I fuorilegge non esistono più

Al di la dell’immagine romantica del fuorilegge dei vecchi film western, dove l’eroe era un bandito e lo sheriffo, il tutore della legge era un criminale al soldo dei funzionari della ferrovia, o dei pirati, che vivevano liberi in mare, veleggiando senza alcun padrone, andando dove volevano e facendo ciò che volevano quando volevano, quella del fuorilegge è in realtà una figura storica, o per meglio dire, uno status giuridico, molto complicato, proprio di un mondo che non esiste più da almeno 2 secoli.

Nel mondo moderno/contemporaneo, i “fuorilegge” non esistono più, o almeno, non nel senso originale del termine, poiché nel mondo moderno/contemporaneo si sono affermati una serie di principi per cui non è più possibile (a meno che non si viva in un regime criminale o comunque infrangendo la legge di un paese civile) porre un individuo al di fuori della legalità.

Ma chi sono i fuori legge? e perché non esistono più?

Originariamente per fuorilegge si intendeva non chi agiva al di fuori della legge e della legalità, ma chi veniva posto al di fuori della legge, essere marchiati come fuorilegge era una sorta di “scomunica” dall’ordinamento giuridico, essere fuori dalla legge significava non avere più alcun diritto legale e chiunque poteva fare di un fuorilegge ciò che desiderava, ivi compresi ucciderlo e ridurlo in schiavitù.

Questo antico concetto giuridico, ampiamente utilizzato in età moderna soprattutto nei confronti della pirateria, inizia a venir meno con la pace di Westfalia, al termine della guerra dei trent’anni.

Con Westfaliainizia un importante processo di trsformazione degli ordinamenti giuridici degli stati, degli stati stessi e dei rapporti tra essi.

Detto molto semplicemente, con la pace di Westfalia, si affermano in europa una serie di principi giuridici, interconnessi tra loro.

Il primo di questi principi è la definizione dello stato nazione, che non è più un insieme di terre controllate da un sovrano che ha il potere di disporre a proprio piacimento di quelle terre e di chi le abita, diventando invece una zona, un area, ben precisa, delimitata da confini ben definiti, entro i cui termini vigono determinate leggi e determinati rapporti di potere tra sovrano, rappresentanti dello stato, istituzioni e abitanti.

Questi confinu artificiali che delimitano gli stati nazione, implicano il riconoscimento reciproco di quei confini dalle varie nazioni e di conseguenza impongono i limiti del potere dei sovrani e delle loro corti, e si riflette sulla popolazione di quelle zone, ma anche sui rapporti di forza entro quei confini e soprattutto sulle leggi e sul concetto di fuori legge.

In un mondo in cui le nazioni si riconoscono tra loro, aprendo al concetto teorico per cui una nazione esiste solo se riconosciuta da altre nazioni, le leggi di quelle nazioni valgono entro i confini di quelle nazioni, ed in quei confini hanno valore universale. Inizia quindi ad affermarsi una prima forma embrionale del concetto di universalità delle leggi e dei diritti, ma a questo arriveremo con calma.

Nel momento in cui le leggi di uno stato hanno valore universale, non è più possibile, in un sistema ordinato, porre qualcuno al di fuori della legge, o almeno, in teoria è così, in pratica dovremmo aspettare ancora molto tempo per vedere abbandonata questa pratica barbarica e primitiva.

Il concetto di fuorilegge e l’annesso status giuridico, continuano ad esistere e sopravvivere nel “nuovo mondo“, nel contesto generale della lotta alla pirateria, mentre tende a sparire nell’europa continentale, dove, i “pirati di terra” o se preferite i banditi, iniziano a venir meno.

Le bande di predoni che per secoli avevano imperversato nelle campagne e saccheggiato i villaggie europei, erano formate da compagnie militari, milizie e soldati che, in tempo di guerra servivano i sovrani in guerra, ma in tempo di pace, si dedicavano ad altro tipo di attività. Tuttavia, questo tipo di attività inizia a svanire dopo la pace di Westfalia, poiché uno degli effetti della pace è la riorganizzazione degli eserciti europei.

Fino alla guerra dei trent’anni non esistevano eserciti permanenti, i soldati erano per lo più mercenari che, di volta in volta, sceglievano da che parte stare e al fianco di chi combattere, mossi ufficialmente da giuramenti vari, ma anche e soprattutto dalla promessa di maggiori ricompense espresse in terre e denaro.
Dopo Westfalia inizia ad affermarsi negli stati nazione europei, il concetto di esercito permanente, si ritorna quindi, come già accaduto in epoca romana con la riforma di Mario, alla creazione di eserciti statali, permanenti, formati da professionisti salariati e non più da mercenari al soldi del miglior offerente.

L’assenza, o meglio, la riduzione dei signori della guerra e di predoni, dall’europa continentale, contribuì a far cadere nel dimenticatoio, almeno in europa, lo status di fuori legge, ovvero di individuo posto al di fuori della legge.

Durante la Rivoluzione Francese, o meglio, dopo la rivoluzione francese, per intenderci, tra la rivoluzione e il “periodo del terrore” (perdonate la semplificazione), si dibattè ampiamente sulla questione del fuorilegge e si arrivò a proporre la scomunica giuridica dei nemici della rivoluzione, detto più semplicemente, si propose di porre fuori dalla legge i sostenitori dell’ancient regime, tuttavia, questa possibilità venne poi scartata in favore di posizioni più “morbide” che prevedevano la confisca dei beni e dell’applicazione di condanne a morte.

Lo stesso problema fu posto in essere circa un secolo e mezzo più tardi, in occasione dei processi di Norimberga, dove, tra le opzioni prese in considerazione e poi scartate, vi fu la possibilità di revocare lo status giuridico ai criminali nazisti, tuttavia, in quest’occasione, si affermò un vago principio di “superiorità morale” secondo il quale, porre fuori legge e alla stregua degli animali i criminali nazisti, non era diverso da ciò che era stato fatto dai criminali nazisti nei campi di concentramento e sterminio, e dunque si ripiegò sull’applicazione di nuove leggi create ad hoc, costruite sulla base del principio di hostis humani generis (nemico del genere umano), e delle leggi contro la pirateria, per definire quelli che sarebbero diventati, da quel momento in avanti, “crimini contro l’umanità”.

In termini storici lo status di “fuori legge” in europa ha smesso di esistere ufficialmente con la pace di Westfalia, tuttavia, dalla seconda metà del XVIII secolo, un nuovo attore continentale si sarebbe affacciato sulla scena globale, questo attore erano gli odierni Stati Uniti d’America, dove, lo status di Fuori Legge ha continuato ad esistere almeno fino agli inizi del XX secolo, nella fattispecie nelle zone rurali del “selvaggio west”.

In europa invece lo status di fuori legge, come sinonimo di scomunica dall’ordinamento giuridico e perdita di ogni qualsiasi forma di diritto, appare sporadicamente, nella prima metà del XX secolo nei regimi nazifascisti e in unione sovietica, dove, i “nemici” dello stato e del partito, vennero privati di ogni diritto, e lo stesso sarebbe accaduto, nel XX e XIX secolo, in ogni regime dittatoriale.

Per approfondire

J.Elster, Chiudere i conti. La giustizia nelle transizioni politiche, 2008, editore il Mulino

I processi di Norimberga tra vincitori e giustizia

Norimberga, un tribunale dei vincitori travestito da corte internazionale, tra irregolarità e giustizia.

I processi post-bellici sono spesso utilizzati dai vincitori come strumento di pressione sugli sconfitti, per proseguire la guerra ben oltre il cessate il fuoco, ne abbiamo parlato in un articolo sulle nuove guerre e voglio parlarne in maniera più approfondita in questo articolo riguardante i processi di Norimberga.

Durante i processi di Norimberga, sul piano giuridico, vi furono molte irregolarità, a partire dal fatto che sotto la veste della corte internazionale vi fosse in realtà un classico tribunale dei vincitori sui vinti e che furono introdotte nuove leggi per punire vecchi crimini le cui dimensioni erano diventate troppo grandi per essere punite secondo i canoni tradizionali, tuttavia, questo procedimento ha portato ad un contraddittorio giuridico che fece venir meno uno dei principi fondamentali del diritto, la non retroattività dei crimini, creando un precedente pericoloso nel mondo che si andava a costruire da quel momento in avanti.

Finita la seconda guerra mondiale con la sconfitta del Terzo Reich da parte delle Nazioni Unite (meglio note come Alleati), ovvero Stati Uniti, Unione Sovietica e Regno Unito, fu costituito un tribunale internazionale nella città di Norimberga. Norimberga fu scelta per il suo valore simbolico in quanto era una delle città più iconiche del Reich ed era una delle città simbolo della dittatura nazista, inoltre era la città in cui, nel 1935 in occasione del 7° raduno nazionale del partito Nazista, furono varate la “legge per la protezione del sangue e dell’onore tedesco” (RGBl. I S. 1146), la “legge sulla cittadinanza del Reich” (RGBl. I S. 1146) e la “legge sulla bandiera del Reich”, note al mondo come le leggi di Norimberga.

Tavola illustrata del
Tavola illustrata del Blutschutzgesetz (Leggi sulla purezza della razza) del 1935

Il tribunale militare, costituito dagli alleati a Norimberga si proponeva al mondo come una corte internazionale, giusta e imparziale che tuttavia si componeva esclusivamente di membri delle potenze vincitrici della guerra, configurandosi de facto come un vero e proprio tribunale dei vincitori.

History Fact:


Inizialmente fu scelta la città di Berlino (presidiata dall’Unione Sovietica) come sede del Tribunale Militare Internazionale, successivamente si decise di svolgere i processi a Norimberga pur mantenendo la sede del TMI a Berlino.
Le principali ragioni per cui i processi si svolsero a Norimberga e non a Berlino sono le seguenti:

1) Norimberga era situata nel settore statunitense di competenza degli USA in base a quanto stabilito durante la conferenza di Potsdam (in cui i territori del terzo Reich furono divisi in quattro settori controllati dalle nazioni vincitrici, USA, UK, URSS e Francia).
2) Il palazzo di Giustizia di Norimberga era molto spazioso e quasi completamente illeso dai bombardamenti, era uno dei pochi edifici presenti in Germania a non essere stato distrutto, inoltre ospitava al proprio interno un grande prigione.
3) Norimberga era stata riconosciuta dalle potenze alleate e dallo stesso popolo tedesco come la città delle “Celebrazioni del Partito del Reich” (Reichsparteitag), aveva quindi un grande valore simbolico per la storia tedesca e svolgendo lì i processi, si volle rendere Norimberga come la sede della sconfitta finale del partito nazista.

Le quattro principali potenze vincitrici della guerra, Francia Regno Unito, Stati Uniti e Unione Sovietica, nell’organizzare il tribunale stabilirono che ognuno dei vincitori avrebbe nominato due giudici, uno principale ed un sostituto, e furono nominati due procuratori, che avrebbero avuto il compito di giudicare e punire i criminali di guerra del terzo Reich.

Elenco dei Giudici:


Geoffrey Lawrence (britannico, giudice principale e presidente)
Norman Birkett (britannico, sostituto)
Henri Donnedieu de Vabres (francese, giudice principale)
Robert Falco (francese, sostituto)
Francis Beverley Biddle (statunitense, giudice principale)
John Parker (statunitense, sostituto) 
Iona Timofeevič Nikitčenko (sovietico, giudice principale)
Aleksandr Fëdorovič Volčkov (sovietico, sostituto)
Robert Houghwout Jackson (statunitense, procuratore)
Hartley Shawcross (britannico, procuratore).

Già dalle premesse il tribunale di Norimberga appariva come un tribunale politico, sembrava più un tribunale dei vincitori volto a proseguire in aula la guerra, più che un tribunale internazionale volto a fare giustizia, fu tuttavia concesso agli imputati che non vollero ricorrere ad un avvocato difensore privato, di poter disporre di un avvocato “d’ufficio”, e vista l’entità e la portata delle imputazioni e dei capi d’accusa, la vita degli avvocati difensori non fu semplice e in previsione degli anni a venire, avere nel proprio curriculum la difesa di un ex gerarca nazista di sicuro non avrebbe giovato agli affari. Ad ogni modo, i processi si svolsero con una certa regolarità, in quell’aula di tribunale era presente il mondo intero, tutti aspettavano la sentenza e nessuno si aspettava assoluzioni o perdoni, possiamo anzi dire che l’esito dei processi di Norimberga era già scritto prima ancora che si iniziasse a pensare a Norimberga, prima ancora che si iniziasse a pensare ai processi, tuttavia fu necessario realizzare uno show internazionale e svolgere un regolare processo farsa.

Se da una parte l’esito dei processi non sorprende, non sorprende la severità con cui furono puniti gli imputati e non sorprendono le condanne emesse, ciò che sorprende è il modo in cui si giunse a quelle sentenze, poiché a Norimberga non si fece ricorso a leggi vigenti in Germania, anche perché secondo la legge tedesca del terzo Reich i nazisti avevano agito nel pieno della legalità, ne si fece ricorso ai codici militari statunitensi, francesi, britannici o sovietici, nei quali erano previste punizioni per i crimini commessi dai nazisti durante la guerra, tuttavia i vari codici militari e civili prevedevano pene differenti per lo stesso crimine e in quel determinato contesto politico utilizzare un codice penale anziché un altro aveva un enorme peso politico, gli statunitensi non volevano che venissero applicate le norme statunitensi, i sovietici le norme sovietiche, i francesi volevano che i criminali nazisti fossero privati dello stato di diritto e messi fuori dalla legge, ma mentre si dibatteva e si discuteva per decidere cosa fare c’era la necessità impellente di processare, giudicare e punite i criminali tedeschi e allora si trovò una soluzione “alternativa” particolarmente originale, si decide di fare ricorso alle norme internazionali contro la pirateria, definendo così i criminali nazisti come hostis generis humani, nemici del genere umano, e partendo da questo principio si costruirono nuove leggi per punire vecchi crimini che avevano raggiunto una dimensione tale da rendere sproporzionata ogni possibile condanna tradizionale.

Nacque così il concetto di crimini contro l’umanità e fu stabilita la natura retroattiva delle norme volte a perseguire e punire i criminali che si erano macchiati di quei crimini. I crimini contro l’umanità erano nati nel 1946 ma si applicavano a chiunque, o quasi, si applicarono agli sconfitti, si applicarono a Norimberga prima e Tokyo poi.
La natura retroattiva di queste norme che si applicavano quindi a crimini commessi prima che quelle stesse leggi stabilissero l’esistenza di quei crimini, ha rappresentato una problematica etica e giuridica, da una parte si sentiva la necessità di punire quelli che il mondo intero riconosceva come crimini, tuttavia erano crimini senza precedenti erano crimini compiuti nel rispetto della legge e della legalità dello stato in cui erano stati compiuti, ed era difficile decidere come comportarsi. Il mondo chiedeva giustizia, le vittime chiedevano giustizia ma il confine tra giustizia e vendetta era molto sottile, quasi impercettibile e per molti era difficile concepire una giustizia ottenuta violando le leggi.

Alla fine comunque si decise di rendere effettivamente retroattive quelle nuove norme e di punire i criminali nazisti sulla base di un neonato diritto internazionale che in quell’occasione sarebbe stato retroattivo.
questa decisione produsse condanne importanti, molti furono condannati a morte, altri all’ergastolo, altri ancora furono condannati a scontare 20 e 10 anni di carcere e solo pochissimi imputati alla dei processi fine furono assolti.

I sette condannati da pene detentive (dai dieci anni al carcere a vita) dalla corte militare internazionale di Norimberga, furono trasferiti nel 1947 nel carcere di Spandau dove avrebbero scontato la propria condanna.

Il primo a varcare in uscita i cancelli di Spandau fu Konstantin von Neurath, condannato a 15 anni di detenzione e rilasciato per motivi di salute nel 1954,  von Neurath morì 2 anni più tardi, nel 1956, e sempre per motivi di salute, nel 1955 Erich Raeder lasciò la prigione nonostante la sua condanna a vita. Nel 1956 fu il turno di Karl Dönitz, uscito dal carcere dopo aver scontato per intero la propria condanna a 10 anni di detenzione e l’anno dopo, nel 1957 a lasciare la prigione fu Walter Funk, condannato al carcere a vita e uscito anch’esso per ragioni di salute.
Gli ultimi due prigionieri a lasciare Spandau furono Albert Speer e Baldur von Schirach, entrambi condannati a 20 anni di detenzione ed entrambi rilasciati nel 1966 una volta scontata la pena.
L’unico condannato a vita che non avrebbe mai lasciato fu Rudolf Hess, che scontò la sua pena fino al 1987, anno della sua morte in carcere.

History Fact:


Rudolf Hess è stato l’unico detenuto del carcere di Spandau per più di 20 anni e dopo la sua morte il carcere fu demolito

Fonti :
L.Baldissara, P.Pezzino, Giudicare e Punire
R.H. Jackson, Il tribunale dell’umanità. L’atto di accusa del processo di Norimberga
C.Schmitt, Risposte a Norimberga
D.Zolo, La giustizia dei vincitori, da Norimberga a Baghdad