Eli Dowen , l’incarnazione del superuomo

 

Eli Dowen è stato al suo tempo una star del circo, un eccellente acrobata, ostinato e determinato, che seppe fare del suo difetto genetico, una virtù, in anni in cui si affermava il mito del progresso e del superamento dei limiti umani, in anni in cui nasceva il mito del superuomo, Eli Down divenne un icona, un simbolo dimenticato dalla storia. Leggi tutto “Eli Dowen , l’incarnazione del superuomo”

Religione, una storia che va dalla magia alla scienza

“Storia ed evoluzione della religione e del mondo spirituale, dalle prime preistoriche forme di magia, passando per i politeismi antichi fino a raggiungere la divisione tra il mondo spirituale ed il mondo scientifico, e la nascita di monoteismi, scienza e filosofia.”

La storia delle religioni è una disciplina che viaggia parallelamente all’antropologia e permette di osservare l’evoluzione del mondo e delle strutture umane da un punto di vista differente.

Ad un certo punto della storia, la religione si trasforma, passando dall’essere un qualcosa di pubblico e condiviso, da vivere collettivamente in gruppo attraverso giochi, feste e banchetti, per diventare qualcosa di più intimo e riservato, da vivere nel privato, in un clima più familiare, questo cambiamento strutturale si lega al cambiamento di rotta nell’inseguimento degli obbiettivi fondamentali, o meglio nei compiti propri della ricerca religiosa e spirituale.

Compito della magia e dei politeismi è quello di spiegare l’inconoscibile, la magia in particolare aveva il compito di rendere accessibili all’uomo quei fenomeni di cui non se ne comprendeva totalmente la natura ed i meccanismi, e di cui tuttavia aveva una conoscenza empirica degli effetti e di conseguenza quei fenomeno sono considerati magici.

Agire in un determinato modo, compiere una determinata azione produce una reazione, la magia è quindi la larva da cui sarebbero nate il mondo della fisica, l’embrione potremmo dire del terzo principio della dinamica, e allo stesso tempo delle religioni, procedendo con una prima divisione netta tra tutto ciò che poteva essere controllato dall’uomo, e ciò che al contrario era totalmente incontrollabile e quindi inconoscibile. Ciò che può essere controllato esce dal mondo magico per entrare a far parte del mondo tecnico e scientifico, tutto il resto necessita di una spiegazione, e a questo scopo nascono divinità e le mitologia.

La mitologia riesce a spiegare con le i suoi racconti ed i suoi personaggi dotati di poteri straordinari, tutto quanto accadeva al di fuori del controllo umano, per ogni fenomeno geologico o cosmologico esiste una divinità che con il suo lavoro possa giustificarlo, e in caso di anomalie la natura “umana” delle divinità funge da ancora di salvataggio, così fenomeni rari o imprevedibili quali possono essere una eclissi, un terremoto, o una pioggia di meteore, sono spiegate con capricci e litigi e guerre tra queste divinità create allo scopo di decidono e regolare le sorti del mondo.

Il mondo mitologico è un mondo statico e stagnante, che tende alla non evoluzione, e in caso di nuove scoperte semplicemente si munisce di una nuova divinità per assolvere al nuovo compito, al contrario il mondo fisico delle scienze è in continua evoluzione e mutamento, teorie e concetti sono continuamente rielaborate e ridisegnate, e lo stesso accade per la strumentazione in uso, gli attrezzi da lavoro e di osservazione del ricercatore, dello scienziato, sono in continua evoluzione, diventando sempre più accurati e precisi e permettendo di diversificare sempre di più la ricerca, e le ricerche, permettendo quindi lo studio di fenomeni che prima erano considerati incomprensibili la cui comprensione era affidata alla mitologia.

Gli scienziati puntando i propri strumenti e facendo luce sul lavoro degli dei, rendono quel tipo di mitologia, statica, obsoleta, sostituendosi ad essa, e rilegando la religione e lo spiritualismo al ruolo di guida etica e morale.

La religione in questo modo cambia la sua natura trasformandosi da pubblica a privata, ed incentrando la sua ricerca non più sul funzionamento del mondo e dell’uomo, ma sull’uomo in quanto essere senziente, lavorando parallelamente alla ricerca filosofica, con però un’eredità sociale, che rende la religione un fenomeno culturale da vivere privatamente, e nella sua componente originale di strumento di semplificazione, basato sull’accettazione di dettami e dogmi precostituiti, risulta accessibile a chiunque.

Potremmo dunque dire che da una parte le scienze cercano di capire come funziona l’universo e l’uomo, mentre le varie religioni e filosofie cercano di comprenderne il perché, nel tentativo di rispondere alla domanda fondamentale … chi è l’uomo ?

 

 

Bibliografiai :

James George Frazer, The Golden Bough: A Study in Magic and Religion, 1915

Ernesto de Martino, Il mondo magico: prolegomeni a una storia del magismo , 1948

Chi ha distrutto il Colosseo ?

Rispondere alla domanda “chi fu a mutilare il Colosseo” non è facile, e di certo limitarsi a dire che nel corso degli anni, parti del Colosseo sono state “cannibalizzate” dall’espansione urbana di Roma per la costruzione di altri edifici, non è sufficiente, in fondo è solo un modo per girare attorno alla domanda senza giungere ad una risposta concreta, ma d’altra parte dare una risposta netta probabilmente non è possibile, ma con un po di ragionamento, ed una buona dose di pazienza è possibile indagare sui motivi che alimentarono la distruzione del Colosseo.

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Schiavi del Cioccolato

La tratta tratta atlantica degli schiavi è uno dei capitoli più oscuri della storia del mondo occidentale, il cui funzionamento e la cui esistenza si basavano sul commercio di esseri umani e lo sfruttamento di manodopera a bassissimo costo. Va detto che la schiavitù, in quanto istituzione non è un’invenzione dell’era moderna, essa era già conosciuta e adoperata da tutte le popolazioni coinvolte nella tratta atlantica, che fossero essi produttori, proprietari di piantagioni, mercanti, commercianti o schiavi.

Per quel che riguarda la schiavitù ci limiteremo a dire che essa figura nei primi codici scritti della Mesopotamia, dell’Egitto e nelle leggi Greche e Romane, su cui si sarebbero basati i vari codici dell’Europa medievale e moderna. L’istituzione della schiavitù aveva un carattere educativo e correttivo, l’adattamento forzato ad un determinato codice di comportamento come strumento di istruzione necessario per l’inserimento dello straniero all’interno della società, ed una volta corretto la differenza culturale, almeno fino al XV secolo era possibile che uno schiavo diventasse un libero cittadino.

In epoca romana lo schiavo era considerato una preziosa risorsa per i proprietari la cui vita e salute andavano tutelate in quanto, a differenza dei lavoratori salariati, che se malati o feriti non avrebbero ricevuto alcun compenso, il padrone era costretto a provvedere alla sussistenza di uno schiavo anche quando questo non fosse stato propriamente in grado di lavorare.

Quando in età moderna i coloni europei giunsero nelle Americhe ed entrarono in contatto con le popolazioni autoctone, presso le quali, se bene con alcune differenze, esisteva ed era praticata l’istituzione della schiavitù, gli europei adottarono quei sistemi per un inserimento forzato delle popolazioni precolombiane nelle ottiche europee.

Il nuovo mondo però non era solo un enorme distesa di terra in cui esportare i propri modelli sociali e culturali, ma essa rappresentava anche un nuovo continente ricco di piante, frutti e creature molto rare o addirittura sconosciute in Europa. Una di queste piante era quella del cacao, dalle cui bacche era possibile, produrre delle polveri che unite ad altri ingredienti quali zucchero e diluite nel latte, permettevano la realizzazione di una bevanda estremamente aromatica e gustosa, nota oggi come Cioccolato, dall’unione di cacao e latte.

Questo tipo di bacca era estremamente difficile da coltivare in altre aree del pianeta, e questa sua particolarità la rendeva una risorsa estremamente rara e di conseguenza preziosa, ed intuendone il potenziale economico e commerciale, i coloni spagnoli e portoghesi importarono questa risorsa in Europa. L’arrivo in Europa del cacao spalancò le porte ai mercati paralleli di caffè e di tè, che proprio come il cacao era possibile produrre solo in alcune aree specifiche del pianeta. Parallelamente ai mercati del cacao, del caffè e del tè si svilupperanno altri mercati altamente redditizi, come il mercato delle ceramiche dall’oriente e dello zucchero dalle Americhe e dall’Africa, dando origine ad un sistema economico di portata globale che collegava insieme prodotti provenienti dai più remoti angoli del pianeta. Bere del cioccolato, del tè o del caffè in Europa di fatto significa miscelare polveri provenienti dalle Americhe, dall’Africa o dall’oriente, utilizzando magari porcellane e ceramiche orientali, simbolo di ricchezza e raffinatezza.

Questo colossale sistema economico poteva funzionare grazie all’integrazione di risorse dal valore differente, e che costituivano fette di mercato complementari. Da una parte le preziose e rare bacche di cacao, le foglie del tè ed i semi di caffè, rappresentavano risorse rare e necessarie alla preparazione di gustose e ricercate bevande, tuttavia a rendere particolarmente saporite queste bevande era l’aggiunta di zucchero , una risorsa relativamente facile da produrre in grande quantità, il cui costo doveva necessariamente restare basso.

Grazie all’arrivo in Europa del cacao dunque si gettano le basi per il primo grande sistema economico di portata globale, capace di produrre profitti “milionari” che avrebbero determinato l’evolversi delle economie e delle politiche mondiali nei secoli successivi. L’insediamento coloniale delle aree in cui era possibile produrre determinate risorse strategiche o preziose è il primo passo, a cui si aggiungeranno con l’aumentare della domanda, la necessità di forza lavoro a bassissimo costo.

Come abbiamo visto ad inizio articolo, la schiavitù rappresentava un istituzione universalmente riconosciuta se pure con alcune differenze, che ben si sposava con la richiesta di un elevato numero di braccianti e quindi di manodopera a bassissimo costo. La crescente domanda di zucchero genera una crescente richiesta di manodopera che non può essere più soddisfatta solo dalle popolazioni indigene, si rende quindi necessaria l’importazione, a partire dalla metà del XVI secolo, di manodopera proveniente dall’Africa. L’Africa aveva un passato ed una storia che se pur indirettamente si legavano alla storia europea e mediterranea, questo rendeva gli schiavi africani più resistenti alle malattie europee, e il fatto che le popolazioni africane fossero considerate prive di un’anima, unito all’esistenza di un oceano di distanza tra la loro terra natale ed il luogo di prigionia, li rendeva soggetti ideali per il lavoro forzato nelle piantagioni.

I primi ad importare schiavi dall’Africa furono gli Olandesi, grandi produttori di canna da zucchero, cui si uniranno spagnoli, portoghesi, francesi e britannici, i quali ricorreranno all’utilizzo di schiavi nelle piantagioni di cacao, zucchero, frutta, cotone, grano ecc ecc ecc.

L’arrivo del cacao in Europa ha quindi innescato un processo economico sempre più ampio, dando origine ad una mastodontica rete commerciale che legava insieme le Americhe, l’Africa, l’Europa, e l’oriente Asiatico. Elemento centrale di questo mercato era l’aumento di domanda di determinati prodotti dalla borghesia e delle aristocrazie europee, che illuminati da un profondo senso di superiorità nei confronti delle più primitive popolazioni esotiche, proponendosi loro come portatori di civiltà iniziarono ad inserirsi in maniera sempre più consistente nei sistemi di amministrazione, produzione e commercio di tutto il mondo, dando il via ad una massiccia espansione coloniale che avrebbe reso il mondo schiavo del cioccolato.

Tasting Empire: Chocolate and the European Internalization of Mesoamerican AestheticsThe American Historical Review (2006) 111 (3): 660-691. doi: 10.1086/ahr.111.3.660

Il commercio degli schiavi, Lisa A. Lindsay, il mulino, 2011

La Storia dell’OPEC

L’OPEC è un’organizzazione internazionale di carattere intergovernativo sovranazionale , la sua genesi inizia a Bagdad nel 1960 e unisce Arabia Saudita, Iran, Iraq , Kuwait e Venezuela, nella realizzazione di una struttura che possa “regolamentare” i prezzi e le concessioni di petrolio, una risorsa strategica la cui richiesta dopo la seconda guerra mondiale stava crescendo in maniera esponenziale.

I paesi fondatori dell’OPEC sono tutti paesi con un passato coloniale, ricchi di risorse minerarie controllate però dalle grandi multinazionali, prevalentemente britanniche, francesi e statunitensi.

L’OPEC vive una prima fase embrionale in cui il suo peso internazionale è ridotto al minimo, ma aprendosi progressivamente all’adesione di altri paesi produttori ed esportatori di petrolio, riuscirà a raggiungere nei primi anni settanta una posizione importante nel piano delle trattative. E nel 1973 nel corso della guerra arabo-israeliana del Kippūr, culminata come sappiamo nell’embargo petrolifero contro USA, Paesi Bassi e Danimarca assistiamo ad una prima fase di lievitazione del prezzo del petrolio attuata dai paesi dell’opec che porteranno in brevissimo tempo, tra il 1974 ed il 1975, il costo di un barile di petrolio da poco meno di 4 dollari a più di 11 dollari, e rimarrà su questi livelli fino al 1978 circa. In questo periodo di crisi petrolifera, assistiamo per la prima volta ad una riduzione reale della domanda, che fatta eccezione per quei settori produttivi e dei trasporti dove il carburante era una risorsa fondamentale, viene visto come un bene di lusso, e si procederà anche a livello statale per regolare e ridurre l’acquisto ed il consumo di carburante.

Una nuova esplosione del prezzo del petrolio si verifica nei primi anni 80, la riduzione di greggio proveniente dall’Iran, in seguito alla rivoluzione iraniana, fece raggiungere picchi di oltre 40 dollari al barile. Il rapido aumento del prezzo del petrolio decuplicato in pochissimi anni provoca un ulteriore contrazione della domanda, che si riflette sull’offerta in una conseguente riduzione dei costi iniziata tra il 1982-1983.

Gli anni ottanta segnano l’irruzione nel mercato del petrolio di tutti i grandi produttori non appartenenti all’OPEC, Stati Uniti, Canada, Messico, Norvegia e Oman, che costringerà i paesi OPEC all’introduzione di tetti massimi di produzione al fine di mantenere sotto controllo l’afflusso di petrolio sul mercato globale. Questa nuova strategia si interrompe temporaneamente nei primi anni novanta in seguito alla prima guerra del golfo. Nello stesso periodo, con la fine dell’unione sovietica e l’apertura ai mercati del petrolio proveniente dalla Russia, costringendo nella seconda metà degli anni novanta ed i primi anni duemila ad una rinegoziazione in seno all’OPEC dei prezzi per evitare perdite significative di capitale e garantire un mercato stabile che vedeva da un lato la riduzione di domanda da parte dei paesi industrializzati, e dall’altra un’ aumento della domanda da parte di paesi in via di sviluppo come la cina.

Hitler aveva un solo testicolo ?

Hitler aveva un solo testicolo, la conferma da un fascicolo medico degli anni venti, a portare alla luce la scoperta è stato lo storico Peter Feischmann con il saggio bibliografico Hitler come prigioniero a Landsberg 1923-1924 : fascicolo personale del prigioniero Hitler insieme ad altre fonti di custodia protettiva e prigionia nella fortezza di Landsberg

[Titolo originale “Hitler als Häftling in Landsberg am Lech 1923/24: Der Gefangenen-Personalakt Hitler nebst weiteren Quellen aus der Schutzhaft-, Untersuchungshaft- und Festungshaftanstalt Landsberg” ]

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Nuova edizione critica del Mein Kampf in Germania

Il Mein Kampf (la mia battaglia) opera principale, per non dire unica, di Adolf Hitler, torna in Germania con una nuova edizione critica a cura dell’istituto di storia contemporanea bavarese (Institut fur Zeitgeschichte).

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Chi ha inventato gli Occhiali ?

Dare una risposta secca non è facile, gli occhiali un po come la maggior parte delle “invenzioni” non hanno un unico padre, e la loro storia si perde in secoli, forse millenni di evoluzione e trasformazione.

L’invenzione degli occhiali è per certi aspetti “anonima” ma questo non significa che non abbiano una loro storia e ripercorrerne le tappe forse non darà un nome al loro inventore, ma ci permetterà di conoscerne le varie sfaccettature. Leggi tutto “Chi ha inventato gli Occhiali ?”

Quando inizia l’età contemporanea?

Quando si parla di epoche e periodi storici, si va in contro ad un discorso molto complicato e complesso perché ovviamente le epoche non sono delle etichette fisse, non è possibile dire “il giorno x all’ora y è finita l’età moderna, o medievale o quel che sia“, ma si tende ad utilizzare e raggruppare situazioni ed eventi per definire dei periodi più “contenuti” rispetto a tutta la storia dell’umanità, e meno “precisi” rispetto ad un singolo secolo, tuttavia tra un “epoca” e una data organizzazione del mondo e quella successiva, generalmente esiste una fase di passaggio, caratterizzata da un periodo di “decadenza” e crisi.

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Nel passaggio tra l’europa “universale” dell’impero romano, e la successiva europa degli stati nazionali, il passaggio e le trasformazioni hanno richiesto anni, per non dire secoli, di evoluzione e cambiamento, il periodo è talmente ampio che è stato etichettato come “epoca” con un inizio indicativo che coincide con la fine di Roma (quindi la deposizione dell’ultimo imperatore) e il raggiungimento dell’unità nazionale dell’ultimo stato nazionale europeo, (in questo caso la Spagna, con la fine della reconquista).

Può sembrare fatta ma in realtà e pure i primi “secoli” del medioevo e gli ultimi dell’età romana, sono terreno comune a metà tra la storia romana e quella medievale, e stiamo parlando di un periodo che probabilmente è quello meglio definito.

La premessa sul medioevo è importante per comprendere e capire quando inizia l’età contemporanea.

Proprio come avvenuto per il medioevo, la prima parte dell’età contemporanea è terreno comune della storia sia contemporanea che moderna, e anzi, secondo alcuni il periodo che va dalla gloriosa rivoluzione britannica e la guerra di secessione americana, andrebbe ridefinito come “secondo medioevo” perché si tratta di un nuovo periodo di passaggio e trasformazione in cui l’europa delle monarchie assolute si trasforma in qualcosa di nuovo, tuttavia il periodo è troppo “breve” per essere identificativo di un epoca, si tratta di un secolo o poco più.

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Tornando al discorso sull’età contemporanea, generalmente l’età moderna viene identificata con l’età degli stati nazionali e delle monarchie tipiche dell’antico regime, e alcuni storici adottano come “evento conclusiva dell’antico regime” il congresso di Vienna, che di fatto, ridisegnando l’europa pre-napoleonica introduce comunque molte novità a livello amministrativo, secondo altri però il congresso di Vienna non è un punto fisso, ma un singolo tassello di un più ampio quadro di mobilitazione che si sarebbe conclusa tra il 1848/71 (circa) con la fine dell’impero austriaco, ed il raggiungimento dell’unità nazionale in Italia e Germania, questo periodo di transizione che ha inizio con la rivoluzione francese e comprende il ventennio napoleonico, viene visto come una fase di fermento e mobilitazione che avrebbe messo in crisi l’antico regime.

Ma allora quando inizia realmente l’età contemporanea ?

Dare una risposta precisa è probabilmente impossibile, alcuni storici indicano il primo movimento e segno di cedimento dell’antico regime , ovvero la rivoluzione americana, come momento di inizio dell’età contemporanea, ma a livello e sul piano internazionale questi eventi non ebbero molta influenza e peso sulle dinamiche europee, semplicemente alcune colonie si dichiarano indipendenti per poi isolarsi dal resto del mondo, al contrario la rivoluzione francese invece ha molto più impatto, ed è la causa scatenante del congresso di Vienna, se si parla del congresso non puoi non parlare di Napoleone e di come Napoleone sia arrivato al potere.

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Altri storici invece indicano il periodo di trasformazione post congresso di Vienna, e tutta l’età dei moti rivoluzionari del 20/21, 30/31 e 48 interamente nella sfera di influenza dell età moderna, facendo quindi iniziare l’età contemporanea solo dopo il 48/71 quando l’europa è veramente cambiata, ed è tutti gli effetti un vero e proprio mondo nuovo (e non nuovo mondo) con dinamiche economiche, sociali e strutture politiche completamente nuove e diverse rispetto al periodo precedente, i sovrani ormai regnano ma non governano ed i rappresentanti del popolo hanno un potere senza precedenti.

Ernesto Guevara – discorso alle Nazioni Unite 11 Dicembre 1964

Signor presidente, signori delegati,
la delegazione di Cuba a questa Assemblea ha il piacere di adempiere, in primo luogo, al grato dovere di salutare l’ingresso di tre nuove nazioni nel novero di quelle che qui discutono i problemi del mondo. Salutiamo cioè, nelle persone dei loro Presidenti e Primi Ministri, i popoli della Zambia, del Malawi e di Malta e facciamo voti perché questi paesi entrino a far parte fin dal primo momento del gruppo di nazioni non allineate che lottano contro l’imperialismo, il colonialismo e il neocolonialismo.

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Chi scrive la Storia ?

Nel testo “futuro passato” di Reinhart Koselleck , l’autore si sofferma su varie problematiche relative alla parola “storia” , ma al di la del problema ontologico sollevato dal filosofo tedesco, una problematica si affaccia tra le righe della sua opera e del suo pensiero.

Chi scrive “la storia” ? in questo post non voglio entrare nel merito della discussione ontologica , già trattata in maniera più che accurata da Koselleck, e non mi interessa la distinzione tra “la storia” e una storia (intesa come sinonimo di racconto) problema che in alcune lingue si pone più che in altre, ma che accennerò appena brevemente perché fa da contorno alla problematica che voglio affrontare in questo articolo, e che ha origine proprio da questa distinzione, ovvero “chi scrive la storia” ? Leggi tutto “Chi scrive la Storia ?”

Chi corregge Wikipedia ?

Quando nel 2001 nasceva il progetto di Wikipedia , ovvero quello di un’enciclopedia libera, accessibile a chiunque tramite internet e che desse la possibilità a qualsiasi utente di aggiungere, modificare, aggiornare e correggere le voci della suddetta, sembrava potesse nascere uno strumento rivoluzionario, ma la paura che quella stessa libertà portasse alla creazione “volontaria” di contenuti fraudolenti e non veritieri si diffuse forse più rapidamente della stessa enciclopedia.

A distanza di quasi 15 anni dalla sua fondazione wikipedia è un “istituzione” riconosciuta, un portale conosciuto ed utilizzato in tutto il mondo, ma lo spettro dell’inesattezza e la paura di errori, se bene in misura molto più contenuta rispetto ai primi anni, persiste e attecchisce sugli utenti più “esperti” e scettici della piattaforma.

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