Breve storia di Pozzuoli dalle origini alla conquista romana

La storia di Pozzuoli è una storia lunga almeno 2500 anni e come per molte città antiche, anche le sue origini si perdono nel mito. Pozzuoli sorge infatti in un area di grande rilevanza storica e culturale, totalmente immersa nella mitologia greco romana, ma curiosamente, la sua fondazione, non sembra essere legata a particolari miti e questo perché sorge in “età storica” e tra i primi a parlarci della sua fondazione abbiamo Erodoto in persona, colui che secondo Cicerone fu il “padre della storia”.

Grazie agli scritti di Erodoto sappiamo tantissimo sulla fondazione e le origini di quel piccolo insediamento che sarebbe divenuto nei secolo successivi un elemento chiave dell’economia romana al punto da essere considerata “il porto di Roma” e non solo, sappiamo che Pozzuoli ha maturato una certa importanza simbolica anche nella tradizione cristiana attraverso i vangeli che raccontano Pozzuoli come la città in cui approdò San Paolo, in viaggio verso il martirio a Roma.

Da un certo punto di vista, Pozzuoli è una delle città di cui conosciamo meglio le origini e la sua evoluzione storica, soprattutto in epoca pre-romana, ed è proprio la sua evoluzione che da sempre alimenta alcune domande, come ad esempio, come è possibile che Pozzuoli, una città che sorgeva tra crateri di vulcani attivi, incastrata tra importanti insediamenti greci come Cuma e Napoli, sia diventata così importante e centrale nella storia di Roma? E soprattutto, come è possibile che a differenza della più antica Cuma, Pozzuoli sia sia sopravvissuta fino ad oggi, nonostante innumerevoli terremoti, maremoti, eruzioni vulcaniche e il fenomeno del Bradisismo che da almeno 40.000 anni accompagna le terre dei campi flegrei.

In questo articolo cercheremo di dare una risposta a questa domanda, e andremo alla scoperta delle origini di Pozzuoli, una città particolare, poiché praticamente priva di “miti della fondazione” nonostante sia totalmente immersa in una terra “mistica”, fortemente legata per diverse ragioni alla mitologia greco-romana. Basti pensare che, alle spalle di Pozzuoli sorge il Lago d’Averno, che nell’Eneide è descritto come la porta d’accesso agli inferi in cui Enea, l’eroe greco, è accompagnato dalla Sibilla Cumana, oracolo legato a diversi miti delle origini di roma.

Le origini mitiche di Pozzuoli

Come anticipato, a differenza di molte altre città antiche, nonostante sia totalmente immersa nella mitologia greco-romana, Pozzuoli non ha un vero e proprio mito delle origini, questo perché pochi decenni dopo la sua fondazione, Erodoto, storico, geografo e cartografo greco, ci ha fornito una ricca narrazione delle origini della città.

Secondo la tradizione Pozzuoli venne fondata nel 528 a.c. da esuli di Samo, un isola del Mar Egeo, in quel temo governata dal tiranno Policrate, che si rifugiarono nella Megale Ellas (Magna Grecia) e sappiamo per certo che non furono i soli, durante la tirannide di Policrate infatti, in molti lasciarono Samo per rifugiarsi nelle colonie dell’Italia meridionale. Tra i gli esuli illustri di Samo è importante citare anche Pitagora che trovò ospitalità a Crotone dove fondò la sua scuola.

Come Pitagora, molti degli esuli di Samo trovarono rifugio in varie colonie e altre città greche, altri invece decisero di fondare un nuovo insediamento, che non fosse solo una “colonia” anche perché da esuli i rapporti con la madre patria erano abbastanza compromessi. In ogni caso, secondo la tradizione, una delle nuove città fondate dagli esuli di Samo fu proprio Pozzuoli, o meglio Δικαιάρχεια (Dicearchia), il nome Pozzuoli sarebbe arrivato più tardi. Il nome originale dell’insediamento rifletteva le intenzioni dei suoi fondatori che puntavano a creare un qualcosa di nuovo. Il suo nome significa “luogo in cui regna la giustizia” e almeno in origine è un autentico esperimento politico, non lontano da alcuni importanti centri urbani con cui con molta probabilità intratteneva rapporti commerciali e nutre l’ambizione di diventare un autentica città stato con le proprie leggi e il proprio sistema di governo.

Una delle grandi domande che storici e archeologi si pongono quando si parla di Pozzuoli e le sue origini, è perché lì. L’Italia meridionale, da Crotone a Napoli offriva innumerevoli tratti costieri in cui era possibile insediarsi, con terre fertili, e vicini con cui commerciare, ma per qualche ragione scelsero di stabilirsi proprio lì, in una terra apparentemente non particolarmente ospitale.

Il paesaggio che i fondatori di Pozzuoli si trovarono d’avanti era tutt’altro che ospitale, l’aria sapeva di marcio, la terra trasudava tremava di continuo e trasudava fumi. Ma non solo, le vicine Cuma e Partenope (Napoli) erano impegnate in una guerra commerciale, per l’egemonia sul golfo di Napoli, contro gli Etruschi. Guerra che appena 4 anni dopo la tradizionale fondazione di Pozzuoli confluì in una battaglia nota come Battaglia battaglia di Cuma del 524 che segnò la fine di Partenope da cui i Cumani uscirono sconfitti e presumibilmente Partenope venne distrutta. E in questa furia distruttiva, Pozzuoli appariva come un piccolo insediamento, forse poco più di un villaggio, circondato da giganti in guerra tra loro.

Secondo alcune ipotesi (non confermate, e di natura abbastanza speculative, che riporto solo perché divertenti) è possibile che i fondatori di Pozzuoli non fossero interessati alle lotte di potere e le battaglie commerciali o per il controllo del golfo di Napoli, erano esuli politici desiderosi di un posto tranquillo in cui vivere in pace e armonia, e in questa prospettiva, gli apparentemente poco ospitali Campi Flegrei, offrivano un rifugio ideale, inoltre la presenza di innumerevoli vulcani rendevano la terra estremamente fertile e il mare ricco di pesci, e a chiusura del cerchio, l’area ricca di zolfo era particolarmente adatta alla coltivazione della vigna, permettendo così di produrre vino. Se a questo aggiungiamo la presenza di ricchi vicini con cui commerciare, l’area dei Campi Flegrei in cui venne fondata Pozzuoli si presentava come una realtà idilliaca, un’autentico paradiso terrestre, poco appetibile al resto del mondo a causa delle esalazioni di zolfo che rendevano l’aria non particolarmente gradevole… ma nulla che un paio di boccali di vino non potessero correggere.

Al di la di questa simpatica teoria, sappiamo che almeno nel primo secolo di vita Dicearchia mantenne un forte legame con i cumani prima con Cuma e successivamente, a seguito della rifondazione di Partenope con il nome di Neapolis, Dicearchia si legò molto alla nuova città che governava sul golfo.

Le trasformazioni di Dicearchia: Da città greca a Puteoli romana

Il dominio dei cumani sul golfo di Napoli fino dopo le guerre etrusche durò poco. E già nel V secolo venne messo in discussione dall’avanzata sannitica che dall’area umbro adriatica si era spinta fino al basso Lazio e la Campania. Senza entrare nel merito delle guerre sannitiche, il loro arrivo segnò in un certo senso la fine dell’impero marittimo dei cumani e permise alla piccola Dicearchia di staccarsi dall’influenza cumana per rivendicare la propria autonomia e, secondo alcune ipotesi, in questa fase la città cambiò la propria denominazione adottando il nome di Fistelia (o “Fistlus”/”Fistulis”).

A questa fase della storia di Pozzuoli viene fatta risalire la “Phistluis” una moneta che secondo la tradizione venne coniata dalla città di Pozzuoli in una fase intermedia tra l’influenza cumana e la conquista romana. A proposito di questa moneta ci sono molte leggende e soprattutto molti falsi risalenti ad epoche molto recenti. Ciò che sappiamo di concreto è che, almeno fino al V secolo .a.c. la moneta in uso a Pozzuoli era la dracma cumana, e dal III secolo in poi, dopo la conquista romana, adottò la monetazione Roma. Non sappiamo invece se Pozzuoli abbia mai coniato moneta propria, nè se abbia mai coniato moneta cumana o romana.

Indipendentemente dalla moneta in uso, ciò che ormai è dato per certo è che a seguito dell’avanzata sannitica e con il declino dell’impero cumano, Pozzuoli acquisì una maggiore autonomia, sia politica che commerciale. Questa autonomia venne mantenuta almeno fino alla seconda metà del IV secolo a.c. più precisamente fino al 318 a.c.

Nel 318 a.c. la città di Puteoli, nome latino della città greca di e Dicearchia/Fistelia venne inclusa ufficialmente nel regime giurisdizionale di prefettura, insieme a Capua e Cuma. Non sappiamo per certo quando sia iniziato il processo di latinizzazione di Pozzuoli, ma alcuni studi indicano che potrebbe essere iniziato circa 20 anni prima della sua annessione ufficiale, ovvero nel 338 a.c.

Pozzuoli, ora inglobata nella rete di città, municipi e colonie romane, diventa un importante snodo commerciale, e la sua vicinanza strategica ad una ricca area termale, la renderà particolarmente apprezzata dai romani, ma il vero punto di svolta della città, lo avremo durante la seconda guerra punica quando la sua baia venne utilizzata come presidio navale contro la flotta cartaginese di Annibale.

La guerra aveva evidenziato la posizione strategica di Pozzuoli, e negli anni successivi alla seconda guerra punica la città portuale, divenne uno dei porti porti commerciali più importanti del mediterraneo romano, mentre la flotta militare venne trasferita sul versante opposto del golfo di Pozzuoli, a Capo Miseno, dove sappiamo era ancora stanziata, sotto il comando di Plinio il Vecchio, nel 79 d.c. ma questa è un altra storia.

Fonti

Cuma, la più antica colonia greca e l’antro della Sibilla
Pozzuoli – Enciclopedia – Treccani
Cenni storici – Comune di Pozzuoli
Cuma, la prima città greca in Italia | archeoFlegrei
Il commercio greco arcaico – Capitolo IV. Eoli a Cuma in Opicia – Publications du Centre Jean Bérard
Pozzuoli – Parco Archeologico Campi Flegrei
insediamento insediamento urbano Pozzuoli, VIII aC – 1207

Per approfondire

Magna Grecia. Colonie achee e pitagorismo (attualmente non disponibile)
Magna Grecia. Una storia mediterranea
Storia di Pozzuoli e della zona flegrea
Erodoto-Storie (PDF Gratis)

Partenope: Breve storia della città da Partenope a Napoli

Napoli e Partenope sono la stessa città o sono città diverse? Nell’epoca dei social non è difficile imbattersi in post che parlano di Napoli e Partenope come se fossero città e realtà diverse, anche se vicine e in un certo senso legate tra loro, così come non è difficile imbattersi in post in cui i due nomi fanno riferimento alla stessa città in momenti differenti, ma qual è la verità? Napoli e Partenope sono la stessa cosa o sono città diverse ma molto vicine tra loro che col tempo si sono fuse insieme?

Per cercare di rispondere a questa andremo alla riscoperta delle origini di Napoli tra archeologia, storia, miti e leggende, e prometto che cercherò di essere il più breve possibile.

Le origini mitiche di Napoli

Come molte città antiche, anche l’origine di Napoli si perde nel mito e tra le tante versioni che si sono susseguite nei secoli in merito alla fondazione di Napoli, il mito di Partenope è forse uno dei più affascinanti che è giunto a noi in varie versioni.

Secondo la tradizione popolare Partenope era una sirena, raffigurata secondo i canoni della mitologia greca, un ibrido con il corpo di uccello e la testa di donna, dal canto melodioso. Molto simile esteticamente alle arpie, ma con caratteristiche differenti, nella mitologia greca infatti le arpie sono più violente e punitive, mentre le sirene sono creature seducenti. Per quanto riguarda Sirene e Arpie nella mitologia greca, va detto che ci sono diverse teorie secondo cui sarebbero la stessa creatura in momenti diversi.

Tornando alla sirena Partenope, secondo la leggenda questa fu la sirena che tentò di ammaliare Ulisse con il proprio canto, tuttavia, l’eroe, avvertito dalla maga Circe, si era fatto legare all’albero maestro della nave così da resistere al canto delle sirene. Secondo la leggenda napoletana, la sirena Partenope, non riuscendo nel proprio intento, si gettò in mare e il suo corpo fu trasportato dalle onde fino all’isolotto di Megaride, dove oggi sorge il Castel dell’Ovo dando origine alla città di Napoli.

La cosa più interessante di questo mito è che se si immagina la sirena moderna, creatura marina per metà donna e per metà pesce, non ha alcun senso, tuttavia, se si considera la sirena greca, per metà donna e per metà uccello, tutto cambia.

Questa versione prende le battute dalla tradizione omerica e dall’odissea ed è la versione più conosciuta del mito di partenope, soprattutto fuori da Napoli, vi sono tuttavia altre versioni del mito, proprie della tradizione locale.

Una di queste versioni, molto presente nella tradizione popolare napoletana, racconta di una sirena Partenope, che viveva nel golfo di Napoli, innamorata del centauro Vesuvio. Il loro amore è tuttavia ostacolato da Zeus, a sua volta invaghito di Partenope, decise di separarli per sempre. Vesuvio venne così trasformato in un vulcano e Partenope nella città di Napoli. I due amanti sono così condannati ad un supplizio, un amore eterno e impossibile, con il Vesuvio condannato a vegliare costantemente sulla città senza poterla mai raggiungere. La cosa interessante di questo mito è che non sappiamo a quando risalga, e nella tradizione popolare Partenope è generalmente descritta come una sirena “moderna” metà donna e metà pesce, elemento che potrebbe suggerire un origine medievale del mito, probabilmente derivato da un mito più antico.

Ultima versione del mito di Partenope che voglio riportare, ci arriva attraverso la raccolta “Le leggende napoletane” di Matilde Serao, ed è una versione molto particolare, molto legata alla fondazione della città e poco legata al “mito”. In questa leggenda infatti Partenope non è una creatura mitica ma una giovane donna greca innamora dell’eroe ateniese Cimone. Tuttavia, il padre di Partenope avendo promesso sua figlia in sposa ad un altro uomo, cercherà di ostacolare il loro amore. Cimone e Partenope decidono quindi di lasciare la Grecia e dopo un lungo viaggio approdano sulle coste del golfo di Napoli, qui costruiranno il proprio nido d’amore, e la loro discendenza darà vita al popolo napoletano. In questa versione del mito Partenope è sostanzialmente un antica colonizzatrice e madre mitica del popolo napoletano.

Ciò che questi tre miti hanno in comune, ma che in realtà lega insieme tutti i miti della fondazione di Napoli legati a Partenope, è il fatto che Partenope incarna l’essenza stessa di Napoli. La sua bellezza ammaliante, il suo fascino seducente, il suo legame indissolubile con il mare e la sua storia travagliata e appassionata, e solleva una domanda, ci fu davvero una “Partenope” nella storia di Napoli? E la risposta a questa domanda è si.

Cosa sappiamo sulla fondazione di Napoli

Mettendo da parte il mito e rivolgendo lo sguardo verso l’archeologia, noi oggi sappiamo che intorno all’VIII secolo coloni greci arrivarono nel golfo di Napoli, all’epoca chiamato kratèr, e fondarono un importante colonia con il nome di Kýmē (odierna Cuma) legata alla storia e al mito delle origini di Roma. Cuma divenne immediatamente un importante snodo commerciale per altre sub-colonie nella regione, tra cui la colonia mineraria di Πιθηκοῦσσαι (Pithecusa oggi Ischia) e una colonia commerciale tra Vesuvio e Campi flegrei, chiamata Παρθενόπη, ovvero Partenope.

Se Cuma sorge come avamposto, Partenope viene fondata per una ragione differente, la sua posizione strategica sul colle di Pizzofalcone offre il un ampio controllo litoraneo e del traffico marittimo nel golfo. E vista la sua posizione strategica fondamentale verrebbe da chiedersi, perché i greci si insediarono prima a Cuma e solo in seguito nel golfo di Napoli con la fondazione di Partenope?

Non abbiamo una risposta certa a questa domanda, ciò che sappiamo è che nell’area dell’attuale basilica di Santa Maria degli Agnelli a Pizzofalcone, dove sappiamo sorgeva l’acropoli della città greca di Partenope, sono stati rinvenute tracce di insediamenti risalenti al Neolitico e soprattutto all’Età del Bronzo. Questi reperti ci suggeriscono che l’area fosse già occupata prima della colonizzazione greca.

Nei secoli successivi, per almeno due o tre secoli, il nome della città greca che controlla il golfo di Krater (il golfo di Napoli) è Partenope, ed è un avamposto Cumano, estremamente importante per il controllo della regione e che tale espansione non fu esente da conflitti e scontri con gli altri popoli italici, in particolare latini ed etruschi. A tale proposito sappiamo che nel VI secolo, si ipotizza intorno al 524 a.c. le rivalità tra cumani ed etruschi culminarono nella battaglia di Cuma, che vide la sconfitta dei cumani e segnò l’inizio del declino della città di Partenope. In quello stesso periodo, tra Partenope e Cuma , esuli di Samo fondarono l’insediamento di Pozzuoli. Il declino di Partenope che durò circa mezzo secolo e approssimativamente intorno al 474 a.c. ci fu un nuovo scontro navale tra la flotta etrusca e quella cumana guidati da Ierone I di Siracusa. La coalizione delle colonie greche riuscì a sbaragliare le forze etrusche, permettendo alla città di Partenope di risorgere.

Secondo la tradizione il 21 dicembre 475 a.c. (data presumibilmente scelta in maniera simbolica) Partenope venne rifondata sore una Neapolis, adiacente alla Palepolis, ovvero una città nuova accanto alla città vecchia. In cui, il vecchio sito di Partenope rappresentava la Palepolis, mentre la nuova area urbanizzata divenne la Neapolis.

Da fonti del V secolo sappiamo che il nuovo insediamento di Neapolis, che inglobava la vecchia Partenope, non era considerato all’epoca una vera e propria espansione di Partenope, quanto più una nuova città, che sorgeva in qualche modo dalle ceneri di Partenope, motivo per cui la tradizione ci riporta come data di fondazione della città, la “rifondazione” del V secolo, con un nuovo nome, mentre il vecchio nome di Partenope è progressivamente abbandonato.

Perché Napoli ha cambiato nome ed ha abbandonato quello di Partenope?

A questo punto la domanda sorge spontanea, sappiamo che Napoli ha un forte legame con la tradizione e con il mito di Partenope, e sappiamo che i suoi abitanti non hanno mai ufficialmente dismesso il nome di “partenopei” sentendosi in qualche modo discendenti di Partenope. Partenope ancora oggi, lo vediamo nella narrazione di Matilde Serao, è considerata la Madre mitica di Napoli e dei suoi abitanti, ma allora perché Napoli non si chiama più Partenope?

Se avessimo una risposta chiara a questa domanda, sapremmo molte più cose sul nostro passato di quante non ne sappiamo effettivamente, perché purtroppo, una risposta chiara e netta non l’abbiamo, sappiamo che il nome cambia a seguito di una serie di scontri durati più di mezzo secolo, ma non sappiamo se tra la prima e la seconda battaglia di Cuma, la città di Partenope venne abbandonata o meno.

Secondo alcuni storici il motivo per cui il nome Partenope venne dismesso in favore di Neapolis è perché dopo la prima battaglia di Cuma la città di Partenope cadde completamente e solo dopo la vittoria cumana nella seconda battaglia di Cuma, la città venne effettivamente rifondata. Secondo altri il cambio di nome indica un a trasformazione, un cambio al vertice. Partenope era una colonia Cumana, Neapolis esiste grazie all’aiuto dei siracusani. Ma queste sono solo due delle innumerevoli ipotesi e leggende sul perché, nel V secolo Partenope si trasformò in Napoli, mentre i suoi abitanti continuarono a considerarsi “figli di Partenope”.

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Per approfondire

Napoli nella storia. Duemilacinquecento anni, dalle origini greche al secondo millennio
Napoli prima di Napoli. Mito e fondazioni della città di Partenope
Storia di Napoli

Fonti

Parthenope: drie mythen over de oermoeder van de stad Napels | Archeologie Online
Partenope, Palepolis, Neapolis : origini e fondazione della città di Napoli
Comune di Napoli – Cultura – Cenni Storici sulla città