessa amministrazione papale si sviluppa in modo significativo, consolidando sempre di più il potere temporale oltre che spirituale del papa.

È interessante notare come la creazione di questa carica si inserisaca in un contesto storico di trasformazione della chiesa, più precisamente si inserisce in un contesto in cui la chiesa iniziava a dotarsi di strutture amministrative più complesse e articolate e regolemantate, fondamentali per un istituzione che è sempre più temporale e gestisce un patrimonio materiale di grandi dimensioni.

Tra medioevo, età moderna e contemporanea, molte cariche ecclesiastiche, soprattutto amministrative, hanno subito profonde trasformazioni, molte sono state abolite altre sono state rimpiazzate, mentre il ruolo del Camerlengo è rimasto sostanzialmente invariato.

Responsabilità del Camerlengo tra pontificato e sede vacante

Le funzioni del camerlengo cambiano duranbte il pontificato sono diverse dalle funzioni del camerlengo durante la sede vacante.

Durante il pontificato, il camerlengo dirige l’amministrazione finanziaria della Santa Sede e amministra i beni temporali della chiesa quando il pontefice è in viaggio o temporaneamente assente. Per tali ragioni, è fondamentale che il camerlengo sia una figura di fiducia del Papa, anche perché in un certo senso è il suo vice, il suo più stretto collaboratore

Anche se il Camerlengo è una sorta di “vice papa”, va precisato che, durante situazioni come la temporanea indisposizione del Papa (ad esempio durante un ricovero ospedaliero), il Camerlengo non subentra automaticamente nella governance della Chiesa. Più precisamente, il camerlengo subentra in automatico solo in caso di sede impedita, condizione che si verifica solo in casi eccezionali come durante la sedazione per un’operazione chirurgica.

Se durante il pontificato il Camerlengo non ha “potere di iniziativa“, ed è sostanzialmente una sorta di commissario prefettizio della santa sede, le sue funzioni e le sue responsabilità cambiano durante la sede vacante.

In caso di sede vacante (per decesso del pontefice) il primo compito speciale del Camerlengo è accertare il decesso.

Tradizionalmente, questa verifica avvene attraverso un rituale simbolico in cui il Camerlengo chiama il Papa tre volte con il suo nome di battesimo mentre gli percuote lievemente la fronte con un martelletto d’argento. Se il camerlengo non riceve alcuna risposta, ne dichiara ufficialmente la morte con la formula latina “Vere Papa mortuus est” (Veramente il Papa è morto).

Questo passaggio rituale è in realtà un vero e proprio atto giuridico, poiché secondo il diritto canonico, il Camerlengo è l’unico a possedere l’habilitas (capacità giuridica) richiesta per accertare ufficialmente la morte del Papa.

Questo rituale di accertamento non è privato, e avviene di fronte al Maestro delle Celebrazioni Liturgiche Pontificie, dei Prelati Chierici e del Segretario e Cancelliere della stessa Camera Apostolica, che fungono sostanzialmente da testimoni. 

Una volta accertato il decesso del pontefice, la Cancelliere della Camera apostolica ha il compito di compilare il documento o atto autentico di morte, mentre il Camerlengo deve comunicarla al Cardinale Vicario per l’Urbe, il quale ne darà notizia al popolo romano. 

A questo punto il Camerlengo assume la presidenza della sede vacante, durante il quale ha il diritto e il dovere di “curare e amministrare i beni e i diritti temporali della Santa Sede“.

Chi può diventare Camerlengo?

Quella del Camerlengo è una carica estremamente importante, è l’equivalente del maestro di palazzo delle costi medievali, è la figura politica, amministrativa e religiosa più vicina al papa. Nella gerarchia ecclesiastica è la seconda istituzione della Santa Romana Chiesa, per questo deve necessariamente essere un cardinale. Non sono previsti altri requisiti, ma esperienza e vicinanza al pontefice risultano elementi impliciti.

La nomina del Camerlengo, così come la nomina di altre importanti figure del governo della Chiesa, è prerogativa esclusiva del Papa, tuttavia, diversamente dalla maggior parte delle cariche ecclesiastiche, non esistono limitazioni temporali al mandato del Camerlengo che quindi rimane in carica fino a quando il Papa non decide diversamente o fino alla sua morte o rinuncia.

Il ruolo del Camerlengo è generalmente legato al Pontefice e non è rato che, dopo l’elezione di un nuovo Papa, questi nomini un nuovo Camerlengo.

Camerlengo e Conclave

Diventare Camerlengo è una grande responsabilità, un grande onore, ma comporta anche importanti rinunce.

Il Camerlengo come abbiamo visto durante la sede vacante è sostanzialmente il reggente della Santa Romana Chiesa, ma allo stesso tempo, non ha potere di iniziativa, non può produrre iniziative o innovazione, questa limitazione in vero è molto “recente” ed è stata introdotta con la costituzione apostolica Universi Dominici Gregis (1996) e la Praedicate Evangelium (2022).

Durante la sede vacante comunque, il Camerlengo ha numerose responsabilità, tra cui il coordinamento del colleggio cardinalizio, la convocazione del concistoro e la convocazione dei cardinali per il Conclave ed ha un ruolo di rilievo durante lo stesso Conclave.

Il Concistoro: possibili dimissioni del papa

Il Papa non è solo il capo della chiesa cattolica, ma è anche il sovrano assoluto dello stato Vaticano, uno stato che sorge nel cuore di Roma entro le mura di “città del vaticano”, ed è l’unica e ultima monarchia assoluta al mondo.

Il governo dello stato vaticano è affidato a diversi funzionari, principalmente cardinali, scelti e nominati dal Papa e generalmente risiedenti al Vaticano. Nella gerarchia della Chiesa, il Papa nomina Cardinali, Arcivescovi e Vescovi, questi invece ordinano i sacerdoti.

Il Papa, la cui carica è a vita, ma può dimettersi, è a sua volta eletto dai Cardinali riuniti nel Conclave, quest’ultimo ovvero è un organo collegiale che si riunisce esclusivamente per l’elezione del nuovo papa a circa 15 giorni dall’inizio della sede vacante. La sede vacante inizia con la morte o dimissione del pontefice.

Il collegio cardinalizio, ovvero l’insieme di tutti i cardinali, può essere convocato dal pontefice per definire l’andamento spirituale e politico della chiesa, e tale convocazione può avere forma più o meno estesa, a seconda delle decisioni e della rilevanza delle decisioni che verranno prese.

Il concistoro

Come anticipato, il collegio Cardinalizio può essere convocato dal papa in vari momenti e modalità ed una di queste modalità è detta concistoro, si tratta di un’assemblea solenne della Chiesa Cattolica Romana, presieduta dal Papa e composta dai cardinali del Collegio Cardinalizio e rappresenta uno dei momenti più antichi e significativi del governo ecclesiastico.

Il termine concistoro deriva dal latino consistorium che significa luogo di riunione o assemblea. L’oggetto di questa assemblea è solitamente relativo a questiono dottrinali, disciplinari o per la creazione di nuovi cardinali, vi sono tuttavia anche altre possibili “motivazioni”.

In effetti l’evoluzione storica del Concistoro è estremamente ampia e complessa, i primi esempi di concistoro di cui abbiamo traccia risalgono al IV secolo. All’epoca i vescovi si riunivano intorno al Papa per discutere questioni dottrinali. A partire dal XII secolo tuttavia, il concistoro divenne un organo amministrativo, molto strutturato e dal 1215, a seguito del Concilio Lateranense IV, il ruolo del concistoro venne formalizzò. Da quel momento il concistoro gode di potere decisionale in materia di fede, elezione dei vescovi (e cardinali) e riforme legislative.

In epoca più moderna, a partire dal Rinascimento, il concistoro ha visto aumentare la propria valenza politica, ed è diventato uno strumento estremamente importante nel determinare gli equilibri tra Santa Sede prima e lo stato vaticano poi, e le varie potenze europee. A partire dal 1870, con il Concilio Vaticano I, in cui si definì il dogma dell’infallibilità papale, il concistoro si è fortemente ridimensionato, ed ha perso gran parte del potere e peso decisionale acquisito in precedenza, diventando tuttavia, un momento chiave nella selezione dei cardinali e nella preparazione dei conclavi.

Struttura e Partecipanti

Esistono diverse forme di Concistoro di cui siamo a conoscenza, tutte presiedute dal Papa. Tra questi abbiamo il Concistoro Ordinario, generalmente convocato per questioni routine, come la canonizzazione di santi o nomine episcopali. Il Concistoro Straordinario, riservato a temi urgenti o complessi, come crisi dottrinali o riforme istituzionali, abbiamo poi il Concistoro Pubblico, una cerimonia aperta ai fedeli, spesso per la creazione di nuovi cardinali e in fine, il Concistoro Segreto, una sessione riservata ai cardinali per discutere argomenti delicati, tra cui le possibili dimissioni del pontefice.

Concistoro e dimissioni

Nel proprio pontificato, Papa Francesco ha convocato diversi concistori tra cui un concistoro straordinario nel 2014, per discutere la famiglia, in preparazione al Sinodo del 2015 o il concistoro del dicembre 2024, cui ha creato 21 nuovi cardinali. Nel 2013 invece, il predecessore di Bergoglio, Papa Benedetto XVI ha convocato un concistoro segreto, alla cui conclusione ha annunciato le proprie dimissioni, l’inizio della sede vacante e il successivo conclave in cui come sappiamo, venne eletto Papa Francesco.

Conclusione

In definitiva quindi, il concistoro rappresenta una delle colonne portanti del governo ecclesiastico, sintetizza in esso tradizione e adattamento ai contesti storici. Durante il Concistoro il Papa esercita quello che è detto munus petrinum (compito di Pietro), garantendo continuità dottrinale e rispondendo alle sfide contemporanee e la sua convocazione segnala sempre un momento di svolta, sia per la vita interna della Chiesa sia per il suo rapporto con il mondo.

Sul finire di febbraio 2025, più precisamente il 26 febbraio, durante la propria degenza in ospedale, e il susseguirsi di bollettini clinici complessi che hanno messo in agitazione milioni di fedeli, Papa Francesco ha convocato un concistoro. Non si conosce ancora l’oggetto di tale vertice ecclesiastico, ciò che sappiamo è che il Collegio dei Cardinali Elettori è al momento composto da 138 cardinali, 21 dei quali nominati a dicembre 2024, e al massimo possono esserci 150 cardinali elettori. È quindi improbabile che il concistoro convocato d’urgenza da papa francesco presso l’ospedale gemelli di Roma, serva per la nomina di nuovi cardinali, siamo inoltre in pieno giubileo ed è quindi da ritenersi altamente improbabile un grande dibattito dottrinale, anche perché il policlinico gemelli non è proprio il luogo più adatto per dibattiti dottrinali.

Molti ipotizzano ad un possibile passo in dietro di Papa Francesco, che come il proprio predecessore, in un momento di grande sofferenza, scelse le dimissioni rimettendo la guida della chiesa cattolica nelle mani di un nuovo papa, più “giovane” e in salute.

Leggi anche il mio articolo sui cardinali papabili.

Chi sono i cardinali papabili al prossimo conclave? Ecco tutti i nomi dei possibili successori di Papa Francesco

Chi sono i cardinali papabili al prossimo conclave? Ecco tutti i nomi che gli esperti stanno discutendo in queste travagliate ore in cui le condizioni di salute del pontefice, Papa Francesco, sono sempre più complesse e oggetto di preoccupazione e speculazione per i fedeli.

Da quando è stato ricoverato al policlinico Gemelli di Roma è emersa una polmonite bilaterale, sempre più grave, che ha sollevato diversi dubbi e timori sulla possibilità che il papa possa tornare in salute e alla guida della chiesa e , sebbene lo stesso francesco in più occasioni abbia dichiarato di non avere alcuna intenzione di dimettersi e rimanere alla guida della chiesa fino alla fine, si comincia a speculare su possibili dimissioni, come già fatto da Ratzinger prima di lui.

Nel chiacchiericcio generale, sul web iniziano ad apparire le prime voci ed ipotesi sul futuro della chiesa, ipotesi sostenute dalla recente nomina di 22 cardinali, di cui 21 elettori (con meno di 80 anni) , e si discute della direzione che verrà presa dalla chiesa nel prossimo pontificato. La chiesa di domani sarà una chiesa progressista e innovatrice, in continuità con Francesco e Benedetto XVI o sarà una chiesa più conservatrice e tradizionalista? Ci saranno nuove e maggiori aperture, o si andrà verso un nuovo oscurantismo generale?

Figure chiave nell’interpretazione delle due principali correnti politiche attualmente note nella curia romana, sono i cardinali Pietro Parolin, Matteo Maria Zuppi e Gerhard Muller, i primi due progressisti, il terzo un conservatore “trumpiano”, ma non sono i soli e per quanto influenti nelle rispettive correnti, probabilmente non sono realmente “papabili”.

La curia vaticana

La curia vaticana, o romana, è un centro di potere politico di rilevanza globale, e sebbene il papa sia il monarca assoluto dello stato vaticano e della chiesa, non ha in realtà quasi nessun controllo su ciò che fanno i membri della curia, sulla carta il potere del papa è totale, ma, all’atto pratico, non ha il tempo materiale per assicurarsi che migliaia di funzionari vaticani, operino come “il papa comanda” e anzi, nella maggior parte dei casi, questi funzionari sono legati a specifici Cardinali che indicano allo stesso santo padre, possibili nuovi candidati.

La curia è quindi il vero centro di comando, politico, della chiesa cattolica, lì si formano i cardinali che in alcuni casi diventeranno papi, e nella maggior parte dei casi spingono coloro che diventeranno papi.

Prendendo in prestito un termine dal complottismo, il “deep state” del vaticano, è estremamente profondo, radicato, difficile da ripulire. Ciò nonostante, negli ultimi vent’anni circa, i papi Benedetto XVI e Francesco, hanno fatto un enorme lavoro di riorganizzazione della curia romana, rimodellandola affinché potesse emergere e affermarsi la corrente progressista di cui entrambi i papi sono stati esponenti e promotori, rendendo sempre più marginale, almeno in apparenza, la corrente conservatrice.

Ad oggi la curia romana sembra essere prevalentemente progressista, e la maggior parte dei 138 membri elettori del collegio cardinalizio sono stati nominati da papa Francesco e in misura minore da Benedetto XVI.

Configurazione del collegio cardinalizio

Per essere più precisi, sollo 4 cardinali elettori su 138 sono stati nominati da Giovanni Paolo II, per loro quattro quindi il prossimo potrebbe essere il terzo conclave, altri 22 sono stati nominati da Benedetto XVI, per loro quindi il prossimo sarebbe il secondo conclave. I rimanenti 112 sono stati nominati cardinali da papa Francesco, selezionati da una curia rinnovata dallo stesso Francesco e Benedetto XVI.

Non tutti i cardinali nominati da Francesco tuttavia, sono di corrente progressista “bergogliana”, e anzi, uno dei leader della corrente conservatrice della curia vaticana, Gerhard Muller, è stato uno dei primi 16 cardinali creati da Francesco. La sua nomina a cardinale risale al 22 febbraio 2014, in quella stessa data è stato creato cardinale anche Pietro Parolin, attualmente segretario di stato della santa sede, da molti considerato uno dei più stretti collaboratori ed esponenti della corrente bergogliana del “partito progressista” vaticano.

Le correnti politiche del vaticano

Basandoci sulle fonti aperte di cui disponiamo, e trattandosi della politica del vaticano sono davvero pochissime, per lo più dichiarazioni dei singoli cardinali e pochi dati biografici forniti dallo stesso vaticano attraverso un portale dedicato al Collegio Cardinalizio. Possiamo dire che al momento le correnti politiche note in vaticano sono almeno due. Quella progressista e quella conservatrice.

Per quanto riguarda la corrente progressista sappiamo che ci sono diversi attriti tra i progressisti, soprattutto su alcuni punti radicali come l’apertura della curia alle donne e la benedizione delle coppie omosessuali, dando di fatto vita a due correnti progressiste, una che potremmo definire “riformatrice bergogliana” ed una più “moderata“.

Oltre le due correnti progressiste sappiamo esistere almeno una corrente conservatrice, più tradizionalista, che vede in Gerhard Muller, il principale referente e, secondo le parole dello stesso Muller, i conservatori nella curia vaticana potrebbero essere molti di più di quello che sembrano, poiché molti temono Francesco e per questo sono più riservati, militando de facto tra i progressisti moderati.

Per quanto riguarda queste tre “correnti” se da un lato è facile individuare in Gerhard Muller il leader dei conservatori, più difficile è decifrare la leadership progressista, che vede Matteo Maria Zuppi e Pietro Parolin, dallo stesso lato della barricata, entrambi stretti collaboratori di Bergoglio ma con approcci differenti. Zuppi ha più volte espresso pareri a favore di aperture radicali e grandi stravolgimenti nella chiesa, ciò lo rende potenzialmente il punto di riferimento di un ipotetica corrente riformatrice, mentre Paoloni, anche in vista del proprio ruolo politico (è pur sempre il segretario di stato Vaticano) pur esprimendo pareri forti, come il netto no alle deportazioni di palestinesi dalla striscia di Gaza, posizione per la quale ha proprio usato il termine deportazioni, nel complesso risulta tra i più moderati della corrente progressista.

Una partita a tre

I dati che abbiamo sulla curia romana ci suggeriscono almeno uno scontro a tre, tra progressisti riformisti, moderati e conservatori, ma che tuttavia potrebbe essere molto più articolato di così, ed è molto probabile che nelle infinite sfumature tra una corrente e l’altra, si celino quei tasselli mancanti all’opinione pubblica e il mondo esterno, che potrebbero rivelarsi determinanti per far confluire più correnti su uno stesso nome.

È il classico gioco politico del compromesso, dove le varie correnti scendono a patti tra loro, facendosi concessioni reciproche, affinché il prossimo papa possa andare bene più o meno a tutti, e se non va bene, che almeno non vada di traverso.

Ne consegue che in maniera quasi scontata, nello scontro politico che avrà luogo nelle sale chiuse della Cappella Sistina, al fine di ottenere una maggioranza qualificata di due terzi del collegio elettorale (almeno nei primi 33 scrutini, poi sarà sufficiente una maggioranza semplice) per l’elezione del prossimo papa, i nomi con posizioni più radicali verranno quasi certamente esclusi esclusi dai giochi. Anche se in realtà, non è detto e tali nomi potrebbero essere “esclusi” nelle prime fasi, a maggioranza qualificata, e riapparire nella seconda fase in cui per la vittoria è sufficiente la maggioranza semplice.

Ad oggi non sappiamo con certezza quanti progressisti e conservatori e che tipo di progressisti e conservatori ci sono, secondo Muller i conservatori, che la pensano come lui, ed hanno posizioni molto radicali e tradizionaliste, sono molti di più di quanto si pensi e potrebbero esserci significative infiltrazioni conservatrici anche tra i progressisti e i bergogliani.

I papabili secondo la stampa

Secondo la maggior parte dei media, i cardinali papabili al prossimo conclave, se mai dovesse esserci un conclave con questi cardinali elettori, sostanzialmente un conclave nei prossimi due anni, divisi tra progressiti, moderati e conservatori, sono:

Partiamo dai progressisti, il nome più “probabile” sembra essere quello di Matteo Maria Zuppi, seguito da José Tolentino de Mendonça e Robert Francis Prevost.

Matteo Maria Zuppi (69 anni), creato cardinale il 5 ottobre 2019 da Papa Francesco. Monsignor Zuppi nasce a Roma l’11 ottobre 1955 ed è ordinato sacerdote nel 1981. Nella sua carriera ha ricoperto vari ruoli, tra cui quello di ausiliare di Roma e arcivescovo di Bologna e dal 2022 è presidente della Conferenza Episcopale Italiana (CEI).
Zuppi è una figura di spicco della corrente progressista, ha spesso espresso posizioni a sostegno del dialogo interreligioso e l’impegno per la pace, come dimostrato dalla sua missione in Ucraina per il rientro dei minori ucraini. È visto come un sostenitore della chiesa sinodale e dell’inclusività ed ha suscitato non poche critiche tra i conservatori quando si è espresso a favore della benedizione di coppie omosessuali e l’apertura della curia vaticana alle donne.

José Tolentino de Mendonça (58 anni), creato cardinale il 5 ottobre 2019 da Papa Francesco. Originario del Portogallo, ha ricoperto l’incarico di Archivista e Bibliotecario della Santa Romana Chiesa.
Anche lui progressista di spicco e scrittore prolifico, De Mendonça ha più volte sottolineato l’importanza di un approccio aperto e inclusivo nei confronti delle questioni sociali e spirituali. È promotore di un cattolicesimo che ponga al centro la fede e vada oltre le diversità.

Robert Francis Prevost (68 anni), creato cardinale il 30 settembre 2023 da Papa Francesco. È stato vescovo di Chiclayo in Perù prima di diventare Prefetto del Dicastero per i Vescovi. Le sue posizioni politiche sono apertamente ed espressamente in favore di riforme sociali e pastorali nella Chiesa.

Per quanto riguarda i moderati, il nome più probabile sembra essere quello di Pietro Parolin, seguito da Luis Antonio Gokim Tagle e Claudio Gugerotti

Pietro Parolin (69 anni), creato cardinale il 22 febbraio 2014 da Papa Francesco. Attualmente è il Segretario di Stato della Santa Sede, ed ha alle spalle una lunga carriera diplomatica e politica all’interno della Chiesa. Diplomatico e moderato d’eccellenza, Parolin è considerato uno degli uomini di fiducia di papa Francesco, che ha sempre cercato di mantenere un equilibrio tra le diverse correnti all’interno della chiesa, promuovendo il dialogo soprattutto su temi e questioni globali.

Luis Antonio Gokim Tagle (67 anni), creato cardinale il 24 novembre 2012 da Papa Benedetto XVI, è uno degli ultimi Cardinali creati dal predecessore di Francesco, nonché uno dei 26 cardinali elettori ad aver già preso parte ad un Conclave. Da molti è considerato uno degli uomini di fiducia di Benedetto XVI e potrebbe aver avuto un ruolo chiave nell’elezione di Francesco.
Pur essendo moderato, è aperto a posizioni progressiste su temi come l’immigrazione e la giustizia sociale, ciò lo rende un candidato ideale sia per riformisti che moderati.

Claudio Gugerotti (68 anni), creato cardinale il 30 settembre 2023 da Papa Francesco, è attualmente Prefetto del Dicastero per le Chiese Orientali, ha una vasta esperienza diplomatica, interreligiosa, interculturale, e soprattutto politica.

Per quanto riguarda i conservatori, Gerhard Muller, figura di spicco della corrente conservatrice in realtà non sembra essere uno dei papabili, tuttavia, ci sono diversi cardinali, a lui molto vicini le cui posizioni più moderate potrebbero rivelare qualche sorpresa. Tra di loro Angelo Fernandez Artime, Roberto Repole e Domenico Battaglia

Angelo Fernandez Artime (63 anni), creato cardinale il 30 settembre 2023 da Papa Francesco è Rettor Maggiore dei Salesiani ed ha alle spalle una lunga carriera nell’educazione cattolica.
Sebbene sia visto come conservatore per il proprio impegno nella formazione tradizionale dei giovani, è da molti considerato il più moderato dei conservatori, e potrebbe essere scelto grazie al sostengo di parte dei moderati e dei conservatori.

Roberto Repole (59 anni), creato cardinale il 7 dicembre 2024 da Papa Francesco, è uno degli ultimi cardinali creati da Papa Francesco (almeno al 19 febbraio 2025), nonché uno dei più giovani tra i papabili. Anche lui è un ibrido Conservatore Moderato, è infatti considerato conservatore su questioni dottrinali, ma aperto al dialogo su questioni sociali. Per molti potrebbe essere uno dei “conservatori” di cui parlava Muller.

Domenico Battaglia (60 anni), creato cardinale il 7 dicembre 2024 da Papa Francesco, anche lui è tra gli ultimi cardinali nominati da Francesco. Arcivescovo di Napoli, noto per il suo impegno nelle periferie sociali, con posizioni non completamente decifrate, anche lui su diversi temi dottrinali risulta un conservatore, tuttavia, l’attenzione e l’impegno molto innovativo sulle problematiche sociali, fanno di lui un soggetto controverso. Non è chiaro se sia un conservatore infiltrato tra i moderati o un moderato infiltrato tra i conservatori.

C’è in fine il grande outsider, che in realtà, non sembra essere accreditato tra i papabili, ovvero Gerhard Muller, cardinale conservatore radicale considerato da molti il leader del partito “trumpista del vaticano” per le proprie posizioni politiche e sociali. Muller ad oggi non sembra godere di grandi consensi tra gli altri cardinali, ma a suo dire, i conservatori che la pensano come lui sono molti di più di quanto non sembri. Fuori dal vaticano Muller piace alle destre radicali e soprattutto piace a Trump.

Chi sarà il prossimo papa?

Con l’attuale composizione del Collegio Cardinalizio, e i suoi 138 cardinali elettori, per eleggere il prossimo Papa saranno necessari almeno 96 voti, 19 in più di quelli che furono necessari per eleggere papa Francesco. Sarà quindi una partita molto serrata, che con molte probabilità eleverà al soglio pontificio un progressista moderato o un moderato progressista.

Se da un lato non sappiamo dire con esattezza quale corrente trionferà, possiamo dire con una certa sicurezza che difficilmente verrà eletto un conservatore radicale, poiché gli ultimi 2 pontificati, durati complessivamente un ventennio, hanno visto una chiesa in continua trasformazione e apertura, una chiesa che in quell’apertura ha visto una maggiore crescita. Nel mondo cristiano papa Francesco è generalmente molto più apprezzato rispetto a Benedetto XVI che nel proprio pontificato, pur portando avanti politiche di apertura e rinnovamento della chiesa, ricordiamo che Benedetto XVI è stato il primo papa su Twitter, ha continuato a mostrare un immagine conservatrice di se e della chiesa. Almeno nella dottrina e nell’estetica.

In un momento storico come questo, in cui il mondo sta vivendo sempre più divisioni e conflitti, la chiesa non può mostrarsi impreparata, e non può diventare un ulteriore strumento di divisione, e questo i membri della curia ed i cardinali lo sanno perfettamente. La Chiesa, più che i suoi fedeli, in questo momento, ha bisogno di una guida che ponga l’accento sulla fede, sull’inclusione, sull’attenzione ai deboli, sull’assistenza, sulla cura e sulla pace. Una pace che non può essere una resa alla prepotenza e trionfo della violenza, ma una pace che sia forte e d’esempio. Ritengo quindi che molto probabilmente il prossimo papa sarà una persona di fiducia di Francesco, che erediterà la volontà dei suoi due predecessori e continuerà il percorso di rinnovamento della chiesa cattolica.